This Is Football

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Vilienza
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This Is Football

Messaggio da Vilienza »

"E’ il 97′, c’è solo un altro minuto di recupero da giocare: il Watford di Gianfranco Zola vinceva 2-1 sul Leicester nella semifinale dei playoff di Championship (la seconda serie inglese). All’andata era finita 1-0, i gol in trasferta non valgono come le competizioni europee dunque se finisce così si va ai supplementari per decidere chi accede all finale. Ma il Leicester, in trasferta, si vede assegnare un rigore: lo tira Knockaert e in pochi secondi si scrive un romanzo in un prato verde. Conviene guardare il video."
http://www.fulviopaglialunga.it/blog/zo ... f-galeano/

https://www.youtube.com/watch?v=6TnKvlQ2h7s
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"dunami ̶f̶u̶r̶t̶u̶n̶a̶ u cul* i Guarascio e jettami a mare" (cit. mia nonna)


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frax
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Re: This Is Football

Messaggio da frax »

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Re: This Is Football

Messaggio da corsiapreferenziale »

«Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto» (Eduardo Galeano)
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Re: This Is Football

Messaggio da Lupo 72 »

Il mio sogno è una partita del genere Cosenza - cz, da morire di gioia!
GIGI MARULLA NEL CUORE!!! 28/08/2016 catanzaro - COSENZA 0-3
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Re: This Is Football

Messaggio da Vilienza »

bell'infarti comunque :D
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Re: This Is Football

Messaggio da Rey86 »

Stupendo :)
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Re: This Is Football

Messaggio da Stefano Mauri »

spettacolo
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Re: This Is Football

Messaggio da Vilienza »

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Re: This Is Football

Messaggio da always fan »

min***
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Re: This Is Football

Messaggio da puya »

Inutile in Holland sono sempre avanti...
Per te, solo per te, canteremo....
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Re: This Is Football

Messaggio da Vilienza »

puya ha scritto:Inutile in Holland sono sempre avanti...
dietro agli scozzesi del celtic comunque :)
[youtube]Rs6rQifAEbU[/youtube]
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Re: This Is Football

Messaggio da puya »

:good:
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Re: This Is Football

Messaggio da andre@4miglia »

Vilienza ha scritto:"E’ il 97′, c’è solo un altro minuto di recupero da giocare: il Watford di Gianfranco Zola vinceva 2-1 sul Leicester nella semifinale dei playoff di Championship (la seconda serie inglese). All’andata era finita 1-0, i gol in trasferta non valgono come le competizioni europee dunque se finisce così si va ai supplementari per decidere chi accede all finale. Ma il Leicester, in trasferta, si vede assegnare un rigore: lo tira Knockaert e in pochi secondi si scrive un romanzo in un prato verde. Conviene guardare il video."
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[youtube]bUlY8Z5-x40[/youtube]

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Re: This Is Football

Messaggio da PriDe Of CoSeNza »

mamma mia ... orgasmo.
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Re: This Is Football

Messaggio da Vilienza »

un vecchio articolo che ben spiega il legame con la squadra della propria città quando si è lontani

Back home. Time, Memory and Football
Redazione Futbologia

di Roger Bromley

Molti anni fa la scrittrice Ella Winter aveva detto all’oramai dimenticato romanziere americano Thomas Wolfe, «Non lo sai che non puoi più tornare a casa?». Wolfe usò questa frase come titolo del suo ultimo romanzo, pubblicato postumo nel 1940. Nella parte finale del romanzo, George Webber, il protagonista, arriva alla conclusione che: “Non puoi tornare alla tua famiglia, tornare alla tua infanzia… tornare ai sogni di gloria e fama di giovane uomo, tornare ai luoghi di origine, tornare alle vecchie forme e organizzazione delle cose che un tempo sembravano eterne e che invece continuano a cambiare… rifuggire il Tempo e i Ricordi”.

Tutto questo mi è tornato alla mente pochi giorni fa quando la squadra della mia città, l’AFC Bournemouth, ha raggiunto la promozione nella English Championship League (la seconda serie del campionato inglese) per la seconda volta nell’arco di centoquattordici anni, e dopo un’assenza di ventitré. Durante una cupa e gelida giornata dell’inverno 1950 assistevo alla mia prima partita a Dean Court a Boscombe (sobborgo di Bournemouth dove si trova lo stadio, NdT).

Il nome ufficiale del club era Bournemouth and Boscombe Athletic Football Club, ma tutti lo chiamavamo Boscombe. Di recente il nome è stato cambiato in AFC Bournemouth, per infiocchettarlo all’europea, come parte di una strategia di branding globale – senza che alcuno, nel globo, ne abbia mai davvero sentito parlare. Negli anni in cui crescevo e andavo a vedere tutte le partite casalinghe, sia della prima che della seconda squadra, il terreno di gioco si stendeva da Nord a Sud; oggi da Est a Ovest, e Dean Court è diventato il Goldsands Stadium, un altro passaggio della strategia di marketing – Glocalizzazione la chiamerebbe qualcuno oggi. Il Bournemouth salì in Terza Divisione (Sud) nel 1923. Nei giorni della mia infanzia di scolaro e della mia tarda adolescenza, sognavamo la terra promessa, la seconda divisione. Tuttavia, quando, sessantasette anni dopo l’ingresso nella Lega Calcio, infine arrivò, ero andato via da tempo (e mai più tornato sul campo). Eppure ancora sentivo quel trionfo come qualcosa di personale, un tributo ai miei anni di frustrata nostalgia.

Ho lasciato Bournemouth definitivamente nel 1966 e ho girovagato di città in città alla ricerca di quell’appartenenza perduta, di una voce che potesse una volta ancora dire “noi”, per urlare «Up the Cherries», il grido ormai sopito degli spalti di Boscombe. L’amore per il pallone mi ha portato a seguire altre squadre in altre città, talvolta a sottoscrivere abbonamenti, ma quelle squadre erano sempre “loro”, e quando anche giocavano in casa, non era la mia. Mi chiedo, è una cosa generazionale? I ragazzi oggi indossano le maglie delle maggiori squadre della Premier o europee anche se non sono mai stati neppure nei pressi dei loro stadi, mentre la maggior parte dei miei coetanei nati altrove, qui a Nottingham, cercano in maniera febbrile sui loro telefoni i risultati del Hull, o del Norwich, o del forse modesto Torquay.

Anche se non viviamo più nel posto da cui veniamo, la nostra generazione ha viaggiato molto meno da giovane, non aveva Internet o Sky (o alcuna televisione), e i nostri orizzonti erano delimitati. Forse però è più di questo, dal momento che per molti di noi le nostre squadre locali costituiscono tutto ciò che ci siamo lasciati alle spalle delle nostre origini tribali, il nostro campo – i genitori morti, i fratelli andati via, la casa di famiglia un luogo di estranei.

Chiunque mi incontri ancora oggi deve sorbirsi dei miei anni a bordocampo a Boscombe (come raccattapalle, non come riserva), del tempo speso ad allenarmi con i professionisti, dell’allenatore che mi chiamava “sunshine” – ingannevole vezzeggiativo– e dei gloriosi giorni della stagione ‘56-57, quando nella FA Cup il Bournemouth sconfisse il Wolverhampton Wanderers fuori casa, poi il Totthenham Hotspur in casa per 3-1, e perse di misura al sesto turno contro il Manchester United, pochi mesi prima del disastro di Monaco di Baviera.

1957 - Contro gli Spurs
1957 – Contro gli Spurs nella FA Cup, oltre 26000 spettatori

Dunque, la tua squadra di casa è come la Stella Polare, l’Isola che non c’è del tuo Peter Pan. Diventa l’unica casa dove tornare, poiché, pur avendo cambiato nome, le maglie, che ora sono a strisce nere e rosse (un tempo erano rosse e bianche), e il campo è ruotato, la squadra e il luogo sono eterni – unico punto fermo nel mondo che gira incessante. Mentre la vecchiaia si avvicina come unica certezza, puoi provare a immaginare – ancora una volta – come diventerai quando sarai cresciuto, con i sogni di fama e gloria ancora da sognare, e il futuro qualcosa nel tuo passato. Grazie ai ricordi, la promozione del AFC Bournemouth in Championship mi ha permesso di rifuggire il tempo e diventare immortale.

Roger Bromley
22 April 2013

http://blog.futbologia.org/2013/04/back ... d-footbal/

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