Ravanelli e Ventrone, dalla Juve all’Ajaccio senza perdere il vizietto dei farmaci.
Un’intera squadra che a fine partita viene sottoposta a controllo antidoping: 11 giocatori su 11, mai successo nella storia. Un’intera squadra che a licenziamento avvenuto accusa l’allenatore: “Voleva darci troppi farmaci”. Se è vero che errare è umano e perseverare è diabolico, c’è qualcosa di sinistro nel comportamento di Fabrizio Ravanelli, l’ex Penna Bianca che dopo una gloriosa carriera da bomber si era messo in testa di diventare allenatore. Due anni a insegnar calcio ai bimbi della Juventus, poi a 44 anni ecco l’Ajaccio che gli offre la panchina. E lui accetta, a patto che il club ingaggi anche Ventrone, il preparatore atletico della Juve di Lippi e braccio destro del famigerato Agricola finito sotto processo, con Giraudo, per doping e frode sportiva. Un processo chiusosi nel 2007 con la Cassazione che ritiene provata l’illecita somministrazione di farmaci, eccezion fatta per l’Epo, annulla l’assoluzione pronunciata in Appello ma dichiara prescritto il reato. Cento giorni dopo la firma, l’avventura di Ravanelli in Corsica è già al capolinea. Avventura da dimenticare.
Non tanto per il licenziamento arrivato pochi giorni fa con l’Ajaccio ultimo (7 punti in 12 partite), quanto per le accuse che i giocatori hanno lanciato al tecnico. A cominciare dal difensore Cédric Hengbart: “Ci consigliavano di prendere quelle cose (creatina, amminoacidi, omega 3, idrato di carbone e altro ancora, ndr) e io sono stato tra i pochi a rifiutarmi: ho 33 anni, una carriera alle spalle e non la chiudo certo cominciando a impasticcarmi”.
Che ci fosse qualcosa di poco chiaro, nelle “pratiche da spogliatoio” che il duo Ra-Ve incoraggiava lo sospettava anche la Federazione: che sabato 21 settembre, al termine di Rennes- Ajaccio 2-0, aveva sottoposto a controllo tutti i giocatori scesi in campo: Rennes compreso, tanto per non fare differenze. E chissà se ad alimentare la diffidenza aveva contribuito la voce, rilanciata dal dr. J.P. Monedard, autore del libro Il doping nel calcio, di un Ravanelli dedito al consumo di cocaina ai tempi in cui giocava nel Marsiglia (97-99), accusa peraltro mai provata.
Di certo, rivedere oggi su Youtube il filmato di Un giorno in Pretura con Ravanelli che risponde goffo alle domande del giudice Casalbore nel processo di Torino fa un certo effetto. Fabrizio ammette di aver fatto uso di creatina, fatto flebo di esafosfina e Tad 600 e di aver assunto Samyr. Incalzato da Casalbore, nega di aver mai sofferto di problemi psicologici (Agricola aveva parlato di Samyr assunto per lo stress dovuto alla nascita del figlio) e di patologie al cervello (Ravanelli assumeva il Liposom forte con cui vengono curati pazienti con alterazioni metaboliche cerebrali). Insomma: cominciata male, la prima esperienza di Ravanelli allenatore è finita peggio. E siccome c’è già chi adombra sviluppi imbarazzanti del feuilleton, forse è il caso che Penna Bianca torni a darsi al ciclismo. Anni fa ha fondato l’Umbria Cycling Team: insista con le due ruote. A patto che non gli venga in mente d’ingaggiare, come preparatore atletico, Lance Armstrong.
P. Ziliani - http://www.gazzettagiallorossa.it - 8 novembre 2013.