Ferro da Milano ha scritto:Scusate, finora ho letto limitandomi a tenere per me il mio pensiero e mettendo un like a Nube, che ha aperto il thread. Mi chiedo da qualche giorno e vi chiedo: ma il problema è Alarico sì o Alarico no?
Mi sono risposto... Non credo, perchè mentre se qualcuno, bontà sua, ci crede e vuole fare l'Indiana Jones di turno (magari con fondi privati) che lo faccia! Il non farlo non risolve di certo gli atavici problemi di Cosenza! Non è che eseguire gli scavi comporta o dovrebbe significare evitare la risoluzione di altri problemi più urgenti. Che ci sono, sono enormi e lo sono per dirette responsabilità (e qui alzo il polverone) non (solo) della deprimente classe politica che gestisce la "res publica" (peraltro eloquente espressione di una società), ma principalmente della gente che ci vive a Cosenza! Purtroppo la rassegnazione fa parte del DNA di noi calabresi, per motivi storici abituati ad abbassare il capo ed accettare di tutto, quando invece dovremmo incazzarci ad ogni piè sospinto se le cose non vanno per il verso giusto e se i soldi delle nostre tasse (per chi le paga) anzichè migliorare la nostra condizione quotidiana rendono il sistema arretrato, pagano le solite dinamiche assistenzialistiche e costringono ad espatriare per trovare un po' di normalità (chi non è uscito fuori Regione, ad esempio, per farsi curare in modo degno? Per non parlare del lavoro!). Da noi, per ottenere qualcosa, si chiede alla famiglia, all'amico, all'amico dell'amico etc, non già perchè quel qualcosa ci spetta di diritto. E quando qualcosa invece non va, salvo rarissimi casi, si sta zitti "perchè io ci vivo qui, e poi devo rendere conto"... Insomma, siamo noi stessi a fomentare ed alimentare un sistema che è corrotto sin nella mentalità, nei costumi ed abitudini della gente. La rivoluzione deve essere culturale prima che altro e non è certo l'alimentazione del mito di Alarico che risolverà il problema, ma neanche opporsi a prescindere aiuta in tal senso. In una terra dove poco (o male) si muove, iniziative come questa non dovrebbero essere accolte in modo negativo, nè dovrebbero funzionare come distrazione se l'intenzione di qualcuno è quella di metterci il prosciutto sugli occhi e non vedere i problemi che già ci sono e sicuramente sono più urgenti. Perchè siamo persone in grado di capire e di vedere!
Quindi, per concludere, io non mi sto ponendo il quesito se sia nata prima la gallina o l'uovo, ritenendo utile tanto la richiesta anzi la giusta pretesa ed aspirazione di risolvere i mille problemi di Cosenza (partendo però dalla testa della gente, su cui si deve lavorare per anni per ottenere risultati) ma allo stesso tempo di non temere o non vedere come negative operazioni - tipo l'Alarico story - che possano comunque far parlare in accezione positiva di noi e magari aiutare ad innescare processi di incremento turistico e qualche soldino in più per la nostra asfittica economia.
P.S.
Ah, giusto per mettere altra carne al fuoco, il tesoro di Alarico non è l'unica scoperta che attende di vedere la luce a Cosenza e dintorni (proprio Mendicino e Castrolibero e Marano!), perchè da anni un noto storico locale avrebbe individuato l'ubicazione della nobile Pandosia (le cui monete ho visto personalmente nientepopodimeno che al British Museum, e la cui indicazione geografica spicca sulle pareti dei bellissimi Musei Vaticani) senza che nessuno abbia alzato dito. Anche lì tra scavi e turismo si potrebbero fare un mucchio di cose perchè il mito (anzi veri e propri documenti storici coevi, in questo caso) racconta che i Bruzi sconfissero ed uccisero proprio a Pandosia Alessandro il Molosso re d'Epiro e zio di Alessandro Magno!
Ferrù, è chiaro che il problema non è Alarico sì o Alarico no. Il problema è: se qualcuno ha pensato ad Alarico, vuol dire che qualcuno a palazzo dei Bruzi c'è. E allora, una volta accertato che non ci sono forze oscure che impediscono di fare, perché Alarico sì e il resto no? Nessuno dice che i nostri problemi dipendono da questi scavi ma solo che i problemi ci sono e che per ora nessuno ha fatto niente per risolverli. Anzi, non solo si evita di risolverli, ma addirittura di parlane e di riconoscerne l'esistenza. Se le cose restano così il marketing su Alarico non ha senso, perché non ha terreno per attecchire. Servono prima le basi, altrimenti ci bruciamo un'occasione, magari visto il clamore mediatico che sta suscitando anche in maniera definitiva. E' un po' come se avessi un unico fiammifero e decidessi di accendere un fuoco per riscaldarmi mentre piove: il fuoco ovviamente non parte e quando smetterà di piovere morirò dal freddo e non potrò nemmeno asciugarmi. Al di fuori delle passioni, nella vita ci sono cose che vanno fatte con logica e con giudizio, altrimenti è veramente meglio restare fermi e aspettare che passi la buriana.
Quello che mi infastidisce è il ragionamento per cui se uno dice "non sono d'accordo su questa decisione per i seguenti motivi" passa per rassegnato o disfattista. Il disfattista è chi dice no a prescindere, senza motivazioni. Non motivazioni valide, perché quello che è valido per me può non esserlo in assoluto, ma proprio una giustificazione qualsiasi. Io in chi dice che si può fare altro, che si può fare meglio, che si può fare di più non ci vedo rassegnazione, anzi. Come dovremmo definire allora chi si esalta per una boccata di fumo negli occhi? Chi accetta tutto senza spirito critico? Visto che parli di assistenzialismo, secondo te come va a finire un'avventura che inizia senza le basi? E non mi riferisco al fondamento archeologico o alla veridicità della storia, che sicuramente non è minore di quella del mostro di Loch Ness, tanto per rimanere ad esempi già fatti. Ma se, per colpa di tutte le criticità già elencate, questa storia non decolla, secondo te chi ne sosterrà le spese? Quando i privati, ammesso che ci siano, inizieranno a tirarsi indietro perché non vedono ritorni chi dovrà tappare i buchi? Quando i ricavi che dovrebbero coprire i costi non arriveranno chi dovrà risanare il bilancio? Giuro che io, prima ancora che una relazione della sovrintendenza, vorrei leggere un business plan o anche una semplice previsione di costi e ricavi dell'opera.
Viviamo in una realtà in cui senza un "ricatto" istituzionale non siamo stati in grado di trovare un presidente per una squadra di calcio. Iniziare un'opera incapace di autosostenersi nel tempo esce anche dalle logiche dell'assistenzialismo, è pura follia. E dire no ad una cosa del genere non è disfattismo nè accettazione apatica.