Brocchi e catenaccio: così siamo tornati indietro

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Brocchi e catenaccio: così siamo tornati indietro

Messaggio da marcello77 »

Articolo interessantissimo di Gianni Mura, su Repubblica, sul declino del nostro calcio.

Brocchi e catenaccio: così siamo tornati indietro.

Sarà l’approssimarsi del mondiale, sarà che la pazienza è agli sgoccioli, sarà il successo del film di Sorrentino, fatto sta che in tanti si sono accorti della povertà media del gioco del calcio in Italia. Media perché qualcosa da salvare c’è. La cosa più grave non è che siamo fermi, è che siamo tornati indietro, e non può dipendere solo dal massiccio arrivo di stranieri. Dalla qualità, semmai.C’è stato un tempo non lontano in cui anche le squadre di provincia avevano autentici campioni: l’Udinese Edinho e Zico, il Cagliari Francescoli e Fonseca, il Pescara Junior e Sliskovic. Oggi molte squadre, le milanesi in particolare, sono imbottite di stranieri di discutibile livello.

Perché si gioca male? Tentativo di risposta per punti.

1. La crisi economica incoraggia il partito dei piccoli passi. Non possiamo permetterci Messi o CR7. Giusto. Allora, tanto varrebbe lavorare meglio sui vivai e costruirsi il buon giocatore in casa, come sempre s’è fatto fino agli anni ‘90. Questo vale per giovani italiani e stranieri.

2. Gli allenatori di A e B sono in perenne discussione, bastano due o tre risultati storti per far traballare una panchina. Da qui una scarsissima voglia di rischiare, da qui un atteggiamento tattico che mira più a bloccare il gioco altrui che a imporre il proprio. Da qui un infoltimento di centrocampo e difesa, la solita tonnara, sperando nel contropiede buono. Il catenaccio, scacciato dalla porta, è rientrato dalla finestra. Si gioca, anche tra squadre di pari rango, per beccare un gol in meno e non per farne uno in più. Il catenaccio, bisogna anche saperlo fare. Quanti contropiede in superiorità numerica abbiamo visto sfumare per imprecisione nell’ultimo passaggio?

3. Il calendario troppo fitto rende praticamente impossibile un serio allenamento. In compenso, le rose molto più vaste dovrebbero suggerire un’alternanza forte, ma poi finisce che giocano sempre gli stessi, con pochi ritocchi. E così coi primi caldi ci sono giocatori già bolliti e altri freschissimi, perché poco usati. Questo vale per le squadre impegnate in Europa. Le altre non hanno giustificazioni.

4. È tramontata la figura dell’allenatore-maestro (come Liedholm, come Bagnoli). Oggi è un gestore di risorse umane, non ha tempo né voglia di insegnare, anche i fondamentali se occorre, a ragazzi che si presentano (e sono stolidamente retribuiti) come fossero già “imparati”.

5. Spagna-Italia non è stata solo una lezione di tecnica, ma di velocità e di condizione atletica. Di ritmo, in una parola sola, che in Italia molte squadre abbassano e poi, fuori d’Italia, non sanno reggere. Strano, in un periodo in cui tutto s’è sacrificato al muscolo, a partire dalla tecnica e della leggerezza. Strano ma vero.

6. Il clima. Il nostro continua a essere cupo, in stadi semideserti che non invogliano a grandi recite. Ma dove sono i grandi interpreti? Il nostro è il calcio delle puncicate, dei bomboni, dei cori razzisti o antisemiti, delle simulazioni, degli abbracci o dei cazzotti in area. È un calcio che ignora il concetto di festa, di allegria. La bellezza gli è estranea. Oppure è liquidata come merce per gonzi, per sognatori.

7. La bellezza non è necessariamente un colpo di tacco, un gol a palombella o con una botta da 30 metri, o due dribbling di fila. È nel coraggio, nella lotta, nella dignità, nella lealtà, nella fantasia, nell’armonia della manovra, nella sorpresa di un gesto. Ma è, alla base, nel saper fare il proprio mestiere. Saper cosa fare di un pallone tra i piedi.

8. Le pay, che esaltano lo spettacolo anche quando non c’è, sono un boomerang. Aprono finestre su altri campionati. Scopriamo che si gioca meglio altrove. Notiamo un altro modo di giocare, altro pubblico, altro spirito. Eppure i procuratori hanno potere anche lì, anche lì nessuno gioca per perdere e conta il risultato. Qui si sente molto parlare di filosofia e di progetti, ma si fatica a vederne l’ombra. Ci vuole tempo. C’è tempo?

9. Si parla molto di nuovi stadi, ma se gli attori non sanno recitare restano guitti anche nel miglior teatro del mondo. Al di là della partita giocata, il calcio in Italia è moviola, arbitri, aiutini e aiutoni, insulti, permalosità. Ognuno guardi in casa sua e di quella al massimo parli. Così non circolano idee, si resta nella palude della banalità. Che si discuta di bellezza è già qualcosa. Non so quanto durerà l’eventuale dibattito. Poco, penso. E comunque la tessera di aderente al gruppo dei mendicanti di bellezza (la definizione è di Eduardo Galeano) me la tengo stretta.

Gianni Mura - La Repubblica dell'11 marzo 2014.
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Re: Brocchi e catenaccio: così siamo tornati indietro

Messaggio da Opus »

Nel mio piccolo, ho sempre pensato a due cose:

Perchè in serie D le società devono star lì a scervellarsi a schierare un under '95, un under '96 ecc (fra un pò li obbligheranno a schierare un neonato...) eppoi le nostre belle società se ne vanno a fare supermercato all'estero?

Perchè in Italia si parla tanto di calcio? E' una cosa quasi morbosa...ossessiva...negli altri paesi non esiste...
Come diceva Tilli durante la telecronaca dei mondiali indoor di atletica leggera trasmessi in diretta domenica su RAI SPORT1 ai figli degli amici si chiede oramai "Che classe fai? In che squadra giochi?" dando per scontato che il figlio dei nostri amici vada a calcio...non ad atletica, ecc.ecc.

Potrebbero essere due dei mali del nostro calcio.
L'esterofilia quando in Italia abbiamo bei giocatori e l'enorme pressione che c'è sul calcio...
Forse dovremmo iniziare a guardare anche un pò più di rugby e magari mandare i nostri figli a fare Atletica Leggera....
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Re: Brocchi e catenaccio: così siamo tornati indietro

Messaggio da marcello77 »

Opus ha scritto:Nel mio piccolo, ho sempre pensato a due cose:

Perchè in serie D le società devono star lì a scervellarsi a schierare un under '95, un under '96 ecc (fra un pò li obbligheranno a schierare un neonato...) eppoi le nostre belle società se ne vanno a fare supermercato all'estero?

Perchè in Italia si parla tanto di calcio? E' una cosa quasi morbosa...ossessiva...negli altri paesi non esiste...
Come diceva Tilli durante la telecronaca dei mondiali indoor di atletica leggera trasmessi in diretta domenica su RAI SPORT1 ai figli degli amici si chiede oramai "Che classe fai? In che squadra giochi?" dando per scontato che il figlio dei nostri amici vada a calcio...non ad atletica, ecc.ecc.

Potrebbero essere due dei mali del nostro calcio.
L'esterofilia quando in Italia abbiamo bei giocatori e l'enorme pressione che c'è sul calcio...
Forse dovremmo iniziare a guardare anche un pò più di rugby e magari mandare i nostri figli a fare Atletica Leggera....
Io ho sempre seguito il tennis, quasi più del calcio.
Purtroppo non posso più giocarci, causa infortunio al ginocchio, ma è uno sport che adoro.
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Re: Brocchi e catenaccio: così siamo tornati indietro

Messaggio da Opus »

marcello77 ha scritto:
Opus ha scritto:Nel mio piccolo, ho sempre pensato a due cose:

Perchè in serie D le società devono star lì a scervellarsi a schierare un under '95, un under '96 ecc (fra un pò li obbligheranno a schierare un neonato...) eppoi le nostre belle società se ne vanno a fare supermercato all'estero?

Perchè in Italia si parla tanto di calcio? E' una cosa quasi morbosa...ossessiva...negli altri paesi non esiste...
Come diceva Tilli durante la telecronaca dei mondiali indoor di atletica leggera trasmessi in diretta domenica su RAI SPORT1 ai figli degli amici si chiede oramai "Che classe fai? In che squadra giochi?" dando per scontato che il figlio dei nostri amici vada a calcio...non ad atletica, ecc.ecc.

Potrebbero essere due dei mali del nostro calcio.
L'esterofilia quando in Italia abbiamo bei giocatori e l'enorme pressione che c'è sul calcio...
Forse dovremmo iniziare a guardare anche un pò più di rugby e magari mandare i nostri figli a fare Atletica Leggera....
Io ho sempre seguito il tennis, quasi più del calcio.
Purtroppo non posso più giocarci, causa infortunio al ginocchio, ma è uno sport che adoro.
Infatti io pensavo anche alla Spagna.
Dove non solo il calcio impera ma nel basket sono dei gran campioni e nel tennis idem (e la pallamano spagnola? Grandissimi piazzamenti nei mondiali, europei e olimpiadi).
In Italia perchè no? Perchè l'unica alternativa alla scuola calcio è....la scuola calcio...
Paradossalmente secondo me, con minori pressioni il nostro calcio sarebbe migliore.
Opus
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Re: Brocchi e catenaccio: così siamo tornati indietro

Messaggio da Opus »

Così di sicuro non andiamo avanti...cose di pazzi...


http://www.repubblica.it/sport/2014/03/ ... =HRESS-3#1

E’ certamente un fatto involontario però sempre una brutta gaffe resta. Il titolo “Sulla Forca”, e accanto le immagini di Seedorf e Balotelli, è brutto e fuori luogo . E in un primo momento, in un’immagine precedente, c’era anche la forca vera e propria. E’ capitato alla Domenica Sportiva

di FABRIZIO BOCCA