Cosenza ama l’isola pedonale e pi spregio INVESTE sulla Cultura!
[ANZIA] C’è poco da fare, il cosentino è nostalgico. Così come Piazza Fera non s’arrende alla nuova initolazione, Corso Mazzini (da sempre adibito al transito delle macchine) è restìo ad accettare la sua nuova anima pedonale.
Così il cittadino deluso, con un’iniziativa tra l’anarchico e lo schattaruso, prende il suo mezzo di locomozione e transita tra le statue del Museo all’aperto. Ognuno a modo suo: c’è chi preferisce il mezzaccio da parcheggiare a due centimetri dal locale notturno avendo a bordo una tipa da tacco dodici conzata a machin’i cursa; e c’è quello che si fa strada, marcia indietro, col suo furgoncino della nettezza urbana avendo a bordo i fustoni da organico e plastica.
Ad ostacolare il transito motorizzato sull’isola pedonale, la decisione iniqua di ospitare delle statue proprio al centro della sede stradale: tutto il corso è un corollario di Dalì, Manzù, De Chirico, Sosno e chirica i mbrella.
CUACCI E CID - I piloti da sanpietrino scalpitano: «Ci avete stressato! Queste caz* di statue sono un pericolo pubblico. E se qualcuno strisciasse la macchina a un Ettore o ANDROMEDA? Vogliamo arrivare all’irreparabile: qualcuno prima o poi si romperà uno specchietto!»
E la profezia della Cassandra di turno non fa tardi ad avverarsi: ecco il furgoncino della nettezza urbana che sabato mattina, in retromarcia, cozza contro una delle tre statue di Sosno e la fa a pezzi. Si grida allo scandalo. Alle vibranti proteste dei cittadini amanti della Cultura («E mo chini i caccia si cuacci?») si uniscono quelle dei posteggiatori pedonali («E mo chini ciu fa u CID aru spazzino? Chiru M E R * * i Sosno?»)
Arrivare nei pressi del Modernissimo, accedendo da Piazza Kennedy è una gimcana difficilissima, degna del migliore Vettel: troppe statue, troppi spigoli, lance, cavalli, piedistalli. «La luce che filtra dai cartoni con i bronzi prima o poi ci farà sfracomare ara vetrina i Bata!», grida un autista del sabato sera.
TACCO 12 E NON – Qualcuno ce l’ha con il sindaco: «Occhiuto ci deve spiegare dove dobbiamo andare a parcheggiare. Fino a na decina i juarni fa, mbucavu u mezzaccio sup’u marciappiedi tra Permesso e ra funtana i giugnu. L’annu scorso c’era a pista ghiacciata, stannu ci ha misu chiri trulli i Natale. Basta! Chi caminata ci aiu i fa fa ara scaglia col tacco 12 pi arrivà a Corso Mazzini?»
I vigili latitano, il servizio comunale non copre le ventiquattro ore.
E c’è chi va fuori dal coro scomodando la lotta di classe: «A pagarne le spese sarà nu povaroma col furgoncino, ma a parcheggiare impunemente su tutta gente curu machinune.»
Che fare dunque? Spuntano ipotesi per pareggiare il conto. La più accreditata è quella autorevole di Micuzieddru u vaviatu: «Non solo la Cosenza bene ha diritto a parcheggiare intr’i negozi: chiediamo pubblicamente di attrezzare un’area tra Piazza XI settembre e Cozza Le Pe ra atta ad ospitare apiceddre, 127, A112 abarth, Simche Bakera e Dune, cu autisti che, finalmente, possono scendere orgogliosamente dal loro mezzo con sotto il braccio fimmine ccura tappina e turrerre dal baffo 12!»
http://www.spigaweb.org - 25/11/2013.