RIP GIGI MARULLA
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Re: RIP GIGI MARULLA
Mi sto ammazzando di pianti, solo voi che avete vissuto quel periodo potete capirmi
GIGI MARULLA NEL CUORE!!! 28/08/2016 catanzaro - COSENZA 0-3
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Re: RIP GIGI MARULLA
Io ancora non ci credo, e come se fosse morto un familiare stretto, ancora non riesco realizzare ancora non ci credo. Lupo72 tu puoi capire
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Re: RIP GIGI MARULLA
Scavo nella mente per estrarre i ricordi.
C'ero quando Marulla segnò la sua doppietta al Campania di Napoli, 1981, avevo tipo cinque anni.
C'ero quando Marulla esplose, avevo nove anni. Diciotto gol in ventisette partite, pure uno alla Nocerina, uno a zero al novantacinquesimo, praticamente da zoppo e appena reduce da un infortunio. O quel fantascientifico gol di testa alla Ternana da fuori area, per anni la sigla del TG3 Sport regionale.
Poi la cessione al Genoa, un miliardo, la cessione più remunerativa nella storia di allora del Cosenza.
C'ero quando è tornato e si è preso quella fascia di Capitano per non lasciarla più, anche se lo voleva la serie A. Sempre con la numero nove sulle spalle, tranne un periodo con Zaccheroni in cui per qualche partita ha indossato la dieci (lui che del 10 aveva i piedi, la testa e la classe) lasciando la nove all'altro mito Negri.
C'ero e me lo ricordo sì Marulla, lo spareggio di Pescara. Pescara dove segnò un anno dopo un altro gol allucinante e purtroppo inutile, quando potevamo andare in serie A, partendo dal limite dell'area spalle alla porta per dribblare chiunque si frapponesse tra lui e il gol, portiere compreso.
C'ero quando segnò al Foggia dei Miracoli inchiodandolo sull'uno a uno.
C'ero quando colpì il palo in uno zero a zero casalingo con la Reggiana, in una calda domenica di novembre dei primissimi anni 90, al culmine di una serie di quattro-cinque finte su difensore e portiere come non ne ho viste più. Quella è una delle azioni più belle, uno dei dribbling più entusiasmanti che abbia mai visto su un campo di calcio, dal vivo o in TV.
C'ero quando segnò il gol della vittoria su un Messina che sembrava destinato alla serie A, sempre in quei ruggenti anni 90, mandando a terra tre difensori con una finta sola e superando il portiere con una rasoiata di sinistro. Di sinistro come nello spareggio, perché Gigi era un centravanti professionista di quando il calcio italiano era il top del mondo e non ti mandavano in campo se avevi un piede solo o sapevi solo correre. Gigi meritava la serie A allora perché il calcio italiano di quegli anni era sì grandissimo ma lui tra i grandissimi aveva diritto di stare, con la sua classe immensa: poi fosse stato un calciatore di oggi, con quel che si vede in giro sarebbe titolare in Nazionale.
C'ero quando piangevamo con lui a Padova.
Lui che aveva segnato il gol della speranza al 91'. Lui, il Capitano, che si era presentato in sala stampa ancora con la divisa rossoblu e la fascia sul braccio, in lacrime, e i giornalisti veneti che gli davano pacche sulle spalle e gli dicevano "sei grande, Gigi!".
Ecco, questa è forse la cosa di cui lo ringrazierò di più in assoluto. Il calcio è fatto di vittorie e sconfitte, gioie e dolori, trionfi e retrocessioni, ma lui era lì nella sconfitta, lui era lì nella retrocessione a far vedere a tutti quanto alta è la testa del Capitano del Cosenza. Lui era lì, in lacrime davanti alle telecamere ma era lì, ancora con indosso la maglia col Lupo sul cuore.
Il suo coraggio e la sua fierezza nella sconfitta, in quell'amarissima retrocessione, l'immagine forse più bella, più di tantissime vittorie firmate dai suoi gol senza tempo.
Mi vengono in mente a decine i suoi cento gol con questa maglia. Girate volanti ad Ancona, punizioni dal limite calibratissime, colpi di testa sensazionali a Reggio Emilia sovrastando di mezzo metro il difensore. Quel gol al Campania nel 1981 nel secondo tempo, nella porta dietro cui quindici anni dopo sorgerà la Curva Catena, un destro da fuori area all'angolino: la prima vittoria del Cosenza alla quale abbia mai assistito.
La prima vittoria del Cosenza che io abbia mai visto, e la siglò Marulla con una doppietta. Segni del destino.
Un gol al Chievo da posizione impossibile, dopo aver scartato il portiere. Uno alla Lucchese, uno di testa (impressionante) al Genoa. Uno al Padova. In Coppa Italia Zico che trema sullo zero a zero quando getta nel panico la difesa dell'Udinese, Maradona che gli stringe la mano, Zenga che gli esce precipitosamente tra i piedi nei supplementari con l'Inter.
Cosenza-Ravenna del 1994 o 95, in vantaggio di un gol ci danno un rigore, nella porta della Curva Catena. Lo tira lui come sempre, i rigori ha il coraggio di tirarli quello che sul braccio ha la Fascia. Lo tira lui, palla sul palo poi addosso al portiere poi ancora lui che di forza la ribadisce in gol e corre ad esultare sotto la Nord. Nelle immagini televisive si vede la parte inferiore della curva semideserta, perché ci piazzavamo tutti parecchi metri più in alto, e mentre lui arriva di corsa con l'indice puntato verso di noi ad esultare, dall'alto arriva un ragazzo con uno spolverino nero che corre verso di lui a condividere l'esultanza, insieme a due o tre amici.
Lo spolverino si agita nel vento come il mantello di Batman, macchia curiosa nello schermo TV.
Quel ragazzo con lo spolverino ero io.
Non c'è cosentino che non abbia conosciuto Gigi.
Uno di noi non è retorica. Perché lui era sempre lì, intorno al suo Cosenza, il cosentino più cosentino di tutti, nato a Stilo di Reggio Calabria. Lui giocatore simbolo, Lupo per antonomasia, e poi allenatore. E tutti che lo conoscevamo, tutti che al Sanvitino o a Corso Mazzini non ci facevamo mai mancare un "ciao Gigi", una disquisizione tecnica sui temi più disparati del mondo del calcio (Gigi, non mi convincerai mai che Vanigli fosse un normodotato giocatore di calcio). "Ciao Gigi", il suo serafico sorriso, un caffè al bar dell'altro Gigi, il numero otto di quegli anni d'oro quando il Cosenza era lassù dove oggi tentiamo di riportarlo e il San Vito brulicava di migliaia e migliaia di spettatori ogni domenica. "Ciao Gigi", sempre, perché tutti i cosentini ti conoscevano, e "ciao Gigi" era il saluto immancabile.
Con la deferenza verso il Campione, l'ammirazione verso l'Uomo, l'affetto inestinguibile verso l'amico. Che grande Campione Gigi. Sì, ma che grande Uomo.
Ciao Gigi, ciao nostro eterno Capitano, simbolo imperituro del Cosenza, questa squadra che ha oltre un secolo di vita, un secolo di campioni, un secolo di cuori e di passione, eppure tutto questo, un secolo intero e oltre, si può racchiudere in Te e rappresentare in un'immagine, una Numero Nove rossoblu che corre nel campo verde, per sempre in gol, con la fascia di Capitano sul braccio. "La Numero Nove ha di nuovo un padrone" scrivevo per scherzo qualche giorno fa. Ma la Numero Nove del Cosenza un padrone lo ha sempre avuto, e quella maglia amatissima sarà sempre tua.
Ciao Gigi, Cosenza non ammaina le Bandiere, e Tu sei la Bandiera più grande di tutte.
Ciao Gigi, Cosenza farà garrire ancora altissima questa Bandiera.
Ciao Gigi, per sempre con noi.
C'ero quando Marulla segnò la sua doppietta al Campania di Napoli, 1981, avevo tipo cinque anni.
C'ero quando Marulla esplose, avevo nove anni. Diciotto gol in ventisette partite, pure uno alla Nocerina, uno a zero al novantacinquesimo, praticamente da zoppo e appena reduce da un infortunio. O quel fantascientifico gol di testa alla Ternana da fuori area, per anni la sigla del TG3 Sport regionale.
Poi la cessione al Genoa, un miliardo, la cessione più remunerativa nella storia di allora del Cosenza.
C'ero quando è tornato e si è preso quella fascia di Capitano per non lasciarla più, anche se lo voleva la serie A. Sempre con la numero nove sulle spalle, tranne un periodo con Zaccheroni in cui per qualche partita ha indossato la dieci (lui che del 10 aveva i piedi, la testa e la classe) lasciando la nove all'altro mito Negri.
C'ero e me lo ricordo sì Marulla, lo spareggio di Pescara. Pescara dove segnò un anno dopo un altro gol allucinante e purtroppo inutile, quando potevamo andare in serie A, partendo dal limite dell'area spalle alla porta per dribblare chiunque si frapponesse tra lui e il gol, portiere compreso.
C'ero quando segnò al Foggia dei Miracoli inchiodandolo sull'uno a uno.
C'ero quando colpì il palo in uno zero a zero casalingo con la Reggiana, in una calda domenica di novembre dei primissimi anni 90, al culmine di una serie di quattro-cinque finte su difensore e portiere come non ne ho viste più. Quella è una delle azioni più belle, uno dei dribbling più entusiasmanti che abbia mai visto su un campo di calcio, dal vivo o in TV.
C'ero quando segnò il gol della vittoria su un Messina che sembrava destinato alla serie A, sempre in quei ruggenti anni 90, mandando a terra tre difensori con una finta sola e superando il portiere con una rasoiata di sinistro. Di sinistro come nello spareggio, perché Gigi era un centravanti professionista di quando il calcio italiano era il top del mondo e non ti mandavano in campo se avevi un piede solo o sapevi solo correre. Gigi meritava la serie A allora perché il calcio italiano di quegli anni era sì grandissimo ma lui tra i grandissimi aveva diritto di stare, con la sua classe immensa: poi fosse stato un calciatore di oggi, con quel che si vede in giro sarebbe titolare in Nazionale.
C'ero quando piangevamo con lui a Padova.
Lui che aveva segnato il gol della speranza al 91'. Lui, il Capitano, che si era presentato in sala stampa ancora con la divisa rossoblu e la fascia sul braccio, in lacrime, e i giornalisti veneti che gli davano pacche sulle spalle e gli dicevano "sei grande, Gigi!".
Ecco, questa è forse la cosa di cui lo ringrazierò di più in assoluto. Il calcio è fatto di vittorie e sconfitte, gioie e dolori, trionfi e retrocessioni, ma lui era lì nella sconfitta, lui era lì nella retrocessione a far vedere a tutti quanto alta è la testa del Capitano del Cosenza. Lui era lì, in lacrime davanti alle telecamere ma era lì, ancora con indosso la maglia col Lupo sul cuore.
Il suo coraggio e la sua fierezza nella sconfitta, in quell'amarissima retrocessione, l'immagine forse più bella, più di tantissime vittorie firmate dai suoi gol senza tempo.
Mi vengono in mente a decine i suoi cento gol con questa maglia. Girate volanti ad Ancona, punizioni dal limite calibratissime, colpi di testa sensazionali a Reggio Emilia sovrastando di mezzo metro il difensore. Quel gol al Campania nel 1981 nel secondo tempo, nella porta dietro cui quindici anni dopo sorgerà la Curva Catena, un destro da fuori area all'angolino: la prima vittoria del Cosenza alla quale abbia mai assistito.
La prima vittoria del Cosenza che io abbia mai visto, e la siglò Marulla con una doppietta. Segni del destino.
Un gol al Chievo da posizione impossibile, dopo aver scartato il portiere. Uno alla Lucchese, uno di testa (impressionante) al Genoa. Uno al Padova. In Coppa Italia Zico che trema sullo zero a zero quando getta nel panico la difesa dell'Udinese, Maradona che gli stringe la mano, Zenga che gli esce precipitosamente tra i piedi nei supplementari con l'Inter.
Cosenza-Ravenna del 1994 o 95, in vantaggio di un gol ci danno un rigore, nella porta della Curva Catena. Lo tira lui come sempre, i rigori ha il coraggio di tirarli quello che sul braccio ha la Fascia. Lo tira lui, palla sul palo poi addosso al portiere poi ancora lui che di forza la ribadisce in gol e corre ad esultare sotto la Nord. Nelle immagini televisive si vede la parte inferiore della curva semideserta, perché ci piazzavamo tutti parecchi metri più in alto, e mentre lui arriva di corsa con l'indice puntato verso di noi ad esultare, dall'alto arriva un ragazzo con uno spolverino nero che corre verso di lui a condividere l'esultanza, insieme a due o tre amici.
Lo spolverino si agita nel vento come il mantello di Batman, macchia curiosa nello schermo TV.
Quel ragazzo con lo spolverino ero io.
Non c'è cosentino che non abbia conosciuto Gigi.
Uno di noi non è retorica. Perché lui era sempre lì, intorno al suo Cosenza, il cosentino più cosentino di tutti, nato a Stilo di Reggio Calabria. Lui giocatore simbolo, Lupo per antonomasia, e poi allenatore. E tutti che lo conoscevamo, tutti che al Sanvitino o a Corso Mazzini non ci facevamo mai mancare un "ciao Gigi", una disquisizione tecnica sui temi più disparati del mondo del calcio (Gigi, non mi convincerai mai che Vanigli fosse un normodotato giocatore di calcio). "Ciao Gigi", il suo serafico sorriso, un caffè al bar dell'altro Gigi, il numero otto di quegli anni d'oro quando il Cosenza era lassù dove oggi tentiamo di riportarlo e il San Vito brulicava di migliaia e migliaia di spettatori ogni domenica. "Ciao Gigi", sempre, perché tutti i cosentini ti conoscevano, e "ciao Gigi" era il saluto immancabile.
Con la deferenza verso il Campione, l'ammirazione verso l'Uomo, l'affetto inestinguibile verso l'amico. Che grande Campione Gigi. Sì, ma che grande Uomo.
Ciao Gigi, ciao nostro eterno Capitano, simbolo imperituro del Cosenza, questa squadra che ha oltre un secolo di vita, un secolo di campioni, un secolo di cuori e di passione, eppure tutto questo, un secolo intero e oltre, si può racchiudere in Te e rappresentare in un'immagine, una Numero Nove rossoblu che corre nel campo verde, per sempre in gol, con la fascia di Capitano sul braccio. "La Numero Nove ha di nuovo un padrone" scrivevo per scherzo qualche giorno fa. Ma la Numero Nove del Cosenza un padrone lo ha sempre avuto, e quella maglia amatissima sarà sempre tua.
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Ciao Gigi, Cosenza farà garrire ancora altissima questa Bandiera.
Ciao Gigi, per sempre con noi.
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Re: RIP GIGI MARULLA
Grande Gigi riposa in pace mitico è unica vera bandiera che ha tenuto al Cosenza. Una notizia che mi sconvolge e non riesco a credere che sia successo.
Gigi rimarrai sempre nei nostri cuori.
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Re: RIP GIGI MARULLA
Addio a Gigi Marulla, parla il medico del Pronto Soccorso. I suoi compagni in obitorio
Il dottor Gagliardi: "Era in arresto cardiaco con fibrillazione ventricolare ed è stata fatta una rianimazione cardio-polmonare con il defibrillatore". Da Padre Fedele a Ciccio Marino, da Urban a Pagliuso: in tanti per l'ultimo saluto.
Una folla in lacrime di è riversata all'obitorio dell'ospedale di Cetraro. Tantissimi i cosentini presenti tra quelli che da quelle parti hanno la casa estiva o tra chi ha deciso di trascorrere sul Tirreno, questa caldissima domenica di luglio che rimarrà purtroppo indimenticabile. Gigi Marulla si sarebbe sentito male nel primo pomeriggio all'interno della propria abitazione di Cavinia, sita tra i comuni di Cetraro e di Bonifati, mentre innaffiava il giardino. L'ex attaccante del Cosenza, si sarebbe fatto accompagnare immediatamente nel vicinissimo nosocomio cetrarese, all'interno del quale sarebbe entrato sulle proprie gambe ed ancora cosciente. Subito dopo però, la situazione è immediatamente precipitata ed è arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto mai sentire. A raccontare il drammatico pomeriggio in cui la Calabria ha perso uno dei suoi campioni più amati, è proprio il medico del Pronto Soccorso di Cetraro Pasquale Gagliardi. "Gigi Marulla è arrivato al Pronto Soccorso perché ha avuto un malore, almeno così ci hanno riferito - ha spiegato in diretta telefonica dal Tg3 Regione - Ha bevuto una bevanda ghiacciata e questo ci starebbe con l'innesto della patologia che hanno ravvisato le mie colleghe che lo hanno soccorso immediatamente. Lo hanno trovato in arresto cardiaco con fibrillazione ventricolare ed è stata fatta una rianimazione cardio polmonare con il defibrillatore, come da protocollo, ma non si è mai ripreso. Dopo 30 minuti le colleghe hanno tentato il tutto per tutto, ma non c'è stato niente da fare, hanno constatato la morte alle 15.40. E' arrivato cosciente ma molto sudato al Pronto Soccorso, era stato già male probabilmente, ma il tempo di fare l'elettrocardiogramma ed è andato in fibrillazione ventricolare. E' un momento bruttissimo per tutti, fa molto male". Tanti i personaggi del calcio cosentino presenti però a Cetraro. Uno tra i primi ad arrivare è stato il "Principe" Roberto Occhiuzzi, cetrarese doc. E poi subito dopo Luca Pagliuso con Ciccio Marino, Alberto Urban, Stefano De Angelis ed il dott. Costabile. Intorno alle 19.30 invece l'arrivo dapprima di Sergio Crocco, storico ex capoultras dei rossoblù e poi a seguire di Manolo Mosciaro e Padre Fedele. In arrivo in serata altri rappresentanti della società e del mondo ultras cosentino per dare il loro saluto al capitano di mille battaglie. Sotto qualche foto dei tifosi che si stanno radunando a Cetraro.
Un sacco di gente gli fa già visita http://www.cosenzachannel.it/news-cosen ... 7336698875
Il dottor Gagliardi: "Era in arresto cardiaco con fibrillazione ventricolare ed è stata fatta una rianimazione cardio-polmonare con il defibrillatore". Da Padre Fedele a Ciccio Marino, da Urban a Pagliuso: in tanti per l'ultimo saluto.
Una folla in lacrime di è riversata all'obitorio dell'ospedale di Cetraro. Tantissimi i cosentini presenti tra quelli che da quelle parti hanno la casa estiva o tra chi ha deciso di trascorrere sul Tirreno, questa caldissima domenica di luglio che rimarrà purtroppo indimenticabile. Gigi Marulla si sarebbe sentito male nel primo pomeriggio all'interno della propria abitazione di Cavinia, sita tra i comuni di Cetraro e di Bonifati, mentre innaffiava il giardino. L'ex attaccante del Cosenza, si sarebbe fatto accompagnare immediatamente nel vicinissimo nosocomio cetrarese, all'interno del quale sarebbe entrato sulle proprie gambe ed ancora cosciente. Subito dopo però, la situazione è immediatamente precipitata ed è arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto mai sentire. A raccontare il drammatico pomeriggio in cui la Calabria ha perso uno dei suoi campioni più amati, è proprio il medico del Pronto Soccorso di Cetraro Pasquale Gagliardi. "Gigi Marulla è arrivato al Pronto Soccorso perché ha avuto un malore, almeno così ci hanno riferito - ha spiegato in diretta telefonica dal Tg3 Regione - Ha bevuto una bevanda ghiacciata e questo ci starebbe con l'innesto della patologia che hanno ravvisato le mie colleghe che lo hanno soccorso immediatamente. Lo hanno trovato in arresto cardiaco con fibrillazione ventricolare ed è stata fatta una rianimazione cardio polmonare con il defibrillatore, come da protocollo, ma non si è mai ripreso. Dopo 30 minuti le colleghe hanno tentato il tutto per tutto, ma non c'è stato niente da fare, hanno constatato la morte alle 15.40. E' arrivato cosciente ma molto sudato al Pronto Soccorso, era stato già male probabilmente, ma il tempo di fare l'elettrocardiogramma ed è andato in fibrillazione ventricolare. E' un momento bruttissimo per tutti, fa molto male". Tanti i personaggi del calcio cosentino presenti però a Cetraro. Uno tra i primi ad arrivare è stato il "Principe" Roberto Occhiuzzi, cetrarese doc. E poi subito dopo Luca Pagliuso con Ciccio Marino, Alberto Urban, Stefano De Angelis ed il dott. Costabile. Intorno alle 19.30 invece l'arrivo dapprima di Sergio Crocco, storico ex capoultras dei rossoblù e poi a seguire di Manolo Mosciaro e Padre Fedele. In arrivo in serata altri rappresentanti della società e del mondo ultras cosentino per dare il loro saluto al capitano di mille battaglie. Sotto qualche foto dei tifosi che si stanno radunando a Cetraro.
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Re: RIP GIGI MARULLA
Capitano, Mio Capitano...
Orgoglio della Cosenza sportiva ed Amore della SUD...
Nobile ed imperituro esempio di attaccamento alla maglia ed Amore verso due soli colori...
Ultimo baluardo di un calcio dimenticato e vilipeso, dove gli uomini avevano gli attributi
Ed i sentimenti ed il rispetto erano ancora dei valori...
Ciao Gigi rimarrai per sempre nei nostri cuori, prima come Uomo e poi come Bandiera!
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Re: RIP GIGI MARULLA
(ANSA) - GENOVA, 19 LUG - Sorpresa e dolore in casa Genoa per l'improvvisa scomparsa a soli 52 di Gigi Marulla. L'attaccante calabrese ha vestito per tre stagioni consecutive, dal 1985 al 1988, la maglia dei rossoblù genovesi, disputando 100 partite e segnando 23 reti. La società del presidente Preziosi lo ha voluto ricordare con un messaggio di cordoglio sul proprio sito ufficiale, mentre i tifosi sui vari forum ne hanno sottolineato, tra lo stupore per l'accaduto, le qualità da calciatore.
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Re: RIP GIGI MARULLA
Gigi per sempre. Quanti ricordi collegati al tuo nome, pezzi della mia vita che si materializzano davanti gli occhi, solo pronunciando il tuo nome. Grazie di tutto Gigi, ti saremo sempre riconoscenti.
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Re: RIP GIGI MARULLA
Genoa: è morto Gigi Marulla, bomber degli anni ‘80
Cosenza - È morto oggi pomeriggio per un infarto, nell’ospedale di Cetraro (Cosenza) Luigi Marulla, 52 anni, ex attaccante e capitano del Cosenza, dove ha giocato per 11 anni diventando una bandiera della squadra e l’attaccante più prolifico della storia dei rossoblù calabresi. Ma Marulla ebbe anche una parte di storia nel Genoa a fine anni ‘80: giocò con il Grifone sul petto dal 1985 al 1988, disputando 100 partite e segnando 23 gol.
L’ex atleta era nel giardino della sua casa estiva di Cavinia, una frazione di Cetraro, quando ha avvertito un malore. Si è recato in ospedale dove i medici, capita la gravità, sono subito intervenuti ma senza riuscire a salvare Marulla. Secondo le prime indicazioni l’ex giocatore sarebbe morto per un infarto provocato, forse, da una congestione.
A Cosenza Marulla aveva giocato tra gli anni ‘80 e ‘90 disputando tre campionati in C/1 e otto in Serie B. In carriera aveva vestito anche le maglie di Acireale, Avellino, Genoa e Castrovillari, dove ha chiuso la carriera nel 1999.
«Gigi Marulla - ha sostenuto il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, appresa la notizia - nella nostra città è il simbolo indiscusso del calcio. Nell’immaginario della tifoseria, e non solo, un punto di riferimento che incarna i valori di pulizia sportiva e, oltre lo sport, un raro esempio comportamentale. Oggi, con profondo dolore, non riesco ancora a credere di doverne parlare al passato. Si tratta di un fulmine a ciel sereno. Cosenza tutta è scossa dalla notizia di aver perso uno dei suoi figli più amati, una persona perbene, nata a Stilo ma cosentino d’adozione, un cosentino doc. Indimenticabile il suo gol-salvezza a Pescara, in campo neutro, nello spareggio contro la Salernitana per la permanenza in Serie B. Aveva addirittura rifiutato la Serie A pur di continuare a giocare indossando la casacca rossoblù. Un amore sempre ricambiato quello fra Cosenza e il suo calciatore-emblema per antonomasia».
«Alla moglie Antonella e ai figli Kevin e Ylenia - ha concluso Occhiuto - giunga il forte abbraccio di tutta la nostra città. Gigi Marulla continuerà a vivere nei ricordi di chi ha avuto a fortuna di conoscerlo perché le bandiere non muoiono mai».
Bomber degli anni 80 http://m.ilsecoloxix.it/p/sport/2015/07 ... ulla.shtml
Cosenza - È morto oggi pomeriggio per un infarto, nell’ospedale di Cetraro (Cosenza) Luigi Marulla, 52 anni, ex attaccante e capitano del Cosenza, dove ha giocato per 11 anni diventando una bandiera della squadra e l’attaccante più prolifico della storia dei rossoblù calabresi. Ma Marulla ebbe anche una parte di storia nel Genoa a fine anni ‘80: giocò con il Grifone sul petto dal 1985 al 1988, disputando 100 partite e segnando 23 gol.
L’ex atleta era nel giardino della sua casa estiva di Cavinia, una frazione di Cetraro, quando ha avvertito un malore. Si è recato in ospedale dove i medici, capita la gravità, sono subito intervenuti ma senza riuscire a salvare Marulla. Secondo le prime indicazioni l’ex giocatore sarebbe morto per un infarto provocato, forse, da una congestione.
A Cosenza Marulla aveva giocato tra gli anni ‘80 e ‘90 disputando tre campionati in C/1 e otto in Serie B. In carriera aveva vestito anche le maglie di Acireale, Avellino, Genoa e Castrovillari, dove ha chiuso la carriera nel 1999.
«Gigi Marulla - ha sostenuto il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, appresa la notizia - nella nostra città è il simbolo indiscusso del calcio. Nell’immaginario della tifoseria, e non solo, un punto di riferimento che incarna i valori di pulizia sportiva e, oltre lo sport, un raro esempio comportamentale. Oggi, con profondo dolore, non riesco ancora a credere di doverne parlare al passato. Si tratta di un fulmine a ciel sereno. Cosenza tutta è scossa dalla notizia di aver perso uno dei suoi figli più amati, una persona perbene, nata a Stilo ma cosentino d’adozione, un cosentino doc. Indimenticabile il suo gol-salvezza a Pescara, in campo neutro, nello spareggio contro la Salernitana per la permanenza in Serie B. Aveva addirittura rifiutato la Serie A pur di continuare a giocare indossando la casacca rossoblù. Un amore sempre ricambiato quello fra Cosenza e il suo calciatore-emblema per antonomasia».
«Alla moglie Antonella e ai figli Kevin e Ylenia - ha concluso Occhiuto - giunga il forte abbraccio di tutta la nostra città. Gigi Marulla continuerà a vivere nei ricordi di chi ha avuto a fortuna di conoscerlo perché le bandiere non muoiono mai».
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Re: RIP GIGI MARULLA
Basta digitare il suo nome su Google e ti accorgi di cosa è stato https://www.google.it/search?redir_esc= ... 1&devloc=0
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