Ilva: telefonata choc di Vendola
-
- Moderatore
- Messaggi: 3398
- Iscritto il: sabato 12 maggio 2007, 11:24
- Genere: Seleziona
- Località: Cosenza
- Ha ringraziato: 8 volte
- Sei stato ringraziato: 75 volte
Ilva: telefonata choc di Vendola
Ilva, la telefonata choc di Vendola: risate al telefono per le domande sui tumori.
Nel luglio del 2010 il leader di Sel viene intercettato con Girolamo Archinà, il pr della famiglia Riva. "Dica che non mi sono defilato". E dà della 'faccia da provocatore' a chi chiedeva spiegazioni sui morti. Per tutta la giornata di ieri non ha risposto al Fatto.
E’ il 19 novembre 2009. La conferenza stampa di presentazione del “Rapporto ambiente e sicurezza” dell’Ilva è appena terminata. Luigi Abbate, giornalista dell’emittente tarantina Blustar Tv, si avvicina a Emilio Riva, 87enne ex patron dell’acciaio e gli chiede: “La realtà non è così rosea visti i tanti morti per tumore…”. Riva non è abituato a domande scomode. Abbozza una risposta bofonchiando: “Ve li siete inventati” e si salva grazie all’intervento del suo addetto alle relazioni istituzionali Girolamo Archinà, che strappa letteralmente il microfono dalle mani del giornalista. Il video finisce su Youtube e comincia a fare il giro d’Italia. Diversi mesi più tardi, nel luglio del 2010, appena tornato da un viaggio in Cina anche Nichi Vendola lo vede. A mostrarglielo sono stati “degli amici di Roma”, in quei giorni interessati al caso Ilva perché in quei giorni l’azienda era tornata sulle pagine dei giornali a causa della diffusione dei dati dell’Arpa sui livelli allarmanti di benzo(a)pirene a Taranto. Il video della conferenza stampa sarà al centro di una telefonata tra il governatore della Puglia e Archinà, considerato dai pm la “longa manus” dei Riva.
Nell’intercettazione, il governatore di Puglia ride di gusto dicendo ad Archinà di aver apprezzato “lo scatto felino”. Confessa di essersi divertito insieme al suo capo di gabinetto. Definisce una “scena fantastica” l’immagine di Archinà che impedisce al giornalista di intervistare Emilio Riva. Il leader di Sel, ridendo, rivolge anche i suoi “complimenti” ad Archinà. Non solo. Riferendosi al giornalista lo definisce una “faccia di provocatore”. Vendola, che afferma di aver fatto davvero le battaglie a difesa della vita e della salute, suggerisce di “stringere i denti” di fronte a questi improvvisatori “senza arte né parte”. E aggiunge: “Dite a Riva che il presidente non si è defilato”.
Oggi Nichi Vendola è tra i 53 indagati dell’inchiesta “Ambiente svenduto”. Per la procura di Taranto, che ha coordinato l’attività investigativa della Guardia di finanza, il leader di Sinistra ecologia e libertà ha fatto pressioni sul direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, perché ammorbidisse il suo atteggiamento nei confronti dell’Ilva. Concussione. Girolamo Archinà, invece, è finito in carcere il 27 novembre 2012. Associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Sono le ipotesi di reato da cui dovrà difendersi l’ex pr dell’Ilva insieme a Emilio, Fabio e Nicola Riva, all’ex direttore della fabbrica Luigi Capogrosso. Ma non è tutto. Archinà, infatti, è accusato anche di corruzione in atti giudiziari per aver versato una tangente di diecimila euro a Lorenzo Liberti, ex consulente della procura, incaricato di svolgere una perizia sulle emissioni nocive dello stabilimento siderurgico. Nel corso dell’inchiesta è anche emerso come molti cronisti locali (e alcune testate) fossero di fatto a libro paga di Archinà. Soldi per nascondere lo scandalo inquinamento e, soprattutto, per non fare domande.
Per tutta la giornata di giovedì 14 novembre i cronisti de Il Fatto Quotidiano hanno provato a contattare telefonicamente Vendola e i suoi collaboratori. Il cellulare del governatore ha sempre suonato a vuoto. E nonostante l’invio di sms, il leader di Sel non ha mai risposto nè richiamato.
Redazione Il Fatto Quotidiano - 15 novembre 2013.
[youtube]eAMgpUudYs4[/youtube]
[youtube]TUoxMIrPIxU[/youtube]
Sinistra Ecologia e Libertà
Nel luglio del 2010 il leader di Sel viene intercettato con Girolamo Archinà, il pr della famiglia Riva. "Dica che non mi sono defilato". E dà della 'faccia da provocatore' a chi chiedeva spiegazioni sui morti. Per tutta la giornata di ieri non ha risposto al Fatto.
E’ il 19 novembre 2009. La conferenza stampa di presentazione del “Rapporto ambiente e sicurezza” dell’Ilva è appena terminata. Luigi Abbate, giornalista dell’emittente tarantina Blustar Tv, si avvicina a Emilio Riva, 87enne ex patron dell’acciaio e gli chiede: “La realtà non è così rosea visti i tanti morti per tumore…”. Riva non è abituato a domande scomode. Abbozza una risposta bofonchiando: “Ve li siete inventati” e si salva grazie all’intervento del suo addetto alle relazioni istituzionali Girolamo Archinà, che strappa letteralmente il microfono dalle mani del giornalista. Il video finisce su Youtube e comincia a fare il giro d’Italia. Diversi mesi più tardi, nel luglio del 2010, appena tornato da un viaggio in Cina anche Nichi Vendola lo vede. A mostrarglielo sono stati “degli amici di Roma”, in quei giorni interessati al caso Ilva perché in quei giorni l’azienda era tornata sulle pagine dei giornali a causa della diffusione dei dati dell’Arpa sui livelli allarmanti di benzo(a)pirene a Taranto. Il video della conferenza stampa sarà al centro di una telefonata tra il governatore della Puglia e Archinà, considerato dai pm la “longa manus” dei Riva.
Nell’intercettazione, il governatore di Puglia ride di gusto dicendo ad Archinà di aver apprezzato “lo scatto felino”. Confessa di essersi divertito insieme al suo capo di gabinetto. Definisce una “scena fantastica” l’immagine di Archinà che impedisce al giornalista di intervistare Emilio Riva. Il leader di Sel, ridendo, rivolge anche i suoi “complimenti” ad Archinà. Non solo. Riferendosi al giornalista lo definisce una “faccia di provocatore”. Vendola, che afferma di aver fatto davvero le battaglie a difesa della vita e della salute, suggerisce di “stringere i denti” di fronte a questi improvvisatori “senza arte né parte”. E aggiunge: “Dite a Riva che il presidente non si è defilato”.
Oggi Nichi Vendola è tra i 53 indagati dell’inchiesta “Ambiente svenduto”. Per la procura di Taranto, che ha coordinato l’attività investigativa della Guardia di finanza, il leader di Sinistra ecologia e libertà ha fatto pressioni sul direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, perché ammorbidisse il suo atteggiamento nei confronti dell’Ilva. Concussione. Girolamo Archinà, invece, è finito in carcere il 27 novembre 2012. Associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Sono le ipotesi di reato da cui dovrà difendersi l’ex pr dell’Ilva insieme a Emilio, Fabio e Nicola Riva, all’ex direttore della fabbrica Luigi Capogrosso. Ma non è tutto. Archinà, infatti, è accusato anche di corruzione in atti giudiziari per aver versato una tangente di diecimila euro a Lorenzo Liberti, ex consulente della procura, incaricato di svolgere una perizia sulle emissioni nocive dello stabilimento siderurgico. Nel corso dell’inchiesta è anche emerso come molti cronisti locali (e alcune testate) fossero di fatto a libro paga di Archinà. Soldi per nascondere lo scandalo inquinamento e, soprattutto, per non fare domande.
Per tutta la giornata di giovedì 14 novembre i cronisti de Il Fatto Quotidiano hanno provato a contattare telefonicamente Vendola e i suoi collaboratori. Il cellulare del governatore ha sempre suonato a vuoto. E nonostante l’invio di sms, il leader di Sel non ha mai risposto nè richiamato.
Redazione Il Fatto Quotidiano - 15 novembre 2013.
[youtube]eAMgpUudYs4[/youtube]
[youtube]TUoxMIrPIxU[/youtube]
Sinistra Ecologia e Libertà
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!
-
- Assiduo
- Messaggi: 622
- Iscritto il: lunedì 21 luglio 2008, 20:38
- Genere: Seleziona
- Ha ringraziato: 0
- Sei stato ringraziato: 0
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
Traditore. Ed io che avevo creduto che lui potesse essere il "cambiamento"
ma jatiafanculo, TUTTI!
ma jatiafanculo, TUTTI!
Una malattia che non va più via
La mia modesta funzione all'interno di questo forum è moderare gli altri, non me stesso (cit.)
La mia modesta funzione all'interno di questo forum è moderare gli altri, non me stesso (cit.)
-
- Veterano
- Messaggi: 3399
- Iscritto il: lunedì 5 novembre 2007, 11:04
- Genere: Seleziona
- Ha ringraziato: 0
- Sei stato ringraziato: 0
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
a ca sinistra e libertà :omarcello77 ha scritto:Sinistra Ecologia e Libertà
Lode a te
-
- Partecipante
- Messaggi: 262
- Iscritto il: martedì 14 luglio 2009, 14:51
- Genere: Seleziona
- Località: Martirano Lombardo
- Ha ringraziato: 0
- Sei stato ringraziato: 0
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
Ci ha tradito! Credevo in lui e me ne allontanai già tre anni addietro, ora ho la conferma.
Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati(Bertolt Brecht)
-
- Moderatore
- Messaggi: 3398
- Iscritto il: sabato 12 maggio 2007, 11:24
- Genere: Seleziona
- Località: Cosenza
- Ha ringraziato: 8 volte
- Sei stato ringraziato: 75 volte
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
Io credetti in lui per pochissimo tempo.
Già quando cominciò a parlare di grande coalizione per sconfiggere Berlusconi (era il 2010 o 2011), capii che eravamo di fronte ad un nuovo D'Alema. Non mi sbagliavo.
Pochissimi mesi fa litigai con mio padre (lo faccio comunque tutti i giorni), perchè parlava male di Vendola poichè omosessuale. "Bisogna criticarlo sul piano politico e non per quello", gli dissi. Spero che in molti ora aprano gli occhi..........specialmente a sinistra.
Già quando cominciò a parlare di grande coalizione per sconfiggere Berlusconi (era il 2010 o 2011), capii che eravamo di fronte ad un nuovo D'Alema. Non mi sbagliavo.
Pochissimi mesi fa litigai con mio padre (lo faccio comunque tutti i giorni), perchè parlava male di Vendola poichè omosessuale. "Bisogna criticarlo sul piano politico e non per quello", gli dissi. Spero che in molti ora aprano gli occhi..........specialmente a sinistra.
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!
-
- Moderatore
- Messaggi: 3398
- Iscritto il: sabato 12 maggio 2007, 11:24
- Genere: Seleziona
- Località: Cosenza
- Ha ringraziato: 8 volte
- Sei stato ringraziato: 75 volte
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
Vendola, da Cancellieri a Berlusconi. Tutte le volte che Nichi ha chiesto le dimissioni.
Il presidente della Puglia sul Guardasigilli: "Quella telefonata presenta un quadro di assoluta inopportunità, il ministro della Giustizia avrebbe fatto bene a rassegnare le dimissioni". Chiesto il passo indietro anche ad Alfano e Idem. E alcune volte anche a Silvio Berlusconi. Invocando in alcuni casi la dignità, in altre l'opportunità.
L’ultima volta che ha chiesto le dimissioni di un politico è accaduto la mattina di venerdì 15 novembre: quelle di Annamaria Cancellieri. ”Quella telefonata presenta un quadro di assoluta inopportunità, il ministro della Giustizia avrebbe fatto bene a rassegnare le dimissioni” diceva rispondendo a una domanda sulla vicenda che ha visto coinvolta il Guardasigilli in relazione al caso Ligresti. Ma Nichi Vendola, il presidente della Puglia nella bufera per l’intercettazione con il pr della famiglia Riva, lo ha fatto già altre volte. Con Alfano e Storace, con la Idem e la Lanzillotta. E ovviamente con Silvio Berlusconi. Invocando in alcuni casi la dignità, in altre l’opportunità.
“Credo che si tratti di un atto dovuto’” diceva commentando il passo indietro dell’allora ministro della Salute Francesco Storace. ”Di fronte a uno scandalo di queste proporzioni si tratta davvero di un atto dovuto”. Era l’ottobre del 2006 e l’esponente dell’allora An era finito nell’inchiesta dello spionaggio. Accuse da cui poi il presidente de “La Destra” è stato condannato in primo, ma assolto in secondo grado. Nello stesso periodo Vendola aveva chiesto le dimissioni dell’allora ministro degli Affari Regionali, Linda Lanzillotta dopo che il governo aveva impugnato la legge sull’assestamento di bilancio.
”Con le sue dimissioni Scajola ha dimostrato che la sua posizione era indifendibile” diceva il presidente di Sel commentando il passo indietro del ministro dello Sviluppo per lo scandalo della casa vista Colosseo. ”Il primo sentimento che ho provato per questa vicenda è di tristezza, con l’immagine del declino di un Paese che si incarna dentro questa continua sensazione di perdita dell’ethos pubblica, dove la classe dirigente non riesce a dare alcuna prospettiva del futuro e non ha autorevolezza morale”.
Di Berlusconi Vendola ha chiesto più volte le dimissioni. Tra gli ultimi casi quelli riguardanti le dichiarazioni dell’ex premier sugli omosessuali (”Meglio essere appassionati di belle ragazze che di gay”) e per l’inchiesta relativa al caso Ruby, per cui il Cavaliere è stato condannato in primo grado: ”Credo che debba sgomberare il campo perché il paese sta marcendo grazie a Berlusconi”.
“Io penso che il ministro Idem farebbe bene a rassegnare le dimissioni perché cosi si fa” aveva detto lo scorso giugno Vendola puntando il dito anche contro i giornali. “Vedo una scena paradossale quella di un ministro imprigionato dalla campagna politico-mediatica delle vicende delle irregolarità fiscali. Penso che il ministro farebbe bene a rassegnare le dimissioni, perché così si fa. Ma sono stupito che questa campagna è orchestrata dai giornali di quello che probabilmente è uno dei più grandi evasori fiscali della storia d’Italia”.
Vendola aveva poi chiesto lo scorso luglio al ministro dell’Interno Angelino Alfano di rendere conto del pasticcio diplomatico che aveva coinvolto la famiglia del dissidente kazako, consegnata al regime del Kazakhistan: “Non ci si può ipocritamente lavare la coscienza con due parolette. Aspettiamo ora dal titolare del Viminale il passo conseguente”.
Redazione Il Fatto Quotidiano - 15 novembre 2013.
DIMETTITI!!!
Il presidente della Puglia sul Guardasigilli: "Quella telefonata presenta un quadro di assoluta inopportunità, il ministro della Giustizia avrebbe fatto bene a rassegnare le dimissioni". Chiesto il passo indietro anche ad Alfano e Idem. E alcune volte anche a Silvio Berlusconi. Invocando in alcuni casi la dignità, in altre l'opportunità.
L’ultima volta che ha chiesto le dimissioni di un politico è accaduto la mattina di venerdì 15 novembre: quelle di Annamaria Cancellieri. ”Quella telefonata presenta un quadro di assoluta inopportunità, il ministro della Giustizia avrebbe fatto bene a rassegnare le dimissioni” diceva rispondendo a una domanda sulla vicenda che ha visto coinvolta il Guardasigilli in relazione al caso Ligresti. Ma Nichi Vendola, il presidente della Puglia nella bufera per l’intercettazione con il pr della famiglia Riva, lo ha fatto già altre volte. Con Alfano e Storace, con la Idem e la Lanzillotta. E ovviamente con Silvio Berlusconi. Invocando in alcuni casi la dignità, in altre l’opportunità.
“Credo che si tratti di un atto dovuto’” diceva commentando il passo indietro dell’allora ministro della Salute Francesco Storace. ”Di fronte a uno scandalo di queste proporzioni si tratta davvero di un atto dovuto”. Era l’ottobre del 2006 e l’esponente dell’allora An era finito nell’inchiesta dello spionaggio. Accuse da cui poi il presidente de “La Destra” è stato condannato in primo, ma assolto in secondo grado. Nello stesso periodo Vendola aveva chiesto le dimissioni dell’allora ministro degli Affari Regionali, Linda Lanzillotta dopo che il governo aveva impugnato la legge sull’assestamento di bilancio.
”Con le sue dimissioni Scajola ha dimostrato che la sua posizione era indifendibile” diceva il presidente di Sel commentando il passo indietro del ministro dello Sviluppo per lo scandalo della casa vista Colosseo. ”Il primo sentimento che ho provato per questa vicenda è di tristezza, con l’immagine del declino di un Paese che si incarna dentro questa continua sensazione di perdita dell’ethos pubblica, dove la classe dirigente non riesce a dare alcuna prospettiva del futuro e non ha autorevolezza morale”.
Di Berlusconi Vendola ha chiesto più volte le dimissioni. Tra gli ultimi casi quelli riguardanti le dichiarazioni dell’ex premier sugli omosessuali (”Meglio essere appassionati di belle ragazze che di gay”) e per l’inchiesta relativa al caso Ruby, per cui il Cavaliere è stato condannato in primo grado: ”Credo che debba sgomberare il campo perché il paese sta marcendo grazie a Berlusconi”.
“Io penso che il ministro Idem farebbe bene a rassegnare le dimissioni perché cosi si fa” aveva detto lo scorso giugno Vendola puntando il dito anche contro i giornali. “Vedo una scena paradossale quella di un ministro imprigionato dalla campagna politico-mediatica delle vicende delle irregolarità fiscali. Penso che il ministro farebbe bene a rassegnare le dimissioni, perché così si fa. Ma sono stupito che questa campagna è orchestrata dai giornali di quello che probabilmente è uno dei più grandi evasori fiscali della storia d’Italia”.
Vendola aveva poi chiesto lo scorso luglio al ministro dell’Interno Angelino Alfano di rendere conto del pasticcio diplomatico che aveva coinvolto la famiglia del dissidente kazako, consegnata al regime del Kazakhistan: “Non ci si può ipocritamente lavare la coscienza con due parolette. Aspettiamo ora dal titolare del Viminale il passo conseguente”.
Redazione Il Fatto Quotidiano - 15 novembre 2013.
DIMETTITI!!!
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!
-
- Moderatore
- Messaggi: 3398
- Iscritto il: sabato 12 maggio 2007, 11:24
- Genere: Seleziona
- Località: Cosenza
- Ha ringraziato: 8 volte
- Sei stato ringraziato: 75 volte
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
Adesso i magistrati hanno liquidato “Sel”.
I magistrati, dopo aver affossato l'amnistia, ieri hanno liquidato "Sel", cioè l'unico partito della sinistra presente in Parlamento. Lo hanno fatto violando di nuovo la legge e consegnando alla redazione del "Fatto Quotidiano" una intercettazione che riguarda Nichi Vendola. L'intercettazione è quella di un suo colloquio amichevole con il portavoce dei padroni dell'Ilva, che naturalmente non svela nessunissimo reato ma, come è ovvio, mette in cattiva luce il leader di Sel e ne intacca il prestigio. Qualunque intercettazione telefonica, in genere, intacca il prestigio dell'intercettato. Le operazioni politiche dei giudici ormai si fondano quasi tutte su questo meccanismo. Forniscono ad alcuni giornali (di norma o "Il Fatto" o "Repubblica") alcune intercettazioni, violando il segreto e la legge che lo impone, e in questo modo a prescindere dai contenuti delle telefonate sputtanano chi vogliono sputtanare. La Cancellieri l'hanno sputtanata per un motivo chiaro e semplice: bloccare l'amnistia alla quale la ministra stava lavorando e che gran parte della magistratura non vuole. Nel caso di Vendola il "movente" dell'aggressione giudiziaria è meno chiaro: forse riguarda il potere in Puglia, forse è solo un favore da fare a Grillo. Naturalmente una colpa Sel ce l'ha. Una sola colpa: di non essersi battuta contro le sopraffazioni della magistratura, il proliferare delle intercettazioni e il loro uso politico. Per paura di apparire amica di Berlusconi Sel, soprattutto negli ultimi tempi, ha attenuato fortemente il suo profilo garantista. Ora è molto difficile correre ai ripari, per quel che riguarda la figura di Nichi Vendola, che resta uno dei migliori prodotti della politica italiana degli ultimi vent'anni e che era l'unico leader di sinistra, intelligente e prestigioso, sopravvissuto agli anni tremendo del berlusconismo. Però una cosa si può fare: saldare un fronte garantista che a partire dalla difesa di Nichi e della Cancellieri affronti a volto scoperto la battaglia contro il populismo e contro il giustizialismo che stanno travolgendo la civiltà italiana. Partendo da dove? Intanto dal sostegno ai referendum radicali, e poi da una battaglia strenua per chiedere la riforma della giustizia e per mettere sotto controllo lo strapotere della magistratura.
Editoriale Piero Sansonetti - L'Ora della Calabria del 16/11/2013.
Giusto un colloquio amichevole.............
I magistrati, dopo aver affossato l'amnistia, ieri hanno liquidato "Sel", cioè l'unico partito della sinistra presente in Parlamento. Lo hanno fatto violando di nuovo la legge e consegnando alla redazione del "Fatto Quotidiano" una intercettazione che riguarda Nichi Vendola. L'intercettazione è quella di un suo colloquio amichevole con il portavoce dei padroni dell'Ilva, che naturalmente non svela nessunissimo reato ma, come è ovvio, mette in cattiva luce il leader di Sel e ne intacca il prestigio. Qualunque intercettazione telefonica, in genere, intacca il prestigio dell'intercettato. Le operazioni politiche dei giudici ormai si fondano quasi tutte su questo meccanismo. Forniscono ad alcuni giornali (di norma o "Il Fatto" o "Repubblica") alcune intercettazioni, violando il segreto e la legge che lo impone, e in questo modo a prescindere dai contenuti delle telefonate sputtanano chi vogliono sputtanare. La Cancellieri l'hanno sputtanata per un motivo chiaro e semplice: bloccare l'amnistia alla quale la ministra stava lavorando e che gran parte della magistratura non vuole. Nel caso di Vendola il "movente" dell'aggressione giudiziaria è meno chiaro: forse riguarda il potere in Puglia, forse è solo un favore da fare a Grillo. Naturalmente una colpa Sel ce l'ha. Una sola colpa: di non essersi battuta contro le sopraffazioni della magistratura, il proliferare delle intercettazioni e il loro uso politico. Per paura di apparire amica di Berlusconi Sel, soprattutto negli ultimi tempi, ha attenuato fortemente il suo profilo garantista. Ora è molto difficile correre ai ripari, per quel che riguarda la figura di Nichi Vendola, che resta uno dei migliori prodotti della politica italiana degli ultimi vent'anni e che era l'unico leader di sinistra, intelligente e prestigioso, sopravvissuto agli anni tremendo del berlusconismo. Però una cosa si può fare: saldare un fronte garantista che a partire dalla difesa di Nichi e della Cancellieri affronti a volto scoperto la battaglia contro il populismo e contro il giustizialismo che stanno travolgendo la civiltà italiana. Partendo da dove? Intanto dal sostegno ai referendum radicali, e poi da una battaglia strenua per chiedere la riforma della giustizia e per mettere sotto controllo lo strapotere della magistratura.
Editoriale Piero Sansonetti - L'Ora della Calabria del 16/11/2013.
Giusto un colloquio amichevole.............
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!
-
- Veterano
- Messaggi: 8796
- Iscritto il: martedì 19 giugno 2012, 10:29
- Genere: Seleziona
- Ha ringraziato: 777 volte
- Sei stato ringraziato: 241 volte
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
Sansonetti, torna nel salotto di vespa! :bad:
GIGI MARULLA NEL CUORE!!! 28/08/2016 catanzaro - COSENZA 0-3
-
- Moderatore
- Messaggi: 3398
- Iscritto il: sabato 12 maggio 2007, 11:24
- Genere: Seleziona
- Località: Cosenza
- Ha ringraziato: 8 volte
- Sei stato ringraziato: 75 volte
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
O ancora meglio dalla D'Urso a parlare di cucina o problematiche di abbigliamento.Lupo 72 ha scritto:Sansonetti, torna nel salotto di vespa! :bad:
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!
-
- Moderatore
- Messaggi: 3398
- Iscritto il: sabato 12 maggio 2007, 11:24
- Genere: Seleziona
- Località: Cosenza
- Ha ringraziato: 8 volte
- Sei stato ringraziato: 75 volte
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
Ilva, Vendola si scusa per le risate. E dice: “Volevo cambiare storia di Taranto”.
"L'unica cosa di cui mi vergogno davvero è di aver riso in quel modo di un giornalista che faceva il suo mestiere, e a cui chiedo scusa - fa sapere il leader di Sel -. La confidenza nelle telefonate con il mio interlocutore ... era normale perché era una confidenza legata a raggiungere degli obiettivi: per me difendere i posti di lavoro".
“L’unica cosa di cui mi vergogno davvero è di aver riso in quel modo di un giornalista che faceva il suo mestiere, e a cui chiedo scusa”. Il giorno successivo alla diffusione della telefonata con Girolamo Archinà (e delle risate per lo “scatto felino” del pr dei Riva, ora agli arresti domiciliari), per Nichi Vendola è quello del mea culpa. Che arriva su Twitter e in un’intervista a Repubblica (non sul Fatto Quotidiano, che invece vuole querelare per diffamazione). Le scuse sono solo per aver riso del giornalista, senza considerare le domande che quel giornalista aveva rivolto a Emilio Riva: spiegazioni sui tumori che uccidono i tarantini.
Sul quotidiano di Largo Fochetti, tuttavia, il pensiero del governatore pugliese non è ‘costretto’ nei 140 caratteri del social network. E’ un’intervista articolata, in cui il leader di Sel risponde puntualmente alle questioni poste dal cronista. Dopo aver sottolineato ancora una volta che non stava ridendo dei tumori ma dell’atteggiamento di Archinà, successivamente Vendola prova a difendersi. Chiedendo scusa. “Provo un po’ di vergogna per aver riso in qualche modo di un giornalista che stava facendo il suo lavoro” ha detto il presidente pugliese, che poi, sull’accenno alla Fiom come “migliore alleato dell’Ilva”, ha provato a spiegare, sottolineando di aver invitato Archinà “ad avere relazioni industriali proprio con chi, in quel momento, loro ritenevano essere il nemico numero uno, quelli cioè con cui era in conflitto”.
Il cronista, tuttavia, gli fa notare che l’ex responsabile della comunicazione e dei rapporti istituzionali dell’Ilva è coinvolto pesantemente nell’inchiesta sul disastro ambientale. Vendola risponde così: “Ci sono a suo carico indizi molto gravi. Con il senno di poi, non posso che rammaricarmi. Sfido chiunque a ripensare a tutte le telefonate, pure quelle confidenziali, avute con le persone che successivamente rivelate essere differenti”.
“La confidenza nelle telefonate con il mio interlocutore, che era il responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, l’ambasciatore della proprietà, era normale perché era una confidenza legata a raggiungere degli obiettivi: per me difendere i posti di lavoro non è una cosa di cui debba vergognarmi” ha poi aggiunto il leader di Sel parlando con i giornalisti al termine del vertice di maggioranza a Bari. “Sono orgoglioso – ha detto il governatore – di aver difeso ogni giorno ogni singolo posto di lavoro cercando di porre tutte le aziende davanti al loro dovere di ‘ambientalizzare’ gli impianti”.
Ai giornalisti che gli chiedevano se fosse pentito di aver fatto quella telefonata, Vendola ha replicato che “ciascuno di noi fa migliaia di telefonate. Il contesto di quella telefonata è quello molto complesso di una stagione in cui dobbiamo provare a spingere l’Ilva sulla strada dell’ambientalizzazione, e il tema di cui discutiamo è il benzo(a)pirene, particolarmente importante su cui noi – ha spiegato Vendola – vogliamo guadagnare dei risultati senza ledere il diritto al lavoro, senza che venga compromessa la questione fondamentale di una città come Taranto, il lavoro. Molti dimenticano che campano dall’Ilva direttamente 20mila famiglie e quello per me è un chiodo fisso”.
Il giorno dopo le polemiche e la bufera mediatica il governatore tenta di spiegare: “Con Archinà sto cercando d’indorare la pillola, di riprendere i contatti, perché quello che mi interessa in quel momento sono le centinaia di lavoratori somministrati, a rischio di perdita del posto, e poi la legge su benzo(a)pirene. Queste sono le cose che mi interessano. Perché avrei dovuto invece vendere la mia anima a Riva? Ho avuto in cambio dei gioielli, dei diamanti, uno yacht, un grattacielo: non ho avuto niente, non c’è neanche un finanziamento lecito che mi riguardi. Quindi, quale era il mio obiettivo se non cambiare la storia di Taranto ridando speranza a quella povera città? Sono dispiaciuto – dive Vendola facendo riferimento al giornalista aggredito da Archinà – ed è del tutto evidente che il maltrattamento era strumentale a quella ‘captatio benevolentiae‘ con il mio interlocutore”.
Vendola ha inviato poi un sms al cronista e poi gli ha telefonato. Luigi Abbate, da parte sua, dice di aver apprezzato la telefonata di Vendola ma di aver “accettato con riserva” le scuse del governatore. “Non metto in dubbio il suo rispetto verso la libertà di stampa, ma il più bel regalo e la più bella forma di scuse sarebbe quella di sostenere nei fatti la sanità tarantina”. A Taranto, spiega Abbate, “si muore di cancro così come si moriva prima, ed i valori degli inquinanti si sono ridotti solo perché l’Ilva ha diversi impianti fermi. Non è una questione personale tra me e Vendola. Le scuse più belle le deve formalizzare alla città”.
“Sul tema dei morti per tumore non c’è nulla da ridere”, aggiunge parlando a Radio Popolare. “Vendola mi ha telefonato e mi ha fatto le sue scuse. Ha detto che era in un momento di stanchezza, appena tornato dalla Cina, e gli è venuto da ridere vedendo Archinà che mi strappava il microfono. Posso capire che una persona abbia bisogno di distrarsi e che Vendola non abbia riso dei morti per tumore. Però si parlava di un argomento serio, non c’era nulla da ridere. Mi ha anche definito faccia da provocatore, e mi sembra un’offesa gratuita. Vendola mi ha detto che considerava Archinà una colomba, che voleva mediare per tutelare ambiente e lavoro. Non credo che con Archinà si sia mai tutelato l’ambiente, visto che i dati su inquinamento e morti per tumore crescevano in modo esponenziale”.
Intanto il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna ha convocato per lunedì 18 novembre, alle 12, la Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari. All’ordine del giorno, la richiesta di convocazione urgente del Consiglio, sulle vicende dell’Ilva di Taranto, da parte dei capigruppo del centrosinistra: Giuseppe Romano, Michele Losappio, Angelo Disabato, Franco Pastore, Lorenzo Nicastro, Francesco Damone, Aurelio Gianfreda. Anche il gruppo consiliare del Pdl aveva chiesto la convocazione.
Redazione Il Fatto Quotidiano - 16 novembre 2013.
"L'unica cosa di cui mi vergogno davvero è di aver riso in quel modo di un giornalista che faceva il suo mestiere, e a cui chiedo scusa - fa sapere il leader di Sel -. La confidenza nelle telefonate con il mio interlocutore ... era normale perché era una confidenza legata a raggiungere degli obiettivi: per me difendere i posti di lavoro".
“L’unica cosa di cui mi vergogno davvero è di aver riso in quel modo di un giornalista che faceva il suo mestiere, e a cui chiedo scusa”. Il giorno successivo alla diffusione della telefonata con Girolamo Archinà (e delle risate per lo “scatto felino” del pr dei Riva, ora agli arresti domiciliari), per Nichi Vendola è quello del mea culpa. Che arriva su Twitter e in un’intervista a Repubblica (non sul Fatto Quotidiano, che invece vuole querelare per diffamazione). Le scuse sono solo per aver riso del giornalista, senza considerare le domande che quel giornalista aveva rivolto a Emilio Riva: spiegazioni sui tumori che uccidono i tarantini.
Sul quotidiano di Largo Fochetti, tuttavia, il pensiero del governatore pugliese non è ‘costretto’ nei 140 caratteri del social network. E’ un’intervista articolata, in cui il leader di Sel risponde puntualmente alle questioni poste dal cronista. Dopo aver sottolineato ancora una volta che non stava ridendo dei tumori ma dell’atteggiamento di Archinà, successivamente Vendola prova a difendersi. Chiedendo scusa. “Provo un po’ di vergogna per aver riso in qualche modo di un giornalista che stava facendo il suo lavoro” ha detto il presidente pugliese, che poi, sull’accenno alla Fiom come “migliore alleato dell’Ilva”, ha provato a spiegare, sottolineando di aver invitato Archinà “ad avere relazioni industriali proprio con chi, in quel momento, loro ritenevano essere il nemico numero uno, quelli cioè con cui era in conflitto”.
Il cronista, tuttavia, gli fa notare che l’ex responsabile della comunicazione e dei rapporti istituzionali dell’Ilva è coinvolto pesantemente nell’inchiesta sul disastro ambientale. Vendola risponde così: “Ci sono a suo carico indizi molto gravi. Con il senno di poi, non posso che rammaricarmi. Sfido chiunque a ripensare a tutte le telefonate, pure quelle confidenziali, avute con le persone che successivamente rivelate essere differenti”.
“La confidenza nelle telefonate con il mio interlocutore, che era il responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, l’ambasciatore della proprietà, era normale perché era una confidenza legata a raggiungere degli obiettivi: per me difendere i posti di lavoro non è una cosa di cui debba vergognarmi” ha poi aggiunto il leader di Sel parlando con i giornalisti al termine del vertice di maggioranza a Bari. “Sono orgoglioso – ha detto il governatore – di aver difeso ogni giorno ogni singolo posto di lavoro cercando di porre tutte le aziende davanti al loro dovere di ‘ambientalizzare’ gli impianti”.
Ai giornalisti che gli chiedevano se fosse pentito di aver fatto quella telefonata, Vendola ha replicato che “ciascuno di noi fa migliaia di telefonate. Il contesto di quella telefonata è quello molto complesso di una stagione in cui dobbiamo provare a spingere l’Ilva sulla strada dell’ambientalizzazione, e il tema di cui discutiamo è il benzo(a)pirene, particolarmente importante su cui noi – ha spiegato Vendola – vogliamo guadagnare dei risultati senza ledere il diritto al lavoro, senza che venga compromessa la questione fondamentale di una città come Taranto, il lavoro. Molti dimenticano che campano dall’Ilva direttamente 20mila famiglie e quello per me è un chiodo fisso”.
Il giorno dopo le polemiche e la bufera mediatica il governatore tenta di spiegare: “Con Archinà sto cercando d’indorare la pillola, di riprendere i contatti, perché quello che mi interessa in quel momento sono le centinaia di lavoratori somministrati, a rischio di perdita del posto, e poi la legge su benzo(a)pirene. Queste sono le cose che mi interessano. Perché avrei dovuto invece vendere la mia anima a Riva? Ho avuto in cambio dei gioielli, dei diamanti, uno yacht, un grattacielo: non ho avuto niente, non c’è neanche un finanziamento lecito che mi riguardi. Quindi, quale era il mio obiettivo se non cambiare la storia di Taranto ridando speranza a quella povera città? Sono dispiaciuto – dive Vendola facendo riferimento al giornalista aggredito da Archinà – ed è del tutto evidente che il maltrattamento era strumentale a quella ‘captatio benevolentiae‘ con il mio interlocutore”.
Vendola ha inviato poi un sms al cronista e poi gli ha telefonato. Luigi Abbate, da parte sua, dice di aver apprezzato la telefonata di Vendola ma di aver “accettato con riserva” le scuse del governatore. “Non metto in dubbio il suo rispetto verso la libertà di stampa, ma il più bel regalo e la più bella forma di scuse sarebbe quella di sostenere nei fatti la sanità tarantina”. A Taranto, spiega Abbate, “si muore di cancro così come si moriva prima, ed i valori degli inquinanti si sono ridotti solo perché l’Ilva ha diversi impianti fermi. Non è una questione personale tra me e Vendola. Le scuse più belle le deve formalizzare alla città”.
“Sul tema dei morti per tumore non c’è nulla da ridere”, aggiunge parlando a Radio Popolare. “Vendola mi ha telefonato e mi ha fatto le sue scuse. Ha detto che era in un momento di stanchezza, appena tornato dalla Cina, e gli è venuto da ridere vedendo Archinà che mi strappava il microfono. Posso capire che una persona abbia bisogno di distrarsi e che Vendola non abbia riso dei morti per tumore. Però si parlava di un argomento serio, non c’era nulla da ridere. Mi ha anche definito faccia da provocatore, e mi sembra un’offesa gratuita. Vendola mi ha detto che considerava Archinà una colomba, che voleva mediare per tutelare ambiente e lavoro. Non credo che con Archinà si sia mai tutelato l’ambiente, visto che i dati su inquinamento e morti per tumore crescevano in modo esponenziale”.
Intanto il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna ha convocato per lunedì 18 novembre, alle 12, la Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari. All’ordine del giorno, la richiesta di convocazione urgente del Consiglio, sulle vicende dell’Ilva di Taranto, da parte dei capigruppo del centrosinistra: Giuseppe Romano, Michele Losappio, Angelo Disabato, Franco Pastore, Lorenzo Nicastro, Francesco Damone, Aurelio Gianfreda. Anche il gruppo consiliare del Pdl aveva chiesto la convocazione.
Redazione Il Fatto Quotidiano - 16 novembre 2013.
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!
-
- Moderatore
- Messaggi: 3398
- Iscritto il: sabato 12 maggio 2007, 11:24
- Genere: Seleziona
- Località: Cosenza
- Ha ringraziato: 8 volte
- Sei stato ringraziato: 75 volte
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
Ilva, Vendola: “Contro di me processo di piazza”. E rivendica i meriti ambientali.
Dopo la pubblicazione del video della la conversazione con Archinà, il governatore si difende e attacca con un testo sull'Huffington Post in cui racconta i meriti della sua amministrazione. Ma tralascia limiti e compromessi politici.
“In queste ore sto subendo il tentativo, bene orchestrato, di far slittare la vicenda Ilva in un processo di piazza, un processo senza prove, senza dibattimento e con una sceneggiatura già scritta. Questo processo non dà conto del fatto che per anni abbiamo combattuto in solitudine la battaglia dell’Ilva”. Nichi Vendola, governatore della Puglia, indagato per concussione nell’inchiesta “ambiente svenduto” sull’Ilva di Taranto, si difende così sul blog dell’Huffingtonpost.it dopo la pubblicazione della telefonata intercettata nella quale Vendola ride con Girolamo Archinà, ex dirigente dell’Ilva, dello “scatto felino” con il quale la longa manus dei Riva è riuscito a strappare il microfono a un giornalista che poneva domande scomode sui morti per tumore al patron Emilio Riva.
Nel suo blog il leader di Sel rivendica il suo ruolo da presidente della giunta regionale ricordando che l’obiettivo era quello di costringere l’Ilva a “venire a patti, ma non doveva morire, perché morendo avrebbe cancellato ventimila posti di lavoro”. Il Governatore sottolinea di essere stato il primo a rompere il silenzio sulla questione ambientale e sanitaria di Taranto. La giunta Vendola, in effetti, nel 2008 varò la legge regionale sulla diossina che impose limiti estremamente rigidi e bassi per le emissioni, ma il provvedimento giunse solo dopo i diversi allarmi lanciati dalle associazioni ambientaliste e la marcia dei 20mila di Altamarea. Non solo. La forma originale del provvedimento regionale prevedeva il campionamento in continuo delle emissioni. Un punto nodale per valutare la reale portata dei danni arrecati dalla fabbrica che, però, sotto la pressione dell’azienda e del Ministero dell’ambiente guidato allora da Stefania Prestigiacomo, la regione ha dovuto di fatto archiviare scegliendo un opzione meno drastica. Pur rimanendo formalmente, il campionamento non viene mai applicato e la possibilità di sanzionare l’Ilva per un eventuale superamento dei limiti è collegata alla media di almeno tre campagne di monitoraggio all’anno. Misurazioni fatte di giorno e, soprattutto, con preavviso all’azienda che avrebbe dovuto predisporre le strutture per consentire ai tecnici di Arpa Puglia di effettuare le misurazioni. Un punto che, obiettivamewnte, Vendola ha dovuto accettare per evitare lo scontro istituzionale con il ministero che minacciava di impugnare la legge davanti alla corte costituzionale e per tenere in piedi la “trattativa” col gigante e costringerlo a cedere.
Ma alla fine del 2011 quelle campagne di misurazione consentono al governatore di esultare. Al termine di quattro misurazioni, infatti, il valore medio di emissioni è inferiore a 0,1 nanogrammi al metro cubo.Vendola convoca una conferenza stampa e trionfante annuncia: “Quello che abbiamo fatto sulla diossina a Taranto non ha comparazioni in nessuna altra parte del mondo. Soltanto la malafede può impedire di vedere il dato storico”. Gli ambientalisti, però, restano scettici: misurare le emissioni (con preavviso) per dodici giorni, secondo alcuni, non è attendibile. Inoltre la quarta misurazione viene fatta a poco più di 20 giorni dalla terza. Un trionfalismo che tuttavia si deve spegnere qualche mese più tardi quando le perizie del gip Patrizia Todisco racconteranno per la prima nero su bianco il dramma ambientale e sanitario di Taranto e come le emissioni abbiano generato “malattia e morte”.
Francesco Casula - Il Fatto Quotidiano del 18 novembre 2013.
Dopo la pubblicazione del video della la conversazione con Archinà, il governatore si difende e attacca con un testo sull'Huffington Post in cui racconta i meriti della sua amministrazione. Ma tralascia limiti e compromessi politici.
“In queste ore sto subendo il tentativo, bene orchestrato, di far slittare la vicenda Ilva in un processo di piazza, un processo senza prove, senza dibattimento e con una sceneggiatura già scritta. Questo processo non dà conto del fatto che per anni abbiamo combattuto in solitudine la battaglia dell’Ilva”. Nichi Vendola, governatore della Puglia, indagato per concussione nell’inchiesta “ambiente svenduto” sull’Ilva di Taranto, si difende così sul blog dell’Huffingtonpost.it dopo la pubblicazione della telefonata intercettata nella quale Vendola ride con Girolamo Archinà, ex dirigente dell’Ilva, dello “scatto felino” con il quale la longa manus dei Riva è riuscito a strappare il microfono a un giornalista che poneva domande scomode sui morti per tumore al patron Emilio Riva.
Nel suo blog il leader di Sel rivendica il suo ruolo da presidente della giunta regionale ricordando che l’obiettivo era quello di costringere l’Ilva a “venire a patti, ma non doveva morire, perché morendo avrebbe cancellato ventimila posti di lavoro”. Il Governatore sottolinea di essere stato il primo a rompere il silenzio sulla questione ambientale e sanitaria di Taranto. La giunta Vendola, in effetti, nel 2008 varò la legge regionale sulla diossina che impose limiti estremamente rigidi e bassi per le emissioni, ma il provvedimento giunse solo dopo i diversi allarmi lanciati dalle associazioni ambientaliste e la marcia dei 20mila di Altamarea. Non solo. La forma originale del provvedimento regionale prevedeva il campionamento in continuo delle emissioni. Un punto nodale per valutare la reale portata dei danni arrecati dalla fabbrica che, però, sotto la pressione dell’azienda e del Ministero dell’ambiente guidato allora da Stefania Prestigiacomo, la regione ha dovuto di fatto archiviare scegliendo un opzione meno drastica. Pur rimanendo formalmente, il campionamento non viene mai applicato e la possibilità di sanzionare l’Ilva per un eventuale superamento dei limiti è collegata alla media di almeno tre campagne di monitoraggio all’anno. Misurazioni fatte di giorno e, soprattutto, con preavviso all’azienda che avrebbe dovuto predisporre le strutture per consentire ai tecnici di Arpa Puglia di effettuare le misurazioni. Un punto che, obiettivamewnte, Vendola ha dovuto accettare per evitare lo scontro istituzionale con il ministero che minacciava di impugnare la legge davanti alla corte costituzionale e per tenere in piedi la “trattativa” col gigante e costringerlo a cedere.
Ma alla fine del 2011 quelle campagne di misurazione consentono al governatore di esultare. Al termine di quattro misurazioni, infatti, il valore medio di emissioni è inferiore a 0,1 nanogrammi al metro cubo.Vendola convoca una conferenza stampa e trionfante annuncia: “Quello che abbiamo fatto sulla diossina a Taranto non ha comparazioni in nessuna altra parte del mondo. Soltanto la malafede può impedire di vedere il dato storico”. Gli ambientalisti, però, restano scettici: misurare le emissioni (con preavviso) per dodici giorni, secondo alcuni, non è attendibile. Inoltre la quarta misurazione viene fatta a poco più di 20 giorni dalla terza. Un trionfalismo che tuttavia si deve spegnere qualche mese più tardi quando le perizie del gip Patrizia Todisco racconteranno per la prima nero su bianco il dramma ambientale e sanitario di Taranto e come le emissioni abbiano generato “malattia e morte”.
Francesco Casula - Il Fatto Quotidiano del 18 novembre 2013.
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!
-
- Assiduo
- Messaggi: 906
- Iscritto il: mercoledì 10 luglio 2013, 0:27
- Genere: Seleziona
- Ha ringraziato: 0
- Sei stato ringraziato: 0
Re: Ilva: telefonata choc di Vendola
In effetti lui ride per un altra cosa,ma nel contesto ha fatto una figura di M E R * * uguale
Coppa Italia 08.10.2014
Catanzaro-Cosenza 1-3
Catanzaro-Cosenza 1-3