Il modello Rende

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Il modello Rende

Messaggio da marcello77 »

Speculazione edilizia d'Oltrecampagnano, colate di cemento su Rende giustificate dalla presenza degli studenti.

Il lungo ponte ed i cubi dell'Università della Calabria attendono ancora le decine di migliaia di studenti cui arrivo fu ipotizzato nello stilare i piani urbanistici d'Oltrecampagnano.

L'urbanizzazione selvaggia di Rende, però, non è seguita ad un reale fabbisogno abitativo. Da Quattromiglia a Roges, non è difficile oggi imbattersi in palazzoni nuovi di zecca, che nei casi più 'fortunati' presentano 'segni di vita' in meno di una decina di appartamenti. Le tapparelle sono tutte abbassate, il bucato e le piante dai davanzali appaiono sporadicamente. ''Da circa quindici anni Rende - spiega l'urbanista Ziparo - aveva un'offerta di case esuberante rispetto alla domanda abitativa dell'Area Urbana. Negli anni '90 è stata quindi usata l'Università della Calabria e i suoi potenziali studenti per giustificare un'ulteriore cementificazione del territorio di Rende. Si diceva che siccome l'Unical doveva espandersi si dovevano costruire più palazzi per ospitare i futuri iscritti.
Intanto l'università da parte sua ha continuato ad edificare i propri alloggi studenteschi ripetendo, alla nausea, di non essere in grado di far fronte alle numerose richieste di case dei laureandi. In realtà, però, l'edilizia universitaria faceva da testa di ponte per l'edilizia privata speculativa. Infatti quelle case, spesso, non sono state date nè agli studenti nè alle famiglie, ma sono state usate come pacchetti finanziari per far sì che i costruttori potessero ottenere crediti dalle banche e nuovi programmi di investimento". Il tutto con il consenso del 'Principato' che ha sempre sbandierato le colate di cemento sul territorio d'Oltrecampagnano come chiaro esempio di sviluppo ed evoluzione di Rende. Un'evoluzione fatta di appalti e sangue, come quello dell'ex consigliere comunale Pino Chiappetta costruttore trucidato a Commenda all'età di 36 anni del cui delitto fu accusato il 'collega' Antonio Grimoli. Una triste sfaccettatura dell'intreccio tra politica, imprenditoria e 'ndrangheta che ha fatto la fortuna del cemento su Rende.

Maria Teresa Improta - www.quicosenza.it - 17/03/2015.
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Re: Il modello Rende

Messaggio da marcello77 »

La Corte dei Conti approva il piano di rientro, in dieci anni i rendesi liquideranno i debiti del 'Principato'.

Diciotto milioni e mezzo di euro di passività che i cittadini pagheranno per andare a coprire il rosso in bilancio del Comune di Rende.

Il piano di rientro presentato alla Coste dei Conti a fine Agosto era stato ritirato per scongiurare che venisse bocciato. Modificate alcune voci è stato riconsegnato ai 'grandi contabili' romani che ieri ne hanno sancito l'approvazione. I rendesi dovranno coprire il debito nei prossimi dieci anni. Così fu deciso dal commissario Valiante, assecondato dalla Giunta Manna e ora confermato dalla Corte dei Conti. A darne notizia in una nota è l'amministrazione comunale stessa che informa come l'alto organismo abbia detto 'sì' al ''Piano di riequilibrio finanziario pluriennale fatto proprio votato dal Consiglio Comunale il 28 Ottobre 2014". L’assessore al Bilancio Antonio Crusco, naturalmente, non nasconde la propria soddisfazione parlando di un vero e proprio successo per Rende ottenuto ieri ''con la delibera della Corte dei Conti. Un primo importante risultato a cui si è arrivati con grande fatica, ma adesso continuando sul lavoro svolto, possiamo pensare e ,dobbiamo farlo, di uscire dal guado nell’interesse esclusivo della nostra cittadinanza”. L’assessore continua nel commento della notizia positiva che è arrivata dalla Corte dei Conti puntualizzando che “ tutto questo è arrivato per la buona, sana e prudente gestione dell’amministrazione Manna. Non ci fermiamo qui, il nostro secondo obiettivo da raggiungere è quello di continuare a razionalizzare i costi per meglio efficientare i servizi e dare maggiore consistenza ai fondamentali del Comune di Rende”. Oltrecampagnano potrebbero quindi ventilarsi nuovi tagli.

Maria Teresa Improta - http://www.quicosenza.it - 24/04/2015.
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Re: Il modello Rende

Messaggio da marcello77 »

Rende, la città dei politici palazzinari nel mirino della Dda.

“La Calabria non è solo ‘ndrangheta. Abbiamo anche i Bronzi di Riace e poi c’è Rende con l’università di Arcavacata”. Quante volte abbiamo ascoltato e magari anche detto questa frase per uscire dal solito luogo comune della Calabria ‘ndranghetista? Tante, tantissime volte. Perché Rende, per molti anni, è stata davvero un modello di buongoverno.

Francesco “Cecchino” Principe, socialista e inevitabilmente rivale del coetaneo e compagno di partito ma non di corrente Giacomo Mancini, aveva creato un piccolo gioiello e gli piaceva che chi veniva da fuori definisse la sua Rende come una “città europea” paragonandola a realtà come Stoccolma o Copenhagen. “Cecchino”, nonostante fosse entrato anche in Parlamento, è stato sindaco di Rende dal 1952 al 1980. Poi ha lasciato il passo al figlio Sandro, anche lui parlamentare, che ha cercato di conservare questo immenso patrimonio ma non ha mai avuto il carisma e la caratura del padre.

Ed è proprio sotto la sua gestione che il mito del “modello Rende” prima si offusca e poi tramonta definitivamente.

Gli iscritti all’Università sono diventati, nel tempo, circa 40mila e questa pletora di ragazzi ha richiamato un boom edilizio e demografico spaventoso. Basti pensare che i residenti a Rende nel 1981 erano 25.280 nel 2001 ben 34.421 e oggi sfiorano i 40mila.

Rende non è una città qualsiasi perché è un tratto del cordone ombelicale che la lega in tutto e per tutto a Cosenza e ai suoi centri di potere: dall’idea (che è rimasta sempre tale, però) della comune metropolitana o addrittura della città unica, allo sviluppo urbanistico (presente e passato) che qui venne e viene sperimentato con un successo che non poteva e non può passare inosservato. No, Rende non è una città qualsiasi. E col passare del tempo dalla “Harvard” del Sud, come piaceva definirla ai soliti provincialisti, più realisticamente è scaduta a definizioni tipo il “Principato di Rende”.

Lo sviluppo di Rende si è centuplicato tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, quando accadono anche un paio di eventi che fanno capire tante cose dell’evoluzione della cittadina d’oltre Campagnano. Un’evoluzione fatta anche di appalti e sangue, come quello dell’ex consigliere comunale di Rende Pino Chiappetta, costruttore trucidato nel 1990 a Commenda all’età di 36 anni e del cui delitto fu accusato il ‘collega’ Antonio Grimoli. Una triste sfaccettatura dell’intreccio tra politica, imprenditoria e ‘ndrangheta che ha fatto la fortuna del cemento su Rende.

Un paio d’anni dopo, poi, Sandro Principe verrà anche raggiunto da un avviso di garanzia nel quale si avanzava il sospetto che fosse vicino a qualche cosca importante della ‘ndrangheta reggina. E il sospetto nasceva tutto dal cemento. Su questo non ci possono essere dubbi.

Pino Chiappetta, come accennavamo, era stato sia consigliere comunale sia costruttore. E questo binomio consiglieri comunali-costruttori a Rende è stato sempre una costante. Oltre allo sventurato Chiappetta, l’elenco è veramente lunghissimo: Carlo Stellato, Raffaele (prima), Michele e Alessandro (poi) De Rango, Francesco Mirabelli (figlio del costruttore Gianfranco), Dario Raimondi, Pietro Ruffolo (il costruttore in questo caso era lo stretto congiunto Luigi), Antonio Marchiotti e Ferdinando Vena (figlio del costruttore Peppino).

Il dato di dieci consiglieri-costruttori è troppo evidente per non far scattare il fatidico campanello d’allarme che porta dritti al conflitto di interessi. Un sindaco “padrone” e uno stuolo di consiglieri che costruiscono palazzi a più non posso. Non è difficile fare due più due.

Ma non solo.

”Da più di vent’anni Rende – spiega l’urbanista Alberto Ziparo – aveva un’offerta di case esuberante rispetto alla domanda abitativa dell’area urbana. Negli anni ’90 è stata quindi usata l’Università della Calabria e i suoi potenziali studenti per giustificare un’ulteriore cementificazione del territorio di Rende. Si diceva che poiché l’Unical doveva espandersi, si dovevano costruire più palazzi per ospitare i futuri iscritti. Intanto l’università, da parte sua, ha continuato a edificare i propri alloggi studenteschi ripetendo, alla nausea, di non essere in grado di far fronte alle numerose richieste di case dei laureandi. In realtà, però, l’edilizia universitaria faceva da testa di ponte per l’edilizia privata speculativa. Infatti quelle case, spesso, non sono state date nè agli studenti nè alle famiglie, ma sono state usate come pacchetti finanziari per far sì che i costruttori potessero ottenere crediti dalle banche o dalle finanziarie e nuovi programmi di investimento”.

Costruttori, dunque, tanti costruttori. Tutti rendesi. E non c’era neanche bisogno che fossero palazzinari di mestiere.

Nel 2007 un’inchiesta giornalistica di Mario Campanella, comunque ispirata da Tonino Gentile, scoperchia il pentolone della speculazione edilizia a Rende. Il consigliere d’opposizione Spartaco Pupo cavalca l’onda della protesta e il mito del “modello Rende” crolla.

Se ne accorge persino la procura di Cosenza e ipotizza proprio i reati di conflitto di interesse e abuso di ufficio che si sarebbero verificati all’epoca del varo dei Pau, Piani Attuativi Unitari, approvati in una burrascosa e calda seduta di consiglio Comunale il 7 agosto 2007.

Otto i consiglieri sottoposti addirittura all’incidente probatorio. Tutti vicinissimi alla famiglia Principe.

Sono Emilio Chiappetta, presidente del consiglio comunale, che avrebbe avuto un conflitto in contrada Linze; Giuseppe Gagliardi, presidente della commissione Ambiente e Territorio, in riferimento ai Pau di contrada Pelleca. E ancora Mario Tenuta, Salvatore Lombardo, Francesco Mirabelli, figlio del noto costruttore Gianfranco, Lunetto Vercillo, figlio del dirigente al Personale Valdo, Michele De Rango e Ferdinando Vena, per i Pau di contrada Santa Chiara, S.Rosa e Iannuzzi.

L’articolo 78 del Testo Unico sugli Enti Locali prevede l’obbligo di astensione dalla discussione e dalla votazione dei consiglieri che, per se stessi o per parenti e affini entro il quarto grado, abbiano interessi su immobili ricadenti nelle zone oggetto dei Piani. Ma quell’inchiesta, come tante altre, è stata insabbiata.

Il “modello Rende”, tuttavia, ormai vacillava e parecchio. Le casse del Comune, un tempo floride, diventano una specie di colabrodo e se ne accorge anche la Corte dei Conti. Nel 2009 (ma la notizia sarà resa pubblica soltanto l’anno successivo) arrivano una lunga serie di rilievi relativi al Bilancio di previsione che i magistrati descrivono come “pregiudizievoli per la sana gestione finanziaria dell’Ente”. Cinque delibere in nemmeno due anni, a conferma di una situazione allarmante gestita malamente.

Ma il problema più grave è quello che Pupo denunciava da tempo e che la Corte purtroppo conferma: nel 2008 sono saliti a ben 7 milioni 378.472 euro le entrate accertate riferibili agli oneri di urbanizzazione, di cui ne sono state riscosse solo 821.753.

In altre parole: la stragrande maggioranza dei costruttori, nella città a più alta cementificazione della Calabria, non paga gli oneri di urbanizzazione, e il Comune continua a non pretenderli. Un fenomeno tutto “rendese”.

L’irriducibile Pupo torna alla carica e chiede a gran voce perché gli uffici preposti non gli rilascino, nonostante l’intervento del Prefetto, l’elenco delle concessioni edilizie con gli oneri di urbanizzazione pagati, richiesto addirittura tre anni prima. E si chiede se figurino tra i costruttori morosi società riconducibili a politici-amministratori rendesi o a loro congiunti.

Ormai anche la Dda di Catanzaro ha i riflettori accesi su Rende, sempre meno “modello” e sempre più “Principato”.

A novembre 2012 vengono arrestati l’ex sindaco Umberto Bernaudo e l’ex assessore ai Lavori pubblici Pietro Ruffolo. Due uomini di fiducia di Sandro Principe.

Secondo la Dda di Catanzaro avevano finanziato e poi capitalizzato con 8 milioni di euro una cooperativa di servizi per “garantire occupazione e pagamento di uno stipendio mensile a soggetti legati da vincoli di parentela o contiguità a esponenti apicali del clan Lanzino”. In pratica la coop Rende 2000, ribattezzata Rende Servizi dopo essere divenuta a partecipazione comunale grazie ai due politici e a 8 milioni di fondi pubblici, assicurava uno stipendio al luogotenente del clan, Michele Di Puppo, allo stesso boss della ‘ndrangheta Ettore Lanzino e ad altre persone affiliate o vicine all’associazione mafiosa, in cambio dell’appoggio elettorale in occasione delle consultazioni del 2009, vinte appunto dal centrosinistra.

Per il gip Sabatini, che aveva comunque escluso l’aggravante del metodo mafioso (la Dda aveva impugnato il provvedimento) “l’unica funzione economica” della coop era “assicurare una retribuzione” ai dipendenti vicini al clan Lanzino.

Uno dei pm di quell’inchiesta era proprio Pierpaolo Bruni, che oggi, nella sua grande inchiesta sulla massopolindrangheta cosentina, potrebbe recuperare proprio tutte le risultanze di quell’inchiesta su Rende che venne parecchio decimata dal potere giudiziario probabilmente dietro preciso ordine del potere politico.

La “fotografia” di quel momento storico ce la rende, come al solito, mirabilmente il giornalista de Il Sole 24 Ore Roberto Galullo.

“… Per quel che si legge, l’ordinanza sembra scoperchiare un pentolone di malaffare politico con la longa manus della ‘ndrangheta. Vedremo se sarà effettivamente così. Sapete che ho il pregio (difetto secondo il giudizio della classe politica, il che mi rende ancor più fiero) di dire ciò penso e di scrivere ciò che dico e penso: ebbene leggendo le 34 pagine dell’ordinanza della Procura di Catanzaro ho avuto la sensazione nettissima che i pm Pierpaolo Bruni e Carlo Villani abbiano “sofferto” questo primo gradino di una scala che prefigurano ben più alta e impervia. Insomma: si sono dovuti – per il momento – “accontentare” di questo primo passo e la “mazzata” che hanno ricevuto dal Gip Livio Sabatini (che ha smontato metà delle considerazioni e delle accuse dei pm con motivazioni che a me sono sembrate paradossali, ma io Gip non sono) non deve essere stata facile da digerire. Non credo che – subito il colpo – i due pm si abbatteranno…”.

No, Pierpaolo Bruni non si è abbattuto e oggi possiamo affermare, con estrema certezza, che si sta ancora interessando di Rende.

E se qualche anno fa il vento politico tirava dalla parte del “Principato”, con tanto di interventi risolutivi da parte di “pezzi grossi” del Pd, oggi la situazione è completamente diversa.

http://www.iacchite.it - 02/10/2015.
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Re: Il modello Rende

Messaggio da marcello77 »

Rende, chi ha fermato il pm Bruni?

Da qualche tempo ormai stiamo cercando di mettere un po’ d’ordine nelle vicende che riguardano le inchieste della DDA di Catanzaro sul Comune di Rende. Non solo quelle recenti, che coinvolgono in prima persona il sindaco Marcello Manna, ma anche quelle più “antiche” che coinvolgono evidentemente Sandro Principe e i suoi sodali.

La cittadina d’oltre Campagnano ha conquistato la ribalta delle cronache, non solo locali, a novembre 2012 quando sono stati arrestati, tra gli altri, l’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo e l’ex assessore ai Lavori pubblici Pietro Ruffolo. Tutti sanno che sono stati uomini di fiducia, “colonnelli” a tutti gli effetti di Sandro Principe.

Secondo la Dda di Catanzaro avevano finanziato e poi capitalizzato con 8 milioni di euro una cooperativa di servizi per “garantire occupazione e pagamento di uno stipendio mensile a soggetti legati da vincoli di parentela o contiguità a esponenti apicali del clan Lanzino”. In pratica la coop Rende 2000, ribattezzata Rende Servizi dopo essere divenuta a partecipazione comunale grazie ai due politici e a 8 milioni di fondi pubblici, assicurava uno stipendio al luogotenente del clan, Michele Di Puppo, allo stesso boss della ‘ndrangheta Ettore Lanzino e ad altre persone affiliate o vicine all’associazione mafiosa, in cambio dell’appoggio elettorale in occasione delle consultazioni del 2009, vinte appunto dal centrosinistra.

Per il gip Sabatini, che aveva comunque escluso l’aggravante del metodo mafioso (la Dda aveva impugnato il provvedimento), “l’unica funzione economica” della coop era “assicurare una retribuzione” ai dipendenti vicini al clan Lanzino.

Sabatini, dunque, ha smontato metà delle considerazioni e delle accuse dei pm Pierpaolo Bruni e Carlo Villani. Una vera e propria “mazzata”, tra l’altro con motivazioni che l’illustre collega Roberto Galullo de Il Sole 24 Ore ha definito “paradossali”.

Dagli atti risulta che Franco D’Ambrosio, ascoltato come persona informata dei fatti, ha affermato che “la trasformazione della società Rende 2000 da cooperativa a società in house avvenne per volontà diretta di Sandro Principe, allora sindaco”.

Non solo. Ha anche aggiunto che “all’interno della Rende 2000, cooperativa di tipo b ossia volta al reinserimento di soggetti svantaggiati e poi della Rende Servizi srl vi era un gruppo di persone “attivo” politicamente, ragion per cui dedito a sostenere il gruppo politico di Sandro Principe, Bernaudo e Ruffolo”.

I pm Bruni e Villani hanno anche abbondantemente documentato come la Rende Servizi fosse inefficiente e antieconomica.

E che i suoi dipendenti facevano la campagna elettorale per il Pd.

Ancora: tutti gli effettivi sono stati assunti per chiamata nominativa e nelle file del personale risulta addirittura il boss, cioè Ettore Lanzino.

L’ex sindaco Bernaudo dichiara testualmente nel suo interrogatorio.

Ad ogni buon fine che io li conosca o li abbia conosciuti o meno me li sono ritrovati come dipendenti della cooperativa con la quale altri amministratori pubblici prima di me hanno stipulato il contratto di appalto”.

In sostanza, prendetevela con chi li ha assunti cioè il sindaco che mi ha preceduto ovvero Sandro Principe.

Due profili emergono in maniera certa: il primo concerne la gestione clientelare della cooperativa Rende e poi Rende Servizi, riconducibile all’area politica di Bernaudo, Ruffolo e Principe.

Il secondo riguarda la presenza di dipendenti con precedenti penali, alcuni tra loro contigui alla radicata cosca Lanzino.

Il carattere clientelare della gestione assume rilevanza se esso abbia presentato i requisiti di un vero e proprio concorso esterno al sodalizio mafioso. Ed è qui che il Gip assesta le “mazzate” ai pm.

Né trasformazione né ricapitalizzazione della società con un immobile di ingente valore vengono ritenuti sufficienti a far scattare il metodo mafioso.

Quanto all’assunzione c’erano già da prima e se questo può essere una scusante per Bernaudo e Ruffolo non può esserlo allora per chi era sindaco prima ma il gip Sabatini sembra quasi dimenticarsi di chiarire chi c’era prima. Non ci pensa proprio, impegnato com’è ad arrampicarsi quasi sugli specchi per sostenere che sì, va bene, un Comune dello stato italiano ha assunto direttamente un boss, per quanto in una cooperativa di tipo b che deve avere “soggetti svantaggiati”. Ma, vivaddio, Lanzino non aveva certo bisogno dell’assunzione del Comune di Rende per sprigionare la sua forza criminale. Si arriva al paradosso di un giudice che sembra quasi voler minimizzare la portata dei fatti. Spesso a dispetto di quanto emerge dagli atti.

L’unico aspetto che proprio non può evitare di vedere è l’asservimento della funzione pubblica della Rende Servizi, piegata a interessi non pubblici (e meno male!).

Neanche la circostanza che un dipendente di particolare caratura criminale aveva assunto un ruolo preponderante e significativo all’interno della società (in questo caso Michele Di Puppo, braccio destro del boss) viene riconosciuto da Sabatini come motivo valido per far scattare il metodo mafioso. Niente da fare.

Nonostante la bocciatura, tuttavia, all’epoca dei fatti era opinione diffusa che quello degli arresti di Bernaudo e Ruffolo fosse solo il primo gradino di una scala che i pm avevano prefigurata ben più alta e impervia. E anche in questo caso niente da fare.

Viene da chiedersi, allora, chi sia il regista di questo insabbiamento.

Le risposte, come sempre, stanno tutte dentro il Partito Democratico. Specie in quei dirigenti che gestiscono il settore della “giustizia” e nei loro tirapiedi.

http://www.iacchite.com - 23/11/2015.
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Re: Il modello Rende

Messaggio da marcello77 »

Il Gattopardo a Rende, da Principe a Manna: tutto cambia perché nulla cambi.

Rende, per molti anni, è stata davvero un modello di buongoverno.

Francesco “Cecchino” Principe, socialista e inevitabilmente rivale del coetaneo e compagno di partito ma non di corrente Giacomo Mancini, aveva creato un piccolo gioiello e gli piaceva che chi veniva da fuori definisse la sua Rende come una “città europea” paragonandola a realtà come Stoccolma o Copenhagen.

“Cecchino”, nonostante fosse entrato anche in Parlamento, è stato sindaco di Rende dal 1952 al 1980. Poi ha lasciato il passo al figlio Sandro, anche lui parlamentare, che ha cercato di conservare questo immenso patrimonio ma non ha mai avuto il carisma e la caratura del padre.

Ed è proprio sotto la sua gestione che il mito del “modello Rende” prima si offusca e poi tramonta definitivamente.

Lo sviluppo di Rende si è centuplicato tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, quando accadono anche un paio di eventi che fanno capire tante cose dell’evoluzione della cittadina d’oltre Campagnano. Un’evoluzione fatta anche di appalti e sangue, come quello dell’ex consigliere comunale di Rende Pino Chiappetta, costruttore trucidato nel 1990 a Commenda all’età di 36 anni e del cui delitto fu accusato il ‘collega’ Antonio Grimoli. Una triste sfaccettatura dell’intreccio tra politica, imprenditoria e ‘ndrangheta che ha fatto la fortuna del cemento su Rende.

Un paio d’anni dopo, poi, Sandro Principe verrà anche raggiunto da un avviso di garanzia nel quale si avanzava il sospetto che fosse vicino a qualche cosca importante della ‘ndrangheta reggina. E il sospetto nasceva tutto dal cemento. Su questo non ci possono essere dubbi.

Intanto, la famiglia Grimoli, alle prese con la giustizia, è costretta a mollare la gallina dalle uova d’oro ed ecco che fioriscono i costruttori. Molti dei quali sono consiglieri comunali o dirigenti. L’elenco è lungo.

Carlo Stellato, Raffaele (prima), Michele e Alessandro (poi) De Rango, Francesco Mirabelli (figlio del costruttore Gianfranco), Dario Raimondi, Pietro Ruffolo (il costruttore in questo caso era lo stretto congiunto Luigi), Antonio Marchiotti e Ferdinando Vena (figlio del costruttore Peppino).

Da più di vent’anni Rende – spiega l’urbanista Alberto Ziparo – aveva un’offerta di case esuberante rispetto alla domanda abitativa dell’area urbana. Negli anni ’90 è stata quindi usata l’Università della Calabria e i suoi potenziali studenti per giustificare un’ulteriore cementificazione del territorio di Rende. Si diceva che poiché l’Unical doveva espandersi, si dovevano costruire più palazzi per ospitare i futuri iscritti. Intanto l’università, da parte sua, ha continuato a edificare i propri alloggi studenteschi ripetendo, alla nausea, di non essere in grado di far fronte alle numerose richieste di case dei laureandi. In realtà, però, l’edilizia universitaria faceva da testa di ponte per l’edilizia privata speculativa. Infatti quelle case, spesso, non sono state date nè agli studenti nè alle famiglie, ma sono state usate come pacchetti finanziari per far sì che i costruttori potessero ottenere crediti dalle banche o dalle finanziarie e nuovi programmi di investimento”.

Se ne accorge persino la procura di Cosenza e ipotizza proprio i reati di conflitto di interesse e abuso di ufficio che si sarebbero verificati all’epoca del varo dei Pau, Piani Attuativi Unitari, approvati in una burrascosa e calda seduta di consiglio comunale il 7 agosto 2007.

Otto i consiglieri sottoposti addirittura all’incidente probatorio. Tutti vicinissimi alla famiglia Principe. Almeno allora…

Sono Emilio Chiappetta, presidente del consiglio comunale, che avrebbe avuto un conflitto in contrada Linze; Giuseppe Gagliardi, presidente della commissione Ambiente e Territorio, in riferimento ai Pau di contrada Pelleca.

E ancora Mario Tenuta, Salvatore Lombardo, Francesco Mirabelli, figlio del noto costruttore Gianfranco, Lunetto Vercillo, figlio del dirigente al Personale Valdo, Michele De Rango e Ferdinando Vena, per i Pau di contrada Santa Chiara, S.Rosa e Iannuzzi.

Ma quell’inchiesta (la procura di Cosenza è notoriamente propensa all’insabbiamento) è confluita in quella della DDA, ancora formalmente aperta. E pare che in queste ultime settimane si siano intensificati gli interrogatori. L’ultimo ad essere ascoltato dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni sarebbe stato Giuseppe Gagliardi.

I TENTACOLI DELL’INGEGNERE GIANFRANCO SOLE E DEL DOTTORE DARIO RAIMONDI

Insomma, Rende è un circolo chiuso i cui unici beneficiari sono pochi e ben individuabili personaggi che si sono avvalsi e si avvalgono del beneplacito di tutti gli uffici del Comune di Rende, tra cui l’ufficio tecnico gestito per anni dall’ingegnere Sole, che è arrivato finanche a rilasciare concessioni edilizie a privati in cambio dell’acquisto di un robot da cucina denominato “Bimbi” di cui la moglie è rappresentante.

Ma anche quello dei lavori pubblici diretto dal dottore Dario Raimondi, il quale, nonostante fosse dimissionario, ha gestito la gara d’appalto del Viale Parco chiuso con l’assegnazione ad un’ Ati (Associazione temporanea di imprese), tra cui figura anche la Pianolago calcestruzzi, con un ribasso del 35 %, senza aver attivato i dovuti controlli di legge previsti per ribassi troppo alti. Inoltre, come abbiamo visto dall’elenco pubblicato sopra, lo stesso Raimondi è un costruttore…

L’ingegnere Sole, sollevato dall’incarico di responsabile dell’ufficio tecnico del Comune da qualche anno (ma che è rimasto comunque all’ufficio urbanistica e non solo), sta acquistando numerosi immobili, tra cui un attico su via Marconi di Rende guarda caso all’interno di un palazzo costruito nel giardino dell’ex Hotel Executive (oggi Ariha), del quale ci occuperemo nella prossima puntata.

Ha anche acquistato una villa a contrada Longeni accanto alla sua ed attualmente sta facendo costruire, a spese del Comune di Rende, un muro di massa a sostegno delle sue proprietà in un luogo assolutamente fuori mano ed inutile per la cittadinanza.

Dello stesso Sole si dice che sia socio occulto di una ditta di tale Cristiano di Marano Marchesato, che gli avrebbe addirittura intestato anche uno yacht utilizzato esclusivamente dall’ingegnere.

IL GATTOPARDO A RENDE

Dopo il cambio di maggioranza, Principe e i suoi sodali sono solo stati fintamente accantonati dal nuovo sindaco Marcello Manna. E infatti Carlo Stellato, come si può tranquillamente verificare, ha affittato su via Marconi un sotterraneo a un gruppo di imprenditori cinesi, che vi hanno aperto un centro commerciale in barba a tutte le regole e le normative.

Stanno altresi costruendo un’area di servizio sulla SS19 sulla via C. Colombo alla faccia, come al solito, di tutta la vigente normativa in materia.

Quindi tutto cambia perché nulla cambi. In perfetto stile Gattopardo… E stanno anche preparando la costruzione di un mega villaggio in località Santa Chiara che interesserà i soliti pochi intimi costruttori.

Ma non è ancora arrivato il momento di parlarne.

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Re: Il modello Rende

Messaggio da marcello77 »

Rende, c’era una volta la città sostenibile. Oggi solo cemento (di Giuseppe Bria).

La nostra inchiesta su Rende e sul suo discusso sviluppo edilizio si arricchisce di un contributo esterno. Che siamo ben felici di ospitare su Iacchite’.

E’ necessario sempre il cemento? A qualsiasi costo? La risposta è no.

Non a costo di costruire di fianco le rampe di accesso delle strade statali.
Non a costo di costruire a ridosso delle uscite autostradali.
Non a costo di costruire al posto di strade esistenti.
Non a costo di costruire di fianco ai fiumi (seppur a norma di legge).
Non a costo di costruire su immense aree agricole.

Dietro l’apparenza di una “vecchia (Cecchino) Rende sostenibile” c’è la “nuova (Sandro) Rende” che sostenibile lo è molto meno.

Più che il tema della regolarità amministrativa quello che vogliamo far risaltare oggi è il tema della inopportunità di certe costruzioni su Rende. Era proprio necessario forzare così tanto la mano? C’era tutta questa richiesta di abitazioni? La risposta è no.
Ci sono almeno 5 esempi per motivare queste tesi.

Palazzo “sconosciuto” (nel senso che non conosciamo il nome, costruttore Fidia srl) nei pressi dello svincolo della Strada Statale 107 a Commenda, che è stato incastrato tra la statale e la rampa di accesso alla stessa per percorrerla da Crotone verso Paola.

Immagine

Palazzo Marconi all’uscita autostradale di Rende (costruttore Stellato). Nel vecchio PRG era previsto in corrispondenza del palazzo la continuazione dello svincolo autostradale in modo da consentire (come avviene a Cosenza) un adeguato deflusso della autovetture in uscita dalla A3. Per dare spazio al palazzo tale svincolo è stato annullato e al suo posto realizzata l’angusta rotonda che è posizionata subito a ridosso della uscita A3 di Rende.

Palazzo Colosseum (Costruttore Polillo) a Quattromiglia, poco più a Est. Nel vecchio PRG (e nelle realtà) c’era una strada che veniva percorsa dalle auto ma soprattutto dai camion che dalla A3 escono per andare alla zona industriale. Il risultato è che prima per andare dall’ uscita A3 all’Intersezione strada Colosseum – Strada SS19 si percorrevano 700 metri, oggi 1600 metri. Circa 1 km in più quindi di percorso cittadino che devono percorrere i mezzi pesanti per andare dalla uscita A3 alla zona industriale di c.da Lecco.

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Palazzo Le Vele (Costruttore De Caro) a Quattromiglia, poco più a Sud. Nel PAI c’era una area di attenzione di tipo idraulico, ossia un’area che fino a che non vengono fatti dettagliati studi, è da considerarsi a rischio R4, il massimo. Poi tali studi sono stati eseguiti, è stato dimostrato che in caso di piena il torrente Emoli non supera gli argini. Cosicchè il fabbricato è stato sagomato parallelamente al corso del torrente ed oggi è possibile praticare la pesca sportiva dal balcone.

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E poi uno sguardo al futuro che verrà…. Unità urbanistica UR1 (unità residenziale di completamento circa 2 milioni di metri cubi di nuovi volumi…)
E’ l’ Unità Urbanistica di Completamento di c.da Santa Chiara…
I tempi sono bui, dall’approvazione ad oggi sono stati costruiti solo due palazzi poco più a Est della locale caserma dei Carabinieri e null’altro, ma c’è il Parco Acquatico che fa da specchietto (e da acquitrino) per le allodole, quindi c’è da ben sperare…

Giuseppe Bria - http://www.iacchite.com - 18/01/2016.
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Re: Il modello Rende

Messaggio da marcello77 »

Per chi "tifava" il vice del boss Lanzino.

L'interesse dei clan per l'andamento delle primarie del 2007 a Rende: «Così ci sarà pane per tutti».

Quella delle primarie del 2012 non è l'unica storia finita nei faldoni della Dda di Catanzaro. Altre primarie, quelle del 2007, impastano clan e politica. Con i primi che mettono in moto le proprie truppe cammellate per ingraziarsi la seconda. D'altra parte, l'auspicio di boss e luogotenenti è che ci sia da mangiare per tutti.
L'atto di nascita del Pd è fissato per il 14 ottobre 2007. Tutto è affidato alle scelte dei cittadini che devono individuare segretario nazionale, assemblea costituente e, via via, tutti gli incarichi, fino ai livelli regionali. Tutti vogliono contare nel nuovo soggetto politico. E in Calabria, la battaglia si fa aspra, tant'è che la mobilitazione richiesta ai simpatizzanti gonfia l'affluenza ai gazebo in maniera forse inaspettata. Questo accade sul palcoscenico. Ma è dietro le quinte che i movimenti si fanno inconfessabili. Perché – almeno stando alle parole di alcuni esponenti della criminalità organizzata cosentina, intercettati in quel momento – quella espressa dai clan nei confronti di alcuni candidati non è soltanto una comprensibile simpatia, ma un trasporto legato a possibili ritorni economici. A Rende, scrivono i carabinieri, «i politici "indiziati" sono risultati sempre gli stessi». Gli investigatori si imbattono nei (presunti) rapporti tra mafia e politica mentre tengono sotto controllo gli esponenti del clan Lanzino. L'interesse è piuttosto diffuso: si parte con i comizi dei candidati "preferiti" per arrivare alla conta delle preferenze. Al centro di quegli accertamenti c'è Francesco Patitucci, vice del boss Ettore Lanzino (all'epoca latitante). Un suo cugino lo invita a un comizio di Sandro Principe e Umberto Bernaudo (allora sindaco di Rende): a suo dire, il parente avrebbe dei terreni nel quartiere in cui si svolge l'incontro. E da quel faccia a faccia con i cittadini potrebbe ricavare indicazione utili su come far fruttare i possedimenti.
Non è l'unico momento in cui le consultazioni sfiorano il percorso del "viceboss". Nel giorno delle primarie, le telefonate si susseguono. E in tutte le comunicazioni, Patitucci si preoccupa dell'affluenza. I suoi amici sottolineano la grande adesione dei rendesi e la risposta, per i carabinieri, è di rilevante interesse investigativo: «È buono però, dai! Così ci sarà pane per tutti, o no?». L'interesse delle cosche cosentine, dunque, non appare puramente speculativo. Il tentativo è quello di capire quali siano questi interessi e chi sia il soggetto politico a cui sono legati. In una delle telefonate intercettate, Patitucci chiede novità politiche al suo "solito". Nella conversazione compaiono, per la prima volta, i nomi di alcuni candidati. E si fa quello di Sandro Principe, i cui 1.900 voti circa sono ritenuti dall'interlocutore di Patitucci un risultato, tutto sommato, modesto. Anche alla luce del fatto che il politico aveva dalla sua «tutti gli assessori, tutte le persone, tu stesso che lo aiutavi». È quest'ultima frase a far drizzare le antenne dei carabinieri, perché individuerebbe un intervento "elettorale" diretto da parte di un uomo collocato ai vertici del clan egemone nell'area urbana cosentina.

Pablo Petrasso - http://www.corrieredellacalabria.it - 29/02/2016.
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Re: Il modello Rende

Messaggio da marcello77 »

Uppete :sord

P.S. Manteniamo un sano garantismo :sord
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Re: Il modello Rende

Messaggio da Vilienza »

dici ca auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuh :sord
"dunami ̶f̶u̶r̶t̶u̶n̶a̶ u cul* i Guarascio e jettami a mare" (cit. mia nonna)
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Re: Il modello Rende

Messaggio da abba »

Vilienza ha scritto:dici ca auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuh :sord
dici ca?
Lode a te
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Re: Il modello Rende

Messaggio da emmeadiddru »

Povero Sandrino......
Guarà, daspami sa bella capocchiaaaaa!!! :Yahoo!:
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Re: COSENZA UN CANTIERE, TRAFFICO CAOS

Messaggio da Rey86 »

ed ecco come era prevedibile a rende ballottaggio manna :sord e principe :sord
che grande voglia di cambiamento che c'è :cry:
vabbè che basta vedere i risultati europee gente ca vota in massa lega e puru ancor ail pd :lol: :lol: :lol: meglio ridire per nn piangere
unica nota positiva la totale inconsistenza di forza italia e di "zio Silvio" :D :D
p.s. ma novità du questore sulla metro? almeno na caxxi i lettera l'ha fatta o ci vonnu altri 4 mesi solo per inviarla :lol: :lol:
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Re: COSENZA UN CANTIERE, TRAFFICO CAOS

Messaggio da marcello77 »

Per la metro, penso, si possa solo sperare in un secondo e più articolato intervento della Procura di CZ.
E' triste dirlo, ma oramai penso ci sia solo questa speranza.
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mefisto
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Re: COSENZA UN CANTIERE, TRAFFICO CAOS

Messaggio da mefisto »

A cosenza nord, tornerà principe così la loro speranza è quella che Cosenza possa tornare ad essere come circa 10 anni fa e cioè periferia di cosenza nord.
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Re: COSENZA UN CANTIERE, TRAFFICO CAOS

Messaggio da Rey86 »

mefisto ha scritto: domenica 2 giugno 2019, 17:19 A cosenza nord, tornerà principe così la loro speranza è quella che Cosenza possa tornare ad essere come circa 10 anni fa e cioè periferia di cosenza nord.
fanno tutti schifo principe, manna e occhiuto e cmq con tutto il rispetto ma Rende che è bella vero ma oggettivamente io lo considero un frazione di Cosenza ma nn è offensivo è che seriamente a me sembra quaai città unica stessa cosa Castrolibero, nn capisco questi politici di Rende ma pure di Castrolibero quest'ultima poi che poi è davvero un dormitorio a differenza di Rende, cmq nn capisco i politicanti di entrambi dove appoggiano questa loro grandezza di cuxx ?mah

p.s. cmq nn si misura tutto solo da presenza di localini, movida ec.c. che in teoria dovrebbe essere privato ma che in realtà dietro c'è sempre politica e altro :sord
Il bello è che questi "grandi imprenditori" si ci sentano puru specie quando dicono che hanno fatto tutto da solo, senza l'aiuto di nessuno :lol: :lol: :lol: ma andassero tutti a fancxxx