Amministrative Cosenza 2016
Inviato: martedì 10 maggio 2016, 19:03
Niente santi in paradiso, Paolini sedotto e abbandonato tre volte.
Dal Pd ai Gentile (con l’aiutino della commissione elettorale), l’avvocato rugbista è caduto ancora una volta nella trappola dei big della politica cosentina.
Sedotto e abbandonato. Per ben tre volte. La vita di Enzo Paolini con ogni probabilità entrerà nei libri che raccontano la storia della città di Cosenza per la sfortuna che ha contraddistinto la sua carriera politica. Una carriera ricca di speranze, fiducia, contraddizioni e aspettative, tutte mirate a realizzare un sogno mai nascosto: diventare sindaco. Nel corso degli ultimi anni Paolini ha provato la scalata al vertice in ogni modo e con ogni mezzo. E gli è andata sempre male.
Alle elezioni amministrative del 2011, con il presidente di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola dalla sua parte, sfida a viso aperto il potente Pd, costringendolo, dopo il primo turno (per via dell’annunciata debacle del sindaco uscente Perugini), a puntare su di lui per il ballottaggio contro Mario Occhiuto, sostenuto in quella circostanza dalla potentissima (molto più del Pd) famiglia Gentile. Un appoggio garantito dal deus ex machina del partito a Cosenza, Nicola Adamo, che dopo la sconfitta del suo uomo di punta Perugini, promette a Paolini i voti necessari all’elezione mentre si è già accordato in gran segreto con Occhiuto per la sua vittoria. Un’infedeltà mai del tutto digerita dall’avvocato rugbista.
Dopo cinque anni, però, arriva l’occasione per il riscatto: insieme ad un gruppo di consiglieri di maggioranza e minoranza, contribuisce in maniera determinante alla caduta dal trono di Occhiuto con qualche mese di anticipo rispetto alla fine del suo mandato. Una mossa che ha un unico intento: riavvicinarsi al Pd per creare un’alleanza forte e unitaria intorno al suo nome in vista delle nuove amministrative. Le cose, almeno all’inizio, sembrano andare per il meglio. Il Partito democratico (o almeno una parte di esso) assicura a Paolini un sostegno serio e deciso. Ma quella promessa dura poco. All’ultimo momento vengono annullate le primarie (alle quali Paolini avrebbe partecipato da favorito assoluto) e si decide di candidare Lucio Presta alla carica di sindaco.
Un nuovo colpo basso che non scoraggia Enzo. In breve tempo l’ex rugbista mette insieme una coalizione di ex Pd e uomini prettamente di sinistra intorno al suo Pse. Ma per battere i suoi avversari serve un colpo ad effetto, uno di quelli che spariglia le carte in tavola. E così, dopo una lunga e sofferta trattativa, ecco arrivare l’accordo con il Nuovo centrodestra della famiglia Gentile, alleato al Governo con Renzi. Una ‘colpo di classe’ che manda nello sconforto il Pd locale. Dopo Vendola, pur di vincere, Enzo ha deciso di fare affari con il ‘cinghiale’ Tonino, sottosegretario allo Sviluppo economico. I vertici del Pd (che da mesi corteggiano Gentile nonostante il dissenso di Presta) comprendono che così non andranno molto lontano. Lo capisce anche Presta e a pochi giorni dalla presentazione definitiva delle liste, ritira la sua candidatura, lasciando il partito nel caos più totale. Adesso serve urgentemente un candidato credibile. E cosa fa Paolini? Forte del sostegno dei Gentile, decide di dimenticare ancora una volta il passato e si (ri)propone, auspicando una nuova unità del centrosinistra (centrosinistra?). Ci crede Enzo. Il problema è che non ci credono i big del Partito democratico, che in gran segreto ricontattano i Gentile proponendogli Carlo Guccione come candidato sindaco. Guccione ai Gentile piace, ma chi glielo va a dire ora al povero Paolini?
La politica è un mondo di squali, ma ci sono vicende umane che vanno trattate con delicatezza. Bisogna essere leali, parlare ad Enzo con affetto e sincerità. Ncd ha un cuore e non se la sente di farlo. Le ore passano, la scadenza della presentazione delle liste si avvicina. Non è semplice, serve un colpo di genio. Bisogna scovare da qualche parte un simbolo di giustizia e trasparenza che si assuma la responsabilità di andare a parlare con il leader del Pse e spiegargli che certi tradimenti sono necessari per il bene della collettività. Ed ecco arrivare in extremis la soluzione: ci penserà la commissione elettorale.
Francesco Veltri - http://www.quicosenza.it - 09/05/2016.
Dal Pd ai Gentile (con l’aiutino della commissione elettorale), l’avvocato rugbista è caduto ancora una volta nella trappola dei big della politica cosentina.
Sedotto e abbandonato. Per ben tre volte. La vita di Enzo Paolini con ogni probabilità entrerà nei libri che raccontano la storia della città di Cosenza per la sfortuna che ha contraddistinto la sua carriera politica. Una carriera ricca di speranze, fiducia, contraddizioni e aspettative, tutte mirate a realizzare un sogno mai nascosto: diventare sindaco. Nel corso degli ultimi anni Paolini ha provato la scalata al vertice in ogni modo e con ogni mezzo. E gli è andata sempre male.
Alle elezioni amministrative del 2011, con il presidente di Sinistra Ecologia e Libertà Nichi Vendola dalla sua parte, sfida a viso aperto il potente Pd, costringendolo, dopo il primo turno (per via dell’annunciata debacle del sindaco uscente Perugini), a puntare su di lui per il ballottaggio contro Mario Occhiuto, sostenuto in quella circostanza dalla potentissima (molto più del Pd) famiglia Gentile. Un appoggio garantito dal deus ex machina del partito a Cosenza, Nicola Adamo, che dopo la sconfitta del suo uomo di punta Perugini, promette a Paolini i voti necessari all’elezione mentre si è già accordato in gran segreto con Occhiuto per la sua vittoria. Un’infedeltà mai del tutto digerita dall’avvocato rugbista.
Dopo cinque anni, però, arriva l’occasione per il riscatto: insieme ad un gruppo di consiglieri di maggioranza e minoranza, contribuisce in maniera determinante alla caduta dal trono di Occhiuto con qualche mese di anticipo rispetto alla fine del suo mandato. Una mossa che ha un unico intento: riavvicinarsi al Pd per creare un’alleanza forte e unitaria intorno al suo nome in vista delle nuove amministrative. Le cose, almeno all’inizio, sembrano andare per il meglio. Il Partito democratico (o almeno una parte di esso) assicura a Paolini un sostegno serio e deciso. Ma quella promessa dura poco. All’ultimo momento vengono annullate le primarie (alle quali Paolini avrebbe partecipato da favorito assoluto) e si decide di candidare Lucio Presta alla carica di sindaco.
Un nuovo colpo basso che non scoraggia Enzo. In breve tempo l’ex rugbista mette insieme una coalizione di ex Pd e uomini prettamente di sinistra intorno al suo Pse. Ma per battere i suoi avversari serve un colpo ad effetto, uno di quelli che spariglia le carte in tavola. E così, dopo una lunga e sofferta trattativa, ecco arrivare l’accordo con il Nuovo centrodestra della famiglia Gentile, alleato al Governo con Renzi. Una ‘colpo di classe’ che manda nello sconforto il Pd locale. Dopo Vendola, pur di vincere, Enzo ha deciso di fare affari con il ‘cinghiale’ Tonino, sottosegretario allo Sviluppo economico. I vertici del Pd (che da mesi corteggiano Gentile nonostante il dissenso di Presta) comprendono che così non andranno molto lontano. Lo capisce anche Presta e a pochi giorni dalla presentazione definitiva delle liste, ritira la sua candidatura, lasciando il partito nel caos più totale. Adesso serve urgentemente un candidato credibile. E cosa fa Paolini? Forte del sostegno dei Gentile, decide di dimenticare ancora una volta il passato e si (ri)propone, auspicando una nuova unità del centrosinistra (centrosinistra?). Ci crede Enzo. Il problema è che non ci credono i big del Partito democratico, che in gran segreto ricontattano i Gentile proponendogli Carlo Guccione come candidato sindaco. Guccione ai Gentile piace, ma chi glielo va a dire ora al povero Paolini?
La politica è un mondo di squali, ma ci sono vicende umane che vanno trattate con delicatezza. Bisogna essere leali, parlare ad Enzo con affetto e sincerità. Ncd ha un cuore e non se la sente di farlo. Le ore passano, la scadenza della presentazione delle liste si avvicina. Non è semplice, serve un colpo di genio. Bisogna scovare da qualche parte un simbolo di giustizia e trasparenza che si assuma la responsabilità di andare a parlare con il leader del Pse e spiegargli che certi tradimenti sono necessari per il bene della collettività. Ed ecco arrivare in extremis la soluzione: ci penserà la commissione elettorale.
Francesco Veltri - http://www.quicosenza.it - 09/05/2016.