Ci vò curaggio!

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Stella
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Ci vò curaggio!

Messaggio da Stella »

Con Silvio Berlusconi fu un "sentimento d'amore vero". Così Nicole Minetti ha iniziato la sua deposizione spontanea al tribunale di Milano nell'udienza del processo Ruby bis, in cui è imputata insieme a Emilio Fede e Lele Mora. "Ci confrontavamo sul mio futuro", ha aggiunto la donna, raccontando di una relazione stabile con l'ex premier, dal quale le giunse la proposta di entrare in politica: "Una grande responsabilità". Arrivando in tribunale Nicole Minetti, indagata per favoreggiamento e induzione della prostituzione, anche minorile, ha detto ai giornalisti: "Sto una favola, sto benissimo, la politica non mi manca".

"Ho amato Berlusconi di amore sincero e non ho mai invitato nessuno alle sue feste", ha detto. Abbronzata e in giacca nera, Minetti ha preso la parola seduta a fianco dei suoi legali. "Vorrei anzitutto dire che questa storia ha scatenato su di me, e solo su di me, una feroce campagna di diffamazione portata avanti da giornali, tv e web senza precedenti, fondata su cattiveria e malvagità sulla cui origine bisognerebbe indagare".

Durante le sue dichiarazioni spontanee, Nicole Minetti ha ricostruito il suo arrivo a Milano e la conoscenza con Berlusconi. "Sono arrivata a Milano nel 2006, a 21 anni, per seguire il corso di laurea in igiene dentale. Ho accompagnato i miei studi cercando di fare qualche lavoretto, la hostess a eventi e fiere. Alla fiera del ciclo e motociclo, nel 2008, ho stretto per la prima volta la mano all'allora presidente. Ottenni solo grazie alle mie doti di entrare nel corpo di ballo di 'Colorado cafè' e qui conobbi Maristhelle Polanco, che mi parlò con riconoscenza del presidente. Quando lo incontrai lo dissi a Berlusconi. Mi apparve molto lusingato e iniziò un discreto corteggiamento da parte sua anche tramite la Polanco". "Mi invitò tramite lei alle cene - continua l'imputata - fui da subito affascinata dalla personalità e dal carisma che esercitava su di me. Nacque una grande amicizia che sfociò in una relazione. Tengo a precisare una volta per tutte che si trattava di un sentimento vero e sincero".

"NON ERO PRONTA PER LA POLITICA" - Sono entrata in politica con un ruolo di responsabilità per cui non ero pronta", ha aggiunto Nicole Minetti ammettendo che il "salto" che la portò a sedere nel Consiglio regionale della Lombardia fu eccessivo per la sua preparazione. Tuttavia, afferma: "Nemmeno questo giustifica l'odio verso di me, non sono stata l'unica ad avere un posto nel listino bloccato". E ha proseguito: "Sono accusata con un puro teorema basato su un malcelato moralismo. Spero che il tribunale mi faccia giustizia distinguendo tra giudizi morali e responsabilità penali".

"RUBY? NON SAPEVO FOSSE MINORENNE" - A proposito di Ruby, Minetti ha precisato: "L'ho conosciuta ad Arcore nel febbraio 2010. Non ho mai avuto modo di dubitare che la sua età fosse quella dichiarata". Per quanto riguarda la notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 quando l'ex consigliera regionale prese in affidamento la giovane marocchina, questa è la sua versione: "La notte del 27 maggio mi sono presentata in questura in base alla volontà del presidente Berlusconi di aiutare una persona che solo in quel caso si era rivelata essere una minore. Pensavo di fare del bene. Un atto formale per consentirle di tornare a casa sua e non passare la notte in questura".

"TRADITA DALLA MIA AMICA MELANIA" - "Le cene di Arcore le ho descritte con toni esuberanti e scherzosi che ben si addicono a una conversazione tra vecchie amiche nella famosa telefonata con Melania Tumini, una vecchia amica che mi ha tradita e colpita alle spalle". Così Nicole Minetti spiega la conversazione intercettata nella quale 'briffa' Melania Tumini, spiegandole l'atmosfera che l'avrebbe aspettata nella residenza di Silvio Berlusconi. La stessa Tumini, parlando con un'altra amica al telefono e nell'aula del processo, aveva poi raccontato di essere rimasta scioccata dalle scene hot viste a Villa San Martino. Minetti ha anche respinto l'accusa di avere svolto la funzione di 'maitresse' ad Arcore e di essersi occupata, in questo ruolo, delle case in via Olgettina. "In via Olgettina abitavo per comodità all'università. La Polanco mi chiese se il padrone di casa aveva un posto anche per lei per avvicinarsi agli studios. Concluse autonomamente il contratto di locazione. Il resto delle ragazze arrivò per il passaparola. Il mio coinvolgimento nella gestione di quella che, con molta fantasia, è stata definita la casa delle Olgettine è consistito nel fatto che ho avuto il torto di fare intestare il contratto a me perché le altre non avevano un lavoro fisso da dare in garanzia. Mi sono presa la briga di verificare la regolarità dei pagamenti portando le cedola al ragionier Spinelli. Le rarissime occasioni in cui mi sono offerta di portare altre cedole è stato un puro atto di cortesia".

EMILIO FEDE: "AD ARCORE NE' SESSO NE' BALLETTI OSCENI" - Ad Arcore "non ci furono rapporti sessuali", né "nudità", né "balletti osceni". Lo scrive Emilio Fede in una lettera indirizzata ai giudici del processo Ruby bis. Sempre nella missiva, Fede afferma: "Di fronte a voi ci sono con tutti i loro diritti e doveri esseri umani che come tali non dovrebbero essere sottoposti a mortificazioni". Il riferimento del giornalista è ad alcuni passaggi della requisitoria al termine della quale è stata chiesta per lui una condanna a sette anni di carcere.
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