Frascale67 ha scritto: martedì 16 marzo 2021, 16:47
COSENZA ANNO 2021, UNA STORIA DISGUSTOSA.
Pietro è un ragazzino di Catania non ancora maggiorenne, visto che è nato nel 2003.
Porta un cognome molto pesante: Santapaola. La sua famiglia è tristemente famosa in Sicilia e in Italia.
Pietro però è un ragazzo umile che cresce senza i valori perversi della mafia.
A scuola va bene e non ha mai avuto, nella sua pur breve vita, nemmeno una multa o una segnalazione all'autorità giudiziaria.
Un ragazzo modello che vuole giocare a pallone e lo fa molto bene.
Pietro è completamente al di fuori di ogni dinamica processuale familiare.
Lo prende a giocare una squadra di serie B per il campionato Primavera. Quella squadra è il mio Cosenza, i colori della mia vita.
Pietro gioca bene e si guadagna la stima dell'allenatore Ferraro. Negli spogliatoi è, a detta dei suoi compagni, è il più educato di tutti. Mai una sbambuneria, mai una parola in più, mai un accenno di malandrineria. E' benvoluto da tutti gli addetti ai lavori del settore giovanile, compreso il massimo responsabile Mezzina.
Insomma, un calciatore bravo sul quale puntare per il futuro ed un orgoglio nel vedere la mia società che non ha remore nell'accogliere un ragazzo che vuole riscattarsi da colpe non sue.
Però ad un certo punto il padre di Pietro viene condannato dal tribunale di Messina. Per fatti in cui Pietro non c'entra niente. Non c'è un solo rigo processuale che parli di lui, perchè lui da quella storie è sempre stato fuori.
Il Presidente del mio Cosenza decide però che Pietro non deve fare più parte della squadra. La condanna del padre, a suo modo di vedere, sporcherebbe la maglia rossoblu.
Il ragazzo pare (perchè di questo particolare non ho certezza) venga lasciato solo in albergo e gli viene detto che non c'è più spazio per lui.
La condanna del padre (non sua perchè lui non ha condanne se non quella di avere un cognome) segna la fine del suo sogno, almeno per adesso. A Cosenza per lui non c'è più spazio. Vaglielo a spiegare ad un ragazzo di 17 anni, educato e bravo a pallone, che non può più giocare con i suoi compagni perchè...hanno condannato suo padre.
Ho aspettato qualche giorno con la speranza che il Cosenza Calcio desse un'altra versione ma niente. Silenzio assoluto.
Nel frattempo l'allenatore della squadra Primavera, Ferraro, che conosce il ragazzo perfettamente e ne loda le qualità umane, non ci sta e si ribella ad una decisione forcaiola. Risultato? Viene esonerato.
Tifo Cosenza da quando ho visto la luce del mondo. Ho il sangue, le vene, il cuore e tutti gli organi vitali di colore rossoblu. Amo la mia squadra del cuore come non ho mai amato nessuna donna. L'amore per essa è secondo solo a quello di mio figlio.
Ho vissuto retrocessioni, sconfitte umilianti, una partita desolante tra due Cosenza, due fallimenti, presidenti malavitosi ed altri improbabili macchiette.
Ma non mi sono mai vergognato così tanto di essere tifoso del Cosenza, il mio Cosenza.
Scusa Pietro, ti porgo le mie scuse da cosentino e con il cuore in mano.
Giocherai ancora a calcio, in posti dove un presidente non ti caccerà dalla squadra per una colpa non tua. Avrai soddisfazioni e gioie, dolori e rimpianti. Come tutti i ragazzi di questo mondo.
Il tuo cognome non ti perseguiterà, non dovrà più farlo.
In un mondo giusto le colpe dei padri non ricadono sui figli. Quel passo della bibbia è infame come infame è ciò che ho visto in questi giorni. Oggi ti sento figlio mio.
So già che verrò accusato da leccaculo impenitenti di essere contro il Cosenza o addirittura favorire la mafia. I leccaculo sono in servizio permanente effettivo e non si riposano mai. Li compatirò, come sempre. Ma lo dovevo ad un ragazzo di 17 anni che piange per un sogno infranto da colletti bianchi .
Un abbraccio, Pietro.
Se i fatti sono quelli ipotizzati da lui, questo post riscatta, chi lo ha scritto, dalla cazzata dei giorni scorsi. Anzi, in parte. Troppo tenero.