Rampolla Ligresti ai domiciliari
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Rampolla Ligresti ai domiciliari
Domiciliari a Giulia Ligresti:
dall'arresto ha perso sei chili
La figlia di Salvatore Ligresti era in carcere dal 17 luglio, quando è crollato l'impero dell'immobiliarista di Paternò. Da allora gli stessi operatori del carcere hanno sollevato preoccupazioni sulla sua salute, per il rifiuto del cibo. Il 3 settembre fissata l'udienza per il patteggiamento
http://www.repubblica.it/economia/finan ... -65427232/
Giovanardi, come mai lei si e Cucchi no? Forse perchè Cucchi era un drogato di m....? Forse perchè Cucchi non aveva l'avvocato di grido? (e dico Cucchi per citare con lui tutti gli altri come lui).
Dimmi, dimmi...perchè io sinceramente non riesco a capire e soprattutto non riesco a capire date le tue origini catto-cristiane....
dall'arresto ha perso sei chili
La figlia di Salvatore Ligresti era in carcere dal 17 luglio, quando è crollato l'impero dell'immobiliarista di Paternò. Da allora gli stessi operatori del carcere hanno sollevato preoccupazioni sulla sua salute, per il rifiuto del cibo. Il 3 settembre fissata l'udienza per il patteggiamento
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Giovanardi, come mai lei si e Cucchi no? Forse perchè Cucchi era un drogato di m....? Forse perchè Cucchi non aveva l'avvocato di grido? (e dico Cucchi per citare con lui tutti gli altri come lui).
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Giulia Ligresti patteggia
la condanna a 2 anni e 8 mesi
L'accusa era aggiotaggio e falso in bilancio. Confiscate anche quote azionarie per un valore di nove milioni. Sei giorni fa alla figlia di Salvatore Ligresti erano stati concessi gli arresti domiciliari per ragioni di salute
Caro Giovanardi, la Ligresti ha patteggiato, i poveri cristi sono sotto terra. :evil:
la condanna a 2 anni e 8 mesi
L'accusa era aggiotaggio e falso in bilancio. Confiscate anche quote azionarie per un valore di nove milioni. Sei giorni fa alla figlia di Salvatore Ligresti erano stati concessi gli arresti domiciliari per ragioni di salute
Caro Giovanardi, la Ligresti ha patteggiato, i poveri cristi sono sotto terra. :evil:
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
I Ligresti alla Cancellieri
"Fai uscire Giulia dal carcere"
Nell'inchiesta di Torino le telefonate con il Guardasigilli che attivò il Dap: "L'ho fatto per ragioni umanitarie". "In cella non mangiava più, chiesi umanità". I pm di Torino l'hanno interrogata. Il gip aveva negato i domiciliari alla figlia del finanziere Salvatore, in cella per il caso Fonsai
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HREC1-3
Nulla di nuovo sotto il sole di questo sporco, lercio, marcio, corrotto paese....
"Fai uscire Giulia dal carcere"
Nell'inchiesta di Torino le telefonate con il Guardasigilli che attivò il Dap: "L'ho fatto per ragioni umanitarie". "In cella non mangiava più, chiesi umanità". I pm di Torino l'hanno interrogata. Il gip aveva negato i domiciliari alla figlia del finanziere Salvatore, in cella per il caso Fonsai
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Forse sono stato troppo...leggero...Opus ha scritto:
Nulla di nuovo sotto il sole di questo sporco, lercio, marcio, corrotto paese....
:bad: :bad: :bad: :bad: :bad: :bad: :bad: :bad: :bad: :bad:
"Noi derubati sulla nave militare"
il giallo del furto ai profughi siriani
Ma l'ipotesi di reato resta in piedi e le denunce dei migranti sono ora al vaglio dei pm di Agrigento diretti dal procuratore Renato Di Natale e del procuratore militare di Napoli Lucio Molinari. "Quando ci hanno preso a bordo - ha raccontato uno dei profughi - i militari, dopo averci soccorso e riscaldato, ci hanno perquisito e passato al metal detector. Ci chiedevano di consegnare loro quello che avevamo indosso, ce l'avrebbero restituito appena sbarcati. Per ognuno di noi c'era un sacchetto con un numero. Ma quando ci hanno fatti scendere dalla nave, il mio sacchetto come molti altri era tagliato ed erano stati portati via quasi tutti i dollari e qualche piccolo oggetto in oro". Dai 3000 ai 5000 dollari a testa, più collane, bracciali, anelli. Tanto i profughi siriani, quasi sempre appartenenti a classi sociali medio-alte, hanno dichiarato di aver avuto portato via.
http://www.repubblica.it/cronaca/2013/1 ... ef=HREC1-8
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Ligresti, Cancellieri disse ai Ligresti: “Contate su di me”. Si difende: “Un dovere”.
Telefonate del ministro con i fratelli della famiglia siciliana. Poi chiamate al dipartimento per l'amministrazione penitenziaria per "sensibilizzarli" sulla scarcerazione della figlia dell'ingegnere. Il Movimento 5 Stelle contro la Guardasigilli: "Smentisca o si dimetta". E anche i renziani ora in pressing: "Se è tutto vero, lasci".
Il governo ha un problema con il ministero della Giustizia e questa volta Berlusconi non c’entra. Dopo i casi di Josefa Idem (che peraltro si dimise per una storia di Ici non pagata) e di Angelino Alfano (con la famigerata vicenda della Shalabayeva), a finire al centro della bufera è questa volta la Guardasigilli Annamaria Cancellieri, unica confermata – anche se con delega diversa – nel passaggio dall’esecutivo guidato da Mario Monti a quello di Enrico Letta. La Cancellieri, una delle tre “indipendenti” nella squadra di governo, a poche ore dall’arresto di Salvatore Ligresti – il 17 luglio – per l’inchiesta Fonsai (aggiotaggio) chiamò la compagna del capo-famiglia e la rassicurò: “Comunque guarda, qualsiasi cosa io possa fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda son veramente dispiaciuta” disse tra l’altro. Ma anche: “Se tu vieni a Roma, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti guarda non è giusto, non è giusto”. I Ligresti erano finiti in carcere per aggiotaggio. Il ministro della Giustizia, già ascoltata lo scorso agosto a Roma dai magistrati di Torino, si interessò in particolare alle condizioni di salute di Giulia che dopo alcuni giorni fu messa ai domiciliari dal tribunale perché rifiutava il cibo e aveva perso sette chili. “In cella non mangiava più, l’ho fatto per ragioni umanitarie” ha poi spiegato il ministro ai pm. La Cancellieri non è indagata, ma su di lei si affollano ora le reazioni politiche. E se in un primo momento era stato solo il Movimento Cinque Stelle a chiedere le dimissioni, ora la stessa parola viene pronunciata anche dai parlamentari del Pd, in particolare Ernesto Carbone, renziano, subito smentito tuttavia dal braccio destro del sindaco di Firenze, Dario Nardella: “Richiesta pretestuosa”.
La difesa del ministro: “Intervenire era mia dovere”
Oggi la Cancellieri in una lettera ai capigruppo di Camera e Senato ha ribadito quello che disse alla Procura: “Avverto l’esigenza – ha scritto ai capigruppo parlamentari – di precisare il senso e i limiti del mio intervento, non appena avuta conoscenza, per via diretta, delle condizioni psicofisiche della ragazza. Era mio dovere trasferire questa notizia agli organi competenti dell’Amministrazione Penitenziaria per invitarli a porre in essere gli interventi tesi ad impedire eventuali gesti autolesivi. Mi sono comportata, peraltro, nello stesso modo quando sono pervenute al mio Ufficio segnalazioni, da chiunque inoltrate, che manifestassero preoccupazioni circa le condizioni sullo stato psicofisico di persone in stato di detenzione”. “Intervenire – sottolinea – è compito del Ministro della Giustizia. Non farlo sarebbe colpevole e si configurerebbe come una grave omissione”.
La Cancellieri si dice ora pronta a riferire in Parlamento. “Nella mia comunicazione al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – ha spiegato – non vi è stato nel modo più assoluto, come ampiamente dimostrato, alcun riferimento a possibili iniziative finalizzate alla eventuale scarcerazione della Ligresti. Naturalmente, sono pronta a riferire in Parlamento, ove richiesta, per poter dare ogni chiarimento che si rendesse necessario”. E conclude: “Non c’è stata, quindi, né poteva esserci alcuna interferenza con le decisioni degli organi giudiziari”.
Alfano: “Solidarietà a Cancellieri, vicenda strumentalizzata”
“Ho espresso solidarietà al ministro della Giustizia Cancellieri per una vicenda strumentalizzata ad arte, che ha mostrato invece la sua grande sensibilità e la sua attenzione per le condizioni di salute in cui versava Giulia Ligresti, ritenute critiche anche dal giudice che ha stabilito infatti l’attenuazione delle misure cautelari”. A parlare è il ministo dell’Interno Angelino Alfano, protagonista la scorsa estate della vicenda diplomatica più imbarazzante per il governo Letta, il caso Ablyazov. All’epoca Cancellieri lo difese dicendo di non aver ravvisato irregolarità nella gestione del caso. Secondo Alfano da parte del Guardasigilli non c’è stata alcuna “azione e neanche intendimento al di fuori delle legittime competenze”, ma “semmai l’intenzione di evitare l’eventuale peggioramento di una situazione difficile, nel pieno rispetto dell’ambito istituzionale che si coniuga opportunamente con l’aspetto più strettamente umano. Come del resto altri giudici hanno di frequente fatto in altri casi di detenzione meno noti e, forse per questo motivo, considerati, com’è giusto, nella norma”. Tra l’altro la residenza ai Parioli della famiglia di Alfano è proprio in un lussuoso palazzo di proprietà dei Ligresti e, secondo i presunti dossier raccolti dai “falchi” Pdl (il cui contenuto è stato riportato il 30 ottobre dal Fatto Quotidiano), con locazione a prezzi inferiori a quelli di mercato. La solidarietà arriva via twitter anche dal ministro per le Riforme istituzionali Gaetano Quagliariello: “La sensibilità della Cancellieri per il dramma carcerario è nota e non ha niente a che fare con i cognomi. Solidarietà per assurda strumentalizzazione”.
Il ministro “sensibilizza” per la scarcerazione
Il nome del ministro della Giustizia è finito nelle carte dell’inchiesta di Torino su Fonsai quando è finita in carcere l’intera famiglia Ligresti. E’ stata Repubblica a ricostruire la vicenda. La prima telefonata è del 17 luglio, poche ore dopo gli arresti. Ma quella che conta di più è quella di un mese dopo, effettuata da Gabriella Fragni, la compagna di Ligresti, alla Cancellieri. La Guardasigilli si sarebbe poi interessata con il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria proprio per segnalare il caso di Giulia, la figlia di Ligresti, perché questa continuava a rifiutare il cibo. A dare il via all’intervento di Cancellieri, appunto, una telefonata – intercettata – del 17 agosto tra Gabriella Fragni, la compagna di Ligresti, e il fratello di quest’ultimo, Antonino. In quella conversazione la donna avrebbe chiesto al cognato di contattare la ministra per chiederle aiuto. Il 28 agosto, cioè 11 giorni dopo la telefonata, Giulia Ligresti è uscita dal carcere. Ma il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli ha assicurato oggi che i domiciliari sono stati concessi per una serie di “circostanze obiettive” e “sarebbe arbitraria e del tutto destituita di fondamento ogni illazione che ricolleghi la concessione degli arresti domiciliari a circostanze esterne di qualunque natura”. Nel comunicato Caselli sottolinea, in particolare, che “tutte le risultanze del fascicolo (ormai pubbliche e riscontrabili: documenti, acquisizioni processuali, atti d’indagine e accertamenti peritali) testimoniano in modo univoco e incontrovertibile che la concessione degli arresti domiciliari è avvenuta esclusivamente in base alla convergenza di decisive circostanze obiettive: le condizioni di salute verificate con consulenza medico-legale e l’intervenuta richiesta di ‘patteggiamento’ da parte dell’imputata, risalente al 2 agosto e perciò di molto antecedente le conversazioni telefoniche oggetto delle notizie”.
Il Movimento 5 Stelle: “Smentisca o si dimetta”
La prima reazione politica è dei senatori di Sel Loredana De Petris e Peppe De Cristofaro, che hanno chiesto al ministro di presentarsi al più presto nell’aula del Senato per fare chiarezza. “L’intervento della Cancellieri a favore della scarcerazione di Giulia Ligresti per anoressia presenta aspetti molto discutibili e inquietanti che devono essere chiariti sul piano politico e non solo su quello giudiziario”, hanno affermato in una nota, ritenendo “grave che l’intervento in questione sia stato richiesto da una telefonata privata e che abbia riguardato una classica detenuta eccellente”. E’ intervenuto poi anche il Movimento 5 Stelle. “I membri della commissione Giustizia del M5S chiedono alla Cancellieri di smentire la notizia. Diversamente, nel caso in cui, quindi, abbia effettivamente fatto pressione sul Dap per la scarcerazione di un detenuto eccellente, il ministro deve assumersi le proprie responsabilità e rassegnare immediatamente le dimissioni da Guardasigilli”. Per Fabrizio Cicchitto invece la Cancellieri “va lodata”.
Secondo il senatore democratico Luigi Manconi (da anni attivo per la battaglia sul fronte del sovraffollamento delle carceri) “di fronte a una detenuta che rifiutadi nutrirsi è buona prassi e indice di una elevata sensibilità istituzionale e umana, il che non guasta, attivarsi per capirne le ragioni e verificare che non stia maturando una incompatibilità con lo stato di detenzione. Questo ha fatto, opportunamente, il ministro Cancellieri quando le è stata segnalata la gravità delle condizioni di salute di Giulia Ligresti. E questo hanno fatto, opportunamente, i funzionari dell’Amministrazione penitenziaria e i sanitari che hanno valutato del caso”.
La buonuscita d’oro del figlio Peluso da FonSai
La vicinanza tra il ministro e la famiglia Ligresti, d’altronde, è un fatto noto. Il figlio della Cancellieri, Piergiorgio Peluso, ha incassato nel 2012 una buonuscita di 3,6 milioni di euro dopo un anno di lavoro come direttore generale della compagnia assicurativa Fondiaria Sai. L’attuale direttore finanziario di Telecom, vissuto a lungo in una casa del centro di Milano di proprietà del gruppo Fondiaria, era entrato nella società nel maggio del 2011, dopo essere stato responsabile del Corporate & Investment banking di Unicredit per l’Italia, posizione dalla quale aveva trattato l’esposizione delle società della famiglia siciliana verso l’istituto di Piazza Cordusio.
E ora i nodi tornano al pettine. La Procura di Torino, secondo la ricostruzione di Repubblica, si è accorta esaminando i tabulati telefonici della famiglia Ligresti che ci sono stati diversi contatti con la Cancellieri, fin dal giorno degli arresti di Giulia. In una di queste telefonate la compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni, ha suggerito al cognato di contattare il ministro come ultimo tentativo, visto che la situazione della figlia Giulia non trovava soluzione. E la stessa Fragni ha confermato la chiamata, rimasta impigliata nella rete delle intercettazioni.
La Cancellieri ha quindi ammesso di avere “sensibilizzato i due vice capi del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano, perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”, chiarendo in un secondo momento che il suo interessamento era stato per un carcerato soltanto, Giulia Maria Ligresti, che pochi giorni dopo è andata agli arresti domiciliari. Il tribunale di Torino aveva accolto all’inizio di settembre il patteggiamento a due anni e otto mesi di reclusione e 20mila euro di multa, un mese dopo che, nonostante il parere favorevole dei pm alla scarcerazione di Giulia alla luce delle sue condizioni di salute, il gip Silvia Salvadori aveva confermato la custodia cautelare per il pericolo di fuga.
Intanto il legale di Giulia Ligresti, l’avvocato Alberto Mittone, ha fatto sapere che “fu la stessa Procura di Torino a interessarsi alle condizioni di salute della donna, tanto che aveva disposto un accertamento medico“, ricordando che anche il procuratore capo Gian Carlo Caselli si preoccupò delle condizioni di salute.
I prefetti a busta paga nella storia dei Ligresti
Non è la prima volta che i riflettori sono puntati sui legami dei Ligresti con il mondo della politica. E non solo. La famiglia siciliana è stata un punto di riferimento negli anni per amici e parenti. Banchieri, avvocati, professionisti vari, perfino prefetti della Repubblica, che dall’ingegnere di Paternò hanno ricevuto case, incarichi professionali e societari con tanto di lauti compensi, a volte milionari. Ne sa qualcosa il catanese Filippo Milone, che ha sempre lavorato nelle società immobiliari dei Ligresti. Il padre di Milone, Antonino, era viceprefetto a Milano una cinquantina di anni fa, quando il futuro padrone di Fondiaria concluse i primi affari immobiliari nella città.
Da Milone padre si arriva fino alla Cancellieri, che ha lavorato a lungo alla prefettura della metropoli, collaborando anche con l’allora prefetto Enzo Vicari, che una volta lasciati gli incarichi pubblici, diventò amministratore di alcune società del gruppo Ligresti. Dopo Vicari, morto nel 2004, un altro ex prefetto milanese, Bruno Ferrante, trovò lavoro nella galassia Ligresti. E anche Gian Valerio Lombardi, ex prefetto di Milano e oggi commissario di Aler Milano, ha ottimi rapporti con la famiglia. In particolare suo figlio Stefano, avvocato, è grande amico dei figli di Ligresti. Si arriva così all’anno scorso, con la liquidazione d’oro incassata dal figlio della Cancellieri dopo l’uscita da FonSai.
Il Fatto Quotidiano del 31 ottobre 2013.
Telefonate del ministro con i fratelli della famiglia siciliana. Poi chiamate al dipartimento per l'amministrazione penitenziaria per "sensibilizzarli" sulla scarcerazione della figlia dell'ingegnere. Il Movimento 5 Stelle contro la Guardasigilli: "Smentisca o si dimetta". E anche i renziani ora in pressing: "Se è tutto vero, lasci".
Il governo ha un problema con il ministero della Giustizia e questa volta Berlusconi non c’entra. Dopo i casi di Josefa Idem (che peraltro si dimise per una storia di Ici non pagata) e di Angelino Alfano (con la famigerata vicenda della Shalabayeva), a finire al centro della bufera è questa volta la Guardasigilli Annamaria Cancellieri, unica confermata – anche se con delega diversa – nel passaggio dall’esecutivo guidato da Mario Monti a quello di Enrico Letta. La Cancellieri, una delle tre “indipendenti” nella squadra di governo, a poche ore dall’arresto di Salvatore Ligresti – il 17 luglio – per l’inchiesta Fonsai (aggiotaggio) chiamò la compagna del capo-famiglia e la rassicurò: “Comunque guarda, qualsiasi cosa io possa fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda son veramente dispiaciuta” disse tra l’altro. Ma anche: “Se tu vieni a Roma, proprio qualsiasi cosa adesso serva, non fate complimenti guarda non è giusto, non è giusto”. I Ligresti erano finiti in carcere per aggiotaggio. Il ministro della Giustizia, già ascoltata lo scorso agosto a Roma dai magistrati di Torino, si interessò in particolare alle condizioni di salute di Giulia che dopo alcuni giorni fu messa ai domiciliari dal tribunale perché rifiutava il cibo e aveva perso sette chili. “In cella non mangiava più, l’ho fatto per ragioni umanitarie” ha poi spiegato il ministro ai pm. La Cancellieri non è indagata, ma su di lei si affollano ora le reazioni politiche. E se in un primo momento era stato solo il Movimento Cinque Stelle a chiedere le dimissioni, ora la stessa parola viene pronunciata anche dai parlamentari del Pd, in particolare Ernesto Carbone, renziano, subito smentito tuttavia dal braccio destro del sindaco di Firenze, Dario Nardella: “Richiesta pretestuosa”.
La difesa del ministro: “Intervenire era mia dovere”
Oggi la Cancellieri in una lettera ai capigruppo di Camera e Senato ha ribadito quello che disse alla Procura: “Avverto l’esigenza – ha scritto ai capigruppo parlamentari – di precisare il senso e i limiti del mio intervento, non appena avuta conoscenza, per via diretta, delle condizioni psicofisiche della ragazza. Era mio dovere trasferire questa notizia agli organi competenti dell’Amministrazione Penitenziaria per invitarli a porre in essere gli interventi tesi ad impedire eventuali gesti autolesivi. Mi sono comportata, peraltro, nello stesso modo quando sono pervenute al mio Ufficio segnalazioni, da chiunque inoltrate, che manifestassero preoccupazioni circa le condizioni sullo stato psicofisico di persone in stato di detenzione”. “Intervenire – sottolinea – è compito del Ministro della Giustizia. Non farlo sarebbe colpevole e si configurerebbe come una grave omissione”.
La Cancellieri si dice ora pronta a riferire in Parlamento. “Nella mia comunicazione al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – ha spiegato – non vi è stato nel modo più assoluto, come ampiamente dimostrato, alcun riferimento a possibili iniziative finalizzate alla eventuale scarcerazione della Ligresti. Naturalmente, sono pronta a riferire in Parlamento, ove richiesta, per poter dare ogni chiarimento che si rendesse necessario”. E conclude: “Non c’è stata, quindi, né poteva esserci alcuna interferenza con le decisioni degli organi giudiziari”.
Alfano: “Solidarietà a Cancellieri, vicenda strumentalizzata”
“Ho espresso solidarietà al ministro della Giustizia Cancellieri per una vicenda strumentalizzata ad arte, che ha mostrato invece la sua grande sensibilità e la sua attenzione per le condizioni di salute in cui versava Giulia Ligresti, ritenute critiche anche dal giudice che ha stabilito infatti l’attenuazione delle misure cautelari”. A parlare è il ministo dell’Interno Angelino Alfano, protagonista la scorsa estate della vicenda diplomatica più imbarazzante per il governo Letta, il caso Ablyazov. All’epoca Cancellieri lo difese dicendo di non aver ravvisato irregolarità nella gestione del caso. Secondo Alfano da parte del Guardasigilli non c’è stata alcuna “azione e neanche intendimento al di fuori delle legittime competenze”, ma “semmai l’intenzione di evitare l’eventuale peggioramento di una situazione difficile, nel pieno rispetto dell’ambito istituzionale che si coniuga opportunamente con l’aspetto più strettamente umano. Come del resto altri giudici hanno di frequente fatto in altri casi di detenzione meno noti e, forse per questo motivo, considerati, com’è giusto, nella norma”. Tra l’altro la residenza ai Parioli della famiglia di Alfano è proprio in un lussuoso palazzo di proprietà dei Ligresti e, secondo i presunti dossier raccolti dai “falchi” Pdl (il cui contenuto è stato riportato il 30 ottobre dal Fatto Quotidiano), con locazione a prezzi inferiori a quelli di mercato. La solidarietà arriva via twitter anche dal ministro per le Riforme istituzionali Gaetano Quagliariello: “La sensibilità della Cancellieri per il dramma carcerario è nota e non ha niente a che fare con i cognomi. Solidarietà per assurda strumentalizzazione”.
Il ministro “sensibilizza” per la scarcerazione
Il nome del ministro della Giustizia è finito nelle carte dell’inchiesta di Torino su Fonsai quando è finita in carcere l’intera famiglia Ligresti. E’ stata Repubblica a ricostruire la vicenda. La prima telefonata è del 17 luglio, poche ore dopo gli arresti. Ma quella che conta di più è quella di un mese dopo, effettuata da Gabriella Fragni, la compagna di Ligresti, alla Cancellieri. La Guardasigilli si sarebbe poi interessata con il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria proprio per segnalare il caso di Giulia, la figlia di Ligresti, perché questa continuava a rifiutare il cibo. A dare il via all’intervento di Cancellieri, appunto, una telefonata – intercettata – del 17 agosto tra Gabriella Fragni, la compagna di Ligresti, e il fratello di quest’ultimo, Antonino. In quella conversazione la donna avrebbe chiesto al cognato di contattare la ministra per chiederle aiuto. Il 28 agosto, cioè 11 giorni dopo la telefonata, Giulia Ligresti è uscita dal carcere. Ma il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli ha assicurato oggi che i domiciliari sono stati concessi per una serie di “circostanze obiettive” e “sarebbe arbitraria e del tutto destituita di fondamento ogni illazione che ricolleghi la concessione degli arresti domiciliari a circostanze esterne di qualunque natura”. Nel comunicato Caselli sottolinea, in particolare, che “tutte le risultanze del fascicolo (ormai pubbliche e riscontrabili: documenti, acquisizioni processuali, atti d’indagine e accertamenti peritali) testimoniano in modo univoco e incontrovertibile che la concessione degli arresti domiciliari è avvenuta esclusivamente in base alla convergenza di decisive circostanze obiettive: le condizioni di salute verificate con consulenza medico-legale e l’intervenuta richiesta di ‘patteggiamento’ da parte dell’imputata, risalente al 2 agosto e perciò di molto antecedente le conversazioni telefoniche oggetto delle notizie”.
Il Movimento 5 Stelle: “Smentisca o si dimetta”
La prima reazione politica è dei senatori di Sel Loredana De Petris e Peppe De Cristofaro, che hanno chiesto al ministro di presentarsi al più presto nell’aula del Senato per fare chiarezza. “L’intervento della Cancellieri a favore della scarcerazione di Giulia Ligresti per anoressia presenta aspetti molto discutibili e inquietanti che devono essere chiariti sul piano politico e non solo su quello giudiziario”, hanno affermato in una nota, ritenendo “grave che l’intervento in questione sia stato richiesto da una telefonata privata e che abbia riguardato una classica detenuta eccellente”. E’ intervenuto poi anche il Movimento 5 Stelle. “I membri della commissione Giustizia del M5S chiedono alla Cancellieri di smentire la notizia. Diversamente, nel caso in cui, quindi, abbia effettivamente fatto pressione sul Dap per la scarcerazione di un detenuto eccellente, il ministro deve assumersi le proprie responsabilità e rassegnare immediatamente le dimissioni da Guardasigilli”. Per Fabrizio Cicchitto invece la Cancellieri “va lodata”.
Secondo il senatore democratico Luigi Manconi (da anni attivo per la battaglia sul fronte del sovraffollamento delle carceri) “di fronte a una detenuta che rifiutadi nutrirsi è buona prassi e indice di una elevata sensibilità istituzionale e umana, il che non guasta, attivarsi per capirne le ragioni e verificare che non stia maturando una incompatibilità con lo stato di detenzione. Questo ha fatto, opportunamente, il ministro Cancellieri quando le è stata segnalata la gravità delle condizioni di salute di Giulia Ligresti. E questo hanno fatto, opportunamente, i funzionari dell’Amministrazione penitenziaria e i sanitari che hanno valutato del caso”.
La buonuscita d’oro del figlio Peluso da FonSai
La vicinanza tra il ministro e la famiglia Ligresti, d’altronde, è un fatto noto. Il figlio della Cancellieri, Piergiorgio Peluso, ha incassato nel 2012 una buonuscita di 3,6 milioni di euro dopo un anno di lavoro come direttore generale della compagnia assicurativa Fondiaria Sai. L’attuale direttore finanziario di Telecom, vissuto a lungo in una casa del centro di Milano di proprietà del gruppo Fondiaria, era entrato nella società nel maggio del 2011, dopo essere stato responsabile del Corporate & Investment banking di Unicredit per l’Italia, posizione dalla quale aveva trattato l’esposizione delle società della famiglia siciliana verso l’istituto di Piazza Cordusio.
E ora i nodi tornano al pettine. La Procura di Torino, secondo la ricostruzione di Repubblica, si è accorta esaminando i tabulati telefonici della famiglia Ligresti che ci sono stati diversi contatti con la Cancellieri, fin dal giorno degli arresti di Giulia. In una di queste telefonate la compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni, ha suggerito al cognato di contattare il ministro come ultimo tentativo, visto che la situazione della figlia Giulia non trovava soluzione. E la stessa Fragni ha confermato la chiamata, rimasta impigliata nella rete delle intercettazioni.
La Cancellieri ha quindi ammesso di avere “sensibilizzato i due vice capi del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano, perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”, chiarendo in un secondo momento che il suo interessamento era stato per un carcerato soltanto, Giulia Maria Ligresti, che pochi giorni dopo è andata agli arresti domiciliari. Il tribunale di Torino aveva accolto all’inizio di settembre il patteggiamento a due anni e otto mesi di reclusione e 20mila euro di multa, un mese dopo che, nonostante il parere favorevole dei pm alla scarcerazione di Giulia alla luce delle sue condizioni di salute, il gip Silvia Salvadori aveva confermato la custodia cautelare per il pericolo di fuga.
Intanto il legale di Giulia Ligresti, l’avvocato Alberto Mittone, ha fatto sapere che “fu la stessa Procura di Torino a interessarsi alle condizioni di salute della donna, tanto che aveva disposto un accertamento medico“, ricordando che anche il procuratore capo Gian Carlo Caselli si preoccupò delle condizioni di salute.
I prefetti a busta paga nella storia dei Ligresti
Non è la prima volta che i riflettori sono puntati sui legami dei Ligresti con il mondo della politica. E non solo. La famiglia siciliana è stata un punto di riferimento negli anni per amici e parenti. Banchieri, avvocati, professionisti vari, perfino prefetti della Repubblica, che dall’ingegnere di Paternò hanno ricevuto case, incarichi professionali e societari con tanto di lauti compensi, a volte milionari. Ne sa qualcosa il catanese Filippo Milone, che ha sempre lavorato nelle società immobiliari dei Ligresti. Il padre di Milone, Antonino, era viceprefetto a Milano una cinquantina di anni fa, quando il futuro padrone di Fondiaria concluse i primi affari immobiliari nella città.
Da Milone padre si arriva fino alla Cancellieri, che ha lavorato a lungo alla prefettura della metropoli, collaborando anche con l’allora prefetto Enzo Vicari, che una volta lasciati gli incarichi pubblici, diventò amministratore di alcune società del gruppo Ligresti. Dopo Vicari, morto nel 2004, un altro ex prefetto milanese, Bruno Ferrante, trovò lavoro nella galassia Ligresti. E anche Gian Valerio Lombardi, ex prefetto di Milano e oggi commissario di Aler Milano, ha ottimi rapporti con la famiglia. In particolare suo figlio Stefano, avvocato, è grande amico dei figli di Ligresti. Si arriva così all’anno scorso, con la liquidazione d’oro incassata dal figlio della Cancellieri dopo l’uscita da FonSai.
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Ligresti, “politici gratis nel resort”. Cancellieri: “Non ci sono mai stata”.
Nel resort di Villasimius venivano ospitate "diverse personalità del mondo politico e istituzionale” e consumate "tonnellate di aragoste". In una intercettazione svelate le cene e gli eventi gratis a spese di don Salvatore. C’è chi giura di aver visto lì l’anno scorso e due anni fa il ministro della Giustizia. Che però fa sapere al Fatto Quotidiano che le vacanze degli ultimi anni “le ha passate nella sua casa siciliana”.
È il rifugio dei vip. A un soffio dalle spiagge immacolate di Villasimius. Ma il Tanka Village pare fosse anche il buen retiro di “diverse personalità del mondo politico e istituzionale”. Chi siano “il ministro … il sottosegretario… il direttore… tutti gli amici” che mangiavano “tonnellate di aragoste” a spese di don Salvatore Ligresti, per ora è un mistero. C’è chi giura di aver visto al Tanka, l’anno scorso e due anni fa, anche Anna Maria Cancellieri, ma il ministro della Giustizia fa sapere al Fatto Quotidiano che le vacanze degli ultimi anni “le ha passate nella sua casa siciliana”. Tra gli ospiti c’era anche un “prefetto permaloso” che, quando gli è stato “chiesto di pagare il conto”, non è più venuto.
A svelare quante “cene venivano fatte lì al Tanka” è l’intercettazione del 15 aprile 2013 tra l’ex amministratore delegato di Fonsai Fausto Marchionni e Alberto Alderisio, uomo vicinissimo al clan Ligresti. Gli investigatori stanno facendo “le pulci all’ingegnere (Salvatore Ligresti, ndr)… stanno a guardare anche i conti dell’Atahotel”, ride al telefono Alderisio. Cioè la società a cui appartiene anche il Tanka. E Marchionni chiede: “Quando lui non pagava?”. E l’altro: “Pare che ci sia un quintale, no, una tonnellata di aragoste in conto. Una tonnellata! Fai presto sai? Inviti un po’ di gente… un’aragosta pesa un chilo, fai presto! Tu sai quante cene venivan fatte, lì al Tanka… Poi c’è quello che non si sa, però sai… vengono fuori anche le cose più incredibili”.
Marchionni invece giura di aver pagato i suoi conti e Alderisio spiega che in fondo per loro non erano vacanze: “Lì era un prosecuzione dell’ufficio, perché erano tutte relazioni pubbliche, te incontravi questo, quello incontrava quell’altro, il ministro incontra questo, sottosegretario… direttore… tutti gli amici dell’Enpam (fonetico), voglio dire le cose le sappiamo! Niente di male, nulla che non sia… solo che era un periodo di grande splendore e, con una eccessiva leggerezza, si fecero certe cose! Andavano fatte in maniera diversa”. Molto diversa: perché la società Atahotels è controllata al 51 per cento da Fonsai e al 49 da Milano Assicurazioni. Quindi quei conti non pagati e quelle aragoste divorate pesano sugli azionisti delle società assicurative. Fonsai ha un buco di 800 milioni di euro. Non solo: quando i magistrati di Torino presentarono al gip la richiesta di arresto per i Ligresti, scrissero che la società è “una scatola piena di debiti prospettici, la gran parte dei quali verso lo stesso gruppo Fonsai”.
Marchionni nei suoi discorsi al telefono svela anche un altro particolare, quello che i pagamenti dovevano in un modo o nell’altro risultare: “Ospiti illustri o meno eccetera. Ah, mi avevano assicurato quel pelatone… quell’amministratore delegato che era venuto, che aveva sistemato le cose in modo che il pagamento risultasse, ci mancherebbe altro… perché gli avevo detto: Guardi che non si può più continuare così, eh? Chiunque venga deve risultare che ha pagato, c’è poco da fare”. Anche perché “i nodi vengono al pettine”, prima o poi.
I due continuano a ragionare sui pagamenti e citano l’esempio di “Sierra Mike”, un prefetto per ora ignoto con cui lo stesso Marchionni si era arrabbiato: “Quando gli han detto che doveva pagare, non è più venuto!”. L’interlocutore conferma: “Certo, certo! ‘Sierra Mike’ era permaloso, perché non ha mai pagato in vita sua, ma sai, non è che non le sapessi queste cose; le ho sempre sapute e ho anche detto all’ingegnere: vacci piano perché qua…”. Ma don Salvatore si era alterato: “Si è incazzato tantissimo perché io gli avevo detto: no, deve pagare anche, no? Porca put*! Ah! Ah! Non l’avessi mai detto”.
Che l’ingegnere fosse uomo generoso, del resto, lo conferma anche Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti da 25 anni e amica del Guardasigilli. In una telefonata in cui si lamenta con la figlia di tutti quelli che sono stati aiutati e si dicono solo dispiaciuti (come aveva fatto l’amica ministra) dice, indignata: “Questa la gente è… in generale. Poi indietro. Eh sì… bisognerebbe… Sai cos’erano capaci di chiedere tutti… che potrei fare i nomi, chiedere tutti, hanno mangiato tutti…”. Anche quintali di aragoste. Ci dicano ora chi le ha mangiate.
Il Fatto Quotidiano del 2 novembre 2013.
Nel resort di Villasimius venivano ospitate "diverse personalità del mondo politico e istituzionale” e consumate "tonnellate di aragoste". In una intercettazione svelate le cene e gli eventi gratis a spese di don Salvatore. C’è chi giura di aver visto lì l’anno scorso e due anni fa il ministro della Giustizia. Che però fa sapere al Fatto Quotidiano che le vacanze degli ultimi anni “le ha passate nella sua casa siciliana”.
È il rifugio dei vip. A un soffio dalle spiagge immacolate di Villasimius. Ma il Tanka Village pare fosse anche il buen retiro di “diverse personalità del mondo politico e istituzionale”. Chi siano “il ministro … il sottosegretario… il direttore… tutti gli amici” che mangiavano “tonnellate di aragoste” a spese di don Salvatore Ligresti, per ora è un mistero. C’è chi giura di aver visto al Tanka, l’anno scorso e due anni fa, anche Anna Maria Cancellieri, ma il ministro della Giustizia fa sapere al Fatto Quotidiano che le vacanze degli ultimi anni “le ha passate nella sua casa siciliana”. Tra gli ospiti c’era anche un “prefetto permaloso” che, quando gli è stato “chiesto di pagare il conto”, non è più venuto.
A svelare quante “cene venivano fatte lì al Tanka” è l’intercettazione del 15 aprile 2013 tra l’ex amministratore delegato di Fonsai Fausto Marchionni e Alberto Alderisio, uomo vicinissimo al clan Ligresti. Gli investigatori stanno facendo “le pulci all’ingegnere (Salvatore Ligresti, ndr)… stanno a guardare anche i conti dell’Atahotel”, ride al telefono Alderisio. Cioè la società a cui appartiene anche il Tanka. E Marchionni chiede: “Quando lui non pagava?”. E l’altro: “Pare che ci sia un quintale, no, una tonnellata di aragoste in conto. Una tonnellata! Fai presto sai? Inviti un po’ di gente… un’aragosta pesa un chilo, fai presto! Tu sai quante cene venivan fatte, lì al Tanka… Poi c’è quello che non si sa, però sai… vengono fuori anche le cose più incredibili”.
Marchionni invece giura di aver pagato i suoi conti e Alderisio spiega che in fondo per loro non erano vacanze: “Lì era un prosecuzione dell’ufficio, perché erano tutte relazioni pubbliche, te incontravi questo, quello incontrava quell’altro, il ministro incontra questo, sottosegretario… direttore… tutti gli amici dell’Enpam (fonetico), voglio dire le cose le sappiamo! Niente di male, nulla che non sia… solo che era un periodo di grande splendore e, con una eccessiva leggerezza, si fecero certe cose! Andavano fatte in maniera diversa”. Molto diversa: perché la società Atahotels è controllata al 51 per cento da Fonsai e al 49 da Milano Assicurazioni. Quindi quei conti non pagati e quelle aragoste divorate pesano sugli azionisti delle società assicurative. Fonsai ha un buco di 800 milioni di euro. Non solo: quando i magistrati di Torino presentarono al gip la richiesta di arresto per i Ligresti, scrissero che la società è “una scatola piena di debiti prospettici, la gran parte dei quali verso lo stesso gruppo Fonsai”.
Marchionni nei suoi discorsi al telefono svela anche un altro particolare, quello che i pagamenti dovevano in un modo o nell’altro risultare: “Ospiti illustri o meno eccetera. Ah, mi avevano assicurato quel pelatone… quell’amministratore delegato che era venuto, che aveva sistemato le cose in modo che il pagamento risultasse, ci mancherebbe altro… perché gli avevo detto: Guardi che non si può più continuare così, eh? Chiunque venga deve risultare che ha pagato, c’è poco da fare”. Anche perché “i nodi vengono al pettine”, prima o poi.
I due continuano a ragionare sui pagamenti e citano l’esempio di “Sierra Mike”, un prefetto per ora ignoto con cui lo stesso Marchionni si era arrabbiato: “Quando gli han detto che doveva pagare, non è più venuto!”. L’interlocutore conferma: “Certo, certo! ‘Sierra Mike’ era permaloso, perché non ha mai pagato in vita sua, ma sai, non è che non le sapessi queste cose; le ho sempre sapute e ho anche detto all’ingegnere: vacci piano perché qua…”. Ma don Salvatore si era alterato: “Si è incazzato tantissimo perché io gli avevo detto: no, deve pagare anche, no? Porca put*! Ah! Ah! Non l’avessi mai detto”.
Che l’ingegnere fosse uomo generoso, del resto, lo conferma anche Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti da 25 anni e amica del Guardasigilli. In una telefonata in cui si lamenta con la figlia di tutti quelli che sono stati aiutati e si dicono solo dispiaciuti (come aveva fatto l’amica ministra) dice, indignata: “Questa la gente è… in generale. Poi indietro. Eh sì… bisognerebbe… Sai cos’erano capaci di chiedere tutti… che potrei fare i nomi, chiedere tutti, hanno mangiato tutti…”. Anche quintali di aragoste. Ci dicano ora chi le ha mangiate.
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Mi sto sempre più convincendo che metà del paese dovrebbe costruire un numero di carceri tale da poter ospitare l'altra metà del paese.
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Il compagno Sansonetti...............
Chi chiede l’amnistia muore...
La ministra Cancellieri tra poco non sarà più ministra. E’ molto probabile che finirà così lo scandalo lanciato dal “Corriere della Sera”. Perché non sarà più ministra? Volete sapere l’apparenza o la verità? La verità è semplicissima: la ministra Cancellieri stava lavorando a un progetto di amnistia. Cioè rischiava di macchiarsi dello stesso peccato del quale si macchiò il suo predecessore Clemente Mastella, nel 2007, firmando l’indulto. Il più forte – largamente il più fortedei poteri politici in Italia, e cioè il potere giudiziario, è saldissimamente contrario ad amnistia e indulto. Considera ogni tipo di provvedimento di clemenza come una sfida al potere assoluto e discrezionale che ritiene aver ricevuto da Dio. Il potere giudiziario è pronto a neutralizzare qualunque ministro osi sfidarlo su questo terreno. Nel 20072008 per colpire Mastella fece cadere il governo Prodi e riconsegnò il potere a Berlusconi. Stavolta se l’è presa con la ministra della giustizia in carica (che peraltro non è affatto una libertaria e fu una ministra dell’Interno arcigna e autoritaria) e l’ha impallinata attraverso il solito sistema: intercettazione, fuga di notizie, pubblicazione delle intercettazioni. La ministra sarà costretta alle dimissioni. Cosa risulta dalle intercettazioni? Tre cose. La prima è l’amicizia storica della Cancellieri con la moglie del palazzinaro Ligresti (arrestato in luglio assieme a tutti i suoi figli per un crack finanziario); la seconda è l’eccesso di ricchezza e di spregiudicatezza di suo figlio; la ter-
za è il suo pensiero – solo il suo pensiero, ma colpevolmente confessato al telefono – che se una ragazza sta in carcerazione preventiva senza buone ragioni, in evidente violazione della legge, e se per di più è affetta da anoressia, e rischia la vita, allora è meglio mandarla ai domiciliari, e cioè sospendere il trattamento di tortura avviato con la speranza di farla confessare. Sulla amicizia storica coi Ligresti c’è poco da dire. Ognuno si sceglie gli amici che vuole. La Costituzione non prevede che le amicizie di un ministro siano preselezionate dai giornali né da Travaglio&Santoro. Sul figlio c’è da dire che effettivamente, come la gran parte dei super-manager, probabilmente capisce poco di economica e di amministrazione e per motivi misteriosi viene pagato milioni e milioni (la sua avventura a Fonsai assomiglia maledettamente a quella di De Benedetti alla Fiat e all’Ambrosiano…). E tuttavia anche qui il rea-
to non si vede: purtroppo in Italia arricchirsi esageratamente non è un reato e il capitalismo finanziario – che è un mostro orrendo – non è vietato. Sul terzo punto invece tocca, a malincuore, battere le mani alla ministra. E davvero fa un po’ ribrezzo questa campagna volta a scannare Giulia Ligresti. Oltretutto nel caso Ligresti è evidente che lo scandalo non sta nella scarcerazione ma nella retata: hanno catturato tutta la famiglia (tranne un figlio che è riuscito a scappare in Svizzera) e la tengono prigioniera violando – come succede spessissimo: quasi sempre – ogni norma sulla carcerazione preventiva. Sono pratiche da regime dittatoriale. Naturalmente è legittima l’obiezione: ma perché la Cancellieri non interviene per far liberare dal carcere tanti poveri cristi? Quanti sono nelle stesse condizioni di Giulia Ligresti? Decine di migliaia. Obiezione, è chiaro, giustissima, la colpa della Cancellieri è esattamente questa, e cioè esattamente il contrario della colpa di cui la si accusa. Il forcaiolismo è davvero una brutta bestia: non gliene importa niente di nulla, è solo assatanato dalla necessità di impalare i sospetti, vederli marcire in carcere, morire… Che brutta strada sta prendendo l’Italia. Ha ragione Letta, se l’Europa non si libera di questi populismi (li ha chiamati così: con gentilezza…) è destinata a decadere. Perché quando la civiltà giuridica e umana rincula, diventa infame, crudele, travolge il diritto e lo sostituisce con l’odio, le società pagano un prezzo altissimo.
L'Editoriale del Direttore Piero Sansonetti.
L'Ora della Calabria - 02/11/2013.
Chi chiede l’amnistia muore...
La ministra Cancellieri tra poco non sarà più ministra. E’ molto probabile che finirà così lo scandalo lanciato dal “Corriere della Sera”. Perché non sarà più ministra? Volete sapere l’apparenza o la verità? La verità è semplicissima: la ministra Cancellieri stava lavorando a un progetto di amnistia. Cioè rischiava di macchiarsi dello stesso peccato del quale si macchiò il suo predecessore Clemente Mastella, nel 2007, firmando l’indulto. Il più forte – largamente il più fortedei poteri politici in Italia, e cioè il potere giudiziario, è saldissimamente contrario ad amnistia e indulto. Considera ogni tipo di provvedimento di clemenza come una sfida al potere assoluto e discrezionale che ritiene aver ricevuto da Dio. Il potere giudiziario è pronto a neutralizzare qualunque ministro osi sfidarlo su questo terreno. Nel 20072008 per colpire Mastella fece cadere il governo Prodi e riconsegnò il potere a Berlusconi. Stavolta se l’è presa con la ministra della giustizia in carica (che peraltro non è affatto una libertaria e fu una ministra dell’Interno arcigna e autoritaria) e l’ha impallinata attraverso il solito sistema: intercettazione, fuga di notizie, pubblicazione delle intercettazioni. La ministra sarà costretta alle dimissioni. Cosa risulta dalle intercettazioni? Tre cose. La prima è l’amicizia storica della Cancellieri con la moglie del palazzinaro Ligresti (arrestato in luglio assieme a tutti i suoi figli per un crack finanziario); la seconda è l’eccesso di ricchezza e di spregiudicatezza di suo figlio; la ter-
za è il suo pensiero – solo il suo pensiero, ma colpevolmente confessato al telefono – che se una ragazza sta in carcerazione preventiva senza buone ragioni, in evidente violazione della legge, e se per di più è affetta da anoressia, e rischia la vita, allora è meglio mandarla ai domiciliari, e cioè sospendere il trattamento di tortura avviato con la speranza di farla confessare. Sulla amicizia storica coi Ligresti c’è poco da dire. Ognuno si sceglie gli amici che vuole. La Costituzione non prevede che le amicizie di un ministro siano preselezionate dai giornali né da Travaglio&Santoro. Sul figlio c’è da dire che effettivamente, come la gran parte dei super-manager, probabilmente capisce poco di economica e di amministrazione e per motivi misteriosi viene pagato milioni e milioni (la sua avventura a Fonsai assomiglia maledettamente a quella di De Benedetti alla Fiat e all’Ambrosiano…). E tuttavia anche qui il rea-
to non si vede: purtroppo in Italia arricchirsi esageratamente non è un reato e il capitalismo finanziario – che è un mostro orrendo – non è vietato. Sul terzo punto invece tocca, a malincuore, battere le mani alla ministra. E davvero fa un po’ ribrezzo questa campagna volta a scannare Giulia Ligresti. Oltretutto nel caso Ligresti è evidente che lo scandalo non sta nella scarcerazione ma nella retata: hanno catturato tutta la famiglia (tranne un figlio che è riuscito a scappare in Svizzera) e la tengono prigioniera violando – come succede spessissimo: quasi sempre – ogni norma sulla carcerazione preventiva. Sono pratiche da regime dittatoriale. Naturalmente è legittima l’obiezione: ma perché la Cancellieri non interviene per far liberare dal carcere tanti poveri cristi? Quanti sono nelle stesse condizioni di Giulia Ligresti? Decine di migliaia. Obiezione, è chiaro, giustissima, la colpa della Cancellieri è esattamente questa, e cioè esattamente il contrario della colpa di cui la si accusa. Il forcaiolismo è davvero una brutta bestia: non gliene importa niente di nulla, è solo assatanato dalla necessità di impalare i sospetti, vederli marcire in carcere, morire… Che brutta strada sta prendendo l’Italia. Ha ragione Letta, se l’Europa non si libera di questi populismi (li ha chiamati così: con gentilezza…) è destinata a decadere. Perché quando la civiltà giuridica e umana rincula, diventa infame, crudele, travolge il diritto e lo sostituisce con l’odio, le società pagano un prezzo altissimo.
L'Editoriale del Direttore Piero Sansonetti.
L'Ora della Calabria - 02/11/2013.
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Idro, arrestato il sindaco leghistaOpus ha scritto:Mi sto sempre più convincendo che metà del paese dovrebbe costruire un numero di carceri tale da poter ospitare l'altra metà del paese.
Un paese senza speranza....
L'accusa: "Favorì alcune aziende"
Secondo l'accusa Oscar Lancini avrebbe commesso irregolarità nella gara d'appalto per la realizzazione di opere in paese. E' diventato famoso per aver tappezzato la scuola del paese con il sole delle Alpi
Adro, arrestato il sindaco leghista L'accusa: "Favorì alcune aziende"
Il sindaco Oscar Lancini
Oscar Lancini, sindaco di Adro (famoso per aver tappezzato la scuola del paese con il sole delle Alpi), è stato arrestato dai carabinieri e si trova agli arresti domiciliari. E' accusato di turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Avrebbe favorito alcune aziende nella gara d'appalto per la realizzazione di alcune opere in paese]
toh toh toh...pure i forcaioli...toh toh toh...per fortuna che i malandrini sono solo al sud....toh toh toh...
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Caso Ligresti-Cancellieri, sono tre le telefonate tra il ministro e la famiglia.
A riportare la notizia è il quotidiano Repubblica. Il Guardasigilli avrebbe chiamato il fratello di Salvatore, Antonio il 21 agosto, il giorno prima dell'interrogatorio con in pm di Torino. Dura sette minuti e mezzo, non si conosce il contenuto perché è un tabulato, ma smentisce la versione delle sole due chiamate.
Sono tre le telefonate tra il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri e la famiglia Ligresti. Le prime due sono quelle depositate agli atti della Procura di Torino. La prima, quella del 17 luglio, tra il Guardasigilli e Gabriella Fragni, compagna di don Salvatore, il giorno stesso degli arresti che portano in carcere il patriarca e le figlie Giulia e Jonella, quando la Cancellieri commenta: “non è giusto, non è giusto”. La seconda è quella del 19 agosto con Antonio Ligresti, fratello di Salvatore. Qui, secondo la versione del ministro nell’interrogatorio davanti ai giudici di Torino, Antonio manifesta preoccupazione per le condizioni di salute della nipote carcerata Giulia Maria che “soffre di anoressia e rifiuta il cibo”. Il ministro, secondo la sua versione, lo rassicurerebbe dicendogli di avere contattato i due vicedirettori del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Francesco Cascini e Luigi Pagano, “perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”.
Si arriva così al 21 agosto. Data di una terza chiamata di 7 minuti e mezzo, partita da un numero che con 366, prefisso con cui inizia il numero di cellulare del ministro pro tempore della Giustizia. La chiamata è sempre per il fratello di don Salvatore che intanto è stato trasferito ai domiciliari, Antonio. Cosa si sono detti i due? Non si sa, perché di questo contatto c’è solo il tabulato non ancora dato alle parti. A dare notizia della sua esistenza è il quotidiano Repubblica. Probabilmente anche dopo il suo deposito, non cambierà il convincimento della Procura di Torino: “agli atti non c’è nulla di penalmente rilevante”. Rimane il fatto che il tabulato smentisce la versione del ministro, che nel verbale dell’interrogatorio, sostiene di non avere avuto più contatti con la famiglia Ligresti dopo quel 19 agosto, prima telefonata ad Antonio. La terza telefonata, poi, avviene il giorno prima dell’interrogatorio che il ministro avrà con i pm torinesi che vogliono conoscere i rapporti tra lei e i costruttori. A questo terzo contatto vanno aggiunti poi quelli che Antonio ha avuto con il marito della Cancellieri, Sebastiano Peluso. Parecchie telefonate che dimostrano l’interessamento dei Cancellieri per la potente famiglia.
La Camera il prossimo 21 novembre voterà la mozione di sfiducia nei confronti del ministro, presentata il 4 novembre dal Movimento Cinque Stelle.
Il Fatto Quotidiano del 14 novembre 2013.
A riportare la notizia è il quotidiano Repubblica. Il Guardasigilli avrebbe chiamato il fratello di Salvatore, Antonio il 21 agosto, il giorno prima dell'interrogatorio con in pm di Torino. Dura sette minuti e mezzo, non si conosce il contenuto perché è un tabulato, ma smentisce la versione delle sole due chiamate.
Sono tre le telefonate tra il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri e la famiglia Ligresti. Le prime due sono quelle depositate agli atti della Procura di Torino. La prima, quella del 17 luglio, tra il Guardasigilli e Gabriella Fragni, compagna di don Salvatore, il giorno stesso degli arresti che portano in carcere il patriarca e le figlie Giulia e Jonella, quando la Cancellieri commenta: “non è giusto, non è giusto”. La seconda è quella del 19 agosto con Antonio Ligresti, fratello di Salvatore. Qui, secondo la versione del ministro nell’interrogatorio davanti ai giudici di Torino, Antonio manifesta preoccupazione per le condizioni di salute della nipote carcerata Giulia Maria che “soffre di anoressia e rifiuta il cibo”. Il ministro, secondo la sua versione, lo rassicurerebbe dicendogli di avere contattato i due vicedirettori del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Francesco Cascini e Luigi Pagano, “perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”.
Si arriva così al 21 agosto. Data di una terza chiamata di 7 minuti e mezzo, partita da un numero che con 366, prefisso con cui inizia il numero di cellulare del ministro pro tempore della Giustizia. La chiamata è sempre per il fratello di don Salvatore che intanto è stato trasferito ai domiciliari, Antonio. Cosa si sono detti i due? Non si sa, perché di questo contatto c’è solo il tabulato non ancora dato alle parti. A dare notizia della sua esistenza è il quotidiano Repubblica. Probabilmente anche dopo il suo deposito, non cambierà il convincimento della Procura di Torino: “agli atti non c’è nulla di penalmente rilevante”. Rimane il fatto che il tabulato smentisce la versione del ministro, che nel verbale dell’interrogatorio, sostiene di non avere avuto più contatti con la famiglia Ligresti dopo quel 19 agosto, prima telefonata ad Antonio. La terza telefonata, poi, avviene il giorno prima dell’interrogatorio che il ministro avrà con i pm torinesi che vogliono conoscere i rapporti tra lei e i costruttori. A questo terzo contatto vanno aggiunti poi quelli che Antonio ha avuto con il marito della Cancellieri, Sebastiano Peluso. Parecchie telefonate che dimostrano l’interessamento dei Cancellieri per la potente famiglia.
La Camera il prossimo 21 novembre voterà la mozione di sfiducia nei confronti del ministro, presentata il 4 novembre dal Movimento Cinque Stelle.
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Caso Perna, la madre: “Non avevo il numero del ministro. E mio figlio è morto di carcere”.
“Mamma, mi stanno uccidendo, sono due anni che giro carceri e non ce la faccio più. Devo scontare la detenzione e non una pena umana”. Questa è una delle tante lettere scritte da Federico Perna a sua madre prima della sua morte a Poggioreale l’8 novembre 2013. La mamma, Nobila Scafuro, ha deciso di pubblicare in Rete le foto del corpo straziato di suo figlio, esattamente come fece la famiglia di Stefano Cucchi. “Glie ne hanno date tante – racconta al fattoquotidiano.it – Temo fino ad ucciderlo”. Lo stabiliranno i risultati dell’autopsia, ma nel frattempo una cosa è certa: Federico è morto di carcere. Sì, perché le sue condizioni di salute erano incompatibili con il regime di detenzione, come è scritto sui tanti referti medici. Il ragazzo era tossicodipendente da 14 anni ed era malato di epatite C, che presto si era trasformata in cirrosi epatica. “Mi diceva che sputava sangue, ma nessuno voleva ricoverarlo”, denuncia Nobila che aggiunge: “Non avevo il numero di Annamaria Cancellieri, (che ha disposto un’inchiesta sulla vicenda, ndr) anzi le chiedo pubblicamente di lasciarmelo. Ora che Federico è morto voglio aiutare i tanti altri ragazzi che si trovano nelle sue condizioni”.
di Silvia D’Onghia e Lorenzo Galeazzi - http://tv.ilfattoquotidiano.it.
[youtube]9tFcGB9PPak[/youtube]
Riprese e montaggio di Paolo Dimalio.
“Mamma, mi stanno uccidendo, sono due anni che giro carceri e non ce la faccio più. Devo scontare la detenzione e non una pena umana”. Questa è una delle tante lettere scritte da Federico Perna a sua madre prima della sua morte a Poggioreale l’8 novembre 2013. La mamma, Nobila Scafuro, ha deciso di pubblicare in Rete le foto del corpo straziato di suo figlio, esattamente come fece la famiglia di Stefano Cucchi. “Glie ne hanno date tante – racconta al fattoquotidiano.it – Temo fino ad ucciderlo”. Lo stabiliranno i risultati dell’autopsia, ma nel frattempo una cosa è certa: Federico è morto di carcere. Sì, perché le sue condizioni di salute erano incompatibili con il regime di detenzione, come è scritto sui tanti referti medici. Il ragazzo era tossicodipendente da 14 anni ed era malato di epatite C, che presto si era trasformata in cirrosi epatica. “Mi diceva che sputava sangue, ma nessuno voleva ricoverarlo”, denuncia Nobila che aggiunge: “Non avevo il numero di Annamaria Cancellieri, (che ha disposto un’inchiesta sulla vicenda, ndr) anzi le chiedo pubblicamente di lasciarmelo. Ora che Federico è morto voglio aiutare i tanti altri ragazzi che si trovano nelle sue condizioni”.
di Silvia D’Onghia e Lorenzo Galeazzi - http://tv.ilfattoquotidiano.it.
[youtube]9tFcGB9PPak[/youtube]
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Fonsai, respinta la richiesta di patteggiamento
per Jonella Ligresti: «Pena non congrua»
I legali: «Una decisione che non ci aspettavamo»
«La pena non è congrua»: sono troppo pochi 3 anni e 4 mesi di reclusione e 30 mila euro di multa per far patteggiare Jonella Ligresti, l’ex presidente del gruppo assicurativo Fondiaria-Sai, arrestata a luglio insieme con il padre Salvatore e la sorella Giulia (che ha già patteggiato 2 anni e 8 mesi) e con quattro ex manager del gruppo, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Torino per falso in bilancio aggravato relativo al bilancio 2011 e manipolazione del mercato.
LA RICHIESTA - Così il gip di Torino Sandra Recchione ha respinto la richiesta di patteggiamento avanzata dai legali della maggiore dei figli di Ligresti, Gianluigi Tizzoni e Lucio Lucia, nonostante l’accordo raggiunto con i pubblici ministeri Vittorio Nessi e Marco Gianoglio. In particolare il giudice ha ritenuto che a Jonella Ligresti fossero state riconosciute dalla procura delle attenuanti troppo ampie, rendendo così la pena di tre anni e quattro mesi troppo bassa (circa la metà della pena massima prevista per le accuse contestate). Inoltre, il giudice ha specificato come da parte dell’ex presidente di Fondiaria-Sai non ci sia stato alcun gesto risarcitorio.
L’UDIENZA - All’udienza non sono state ammesse come parti civili le associazioni dei consumatori, che comunque si erano opposte al patteggiamento. «Siamo sorpresi», hanno detto i legali alla lettura del dispositivo. Anche Jonella Ligresti sarebbe rimasta sorpresa e delusa, anche perché la motivazione maggiore che l’aveva spinta ad accettare di patteggiare era stata la necessità di riacquistare quanto prima la libertà, essendo ancora detenuta, sia pure ai domiciliari. «Adesso cercheremo di capire cosa fare in accordo con la nostra assistita, che aveva scelto di patteggiare per ragioni strettamente personali e familiari», hanno spiegato i legali.
IL PROCESSO - Adesso la posizione di Jonella Ligresti dovrebbe essere riassunta al processo immediato in corso nei confronti di Salvatore Ligresti e di alcuni manager, su cui giovedì il tribunale deciderà relativamente alla competenza territoriale. Jonella potrebbe riproporre il patteggiamento nel processo ordinario, ma la decisione del tribunale arriverà solo alla fine del dibattimento. Il fratello Paolo, insieme a un altro gruppo di imputati, è invece in un secondo troncone, attualmente in udienza preliminare.
Fabrizio Massaro
http://www.corriere.it/cronache/14_genn ... d399.shtml
Quanto avranno dato ai pubblici ministeri?
Vacanza pagata al Tanka Village?
VACANZE A SBAFO CON LIGRESTI - AL TANKA VILLAGE DI VILLASIMIUS, IN SARDEGNA, I PREFETTI BRUNO FERRANTE E ACHILLE SERRA, TABACCI E PISANU - IN CAMBIO? LA SIRENA BLU PER GIRARE AGILMENTE NEL TRAFFICO
per Jonella Ligresti: «Pena non congrua»
I legali: «Una decisione che non ci aspettavamo»
«La pena non è congrua»: sono troppo pochi 3 anni e 4 mesi di reclusione e 30 mila euro di multa per far patteggiare Jonella Ligresti, l’ex presidente del gruppo assicurativo Fondiaria-Sai, arrestata a luglio insieme con il padre Salvatore e la sorella Giulia (che ha già patteggiato 2 anni e 8 mesi) e con quattro ex manager del gruppo, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Torino per falso in bilancio aggravato relativo al bilancio 2011 e manipolazione del mercato.
LA RICHIESTA - Così il gip di Torino Sandra Recchione ha respinto la richiesta di patteggiamento avanzata dai legali della maggiore dei figli di Ligresti, Gianluigi Tizzoni e Lucio Lucia, nonostante l’accordo raggiunto con i pubblici ministeri Vittorio Nessi e Marco Gianoglio. In particolare il giudice ha ritenuto che a Jonella Ligresti fossero state riconosciute dalla procura delle attenuanti troppo ampie, rendendo così la pena di tre anni e quattro mesi troppo bassa (circa la metà della pena massima prevista per le accuse contestate). Inoltre, il giudice ha specificato come da parte dell’ex presidente di Fondiaria-Sai non ci sia stato alcun gesto risarcitorio.
L’UDIENZA - All’udienza non sono state ammesse come parti civili le associazioni dei consumatori, che comunque si erano opposte al patteggiamento. «Siamo sorpresi», hanno detto i legali alla lettura del dispositivo. Anche Jonella Ligresti sarebbe rimasta sorpresa e delusa, anche perché la motivazione maggiore che l’aveva spinta ad accettare di patteggiare era stata la necessità di riacquistare quanto prima la libertà, essendo ancora detenuta, sia pure ai domiciliari. «Adesso cercheremo di capire cosa fare in accordo con la nostra assistita, che aveva scelto di patteggiare per ragioni strettamente personali e familiari», hanno spiegato i legali.
IL PROCESSO - Adesso la posizione di Jonella Ligresti dovrebbe essere riassunta al processo immediato in corso nei confronti di Salvatore Ligresti e di alcuni manager, su cui giovedì il tribunale deciderà relativamente alla competenza territoriale. Jonella potrebbe riproporre il patteggiamento nel processo ordinario, ma la decisione del tribunale arriverà solo alla fine del dibattimento. Il fratello Paolo, insieme a un altro gruppo di imputati, è invece in un secondo troncone, attualmente in udienza preliminare.
Fabrizio Massaro
http://www.corriere.it/cronache/14_genn ... d399.shtml
Quanto avranno dato ai pubblici ministeri?
Vacanza pagata al Tanka Village?
VACANZE A SBAFO CON LIGRESTI - AL TANKA VILLAGE DI VILLASIMIUS, IN SARDEGNA, I PREFETTI BRUNO FERRANTE E ACHILLE SERRA, TABACCI E PISANU - IN CAMBIO? LA SIRENA BLU PER GIRARE AGILMENTE NEL TRAFFICO
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Re: Rampolla Ligresti ai domiciliari
Telefonate ai Ligresti, Cancellieri indagata
"Sui contatti con la famiglia
l’ex Guardasigilli ha mentito ai pm"
ROMA — False dichiarazioni a pubblico ministero. È questo il reato che la procura di Roma contesta all’ex ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri per la vicenda delle sue telefonate con Antonino Ligresti, fratello di Salvatore, arrestato dalla procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta su Fonsai insieme alle figlie, Giulia e Jonella.
Il fascicolo era arrivato dalla procura piemontese a quella capitolina per competenza. Non aveva indagati né ipotesi di reato. Agli atti c’era soltanto il verbale dell’audizione dell’allora Guardasigilli che si era svolto al ministero di via Arenuala lo scorso 22 agosto. All’epoca il ministro non era indagato ma il procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi, gli aveva chiesto conto di alcune telefonate con Antonino, finite nell’inchiesta sulla compagnia assicurativa. Telefonate che si erano concentrate nei giorni in cui pendeva la richiesta di arresti domiciliari (poi ottenuti grazie a un’istanza di patteggiamento) per Giulia Ligresti, malata di anoressia. Conversazioni sulle quali il ministro ero stato molto vago, ammettendo di aver parlato con il suo «amico di famiglia» il 19 agosto e di aver discusso delle condizioni di salute della nipote, ma di aver risposto a una sua telefonata.
Cosa non vera: i tabulati dimostrarono che la chiamata non l’aveva ricevuta, ma fatta lei e che i due avevano chiacchierato per sei minuti.
http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... ef=HRER1-1
"Sui contatti con la famiglia
l’ex Guardasigilli ha mentito ai pm"
ROMA — False dichiarazioni a pubblico ministero. È questo il reato che la procura di Roma contesta all’ex ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri per la vicenda delle sue telefonate con Antonino Ligresti, fratello di Salvatore, arrestato dalla procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta su Fonsai insieme alle figlie, Giulia e Jonella.
Il fascicolo era arrivato dalla procura piemontese a quella capitolina per competenza. Non aveva indagati né ipotesi di reato. Agli atti c’era soltanto il verbale dell’audizione dell’allora Guardasigilli che si era svolto al ministero di via Arenuala lo scorso 22 agosto. All’epoca il ministro non era indagato ma il procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi, gli aveva chiesto conto di alcune telefonate con Antonino, finite nell’inchiesta sulla compagnia assicurativa. Telefonate che si erano concentrate nei giorni in cui pendeva la richiesta di arresti domiciliari (poi ottenuti grazie a un’istanza di patteggiamento) per Giulia Ligresti, malata di anoressia. Conversazioni sulle quali il ministro ero stato molto vago, ammettendo di aver parlato con il suo «amico di famiglia» il 19 agosto e di aver discusso delle condizioni di salute della nipote, ma di aver risposto a una sua telefonata.
Cosa non vera: i tabulati dimostrarono che la chiamata non l’aveva ricevuta, ma fatta lei e che i due avevano chiacchierato per sei minuti.
http://www.repubblica.it/politica/2014/ ... ef=HRER1-1