Minaccia ha scritto: ↑mercoledì 19 agosto 2020, 17:01
Stavo guardando la youth League e nello specifico il Salisburgo, squadra che da quando è entrata nell'orbita redbull è diventata un punto di riferimento per il calcio giovanile. Ovviamente ha dovuto rinunciare alle sua identità, al nome che ora è quello dello sponsor, addirittura ai suoi colori, sostituendo l'originale viole con bianco perla - rosso fluo della redbull, e ha organizzato un sistema giovanile all'avanguardia in Europa. Milioni di euro spesi in osservatori, strutture, medici, eccetera. Un investimento enorme che però già rientra perché il settore giovanile produce potenziali fenomeni a raffica, specie di origine africana.
Ora, è chiaro che non è questo che si chiede a Guarascio. Cioè, è esattamente questo, solo che ovviamente in proporzione. Un investimento nella società di calcio che consti in giocatori forti di proprietà ma anche in campi di allenamento, foresterie, strutture per il settore giovanile, eccetera.
Riflettevo su quale fosse il problema, l'ostacolo, e ni sono risposto che è Guarascio. Cioè, Guarascio NON è un investitore. Non lo è professionalmente, come tutti quelli che lavorano con il pubblico (nel senso di enti pubblici), e men che meno lo è nel calcio. Ha preso la società di calcio in una situazione particolare e non ha mai inteso trattarla come un investimento. Non è nella sua natura.
Io mi immedesimo e lo capisco pure.
Cioè, pensandoci: se io come avvocato voglia la MARONNA un domani arrivo a fatturare tipo trecentomila all'anno, come gli avvocati medio-grandi (manco tanto), teoricamente avrò abbastanza soldi per tentare un investimento: che so, prendere la maggioranza di una ditta che produce un bene che si reputa in futuro sarà vendutissimo.
Ma sempre avvocato resto: non lo farò mai. Non metterò mai i miei soldi in qualcosa che pur potendomi permettere e pur dando prospettive di grossi guadagni non è nella mia natura.
Per Guarascio credo sia lo stesso. Lui ha il suo guadagno dal Cosenza, un guadagno dovuto al suo cul* immane, a una serie B che dopo due anni ancora manco noi ci rendiamo conto davvero, al fatto che limitandosi al minimo spende gli introiti che arrivano dalla lega e il resto (sponsor, botteghini, TV, ecc) è tutto suo, e tanto gli basta.
Se mettesse i soldi che indubbiamente ha investendo in strutture, campi, centri sportivi, ecc, potrebbe poi ricavare dieci volte tanto ogni anno, producendosi i giocatori in casa, realizzando plusvalenze mostruose, eccetera. Se facesse l'investitore. Ma lui non lo è.
Le cose cambieranno forse tra un anno o dieci o venti, quando come ogni cosa il suo ciclo finirà e lui cederà la società, e se quel giorno la cederà a qualcuno che vorrà davvero investire nel calcio allora si faranno quei passi che oggi a noi sembrano dovuti e a lui sembrano fuori programma.
Fino ad allora non credo ci saranno cambiamenti.
Uno abituato per forma mentis a ricavare il suo, stiparsi il guadagno sotto il materasso e vivere (da ricco) così, non cambierà mai modo di essere e pensare giocandosi i soldi ai dadi. Con molte più possibilità di vincere rispetto ai dadi veri, beninteso, ma per lui non sposta nulla la possibilità forte che l'investimento rientri e porti soldi.