Donnici: il “rifiuto” dei colli.
Un prospettato paradiso turistico, mai realizzatosi a causa di una volgare speculazione sul patrimonio ambientale naturale calabrese, su ciò che rimane delle risorse agricole e dell’antica integrazione tra queste e il paesaggio regionale; a causa di una continua prostituzione della terra in cerca di un progresso economico. Tale progresso è stato interpretato nella nostra regione come consumo del territorio, crescita edilizia connessa ad un concetto di espansione ad ogni costo, che hanno portato ad un abbandono dei centri storici e degrado delle risorse già disponibili.
Politica del cemento, infrastrutture inutili, servizi pessimi, vanno a gravare sull’incapacità della città bruzia di rispondere alla domanda del settore produttivo e soprattutto garantire un’adeguata qualità della vita civile. La posizione di Cosenza al centro di provincia estesa e popolosa, nella quale essa conserva il ruolo centrale della spesa, non è riuscita a sfruttare le sue aree periferiche che hanno assunto, negli anni, la rappresentazione d’emarginazione e una sorta di rassegnazione, inquadrandole in un contesto di abbandono.
Si sarebbe potuto ottenere dagli immensi spazi collinari (ad esempio) un rendimento legato al patrimonio storico e culturale, paesaggistico, agroalimentare e turistico; vengono invece dimenticati. Lanciamo l’idea di riuscire a far ripopolare le zone limitrofe, attraverso nuovi piani soprattutto centrati sul sistema agroalimentare (ricchezza sottovalutata della Calabria). Ritornare a coltivare quei terreni di proprietà comunale o comunque rivenderli al privato con l’esigenza di produrre esclusivamente i prodotti locali per un commercio innanzitutto locale e poi, conseguentemente, anche nazionale.
Partire proprio da casa nostra; cosa hanno in più i colli bolognesi rispetto le nostre colline? Eppure lì la popolazione bolognese vi si riversa di continuo, qui da noi gli stessi cittadini di Cosenza disconoscono le colline a sud di Donnici, Borgo Partenope e Sant’Ippolito.
Non c’è da stupirsi, cosa offrono tali luoghi? Perché il cittadino cosentino, così come quello della provincia, dovrebbe recarsi in zone che non porgono niente di nuovo rispetto la città? Certo la storia e l’arte di ogni borgo è diversa, ma neanche quella viene valorizzata nella nostra regione. Sembra che le potenzialità di ogni zona vengano pian piano soffocate piuttosto che portarle ad alta scala.
DONNICI: IMMENSI SPAZI COLTIVABILI NON SFRUTTATI.
Un luogo ricco di tradizioni, ma soprattutto rinomato e conosciuto per la sua produzione di vino, proiettata a valicare i confini regionali. E’ Donnici, piccola frazione di Cosenza, famosa da anni per la sua importantissima risorsa vinicola; i vini di Donnici, infatti, sono noti in tutti i territori della provincia.
La località è rinomata anche per la qualità dell’acqua (sorgenti dello Zumpo). Ciò le ha consentito di farsi un nome e diventare punto d’interesse per gli amanti della viticoltura; certo un tempo non vi era solo il vino, la produzione agricola era molto più ricca, nei suoi campi verdi si potevano scorgere uliveti, aranceti ed altro ancora.
Oggi sono sopravvissuti solo i vigneti e tal volta vengono apprezzati maggiormente al nord (soprattutto in Toscana), che qui in casa. Non mancano poi le problematiche sulle quali i cittadini si battono da anni. Dal 2009 la frana di contrada Fiego di Donnici (che causò due morti), incombe ancora sulla A3 Salerno – Reggio Calabria e minaccia l’incolumità di chi fruisce del tratto stradale comunale interessato. Questa frana, dato il transito di mezzi pesanti e le avverse condizioni metereologiche, col passare del tempo ha creato una vera e propria voragine al di sotto della stessa. Lo scorso febbraio, dopo tanti anni di abbandono e la protesta attiva dei residenti di Donnici, qualcosa si è mosso: sono state avviate le indagini geognostiche nei pressi del tratto interessato ed entro la fine dell’estate la promessa della realizzazione di un muro di contenimento per bloccare frane e smottamenti (con un finanziamento comunitario di due milioni di euro finalizzato ad interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico).
Sin dall’annuncio degli interventi i cittadini hanno mostrato grosso scetticismo, a giusta ragione si potrebbe dire, dato il fatto che ad oggi i lavori sono fermi. E l’emergenza continua.
Altra tematica ampiamente discussa, che continua ad allarmare i donnicesi, è il Centro di Raccolta Rifiuti lungo il fiume Albicello che, con l’alto potenziale d’inquinamento ha già, in parte, contaminato le colline del vino. L’anno passato la Procura della Repubblica del Tribunale di Cosenza ha aperto un’inchiesta, dopo le tante iniziative e proteste degli abitanti che si sono riuniti in un Comitato di difesa del territorio di Donnici.
Il progetto è datato nel tempo ed è stato oggetto di un lungo braccio di ferro fra la popolazione preoccupata per danni per l’immagine e la salute dell’area e l’amministrazione comunale in carica che ha cercato di spiegarne la sicurezza. Nel luogo, tuttavia, è stato anche scoperto un deposito di amianto che andrà bonificato.
Ma attualmente tutto tace; come di consuetudine nella nostra Regione, i luoghi che potrebbero essere sfruttati produttivamente da un punto di vista paesaggistico, agroalimentare e di conseguenza turistico (al pari di altre colline ad esempio del nord Italia), vengono invece devastati e prosciugati per interessi di altro genere che riempiono le tasche dei soliti noti.
Valentina Mollica - http://www.iacchite.it - 22/09/2015.