VERITA' PER DENIS!
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Re: VERITA' PER DENIS!
Denis Bergamini e la verità (di Alessandro Piersigilli).
“Ciao Denis!”
D: “ciao!”
“dai allora domani è derby!!”
D:”per domani siamo carichi!”
“che dici lo vinciamo??”
D:”beh, come sempre noi daremo tutto, poi io ho una voglia in più, particolare, per farmi vedere…forse più di una…”
“Davvero? finisce che domani magari segni per noi proprio te?”
D:”Difficile che io segni, però hai visto mai…”
“cosa sono quelle voglie in più che hai?”
D:”vengo da un infortunio, voglio riprendermi il mio posto, tornare in forma più di prima!”
“E poi?”
D:”E poi…te lo dico, forse forse qualcuno mi porta magari in serie A!”
“vorrai mica lasciarci?”
D:”E’ un’occasione unica, amo questo gioco, amo il calcio, e la serie A è un sogno…”
“capisco…”
D:”guarda che per me piazze come Cosenza non esistono, l’amore di questa città che ha per me, è pari a quello che io ho per lei, mai nessuna potrebbe sostituirla…nemmeno in serie A!”
“sei un grande Denis!!!”
D:”scusa ora devo andare, domani c’è il derby, ma per oggi ho altri programmi…un bel film al cinema, poi magari se non mi piace, esco prima, mi faccio un giro in macchina, magari passo a prendere la mia ex e poi hai visto mai…magari mi butto sotto un camion…così giusto per passare la giornata pre derby…”.
“ma come…le voglie di dimostrare, l’amore per il calcio, l’amore per Cosenza, la serie A…”
D:”va beh dai…uno non può cambiare idea??? devo per forza sempre dire la VERITA’??”
DONATO NEL CUORE
11 novembre 1989 – 11 novembre 2015
26 anni senza giustizia…26 anni senza VERITA’!!!
Grazie, Alessandro Piersigilli, ternano doc, fondatore del mitico Gruppo “Verità per Donato Bergamini”
http://www.iacchite.com - 18/11/2015.
“Ciao Denis!”
D: “ciao!”
“dai allora domani è derby!!”
D:”per domani siamo carichi!”
“che dici lo vinciamo??”
D:”beh, come sempre noi daremo tutto, poi io ho una voglia in più, particolare, per farmi vedere…forse più di una…”
“Davvero? finisce che domani magari segni per noi proprio te?”
D:”Difficile che io segni, però hai visto mai…”
“cosa sono quelle voglie in più che hai?”
D:”vengo da un infortunio, voglio riprendermi il mio posto, tornare in forma più di prima!”
“E poi?”
D:”E poi…te lo dico, forse forse qualcuno mi porta magari in serie A!”
“vorrai mica lasciarci?”
D:”E’ un’occasione unica, amo questo gioco, amo il calcio, e la serie A è un sogno…”
“capisco…”
D:”guarda che per me piazze come Cosenza non esistono, l’amore di questa città che ha per me, è pari a quello che io ho per lei, mai nessuna potrebbe sostituirla…nemmeno in serie A!”
“sei un grande Denis!!!”
D:”scusa ora devo andare, domani c’è il derby, ma per oggi ho altri programmi…un bel film al cinema, poi magari se non mi piace, esco prima, mi faccio un giro in macchina, magari passo a prendere la mia ex e poi hai visto mai…magari mi butto sotto un camion…così giusto per passare la giornata pre derby…”.
“ma come…le voglie di dimostrare, l’amore per il calcio, l’amore per Cosenza, la serie A…”
D:”va beh dai…uno non può cambiare idea??? devo per forza sempre dire la VERITA’??”
DONATO NEL CUORE
11 novembre 1989 – 11 novembre 2015
26 anni senza giustizia…26 anni senza VERITA’!!!
Grazie, Alessandro Piersigilli, ternano doc, fondatore del mitico Gruppo “Verità per Donato Bergamini”
http://www.iacchite.com - 18/11/2015.
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Re: VERITA' PER DENIS!
Denis Bergamini, 26 anni senza verità.
18 novembre 1989. Oggi ricorrono 26 anni dalla morte di Donato, Denis, Bergamini. Il calciatore ferrarese del Cosenza che ha perso la vita sulla statale 106 di Roseto Capo Spulico, al confine fra Calabria e Basilicata. Le circostanze lasciano più di qualche perplessità. Archiviato (troppo) presto come suicidio, il caso Bergamini è una delle pagine più oscure della storia del calcio italiano. Il calciatore, dopo una lite con la fidanzata, si sarebbe gettato sotto un camion. Nè la famiglia, né gli amici, né i compagni ci hanno mai creduto. E sono andati alla ricerca di una verità che forse conosce solo la (ex) fidanzata Isabella…
A 9490 giorni dalla sua morte “ Io Gioco pulito” ricostruisce i passi salienti di storia archiviata, ma non dimenticata. I tifosi del Cosenza, la “Curva Bergamini”, ne conservano, gelosamente, il ricordo.
Sono le 19.00 del 18 novembre del 1989. Roseto Capo Spulico, Calabria, quasi Basilicata. Sulla statale ionica 106, una delle strade più pericolose d’Italia, giace un corpo senza vita ai bordi della carreggiata. Non è una novità. Questa volta, però, c’è qualcosa di strano. Misterioso. Velenoso. Irrisolto.
Il corpo è di Donato, Denis, Bergamini. Calciatore talentuoso di un Cosenza ambizioso. Leader tecnico e carismatico di una squadra che lotta per la promozione in serie A. Denis, talento destinato alla massima serie, con o senza il Cosenza, è esanime. Quel che resta, è a pochi metri da un autoarticolato dell’Iveco.
“Bergamini si è suicidato. Si è gettato fra le ruote di un camion guidato da Raffaele Pisano. Che non può evitarlo”.
“Suicidio”. O omicidio?
La testimone è solo una. Si chiama Isabella Internò. É la ex fidanzata di Donato Bergamini. Una storia d’amore tormentata iniziata nel 1988. Lui 26enne, lei poco più che maggiorenne. Sullo sfondo, una gravidanza, l’accettazione del figlio, ma il rifiuto dell’uomo di sposarsi. E un presunto aborto. La storia finisce, divorata da incomprensioni. Una rottura dolorosa. Isabella racconta che Denis, dopo la fine della relazione, perde serenità. E decide di farla finita. Secondo la sua deposizione, il calciatore, dopo l’ennesimo litigio, scende dalla macchina e si butta sotto un camion. Il mezzo lo avrebbe travolto e trascinato per circa 60 metri.
Ipotesi che non ha mai convinto né familiari, né compagni di squadra, né amici del calciatore.
Anche perchè, nel primo pomeriggio del 18 novembre, Bergamini è al cinema: come sempre, prima di andare in ritiro. Strano, non viaggia mai da solo. Al termine della proiezione, riceve una telefonata. Un appuntamento. Prende la sua macchina. E sparisce. É l’ultima volta che i compagni lo vedono vivo. Isabella dirà che voleva partire, lasciare tutto. Era diretto verso Taranto, per poi partire verso la Grecia. Strano. Da Taranto, non si parte per la Grecia. Al massimo, da Bari. E comunque, difficile che Bergamini volesse fuggire senza bagaglio e con pochissimo contante….
“Il giallo” prosegue: entra in scena il professor Francesco Maria Avato. La sua relazione autoptica consta di 25 pagine. É consegnata un mese e mezzo dopo la morte del ragazzo, il 4 gennaio 1990. “La causa della morte va riferita all’ emorragia iperacuta connessa alla lacerazione pressoché totale dell’iliaca comune destra”. Sul corpo, “fratture multiple del bacino, in particolare del pube e il reinvenimento dei testicoli estrusi dallo scr***, pene parzialmente solidale con i tessuti legamentosi della radice”. Avato sostiene che Bergamini fu schiacciato da una sola ruota del camion quando era già steso sull’asfalto.
Non certo, insomma, trascinato per 60 metri.
Brividi: tutto lascia pensare, oltre all’ ”arrotamento lento”, alla sceneggiatura di un suicido-omicidio.
Qualcuno sapeva. Forse, due magazzinieri del Cosenza: “scompaiono” il 3 giugno 1990 in un incidente stradale sulla statale 106. Strane coincidenze. E la sensazione di una punizione macabra, quanto simbolica, risalente a una Calabria arcaica. A una questione d’onore. Risolta attraverso l’evirazione e il taglio dei testicoli di chi ha “sbagliato”. E la messa a tacere di chi sapeva troppo.
L’atto firmato dal dottore Avato non è preso in considerazione dal procuratore capo di Castrovillari, Franco Giacomantonio che non giudica incidente probatorio. “Le ferite sono quelle, ma non sono mai emersi fatti che facessero pensare ad un’azione voluta o ad un atto consapevole”.
La famiglia Bergamini non si arrende. Vuole chiarezza. É innaturale, per un genitore, seppellire un figlio. Se poi alla morte si aggiunge il mistero, diviene insopportabile. Eugenio Gallerano, l’avvocato che si occupa del caso, non molla.
Passano dodici anni.
Il 29 giugno 2011, il caso è riaperto dalla Procura di Castrovillari. L’ipotesi cambia. Cosi come il reato di accusa. Si ridisegna la scena del suicidio.
Il 22 febbraio del 2012 i Ris di Messina depositano presso la Procura della Repubblica di Castrovillari una nuova perizia.
La tesi è che Bergamini non sia stato investito dal camion. E che il corpo sia stato lasciato lì, già esanime. Emergono ulteriori interrogativi. Inquietanti. Se Bergamini si fosse gettato fra le ruote dell’autoarticolato così come ha sempre sostenuto la fidanzata, perché le scarpe sono pulite? Perché catenine, vestiti e orologio sono intatti? Eppure, un corpo trascinato da un autoarticolato per 60 metri, avrebbe dovuto subire danni consistenti. Invece è pressoché intatto. E pulito. Per la cronaca: quel 18 novembre pioveva a dirotto. Sul corpo di Bergamini, non una traccia di fango.
Il 15 maggio 2013 Isabella Internò è raggiunta da un avviso di garanzia per omicidio volontario.
Nel dicembre 2014 la magistratura chiede l’archiviazione del caso. Non vi sono indizi sufficienti, né assolute certezze per istruire un processo per omicidio volontario. La tesi del suicidio è sempre più debole. La famiglia Bergamini non molla. Prosegue la ricerca, anche se la strada della verità, è sempre più difficile da percorrere.
Luigi Pellicone — http://iogiocopulito.ilfattoquotidiano.it - 19/11/2015.
18 novembre 1989. Oggi ricorrono 26 anni dalla morte di Donato, Denis, Bergamini. Il calciatore ferrarese del Cosenza che ha perso la vita sulla statale 106 di Roseto Capo Spulico, al confine fra Calabria e Basilicata. Le circostanze lasciano più di qualche perplessità. Archiviato (troppo) presto come suicidio, il caso Bergamini è una delle pagine più oscure della storia del calcio italiano. Il calciatore, dopo una lite con la fidanzata, si sarebbe gettato sotto un camion. Nè la famiglia, né gli amici, né i compagni ci hanno mai creduto. E sono andati alla ricerca di una verità che forse conosce solo la (ex) fidanzata Isabella…
A 9490 giorni dalla sua morte “ Io Gioco pulito” ricostruisce i passi salienti di storia archiviata, ma non dimenticata. I tifosi del Cosenza, la “Curva Bergamini”, ne conservano, gelosamente, il ricordo.
Sono le 19.00 del 18 novembre del 1989. Roseto Capo Spulico, Calabria, quasi Basilicata. Sulla statale ionica 106, una delle strade più pericolose d’Italia, giace un corpo senza vita ai bordi della carreggiata. Non è una novità. Questa volta, però, c’è qualcosa di strano. Misterioso. Velenoso. Irrisolto.
Il corpo è di Donato, Denis, Bergamini. Calciatore talentuoso di un Cosenza ambizioso. Leader tecnico e carismatico di una squadra che lotta per la promozione in serie A. Denis, talento destinato alla massima serie, con o senza il Cosenza, è esanime. Quel che resta, è a pochi metri da un autoarticolato dell’Iveco.
“Bergamini si è suicidato. Si è gettato fra le ruote di un camion guidato da Raffaele Pisano. Che non può evitarlo”.
“Suicidio”. O omicidio?
La testimone è solo una. Si chiama Isabella Internò. É la ex fidanzata di Donato Bergamini. Una storia d’amore tormentata iniziata nel 1988. Lui 26enne, lei poco più che maggiorenne. Sullo sfondo, una gravidanza, l’accettazione del figlio, ma il rifiuto dell’uomo di sposarsi. E un presunto aborto. La storia finisce, divorata da incomprensioni. Una rottura dolorosa. Isabella racconta che Denis, dopo la fine della relazione, perde serenità. E decide di farla finita. Secondo la sua deposizione, il calciatore, dopo l’ennesimo litigio, scende dalla macchina e si butta sotto un camion. Il mezzo lo avrebbe travolto e trascinato per circa 60 metri.
Ipotesi che non ha mai convinto né familiari, né compagni di squadra, né amici del calciatore.
Anche perchè, nel primo pomeriggio del 18 novembre, Bergamini è al cinema: come sempre, prima di andare in ritiro. Strano, non viaggia mai da solo. Al termine della proiezione, riceve una telefonata. Un appuntamento. Prende la sua macchina. E sparisce. É l’ultima volta che i compagni lo vedono vivo. Isabella dirà che voleva partire, lasciare tutto. Era diretto verso Taranto, per poi partire verso la Grecia. Strano. Da Taranto, non si parte per la Grecia. Al massimo, da Bari. E comunque, difficile che Bergamini volesse fuggire senza bagaglio e con pochissimo contante….
“Il giallo” prosegue: entra in scena il professor Francesco Maria Avato. La sua relazione autoptica consta di 25 pagine. É consegnata un mese e mezzo dopo la morte del ragazzo, il 4 gennaio 1990. “La causa della morte va riferita all’ emorragia iperacuta connessa alla lacerazione pressoché totale dell’iliaca comune destra”. Sul corpo, “fratture multiple del bacino, in particolare del pube e il reinvenimento dei testicoli estrusi dallo scr***, pene parzialmente solidale con i tessuti legamentosi della radice”. Avato sostiene che Bergamini fu schiacciato da una sola ruota del camion quando era già steso sull’asfalto.
Non certo, insomma, trascinato per 60 metri.
Brividi: tutto lascia pensare, oltre all’ ”arrotamento lento”, alla sceneggiatura di un suicido-omicidio.
Qualcuno sapeva. Forse, due magazzinieri del Cosenza: “scompaiono” il 3 giugno 1990 in un incidente stradale sulla statale 106. Strane coincidenze. E la sensazione di una punizione macabra, quanto simbolica, risalente a una Calabria arcaica. A una questione d’onore. Risolta attraverso l’evirazione e il taglio dei testicoli di chi ha “sbagliato”. E la messa a tacere di chi sapeva troppo.
L’atto firmato dal dottore Avato non è preso in considerazione dal procuratore capo di Castrovillari, Franco Giacomantonio che non giudica incidente probatorio. “Le ferite sono quelle, ma non sono mai emersi fatti che facessero pensare ad un’azione voluta o ad un atto consapevole”.
La famiglia Bergamini non si arrende. Vuole chiarezza. É innaturale, per un genitore, seppellire un figlio. Se poi alla morte si aggiunge il mistero, diviene insopportabile. Eugenio Gallerano, l’avvocato che si occupa del caso, non molla.
Passano dodici anni.
Il 29 giugno 2011, il caso è riaperto dalla Procura di Castrovillari. L’ipotesi cambia. Cosi come il reato di accusa. Si ridisegna la scena del suicidio.
Il 22 febbraio del 2012 i Ris di Messina depositano presso la Procura della Repubblica di Castrovillari una nuova perizia.
La tesi è che Bergamini non sia stato investito dal camion. E che il corpo sia stato lasciato lì, già esanime. Emergono ulteriori interrogativi. Inquietanti. Se Bergamini si fosse gettato fra le ruote dell’autoarticolato così come ha sempre sostenuto la fidanzata, perché le scarpe sono pulite? Perché catenine, vestiti e orologio sono intatti? Eppure, un corpo trascinato da un autoarticolato per 60 metri, avrebbe dovuto subire danni consistenti. Invece è pressoché intatto. E pulito. Per la cronaca: quel 18 novembre pioveva a dirotto. Sul corpo di Bergamini, non una traccia di fango.
Il 15 maggio 2013 Isabella Internò è raggiunta da un avviso di garanzia per omicidio volontario.
Nel dicembre 2014 la magistratura chiede l’archiviazione del caso. Non vi sono indizi sufficienti, né assolute certezze per istruire un processo per omicidio volontario. La tesi del suicidio è sempre più debole. La famiglia Bergamini non molla. Prosegue la ricerca, anche se la strada della verità, è sempre più difficile da percorrere.
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Re: VERITA' PER DENIS!
In una giornata così infausta e triste, l'augurio migliore che posso fare a te e ai tuoi cari che, giustamente, non si danno pace da quel maledetto giorno, caro Denis, è che presto giustizia venga fatta e che chi si è macchiato in modo così sporco ed indelebile la coscienza con il tuo assassinio, possa marcire per il resto dei suoi giorni in galera, riflettere a lungo sull'abominio commesso e pentirsi!
Donato Bergamini sempre nel cuore!
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Ma perché non possiamo essere semplicemente dei tifosi sereni? Ogni giorno ce n'è una nuova! Cosenza, infinita... sofferenza!
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Re: VERITA' PER DENIS!
Denis Bergamini, chi ha paura della verità?
Sono passati nove mesi da quel 23 febbraio quando il pavido e oscuro, ormai ex procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, si è messo in prima linea facendoci anche vedere la sua faccia di bronzo. Doveva per forza agire cosi davanti all’assedio mediatico nella sua cittadella, nel suo muro di gomma creato appositamente per insabbiare i processi delicati. Quelli che coinvolgono i pezzi deviati dello stato. Dall’omicidio Bergamini all’omicidio del magistrato Bisceglia. Tanto per citare soltanto i due casi-limite.
Oggi da Castrovillari, filtrate attraverso un articolo cerchiobottista pubblicato da uno dei giornali di regime della nostra triste realtà, sono uscite fuori alcune indiscrezioni secondo le quali il nuovo procuratore Eugenio Facciolla vorrebbe fare le cose seriamente per risalire finalmente alla verità sugli assassini di Denis Bergamini. Facciolla è un magistrato serio: ha fatto guerra ai magistrati corrotti, ha fatto emergere molto del marcio che c’è nella giustizia cosentina ed è stato l’unico a perseguire seriamente corruzione, malaffare e delinquenti. Ma ha pagato un prezzo molto alto. Oggi, probabilmente, è stato “assorbito” da quel sistema che prima lo respingeva ma rimane comunque l’unica seria speranza per arrivare alla verità (quella, tra l’altro, che tutti conosciamo) sull’omicidio di Denis Bergamini.
Del resto, non era davvero possibile lasciare in piedi la montagna di fandonie costruita ad arte dal pavido Giacomantonio, tutto proteso a proteggere i “pezzi da novanta” che temono di essere smascherati dopo aver ucciso il nostro Campione. Per Giacomantonio non sono bastate tre perizie di medici legali di assoluto valore (Avato, Testi e Bolino) nè tantomeno l’evidenza e la logica: per lui Bergamini si è suicidato e non ci sono prove che reggano. Eppure era stato proprio lui a riaprire il caso nel 2011 sottolineando tutti i madornali errori delle indagini dell’epoca. Così com’era stato ancora lui, nell’aprile del 2012, a dichiarare testualmente che “Bergamini non è morto tuffandosi sotto un camion”. Ed era stato sempre lui, nel 2013 (a meno che non abbia un sosia oppure, ipotesi più probabile, uno sdoppiamento della personalità) a indagare per concorso in omicidio volontario Isabella Internò ovvero colei che continua a sostenere, senza vergognarsi, che Denis si è suicidato.
Quel 23 febbraio, in maniera del tutto irrituale rispetto alle pratiche consuete della giustizia italiana, Giacomantonio (cioè un procuratore della Repubblica) era addirittura presente nell’aula del tribunale in una udienza nella quale si discuteva una richiesta di archiviazione, per dare manforte alle sue “ragazza” (il gip e il pm). Temeva la vis oratoria dei legali della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo ed Eugenio Gallerani.
LE PROVE DI ANSELMO
Fabio Anselmo, sia nelle pause dell’udienza che alla fine del braccio di ferro con quell’omino piccolo piccolo, gli ha assestato una serie di fendenti che devono aver fiaccato il suo precario equilibrismo a favore delle assurde tesi della “mantide” di Surdo.
Anselmo, in particolare, ha offerto alla procura di Castrovillari l’opportunità di dimostrare che al suo interno ci sono magistrati seri e credibili. Andato via Giacomantonio, insomma, la partita si riapre. Eccome se si riapre.
“Abbiamo richiesto – affermò all’epoca il legale – una serie di indagini immuno-isto-chimiche suo preparati in formalina dei resti di Denis Bergamini. Si tratta di esami che possono datare le lesioni subite ed accertare senza possibilità di errore se i tessuti erano vitali quando il camion ha sormontato lentamente e parzialmente il corpo di Bergamini. Ma anche una Tac tridimensionale, da effettuare con la riesumazione del cadavere, che darebbe gli stessi risultati delle indagini immuno-isto-chimiche. Ebbene, pur davanti a queste eccezionali possibilità di arrivare alla verità, il pm si è opposto. E noi ci siamo rimasti decisamente male”.
L’avvocato Anselmo aveva anche detto ai numerosi cronisti presenti in tribunale che era stato Vittorio Fineschi, il direttore del Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche e Medico legali de “La Sapienza” di Roma, a rendersi disponibile per effettuare gli esami.
Per quanto riguarda la Tac tridimensionale invece erano stati gli stessi consulenti del pm a consigliarla, senza peraltro essere ascoltati.
“Sinceramente – aveva commentato ancora Anselmo – non riesco a comprendere le motivazioni dell’opposizione della procura perché se c’è anche una sola possibilità di arrivare alla verità, un magistrato ha il dovere di seguirla e mi sembra molto strano che un procuratore della Repubblica, che è un uomo dello stato, si rifiuti di farlo. Non bisogna avere paura della verità”.
Richiedendo l’archiviazione, il procuratore non ha svolto più il suo dovere di pubblica accusa ma si è sostituito, di fatto, a chi deve prendere una decisione. E questo è veramente inaccettabile.
Sempre quel 23 febbraio avevamo chiesto all’avvocato Anselmo se Bergamini può ritenersi una vittima dello stato come Cucchi e Aldrovandi. Il legale ci ha pensato qualche secondo e ha risposto così: “Non lo so, ma se non si andasse ad un processo, si potrebbe certamente parlare di negata giustizia”.
Ritornando a bomba: chi ha paura della verità oltre al pavido Giacomantonio?
Senza ombra di dubbio Isabella Internò e i suoi protettori all’interno dei pezzi deviati dello stato. Se per tutti questi anni nessuno è mai riuscito ad arrivare alla verità, è chiaro come il sole che c’è qualcuno dietro le quinte che manovra affinchè il mistero rimanga tale. Ma è davvero paradossale come non si voglia arrivare quantomeno ad un processo.
E’ possibile che le coperture e le protezioni di Isabella Internò siano così alte e insormontabili?
Lo sapremo presto, finalmente.
http://www.iacchite.com - 27/11/2015.
Sono passati nove mesi da quel 23 febbraio quando il pavido e oscuro, ormai ex procuratore della Repubblica di Castrovillari, Franco Giacomantonio, si è messo in prima linea facendoci anche vedere la sua faccia di bronzo. Doveva per forza agire cosi davanti all’assedio mediatico nella sua cittadella, nel suo muro di gomma creato appositamente per insabbiare i processi delicati. Quelli che coinvolgono i pezzi deviati dello stato. Dall’omicidio Bergamini all’omicidio del magistrato Bisceglia. Tanto per citare soltanto i due casi-limite.
Oggi da Castrovillari, filtrate attraverso un articolo cerchiobottista pubblicato da uno dei giornali di regime della nostra triste realtà, sono uscite fuori alcune indiscrezioni secondo le quali il nuovo procuratore Eugenio Facciolla vorrebbe fare le cose seriamente per risalire finalmente alla verità sugli assassini di Denis Bergamini. Facciolla è un magistrato serio: ha fatto guerra ai magistrati corrotti, ha fatto emergere molto del marcio che c’è nella giustizia cosentina ed è stato l’unico a perseguire seriamente corruzione, malaffare e delinquenti. Ma ha pagato un prezzo molto alto. Oggi, probabilmente, è stato “assorbito” da quel sistema che prima lo respingeva ma rimane comunque l’unica seria speranza per arrivare alla verità (quella, tra l’altro, che tutti conosciamo) sull’omicidio di Denis Bergamini.
Del resto, non era davvero possibile lasciare in piedi la montagna di fandonie costruita ad arte dal pavido Giacomantonio, tutto proteso a proteggere i “pezzi da novanta” che temono di essere smascherati dopo aver ucciso il nostro Campione. Per Giacomantonio non sono bastate tre perizie di medici legali di assoluto valore (Avato, Testi e Bolino) nè tantomeno l’evidenza e la logica: per lui Bergamini si è suicidato e non ci sono prove che reggano. Eppure era stato proprio lui a riaprire il caso nel 2011 sottolineando tutti i madornali errori delle indagini dell’epoca. Così com’era stato ancora lui, nell’aprile del 2012, a dichiarare testualmente che “Bergamini non è morto tuffandosi sotto un camion”. Ed era stato sempre lui, nel 2013 (a meno che non abbia un sosia oppure, ipotesi più probabile, uno sdoppiamento della personalità) a indagare per concorso in omicidio volontario Isabella Internò ovvero colei che continua a sostenere, senza vergognarsi, che Denis si è suicidato.
Quel 23 febbraio, in maniera del tutto irrituale rispetto alle pratiche consuete della giustizia italiana, Giacomantonio (cioè un procuratore della Repubblica) era addirittura presente nell’aula del tribunale in una udienza nella quale si discuteva una richiesta di archiviazione, per dare manforte alle sue “ragazza” (il gip e il pm). Temeva la vis oratoria dei legali della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo ed Eugenio Gallerani.
LE PROVE DI ANSELMO
Fabio Anselmo, sia nelle pause dell’udienza che alla fine del braccio di ferro con quell’omino piccolo piccolo, gli ha assestato una serie di fendenti che devono aver fiaccato il suo precario equilibrismo a favore delle assurde tesi della “mantide” di Surdo.
Anselmo, in particolare, ha offerto alla procura di Castrovillari l’opportunità di dimostrare che al suo interno ci sono magistrati seri e credibili. Andato via Giacomantonio, insomma, la partita si riapre. Eccome se si riapre.
“Abbiamo richiesto – affermò all’epoca il legale – una serie di indagini immuno-isto-chimiche suo preparati in formalina dei resti di Denis Bergamini. Si tratta di esami che possono datare le lesioni subite ed accertare senza possibilità di errore se i tessuti erano vitali quando il camion ha sormontato lentamente e parzialmente il corpo di Bergamini. Ma anche una Tac tridimensionale, da effettuare con la riesumazione del cadavere, che darebbe gli stessi risultati delle indagini immuno-isto-chimiche. Ebbene, pur davanti a queste eccezionali possibilità di arrivare alla verità, il pm si è opposto. E noi ci siamo rimasti decisamente male”.
L’avvocato Anselmo aveva anche detto ai numerosi cronisti presenti in tribunale che era stato Vittorio Fineschi, il direttore del Dipartimento di Scienze Anatomiche, Istologiche e Medico legali de “La Sapienza” di Roma, a rendersi disponibile per effettuare gli esami.
Per quanto riguarda la Tac tridimensionale invece erano stati gli stessi consulenti del pm a consigliarla, senza peraltro essere ascoltati.
“Sinceramente – aveva commentato ancora Anselmo – non riesco a comprendere le motivazioni dell’opposizione della procura perché se c’è anche una sola possibilità di arrivare alla verità, un magistrato ha il dovere di seguirla e mi sembra molto strano che un procuratore della Repubblica, che è un uomo dello stato, si rifiuti di farlo. Non bisogna avere paura della verità”.
Richiedendo l’archiviazione, il procuratore non ha svolto più il suo dovere di pubblica accusa ma si è sostituito, di fatto, a chi deve prendere una decisione. E questo è veramente inaccettabile.
Sempre quel 23 febbraio avevamo chiesto all’avvocato Anselmo se Bergamini può ritenersi una vittima dello stato come Cucchi e Aldrovandi. Il legale ci ha pensato qualche secondo e ha risposto così: “Non lo so, ma se non si andasse ad un processo, si potrebbe certamente parlare di negata giustizia”.
Ritornando a bomba: chi ha paura della verità oltre al pavido Giacomantonio?
Senza ombra di dubbio Isabella Internò e i suoi protettori all’interno dei pezzi deviati dello stato. Se per tutti questi anni nessuno è mai riuscito ad arrivare alla verità, è chiaro come il sole che c’è qualcuno dietro le quinte che manovra affinchè il mistero rimanga tale. Ma è davvero paradossale come non si voglia arrivare quantomeno ad un processo.
E’ possibile che le coperture e le protezioni di Isabella Internò siano così alte e insormontabili?
Lo sapremo presto, finalmente.
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Re: VERITA' PER DENIS!
«La famiglia di Denis deve avere la verità». Il procuratore Facciolla riapre il caso Bergamini.
Il procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla non chiude il caso Bergamini anzi rilancia per scoprire cosa accadde al giocatore del Cosenza.
CASTROVILLARI – Sul caso Bergamini, il nuovo procuratore capo di Castrovillari è pronto ad andare avanti. Qualunque sia l’esito della decisione del giudice per le indagini preliminare che deve decidere sulla richiesta di archiviazione presentata il 22 dicembre dell’anno scorso dalla stessa procura che nel 2011 riaprì l’inchiesta credendo all’ipotesi dell’omicidio volontario.
Dunque, si può ritenere tutt’altro che chiusa l’indagine – certamente difficile – sulla morte del calciatore di Boccaleone d’Argenta, centrocampista del Cosenza degli anni d’oro, che il 18 novembre 1989 venne trovato privo di vita: sotto le ruote di un camion sulla statale 106 jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico.
Eugenio Facciolla non è voluto entrare nel merito del lavoro dei colleghi, né si è espresso sul possibile esito della decisione del gip. Ha solo ipotizzato gli scenari che potrebbero scaturirne: il gip potrebbe ritenere ammissibile la richiesta dei pm Giacomantonio-Anastasia ed emettere il definitivo decreto di archiviazione; rigettarla e rinviare gli atti alla procura per le ulteriori indagini (sia con indicazione specifiche sia generiche); oppure – infine – chiedere alla procura di procedere all’imputazione coatta degli indagati, perché le prove sono da considerarsi sufficientemente idonee, e fissare subito l’udienza preliminare per l’ex fidanzata di Denis, Isabella Anna Internò (iscritta nel registro degli indagati per concorso in omicidio volontario) che era con lui quel sabato pomeriggio, e l’ex camionista di Rosarno, Raffaele Pisano (per favoreggiamento) che investì il suo corpo e che nel ’92 fu assolto per non averlo potuto evitare. Nella sua decisione il gip dovrà tenere conto della richiesta da parte dei legali della famiglia Bergamini di ulteriori indagini medico-legali.
«Abbiamo chiesto che si faccia il dibattimento – aveva detto l’avvocato Fabio Anselmo in occasione della presentazione dell’opposizione all’archiviazione - perché gli approfondimenti necessari che sono stati sollecitati dai medici legali devono essere misurati all'interno del processo e valutati al termine dell'istruttoria dibattimentale. Perché è chiaro che Donato Bergamini non si è suicidato». L'avvocato ferrarese - noto soprattutto per occuparsi di tutti i casi che lui stesso definisce di «mancata giustizia», da Aldrovandi, a Cucchi, a Uva, a Magherini, ha già anticipato di aver ottenuto l’ok dal professor Vittorio Fineschi della Sapienza, per una nuova perizia da effettuarsi attraverso esami innovativi, sia se nominato dalla procura o dal giudice, sia su richiesta dalla stessa parte civile che lo ha contattato. Una nuova tecnica di medicina forense, che necessiterebbe comunque della riesumazione dei resti di Denis, e che potrebbe sciogliere i dubbi su un punto chiave del giallo: stabilire senza ombra di dubbio se era vivo o morto – come sembrano dire le perizie già eseguite - e soprattutto l’ora del decesso.
E con ciò stabilire se l’indagata abbia detto o no la verità, sia nella sua ex veste di testimone oculare del “suicidio” sia in quella di indagata di omicidio. Ed è a questa “istanza” di nuovi elementi probatori che Facciolla vuole dare sfogo. Il procuratore si è detto perciò disponibile a ricevere la parte civile - il papà Domizio, la mamma Maria e la sorella Donata Bergamini - perché «al di là della giustizia siamo anche tenuti a dare la verità a queste persone. Hanno il diritto – ha aggiunto il nuovo procuratore, dando continuità al suo messaggio di “umanità” col quale si è insediato due settimane fa – di sapere almeno come è morto il loro congiunto». Sull’esito di ogni buona volontà resta comunque l’ingombrante incognita dei 26 anni già trascorsi da qual giorno: sia per la difficoltà che aggiunge nelle investigazioni, sia per la prescrizione dei reati da contestare. E ogni altro giorno trascorso fa pendere la bilancia dal piatto opposto alla verità e alla giustizia.
Francesco Mollo - http://www.ilquotidianoweb.it - 27/11/2015.
Il procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla non chiude il caso Bergamini anzi rilancia per scoprire cosa accadde al giocatore del Cosenza.
CASTROVILLARI – Sul caso Bergamini, il nuovo procuratore capo di Castrovillari è pronto ad andare avanti. Qualunque sia l’esito della decisione del giudice per le indagini preliminare che deve decidere sulla richiesta di archiviazione presentata il 22 dicembre dell’anno scorso dalla stessa procura che nel 2011 riaprì l’inchiesta credendo all’ipotesi dell’omicidio volontario.
Dunque, si può ritenere tutt’altro che chiusa l’indagine – certamente difficile – sulla morte del calciatore di Boccaleone d’Argenta, centrocampista del Cosenza degli anni d’oro, che il 18 novembre 1989 venne trovato privo di vita: sotto le ruote di un camion sulla statale 106 jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico.
Eugenio Facciolla non è voluto entrare nel merito del lavoro dei colleghi, né si è espresso sul possibile esito della decisione del gip. Ha solo ipotizzato gli scenari che potrebbero scaturirne: il gip potrebbe ritenere ammissibile la richiesta dei pm Giacomantonio-Anastasia ed emettere il definitivo decreto di archiviazione; rigettarla e rinviare gli atti alla procura per le ulteriori indagini (sia con indicazione specifiche sia generiche); oppure – infine – chiedere alla procura di procedere all’imputazione coatta degli indagati, perché le prove sono da considerarsi sufficientemente idonee, e fissare subito l’udienza preliminare per l’ex fidanzata di Denis, Isabella Anna Internò (iscritta nel registro degli indagati per concorso in omicidio volontario) che era con lui quel sabato pomeriggio, e l’ex camionista di Rosarno, Raffaele Pisano (per favoreggiamento) che investì il suo corpo e che nel ’92 fu assolto per non averlo potuto evitare. Nella sua decisione il gip dovrà tenere conto della richiesta da parte dei legali della famiglia Bergamini di ulteriori indagini medico-legali.
«Abbiamo chiesto che si faccia il dibattimento – aveva detto l’avvocato Fabio Anselmo in occasione della presentazione dell’opposizione all’archiviazione - perché gli approfondimenti necessari che sono stati sollecitati dai medici legali devono essere misurati all'interno del processo e valutati al termine dell'istruttoria dibattimentale. Perché è chiaro che Donato Bergamini non si è suicidato». L'avvocato ferrarese - noto soprattutto per occuparsi di tutti i casi che lui stesso definisce di «mancata giustizia», da Aldrovandi, a Cucchi, a Uva, a Magherini, ha già anticipato di aver ottenuto l’ok dal professor Vittorio Fineschi della Sapienza, per una nuova perizia da effettuarsi attraverso esami innovativi, sia se nominato dalla procura o dal giudice, sia su richiesta dalla stessa parte civile che lo ha contattato. Una nuova tecnica di medicina forense, che necessiterebbe comunque della riesumazione dei resti di Denis, e che potrebbe sciogliere i dubbi su un punto chiave del giallo: stabilire senza ombra di dubbio se era vivo o morto – come sembrano dire le perizie già eseguite - e soprattutto l’ora del decesso.
E con ciò stabilire se l’indagata abbia detto o no la verità, sia nella sua ex veste di testimone oculare del “suicidio” sia in quella di indagata di omicidio. Ed è a questa “istanza” di nuovi elementi probatori che Facciolla vuole dare sfogo. Il procuratore si è detto perciò disponibile a ricevere la parte civile - il papà Domizio, la mamma Maria e la sorella Donata Bergamini - perché «al di là della giustizia siamo anche tenuti a dare la verità a queste persone. Hanno il diritto – ha aggiunto il nuovo procuratore, dando continuità al suo messaggio di “umanità” col quale si è insediato due settimane fa – di sapere almeno come è morto il loro congiunto». Sull’esito di ogni buona volontà resta comunque l’ingombrante incognita dei 26 anni già trascorsi da qual giorno: sia per la difficoltà che aggiunge nelle investigazioni, sia per la prescrizione dei reati da contestare. E ogni altro giorno trascorso fa pendere la bilancia dal piatto opposto alla verità e alla giustizia.
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Re: VERITA' PER DENIS!
Bergamini, la famiglia pronta a chiedere una nuova perizia. Per i legali il giocatore era già morto prima dell'incidente.
Dopo le parole del procuratore Facciolla che non ha escluso la continuazione delle indagini anche in caso di archiviazione del procedimento in corso i legali della famiglia avanzano la loro proposta.
Bergamini ter? Le incoraggianti parole del procuratore capo di Castrovillari sembrano aver già dato il via a un nuovo corso dell’inchiesta sulla morte del centrocampista del Cosenza. Eugenio Facciolla due giorni fa ha detto, al Quotidiano, di essere disponibile a proseguire le indagini, anche se il gip dovesse decidere di archiviare quelle aperte ed eseguite dalla procura fino al 22 dicembre dello scorso anno, giorno della inaspettata richiesta di archiviazione.
A condizione che “qualcuno” porti nel suo ufficio nuovi spunti investigativi. E quei nuovi “spunti” è infatti pronto a portarli Fabio Anselmo, il legale della famiglia Bergamini, per mezzo di una nuova perizia da affidare al professor Vittorio Fineschi della Sapienza e da eseguire sulla base di alcuni innovativi marker sui reperti in formalina, anche senza la necessità di riesumare il corpo del povero Denis: esami in gradi di datare con esattezza l’orario del decesso.
Ma Fabio Anselmo è convinto, come molti, che le perizie già nel fascicolo del pm siano sufficienti a dimostrare che Bergamini era già morto prima di essere investito dal camion che quel 18 novembre 1989 ne “sormontò” il corpo che si trovava disteso sul manto stradale della statale 106 jonica. Ieri una collaboratrice dell'avvocato ferrarese è stata ricevuta da Facciolla, che avrebbe confermato la sua disponibilità. Ed è stato fissato per il prossimo 21 dicembre un incontro tra i due.
Non ci sono elementi per affermarlo con certezza, ma l’apertura d’anticipo di Facciolla potrebbe trovare conferma anche nella imminente decisione del giudice Annamaria Grimaldi, chiamata a stabilire se archiviare o accogliere l’opposizione della parte civile che chiede ulteriori indagini. C’è anche la terza, ma più remota, ipotesi dell’imputazione coatta per i due attuali indagati: Isabella Anna Internò (per concorso in omicidio volontario) e l’ex camionista di Rosarno, Raffaele Pisano (per favoreggiamento). La prima era con Denis nelle sue ultime ore di vita, il secondo era alla guida del camion. «Le parole del procuratore ci scaldano il cuore – ha commentato Anselmo – perché siamo sicuri che con lui arriveremo alla verità. Speriamo inoltre che prima del nostro incontro del 21 ci sia anche il parto della decisione del gip». Speranzosa è anche Donata Bergamini, la sorella di Denis. Dopo aver appreso della volontà di Facciolla, ha detto: «ho molta fiducia in lui e nel mio avvocato».
Francesco Mollo - http://www.ilquotidianoweb.it - 28/11/2015.
Dopo le parole del procuratore Facciolla che non ha escluso la continuazione delle indagini anche in caso di archiviazione del procedimento in corso i legali della famiglia avanzano la loro proposta.
Bergamini ter? Le incoraggianti parole del procuratore capo di Castrovillari sembrano aver già dato il via a un nuovo corso dell’inchiesta sulla morte del centrocampista del Cosenza. Eugenio Facciolla due giorni fa ha detto, al Quotidiano, di essere disponibile a proseguire le indagini, anche se il gip dovesse decidere di archiviare quelle aperte ed eseguite dalla procura fino al 22 dicembre dello scorso anno, giorno della inaspettata richiesta di archiviazione.
A condizione che “qualcuno” porti nel suo ufficio nuovi spunti investigativi. E quei nuovi “spunti” è infatti pronto a portarli Fabio Anselmo, il legale della famiglia Bergamini, per mezzo di una nuova perizia da affidare al professor Vittorio Fineschi della Sapienza e da eseguire sulla base di alcuni innovativi marker sui reperti in formalina, anche senza la necessità di riesumare il corpo del povero Denis: esami in gradi di datare con esattezza l’orario del decesso.
Ma Fabio Anselmo è convinto, come molti, che le perizie già nel fascicolo del pm siano sufficienti a dimostrare che Bergamini era già morto prima di essere investito dal camion che quel 18 novembre 1989 ne “sormontò” il corpo che si trovava disteso sul manto stradale della statale 106 jonica. Ieri una collaboratrice dell'avvocato ferrarese è stata ricevuta da Facciolla, che avrebbe confermato la sua disponibilità. Ed è stato fissato per il prossimo 21 dicembre un incontro tra i due.
Non ci sono elementi per affermarlo con certezza, ma l’apertura d’anticipo di Facciolla potrebbe trovare conferma anche nella imminente decisione del giudice Annamaria Grimaldi, chiamata a stabilire se archiviare o accogliere l’opposizione della parte civile che chiede ulteriori indagini. C’è anche la terza, ma più remota, ipotesi dell’imputazione coatta per i due attuali indagati: Isabella Anna Internò (per concorso in omicidio volontario) e l’ex camionista di Rosarno, Raffaele Pisano (per favoreggiamento). La prima era con Denis nelle sue ultime ore di vita, il secondo era alla guida del camion. «Le parole del procuratore ci scaldano il cuore – ha commentato Anselmo – perché siamo sicuri che con lui arriveremo alla verità. Speriamo inoltre che prima del nostro incontro del 21 ci sia anche il parto della decisione del gip». Speranzosa è anche Donata Bergamini, la sorella di Denis. Dopo aver appreso della volontà di Facciolla, ha detto: «ho molta fiducia in lui e nel mio avvocato».
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Re: VERITA' PER DENIS!
archiviano!... vergognoso!
http://www.ilquotidianoweb.it/news/cron ... iesta.html
così donata bergamini sul gruppo fb. la stima che provo per questa famiglia è infinita
"Come volevasi dimostrare.
Ci sono voluti nove mesi per stravolgere la verità scientifica sulla morte di Denis.
Trenta imbarazzanti pagine dove si liquidano come "sperimentali e non riconosciuti dalla comunità scientifica" i procedimenti proposti dal mio Avvocato per accertare il momento esatto della morte di mio fratello. Vorrei sapere su che basi il gip di Castrovillari si permette di fare una valutazione di tal fatta. Denis è stato coricato già morto od in limine vita sull'asfalto dove è stato trovato il suo cadavere.
Provo rabbia e provo vergogna nei confronti di mio fratello.
" Potrebbe essere inciampato.."
Pare dire il gip
Ora spero nel nuovo procuratore capo. Il 21 lo incontreremo"
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Ci sono voluti nove mesi per stravolgere la verità scientifica sulla morte di Denis.
Trenta imbarazzanti pagine dove si liquidano come "sperimentali e non riconosciuti dalla comunità scientifica" i procedimenti proposti dal mio Avvocato per accertare il momento esatto della morte di mio fratello. Vorrei sapere su che basi il gip di Castrovillari si permette di fare una valutazione di tal fatta. Denis è stato coricato già morto od in limine vita sull'asfalto dove è stato trovato il suo cadavere.
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Re: VERITA' PER DENIS!
Da quando ho letto questo messaggio ho smesso di pensare a Denis e ho iniziato a ragionare sulle stranezze della vita... ci sono certe coincidenze che ti lasciano senza parole. Come il tizio che si è salvato sia l'11 settembre che a Parigi o come l'avvocato Anselmo che difende solo familiari di gente sbadata: Aldrovandi che va a sbattere contro i manganelli, Cucchi che scivola dalle scale (anche se pare che gli abbia fatto lo sgambetto la signora Anoressia) e Denis che inciampa sulla 106 proprio mentre passa un camion...
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Re: VERITA' PER DENIS!
Spero di rivedere l'Eugenio Facciolla dell'inchiesta Lupi, Why Not bis o di quella dell'IPG.
Non sono giustizialista, ma semplicemente vorrei che a pagare non siano solo e sempre i Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi o Denis Bergamini........ma anche gli intoccabili della nostra società.
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Re: VERITA' PER DENIS!
In questa storia la verità è così evidente che chi chiede giustizia non può in nessun caso essere considerato un giustizialistamarcello77 ha scritto:Spero di rivedere l'Eugenio Facciolla dell'inchiesta Lupi, Why Not bis o di quella dell'IPG.
Non sono giustizialista, ma semplicemente vorrei che a pagare non siano solo e sempre i Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi o Denis Bergamini........ma anche gli intoccabili della nostra società.
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Re: VERITA' PER DENIS!
Per il Gip di Castrovillari ‘Bergamini si è suicidato’. La sorella Donata: “Provo rabbia e vergogna nei confronti di mio fratello”.
Il giudice per le indagini preliminari di Castrovillari, Annamaria Grimaldi, ha archiviato l’inchiesta sulla morte del calciatore Donato Denis Bergamini, deceduto il 18 novembre 1989 lungo la statale 106, all’altezza di Roseto Capo Spulico.
CASTROVILLARI (CS) – Nell’inchiesta erano indagati l’ex fidanzata del calciatore, Isabella Internò, accusata di concorso in omicidio ed il camionista, Raffaele Pisano, per favoreggiamento e false dichiarazioni. Per il gip Bergamini dunque, si è tolto la vita: caso archiviato e anche per quanto riguarda i due indagati, il 22 dicembre scorso, la Procura di Castrovillari ha chiesto l’archiviazione. Contro la richiesta della Procura si è opposta la famiglia del calciatore deceduto. Nel febbraio scorso si era svolta l’udienza per discutere dell’opposizione alla richiesta della Procura di Castrovillari. A distanza di nove mesi il giudice ha deciso di archiviare l’inchiesta sostenendo che “dall’attento esame del copioso materiale investigativo in atti e dalla disamina dei vari accertamenti eseguiti, è emersa, a parere del giudice, l’infondatezza della notizia di reato, da intendersi come assoluta mancanza di elementi di prova efficacemente rappresentativi della sussistenza del delitto”. Ma la famiglia del calciatore morto non si arrende tanto che è stato fissato per il 21 dicembre un incontro con il nuovo procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla che si era detto, nei giorni scorsi, disponibile a riaprire l’inchiesta nel caso in cui venissero ravvisati elementi di novità.
Sulla sua pagina facebook, la sorella di Bergamini, Donata, che da quel giorno insiste e lotta per l’affermazione di una verità negata, nascosta non riesce a credere alle motivazioni che hanno portato alla decisione del gip Grimaldi di archiviare il caso. “Confermato che era supino, l’asfalto è bagnato, ma mentre il corpo di mio fratello si gira tutto si asciuga… capelli, gilet, scarpe, calze, maglione, ma siccome l’asfalto è bagnato non ha neppure un escoriazione… Mai mi sarei aspettata di leggere tali considerazioni”. “La piazzola dista 60 metri, il trascinamento è molto, molto inferiore a 60 metri… Il corpo non era dove è stato trovato e allora sono le fotografie che mentono – prosegue Donata – Mio fratello non era in piazzola. Ci sono voluti nove mesi per stravolgere la verità scientifica sulla morte di Denis. Trenta imbarazzanti pagine dove si liquidano come “sperimentali e non riconosciuti dalla comunità scientifica” i procedimenti proposti dal mio Avvocato per accertare il momento esatto della morte di mio fratello. Vorrei sapere su che basi il gip di Castrovillari si permette di fare una valutazione di tal fatta. Denis è stato coricato già morto od in limine vita sull’asfalto dove è stato trovato il suo cadavere. Provo rabbia e provo vergogna nei confronti di mio fratello”.
Simona Gambaro - http://www.quicosenza.it - 01/12/2015.
Il giudice per le indagini preliminari di Castrovillari, Annamaria Grimaldi, ha archiviato l’inchiesta sulla morte del calciatore Donato Denis Bergamini, deceduto il 18 novembre 1989 lungo la statale 106, all’altezza di Roseto Capo Spulico.
CASTROVILLARI (CS) – Nell’inchiesta erano indagati l’ex fidanzata del calciatore, Isabella Internò, accusata di concorso in omicidio ed il camionista, Raffaele Pisano, per favoreggiamento e false dichiarazioni. Per il gip Bergamini dunque, si è tolto la vita: caso archiviato e anche per quanto riguarda i due indagati, il 22 dicembre scorso, la Procura di Castrovillari ha chiesto l’archiviazione. Contro la richiesta della Procura si è opposta la famiglia del calciatore deceduto. Nel febbraio scorso si era svolta l’udienza per discutere dell’opposizione alla richiesta della Procura di Castrovillari. A distanza di nove mesi il giudice ha deciso di archiviare l’inchiesta sostenendo che “dall’attento esame del copioso materiale investigativo in atti e dalla disamina dei vari accertamenti eseguiti, è emersa, a parere del giudice, l’infondatezza della notizia di reato, da intendersi come assoluta mancanza di elementi di prova efficacemente rappresentativi della sussistenza del delitto”. Ma la famiglia del calciatore morto non si arrende tanto che è stato fissato per il 21 dicembre un incontro con il nuovo procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla che si era detto, nei giorni scorsi, disponibile a riaprire l’inchiesta nel caso in cui venissero ravvisati elementi di novità.
Sulla sua pagina facebook, la sorella di Bergamini, Donata, che da quel giorno insiste e lotta per l’affermazione di una verità negata, nascosta non riesce a credere alle motivazioni che hanno portato alla decisione del gip Grimaldi di archiviare il caso. “Confermato che era supino, l’asfalto è bagnato, ma mentre il corpo di mio fratello si gira tutto si asciuga… capelli, gilet, scarpe, calze, maglione, ma siccome l’asfalto è bagnato non ha neppure un escoriazione… Mai mi sarei aspettata di leggere tali considerazioni”. “La piazzola dista 60 metri, il trascinamento è molto, molto inferiore a 60 metri… Il corpo non era dove è stato trovato e allora sono le fotografie che mentono – prosegue Donata – Mio fratello non era in piazzola. Ci sono voluti nove mesi per stravolgere la verità scientifica sulla morte di Denis. Trenta imbarazzanti pagine dove si liquidano come “sperimentali e non riconosciuti dalla comunità scientifica” i procedimenti proposti dal mio Avvocato per accertare il momento esatto della morte di mio fratello. Vorrei sapere su che basi il gip di Castrovillari si permette di fare una valutazione di tal fatta. Denis è stato coricato già morto od in limine vita sull’asfalto dove è stato trovato il suo cadavere. Provo rabbia e provo vergogna nei confronti di mio fratello”.
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Re: VERITA' PER DENIS!
di Angela Geraci | Corriere della Sera | 1 dicembre 2015
Bergamini, archiviata l’inchiesta sulla misteriosa morte del calciatore
La decisione a 26 anni dalla morte del giocatore del Cosenza che fu trovato morto davanti a un camion il 18 novembre del 1989.La famiglia non ha mai smesso di lottare per avere giustizia. Erano indagati la ex fidanzata del calciatore e un camionistaBergamini, archiviata l’inchiesta
sulla misteriosa morte del calciatore
La decisione a 26 anni dalla morte del giocatore del Cosenza che fu trovato morto davanti a un camion il 18 novembre del 1989.La famiglia non ha mai smesso di lottare per avere giustizia. Erano indagati la ex fidanzata del calciatore e un camionista
Un’altra brutta delusione per una famiglia che da 26 anni combatte per avere giustizia, un altro passo falso nella ricerca della verità su una morte misteriosa: quella di un ragazzo di 27 anni lasciato cadavere sotto la pioggia davanti alle ruote di un camion, una piovosa sera di novembre del 1989, lontano da casa sua. Il giudice per le indagini preliminari di Castrovillari, Annamaria Grimaldi, ha infatti deciso di archiviare l’inchiesta sulla morte di Donato Bergamini, chiamato da tutti Denis, il calciatore di Boccaleone di Argenta (Ferrara) che giocava nel Cosenza quando fu trovato morto in circostanze mai chiarite lungo la Statale Jonica 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico. E così - ancora una volta - possono tirare respiro di sollievo i due indagati: Isabella Internò, ex fidanzata di Denis che era con lui al momento della morte e che era accusata di concorso in omicidio, e Raffaele Pisano, il camionista che raccontò di avere investito il ragazzo. Per lui l’accusa era di favoreggiamento e false dichiarazioni. Secondo il giudice non ci sono le prove per mandarli a giudizio. Nonostante le tante incongruenze e bugie raccontate dai due; nonostante le troppe stranezze contenute nel rapporto dei carabinieri su quella notte; nonostante siano incredibilmente spariti documenti e vestiti che avrebbero potuto essere utili per le indagini. E, soprattutto, nonostante le condizioni del corpo di Denis siano risultate da subito incompatibili con la dinamica del suicidio raccontata per anni.
Le parole del giudice
Per l’ex fidanzata del calciatore e il camionista, la procura di Castrovillari aveva chiesto l’archiviazione quasi un anno fa, a tre anni dalla riapertura della nuova inchiesta. Ma la famiglia di Bergamini, assistita prima dall’avvocato Eugenio Gallerani e poi da Fabio Anselmo, si era opposta. Adesso le parole del giudice sono come una pugnalata: «Dall’attento esame del copioso materiale investigativo in atti e dalla disamina dei vari accertamenti eseguiti, è emersa, a parere del giudice, l’infondatezza della notizia di reato, da intendersi come assoluta mancanza di elementi di prova efficacemente rappresentativi della sussistenza del delitto». La sorella di Denis, però, non si arrende e il 21 dicembre è già fissato un incontro con il nuovo procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che si è detto disponibile a riaprire l’inchiesta nel caso in cui arrivino elementi di novità.
La piazza intitolata a Bergamini
Ma mentre il percorso della giustizia è lentissimo e pieno di ostacoli, c’è una cosa che in questi 26 anni non ha perso forza: l’affetto dei tifosi del Cosenza. E della città: lo scorso 21 novembre a Bergamini è stata intitolata una piazza vicino allo stadio. Sotto un cielo grigio, la sorella Donata ha scoperto la targa su cui c’è il volto stilizzato di Denis e poche parole: «Donato “Denis” Bergamini - calciatore, amico, uomo integerrimo - il suo sorriso abita nel cuore dei cosentini che lo hanno adottato». Lo dimostrano anche i fiori e le sciarpe rossoblù che sventolano imperterrite annodate al guardrail sulla Statale Jonica 106 al chilometro 401. Da dove si deve ripartire, ancora una volta, per stabilire la verità sulla morte di Denis.
http://www.corriere.it/cronache/15_dice ... 9b33.shtml
Bergamini, archiviata l’inchiesta sulla misteriosa morte del calciatore
La decisione a 26 anni dalla morte del giocatore del Cosenza che fu trovato morto davanti a un camion il 18 novembre del 1989.La famiglia non ha mai smesso di lottare per avere giustizia. Erano indagati la ex fidanzata del calciatore e un camionistaBergamini, archiviata l’inchiesta
sulla misteriosa morte del calciatore
La decisione a 26 anni dalla morte del giocatore del Cosenza che fu trovato morto davanti a un camion il 18 novembre del 1989.La famiglia non ha mai smesso di lottare per avere giustizia. Erano indagati la ex fidanzata del calciatore e un camionista
Un’altra brutta delusione per una famiglia che da 26 anni combatte per avere giustizia, un altro passo falso nella ricerca della verità su una morte misteriosa: quella di un ragazzo di 27 anni lasciato cadavere sotto la pioggia davanti alle ruote di un camion, una piovosa sera di novembre del 1989, lontano da casa sua. Il giudice per le indagini preliminari di Castrovillari, Annamaria Grimaldi, ha infatti deciso di archiviare l’inchiesta sulla morte di Donato Bergamini, chiamato da tutti Denis, il calciatore di Boccaleone di Argenta (Ferrara) che giocava nel Cosenza quando fu trovato morto in circostanze mai chiarite lungo la Statale Jonica 106 all’altezza di Roseto Capo Spulico. E così - ancora una volta - possono tirare respiro di sollievo i due indagati: Isabella Internò, ex fidanzata di Denis che era con lui al momento della morte e che era accusata di concorso in omicidio, e Raffaele Pisano, il camionista che raccontò di avere investito il ragazzo. Per lui l’accusa era di favoreggiamento e false dichiarazioni. Secondo il giudice non ci sono le prove per mandarli a giudizio. Nonostante le tante incongruenze e bugie raccontate dai due; nonostante le troppe stranezze contenute nel rapporto dei carabinieri su quella notte; nonostante siano incredibilmente spariti documenti e vestiti che avrebbero potuto essere utili per le indagini. E, soprattutto, nonostante le condizioni del corpo di Denis siano risultate da subito incompatibili con la dinamica del suicidio raccontata per anni.
Le parole del giudice
Per l’ex fidanzata del calciatore e il camionista, la procura di Castrovillari aveva chiesto l’archiviazione quasi un anno fa, a tre anni dalla riapertura della nuova inchiesta. Ma la famiglia di Bergamini, assistita prima dall’avvocato Eugenio Gallerani e poi da Fabio Anselmo, si era opposta. Adesso le parole del giudice sono come una pugnalata: «Dall’attento esame del copioso materiale investigativo in atti e dalla disamina dei vari accertamenti eseguiti, è emersa, a parere del giudice, l’infondatezza della notizia di reato, da intendersi come assoluta mancanza di elementi di prova efficacemente rappresentativi della sussistenza del delitto». La sorella di Denis, però, non si arrende e il 21 dicembre è già fissato un incontro con il nuovo procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, che si è detto disponibile a riaprire l’inchiesta nel caso in cui arrivino elementi di novità.
La piazza intitolata a Bergamini
Ma mentre il percorso della giustizia è lentissimo e pieno di ostacoli, c’è una cosa che in questi 26 anni non ha perso forza: l’affetto dei tifosi del Cosenza. E della città: lo scorso 21 novembre a Bergamini è stata intitolata una piazza vicino allo stadio. Sotto un cielo grigio, la sorella Donata ha scoperto la targa su cui c’è il volto stilizzato di Denis e poche parole: «Donato “Denis” Bergamini - calciatore, amico, uomo integerrimo - il suo sorriso abita nel cuore dei cosentini che lo hanno adottato». Lo dimostrano anche i fiori e le sciarpe rossoblù che sventolano imperterrite annodate al guardrail sulla Statale Jonica 106 al chilometro 401. Da dove si deve ripartire, ancora una volta, per stabilire la verità sulla morte di Denis.
http://www.corriere.it/cronache/15_dice ... 9b33.shtml
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Re: VERITA' PER DENIS!
Denis Bergamini: la maschera di gomma, Isabella l’intoccabile e il giudice Abbate.
A Cosenza stamattina si parla molto dell’archiviazione del caso Bergamini. Non è un’archiviazione definitiva perché gli atti tornano al pm e davanti a elementi di novità si può tranquillamente riaprire l’indagine. Ragion per cui, non è vero che chi ha ucciso Denis Bergamini da oggi può vivere sicuro della sua impunità.
L’archiviazione era stata già scritta a febbraio con la montagna di fandonie costruita ad arte dal pavido procuratore di Castrovillari Franco Giacomantonio, tutto proteso a proteggere i “pezzi da novanta” che temono di essere smascherati dopo aver ucciso il nostro Campione.
Per Giacomantonio non sono bastate tre perizie di medici legali di assoluto valore (Avato, Testi e Bolino) nè tantomeno l’evidenza e la logica: per lui Bergamini si è suicidato e non ci sono prove che reggano. Eppure era stato proprio lui a riaprire il caso nel 2011 sottolineando tutti i madornali errori delle indagini dell’epoca. Così com’era stato ancora lui, nell’aprile del 2012, a dichiarare testualmente che “Bergamini non è morto tuffandosi sotto un camion”. Ed era stato sempre lui, nel 2013 (a meno che non abbia un sosia oppure, ipotesi più probabile, uno sdoppiamento della personalità) a indagare per concorso in omicidio volontario Isabella Internò ovvero colei che continua a sostenere, senza vergognarsi, che Denis si è suicidato.
Quel 23 febbraio, in maniera del tutto irrituale rispetto alle pratiche consuete della giustizia italiana, Giacomantonio (cioè un procuratore della Repubblica) era addirittura presente nell’aula del tribunale in una udienza nella quale si discuteva una richiesta di archiviazione, per dare manforte alle sue “ragazza” (il gip e il pm). Temeva la vis oratoria dei legali della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo ed Eugenio Gallerani.
Il procuratore, pur non agitando la clava del suicidio, sembra quasi giustificarsi quando afferma che “è impossibile trovare elementi che individuino un colpevole”. Ma, vivaddio, nessuno gli ha chiesto di trovare un capro espiatorio. Il pavido Giacomantonio avrebbe dovuto avere solo l’umiltà di fare il suo dovere e dire con chiarezza che siamo davanti a un omicidio ma che non è possibile trovare il colpevole.
La circostanza crea qualche problema a Isabella Internò? Ecchissenefrega! E’ evidente che è così. E oltre a lei crea problemi anche a qualcun altro, che evidentemente sta molto in alto. Perché non si vede davvero come non possa sfuggire alle sue responsabilità il magistrato che non ha indagato e ha nascosto le prove.
Si chiama Ottavio Abbate.
Dietro la sua maschera di gomma, Giacomantonio si è arrogato il diritto di sostituirsi al giudice terzo, che invece dovrebbe essere libero di decidere.
Richiedendo l’archiviazione, il procuratore non ha svolto più il suo dovere di pubblica accusa ma si è sostituito, di fatto, a chi deve prendere una decisione. E questo è veramente inaccettabile.
Chi ha paura della verità oltre al pavido Giacomantonio?
Senza ombra di dubbio Isabella Internò e i suoi protettori all’interno dei pezzi deviati dello stato. Se per tutti questi anni nessuno è mai riuscito ad arrivare alla verità, è chiaro come il sole che c’è qualcuno dietro le quinte che manovra affinchè il mistero rimanga tale. Ed è altrettanto evidente che si coprono le gravissime responsabilità della procura di Castrovillari e segnatamente del magistrato che condusse le indagini ovvero Ottavio Abbate. Ma è davvero paradossale come non si voglia arrivare quantomeno ad un processo.
E’ possibile che le coperture e le protezioni di Isabella Internò siano così alte e insormontabili?
http://www.iacchite.com - 01/12/2015.
A Cosenza stamattina si parla molto dell’archiviazione del caso Bergamini. Non è un’archiviazione definitiva perché gli atti tornano al pm e davanti a elementi di novità si può tranquillamente riaprire l’indagine. Ragion per cui, non è vero che chi ha ucciso Denis Bergamini da oggi può vivere sicuro della sua impunità.
L’archiviazione era stata già scritta a febbraio con la montagna di fandonie costruita ad arte dal pavido procuratore di Castrovillari Franco Giacomantonio, tutto proteso a proteggere i “pezzi da novanta” che temono di essere smascherati dopo aver ucciso il nostro Campione.
Per Giacomantonio non sono bastate tre perizie di medici legali di assoluto valore (Avato, Testi e Bolino) nè tantomeno l’evidenza e la logica: per lui Bergamini si è suicidato e non ci sono prove che reggano. Eppure era stato proprio lui a riaprire il caso nel 2011 sottolineando tutti i madornali errori delle indagini dell’epoca. Così com’era stato ancora lui, nell’aprile del 2012, a dichiarare testualmente che “Bergamini non è morto tuffandosi sotto un camion”. Ed era stato sempre lui, nel 2013 (a meno che non abbia un sosia oppure, ipotesi più probabile, uno sdoppiamento della personalità) a indagare per concorso in omicidio volontario Isabella Internò ovvero colei che continua a sostenere, senza vergognarsi, che Denis si è suicidato.
Quel 23 febbraio, in maniera del tutto irrituale rispetto alle pratiche consuete della giustizia italiana, Giacomantonio (cioè un procuratore della Repubblica) era addirittura presente nell’aula del tribunale in una udienza nella quale si discuteva una richiesta di archiviazione, per dare manforte alle sue “ragazza” (il gip e il pm). Temeva la vis oratoria dei legali della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo ed Eugenio Gallerani.
Il procuratore, pur non agitando la clava del suicidio, sembra quasi giustificarsi quando afferma che “è impossibile trovare elementi che individuino un colpevole”. Ma, vivaddio, nessuno gli ha chiesto di trovare un capro espiatorio. Il pavido Giacomantonio avrebbe dovuto avere solo l’umiltà di fare il suo dovere e dire con chiarezza che siamo davanti a un omicidio ma che non è possibile trovare il colpevole.
La circostanza crea qualche problema a Isabella Internò? Ecchissenefrega! E’ evidente che è così. E oltre a lei crea problemi anche a qualcun altro, che evidentemente sta molto in alto. Perché non si vede davvero come non possa sfuggire alle sue responsabilità il magistrato che non ha indagato e ha nascosto le prove.
Si chiama Ottavio Abbate.
Dietro la sua maschera di gomma, Giacomantonio si è arrogato il diritto di sostituirsi al giudice terzo, che invece dovrebbe essere libero di decidere.
Richiedendo l’archiviazione, il procuratore non ha svolto più il suo dovere di pubblica accusa ma si è sostituito, di fatto, a chi deve prendere una decisione. E questo è veramente inaccettabile.
Chi ha paura della verità oltre al pavido Giacomantonio?
Senza ombra di dubbio Isabella Internò e i suoi protettori all’interno dei pezzi deviati dello stato. Se per tutti questi anni nessuno è mai riuscito ad arrivare alla verità, è chiaro come il sole che c’è qualcuno dietro le quinte che manovra affinchè il mistero rimanga tale. Ed è altrettanto evidente che si coprono le gravissime responsabilità della procura di Castrovillari e segnatamente del magistrato che condusse le indagini ovvero Ottavio Abbate. Ma è davvero paradossale come non si voglia arrivare quantomeno ad un processo.
E’ possibile che le coperture e le protezioni di Isabella Internò siano così alte e insormontabili?
http://www.iacchite.com - 01/12/2015.
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!
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Re: VERITA' PER DENIS!
Ci sono persone che hanno perso un figlio, un fratello, uno zio, un'amico. Andranno in paradiso e chi ha ucciso il loro figlio, fratello, zio, amico andrà all'inferno.originalbruzy ha scritto:Ci sarà il giudizio di Dio per queste persone(?)
Ora sì che dormo più serena
Lode a te