Vi sentite più lenti o più rock? Un tormentone alla Celentano. Da ieri, però, il Cosenza può senza dubbio definirsi rock. Non più impacciato, non più compassato, non più lento come con Cappellacci. Badate bene, il pari contro il Messina lascia l'amaro in bocca ma la prestazione soddisfa...e come!
Il primo tempo dei silani è stato senza dubbio positivo al cospetto di una buona formazione che veniva si dalla sconfitta di misura interna contro il Foggia ma che, a differenza nostra, aveva conquistato otto punti in cinque gare (ossia più di quanti conquistati dai rossoblu in dieci giornate di campionato) oltre ad avere una posizione di classifica più tranquilla. Con Roselli di fatto diventiamo rock e cambiamo registro. Certo, molto c'è da fare e il lavoro delle prossime settimane, ne siamo certi, porterà il Cosenza a migliorare ancor di più. L'arrivo del nuovo tecnico ha rinvigorito Ravaglia (chiedere a Corona), ha reso il pacchetto arretrato più solido e ha dato anche la possibilità di essere più propositivi in avanti. Non era facile per nessuno prendere il Cosenza di Cappellacci. Prendere una squadra che per un anno e mezzo ha fatto tutto tranne che giocare a calcio è come chiedere ad un fantino di gareggiare al palio di Siena con un asino. E non ce ne vogliano i calciatori ma, purtroppo, avere avuto un allenatore come Cappellacci li ha di fatto traviati. E' come paragonarsi a degli alunni che vengono sistematicamente denigrati a scuola. Più passa il tempo, più aumentano le critiche, più gli alunni si demoralizzano e si sentono una nullità. Rivitalizzarli è compito arduo e cambiare il docente è doveroso per cercare di rinvigorire l'animo di chi fino a quel momento si sentiva solo e smarrito. Un concetto deve essere chiaro a tutti: non sono i campioni a rendere il nostro futuro radioso ma l'anima forte di una squadra mediocre a costruire le basi per rendere Cosenza una realtà idonea al calcio dei grandi. Chi erano Simoni, Marino, Lombardo e compagnia? Dei giovani calciatori in cerca di gloria e dal grande senso di appartenenza che hanno donato a Cosenza ed il Cosenza un futuro inimmaginabile. Qualcuno dirà: erano altri tempi!
Possono cambiare gli usi e i costumi...ma il senso di appartenenza no. Roselli ne siamo certi ci ridarà un Cosenza rock. Un Cosenza capace di lottare, sudare, stringere i denti e riconquistare quella fiducia che aveva la squadra che ventisei anni fa insieme a Gianni Di Marzio regalò la Serie B a distanza di venticinque lunghi anni. Allora come oggi non avevamo campioni, o almeno non sapevamo che poi lo sarebbero diventati (Padovano docet). Paragonarli sarebbe irriguardoso ma cercare di emularli non deve essere utopia.


