Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
Caos dimissioni - Attaccati alle poltrone fino alla fine.
Veleggia verso il conflitto costituzionale la decisione che i vertici del consiglio regionale si accingono ad assumere, vale a dire di ritenere inefficaci le dimissioni da presidente della giunta regionale della Calabria di Giuseppe Scopelliti, a tale carica eletto nel maggio del 2010.
Secondo i pareri raccolti dal presidente Franco Talarico, il fatto che nel provvedimento di sospensione firmato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, venga indicata la data del 27 marzo come decorrenza della sospensione, rende nulli tutti gli atti prodotti da Scopelliti nel mese intercorso tra l'emissione della sentenza che lo condanna a 6 anni di reclusione e i giorni nostri. I pareri sui quali fa leva Talarico, e con lui sia pure con sfaccettature diverse, l'intero arco consiliare unito dal terrore di dover lasciare la poltrona con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, sarebbero stati sottoscritti dal segretario generale Nicola Lopez e dai “consulenti giuridici” scelti dalla stessa presidenza del consiglio regionale. E mentre questa ennesima giravolta viene consumata, non si ha per contro neanche la certezza dell'avvenuta notifica da parte del prefetto di Catanzaro del decreto di sospensione.
Per cui, ricapitolando, allo stato abbiamo una copia del provvedimento di sospensione che pur non essendo stato ufficialmente notificato, circola in fotocopia per i palazzi del potere regionale. Nel contempo, però, si omette di prendere in alcuna considerazione l'unico atto ufficiale nelle mani del presidente Talarico e cioè le dimissioni di Scopelliti dalla carica di presidente, il che imporrebbe una convocazione del consiglio regionale entro venerdì visto che venerdì scadono i dieci giorni entro i quali Talarico aveva l'obbligo di convocare il Consiglio per comunicare le avvenute dimissioni e il conseguente scioglimento anticipato dell'Assemblea regionale. Torniamo al decreto di sospensione, il passaggio al quale si appigliano i “resistenti” di Palazzo Campanella è il seguente: «a decorrere dal 27 marzo 2014 è accertata la sospensione del signor Giuseppe Scopelliti dalla carica di presidente della giunta regionale e di consigliere regionale della Regione Calabria, ai sensi degli articoli 7 e 8 del decreto legislativo 31 dicembre 2012 numero 235 (la legge Severino, ndr)». Quindi nell'interpretazione di Lopez e compagni, che tuttavia fanno largo uso del condizionale «non parrebbe ravvisarsi...», il provvedimento di sospensione avrebbe un effetto esattamente contrario a quello che la legge vorrebbe introdurre: obbliga Scopelliti a restare in carica e gli impedisce di manifestare la volontà di lasciare sia la poltrona di presidente che quella di consigliere regionale. Ovviamente il centrosinistra fa finta di subire tutto questo, in realtà il clima è quello della “pastetta” che a tutti piace perché a tutti consente un altro giro sulla giostra della politica calabrese, in attesa che Beppe Grillo o chi per lui approfitti del degrado quotidianamente offerto, ormai senza ritegno. Restano aperti, invece, i contenziosi amministrativi e giuridici che la libera interpretazione di Lopez e compagni così gradita a Talarico e compagni, pone. Perché nel lungo mese passato prima che Renzi fissasse una supposta retroattività al suo decreto di sospensione, Peppe Scopelliti di atti ne ha firmati ed anche diversi nelle vesti di presidente della Regione Calabria. Inefficaci le dimissioni possono essere ritenuti efficaci tali provvedimenti? E se il provvedimento di sospensione firmato da Renzi formalmente non è stato notificato, come si può sottoporlo al parere dei consulenti giuridici? È singolare che si esprima un parere su un atto che ufficialmente ancora nessuno ha ricevuto. E dopo i risvolti amministrativi ed istituzionali ecco affacciarsi quelli penali: perché un atto "dovuto” è stato ritardato di oltre un mese? Se Scopelliti doveva essere messo alla porta lo stesso giorno della sua condanna, perché si è atteso oltre un mese lasciando che in tale periodo svolgesse le sue funzioni e ricoprisse pienamente la carica elettiva dalla quale andava sospeso? Se un comune mortale «ritarda o omette» un atto del proprio ufficio incappa nei rigori della legge e dei precetti costituzionali che vogliono l'esercizio dell'azione penale obbligatorio. Varrà anche per i marziani che abitano in Palazzo Campanella e per i loro esperti?
Paolo Pollichieni - Corriere della Calabria del 07/05/2014.
Veleggia verso il conflitto costituzionale la decisione che i vertici del consiglio regionale si accingono ad assumere, vale a dire di ritenere inefficaci le dimissioni da presidente della giunta regionale della Calabria di Giuseppe Scopelliti, a tale carica eletto nel maggio del 2010.
Secondo i pareri raccolti dal presidente Franco Talarico, il fatto che nel provvedimento di sospensione firmato dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, venga indicata la data del 27 marzo come decorrenza della sospensione, rende nulli tutti gli atti prodotti da Scopelliti nel mese intercorso tra l'emissione della sentenza che lo condanna a 6 anni di reclusione e i giorni nostri. I pareri sui quali fa leva Talarico, e con lui sia pure con sfaccettature diverse, l'intero arco consiliare unito dal terrore di dover lasciare la poltrona con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, sarebbero stati sottoscritti dal segretario generale Nicola Lopez e dai “consulenti giuridici” scelti dalla stessa presidenza del consiglio regionale. E mentre questa ennesima giravolta viene consumata, non si ha per contro neanche la certezza dell'avvenuta notifica da parte del prefetto di Catanzaro del decreto di sospensione.
Per cui, ricapitolando, allo stato abbiamo una copia del provvedimento di sospensione che pur non essendo stato ufficialmente notificato, circola in fotocopia per i palazzi del potere regionale. Nel contempo, però, si omette di prendere in alcuna considerazione l'unico atto ufficiale nelle mani del presidente Talarico e cioè le dimissioni di Scopelliti dalla carica di presidente, il che imporrebbe una convocazione del consiglio regionale entro venerdì visto che venerdì scadono i dieci giorni entro i quali Talarico aveva l'obbligo di convocare il Consiglio per comunicare le avvenute dimissioni e il conseguente scioglimento anticipato dell'Assemblea regionale. Torniamo al decreto di sospensione, il passaggio al quale si appigliano i “resistenti” di Palazzo Campanella è il seguente: «a decorrere dal 27 marzo 2014 è accertata la sospensione del signor Giuseppe Scopelliti dalla carica di presidente della giunta regionale e di consigliere regionale della Regione Calabria, ai sensi degli articoli 7 e 8 del decreto legislativo 31 dicembre 2012 numero 235 (la legge Severino, ndr)». Quindi nell'interpretazione di Lopez e compagni, che tuttavia fanno largo uso del condizionale «non parrebbe ravvisarsi...», il provvedimento di sospensione avrebbe un effetto esattamente contrario a quello che la legge vorrebbe introdurre: obbliga Scopelliti a restare in carica e gli impedisce di manifestare la volontà di lasciare sia la poltrona di presidente che quella di consigliere regionale. Ovviamente il centrosinistra fa finta di subire tutto questo, in realtà il clima è quello della “pastetta” che a tutti piace perché a tutti consente un altro giro sulla giostra della politica calabrese, in attesa che Beppe Grillo o chi per lui approfitti del degrado quotidianamente offerto, ormai senza ritegno. Restano aperti, invece, i contenziosi amministrativi e giuridici che la libera interpretazione di Lopez e compagni così gradita a Talarico e compagni, pone. Perché nel lungo mese passato prima che Renzi fissasse una supposta retroattività al suo decreto di sospensione, Peppe Scopelliti di atti ne ha firmati ed anche diversi nelle vesti di presidente della Regione Calabria. Inefficaci le dimissioni possono essere ritenuti efficaci tali provvedimenti? E se il provvedimento di sospensione firmato da Renzi formalmente non è stato notificato, come si può sottoporlo al parere dei consulenti giuridici? È singolare che si esprima un parere su un atto che ufficialmente ancora nessuno ha ricevuto. E dopo i risvolti amministrativi ed istituzionali ecco affacciarsi quelli penali: perché un atto "dovuto” è stato ritardato di oltre un mese? Se Scopelliti doveva essere messo alla porta lo stesso giorno della sua condanna, perché si è atteso oltre un mese lasciando che in tale periodo svolgesse le sue funzioni e ricoprisse pienamente la carica elettiva dalla quale andava sospeso? Se un comune mortale «ritarda o omette» un atto del proprio ufficio incappa nei rigori della legge e dei precetti costituzionali che vogliono l'esercizio dell'azione penale obbligatorio. Varrà anche per i marziani che abitano in Palazzo Campanella e per i loro esperti?
Paolo Pollichieni - Corriere della Calabria del 07/05/2014.
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
CAOS DIMISSIONI - E gli atti firmati da Scopelliti?
Dopo la condanna il "governatore dimissionario" ha messo il suo visto su decine di documenti istituzionali. Ma secondo gli esperti del Consiglio non avrebbe potuto.
Che fine faranno gli atti firmati da Scopelliti nel periodo successivo alla sua condanna? I “consulenti giuridici” interpellati dalla presidenza del consiglio regionale concordano tutti su un punto: le dimissioni del governatore non possono determinare la fine anticipata della legislatura perché firmate in regime di sospensione dalla carica. L'unanimità dei pareri degli esperti poggia le basi sul contenuto del decreto firmato dal premier Matteo Renzi che – oltre a non essere stato formalmente notificato alla presidenza del consiglio regionale, visto che ancora si trova sulla scrivania del prefetto di Catanzaro – stabilirebbe la decorrenza della sospensione del presidente della giunta a partire dal 27 marzo 2014, giorno della sentenza di condanna a 6 anni di reclusione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici rimediata nel processo Fallara.
Secondo Ugo Bergamo, coordinatore degli esperti giuridici del consiglio regionale, l'atto delle dimissioni «non potendosi confutare la sua natura di atto amministrativo seppur individuale, essendo in grado di produrre se e in quanto efficace lo scioglimento del Consiglio e della giunta regionali, pare debba ritenersi precluso durante il periodo di sospensione dalla carica». Stessa posizione ribadita dal segretario generale di Palazzo Campanella, Nicola Lopez («le dimissioni prodotte non hanno alcuna efficacia perché presentate in costanza di sospensione della carica con un potere, quello del presidente, che è congelato per un periodo di 18 mesi») e dal direttore della Scuola di specializzazione per le professioni legali dell’Università del Salento, Luigi Melica, per il quale le dimissioni «non sono presentabili in regime di sospensione ex lege dalla carica poiché manifestazione di un potere – quello presidenziale – congelato».
Tutto chiaro, anche se qualcosa non torna. Se Scopelliti non ha la facoltà di dimettersi e con ciò di cambiare il corso naturale della legislatura (in scadenza nel 2015), può invece firmare atti ufficiali nella sua veste di governatore sospeso? La domanda è materia su cui potranno spendersi gli esperti in materia. Quanto alla cronaca dei fatti, questa ci consegna svariati documenti, alcuni anche di grande importanza, firmati da un presidente di Regione che – secondo i consulenti incaricati da Talarico – non avrebbe neppure il diritto di lasciare la sua stessa carica istituzionale. Ma nel frattempo mette il suo visto su una lunga serie di decreti e deliberazioni che vanno a incidere pesantemente sulle dinamiche sociali e amministrative della regione.
Scopelliti, subito dopo la condanna del Tribunale di Reggio, ha firmato. E ha firmato molto. Soprattutto in campo sanitario, nella sua qualità di commissario ad acta. Si tratta di decreti del presidente della giunta regionale che riguardano la razionalizzazione dell'uso dei farmaci e il loro relativo monitoraggio (10 aprile); l'individuazione del dirigente responsabile del contenzioso sanitario (17 aprile); la nomina del direttore generale della Fondazione Campanella, Mario Martina (18 aprile); l'autorizzazione alla «voltura della concessione dell'autorizzazione e dell'accreditamento alla Società "Sadel di Salvatore Baffa spa"», con sede nel Comune di Cotronei. Più altri atti, tra cui anche l'approvazione del calendario scolastico 2014/2015 (3 aprile).
A questi provvedimenti se ne devono poi aggiungere altri la cui “paternità” non è chiaramente specificata sul Bollettino ufficiale (le caselle che indicano la presenza o l'assenza del governatore e degli assessori sono tutte bianche), di conseguenza tra questi è possibile ce ne siano alcuni firmati direttamente dal “governatore dimissionario”. Tra gli altri, la richiesta al ministero delle Politiche agricole di carattere eccezionale delle piogge alluvionali del gennaio e febbraio 2014 in provincia di Reggio; la rimodulazione e approvazione del protocollo di intesa tra l'Arcea e la Regione Calabria (8 aprile); l'approvazione dell'atto di indirizzo e delle direttive per l'accorpamento, la costituzione e l'avvio del Corap (17 aprile).
Resta allora da capire se un presidente di Regione “sospeso” che – in base alle teorie degli esperti consultati dal consiglio regionale – dal giorno stesso della sua condanna non potrebbe più provocare “effetti” politici concreti sulla istituzioni, abbia allo stesso tempo la possibilità di siglare di suo pugno atti che determinano ricadute precise sulla vita della regione.
Insomma, Scopelliti non si può dimettere (e mandare tutti i consiglieri regionali a casa) ma può comunque continuare a esercitare il suo potere di governatore? (0040)
Pietro Bellantoni - Corriere della Calabria del 09/05/2014.
Dopo la condanna il "governatore dimissionario" ha messo il suo visto su decine di documenti istituzionali. Ma secondo gli esperti del Consiglio non avrebbe potuto.
Che fine faranno gli atti firmati da Scopelliti nel periodo successivo alla sua condanna? I “consulenti giuridici” interpellati dalla presidenza del consiglio regionale concordano tutti su un punto: le dimissioni del governatore non possono determinare la fine anticipata della legislatura perché firmate in regime di sospensione dalla carica. L'unanimità dei pareri degli esperti poggia le basi sul contenuto del decreto firmato dal premier Matteo Renzi che – oltre a non essere stato formalmente notificato alla presidenza del consiglio regionale, visto che ancora si trova sulla scrivania del prefetto di Catanzaro – stabilirebbe la decorrenza della sospensione del presidente della giunta a partire dal 27 marzo 2014, giorno della sentenza di condanna a 6 anni di reclusione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici rimediata nel processo Fallara.
Secondo Ugo Bergamo, coordinatore degli esperti giuridici del consiglio regionale, l'atto delle dimissioni «non potendosi confutare la sua natura di atto amministrativo seppur individuale, essendo in grado di produrre se e in quanto efficace lo scioglimento del Consiglio e della giunta regionali, pare debba ritenersi precluso durante il periodo di sospensione dalla carica». Stessa posizione ribadita dal segretario generale di Palazzo Campanella, Nicola Lopez («le dimissioni prodotte non hanno alcuna efficacia perché presentate in costanza di sospensione della carica con un potere, quello del presidente, che è congelato per un periodo di 18 mesi») e dal direttore della Scuola di specializzazione per le professioni legali dell’Università del Salento, Luigi Melica, per il quale le dimissioni «non sono presentabili in regime di sospensione ex lege dalla carica poiché manifestazione di un potere – quello presidenziale – congelato».
Tutto chiaro, anche se qualcosa non torna. Se Scopelliti non ha la facoltà di dimettersi e con ciò di cambiare il corso naturale della legislatura (in scadenza nel 2015), può invece firmare atti ufficiali nella sua veste di governatore sospeso? La domanda è materia su cui potranno spendersi gli esperti in materia. Quanto alla cronaca dei fatti, questa ci consegna svariati documenti, alcuni anche di grande importanza, firmati da un presidente di Regione che – secondo i consulenti incaricati da Talarico – non avrebbe neppure il diritto di lasciare la sua stessa carica istituzionale. Ma nel frattempo mette il suo visto su una lunga serie di decreti e deliberazioni che vanno a incidere pesantemente sulle dinamiche sociali e amministrative della regione.
Scopelliti, subito dopo la condanna del Tribunale di Reggio, ha firmato. E ha firmato molto. Soprattutto in campo sanitario, nella sua qualità di commissario ad acta. Si tratta di decreti del presidente della giunta regionale che riguardano la razionalizzazione dell'uso dei farmaci e il loro relativo monitoraggio (10 aprile); l'individuazione del dirigente responsabile del contenzioso sanitario (17 aprile); la nomina del direttore generale della Fondazione Campanella, Mario Martina (18 aprile); l'autorizzazione alla «voltura della concessione dell'autorizzazione e dell'accreditamento alla Società "Sadel di Salvatore Baffa spa"», con sede nel Comune di Cotronei. Più altri atti, tra cui anche l'approvazione del calendario scolastico 2014/2015 (3 aprile).
A questi provvedimenti se ne devono poi aggiungere altri la cui “paternità” non è chiaramente specificata sul Bollettino ufficiale (le caselle che indicano la presenza o l'assenza del governatore e degli assessori sono tutte bianche), di conseguenza tra questi è possibile ce ne siano alcuni firmati direttamente dal “governatore dimissionario”. Tra gli altri, la richiesta al ministero delle Politiche agricole di carattere eccezionale delle piogge alluvionali del gennaio e febbraio 2014 in provincia di Reggio; la rimodulazione e approvazione del protocollo di intesa tra l'Arcea e la Regione Calabria (8 aprile); l'approvazione dell'atto di indirizzo e delle direttive per l'accorpamento, la costituzione e l'avvio del Corap (17 aprile).
Resta allora da capire se un presidente di Regione “sospeso” che – in base alle teorie degli esperti consultati dal consiglio regionale – dal giorno stesso della sua condanna non potrebbe più provocare “effetti” politici concreti sulla istituzioni, abbia allo stesso tempo la possibilità di siglare di suo pugno atti che determinano ricadute precise sulla vita della regione.
Insomma, Scopelliti non si può dimettere (e mandare tutti i consiglieri regionali a casa) ma può comunque continuare a esercitare il suo potere di governatore? (0040)
Pietro Bellantoni - Corriere della Calabria del 09/05/2014.
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
Magico Peppemarcello77 ha scritto:E scommettiamo che prenderà decine di migliaia di voti, molti dei quali a Cosenza???Opus ha scritto:marcello77 ha scritto:Ma s'è dimesso???
Ha fattu finta???
Vrigogna sua e, soprattutto, di chini l'ha votato :bad: :bad:
Scommettiamo che sarà capolista all'Europee?
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
Non so se è più la pena per quei 47500 servi che continuano a votarlo o la gioia pure per come è finita... E' un rigore inventato al 95', in un derby, sotto la curvamarcello77 ha scritto:E scommettiamo che prenderà decine di migliaia di voti, molti dei quali a Cosenza???
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
Per i voti presi in provincia di Reggio, potrei (ripeto, potrei) anche farmene una ragione, ma per quelli presi a Cosenza (mi sembra circa 5700) non ci riuscirò mai.abba ha scritto:Non so se è più la pena per quei 47500 servi che continuano a votarlo o la gioia pure per come è finita... E' un rigore inventato al 95', in un derby, sotto la curvamarcello77 ha scritto:E scommettiamo che prenderà decine di migliaia di voti, molti dei quali a Cosenza???
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
eppure è semplicissimomarcello77 ha scritto:Per i voti presi in provincia di Reggio, potrei (ripeto, potrei) anche farmene una ragione, ma per quelli presi a Cosenza (mi sembra circa 5700) non ci riuscirò mai.abba ha scritto:Non so se è più la pena per quei 47500 servi che continuano a votarlo o la gioia pure per come è finita... E' un rigore inventato al 95', in un derby, sotto la curvamarcello77 ha scritto:E scommettiamo che prenderà decine di migliaia di voti, molti dei quali a Cosenza???
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
Capisco cosa vuoi dire, ma è ugualmente assurdo :bad:abba ha scritto:eppure è semplicissimo
In ogni caso, cosa farà adesso il nostro camerata Peppe???
Fine di un leader.
Scopelliti manca l'elezione. Dopo 20 anni di potere. Il tradimento degli alleati e gli impegni futuri di un politico fuori dalle istituzioni.
Stavolta non ce l'ha fatta. Stavolta non ci sono applausi, né incoronazioni. Scopelliti è out, fuori, battuto. Per la prima volta nella sua lunga (malgrado la “giovane” età) carriera politica, il condottiero dalle mille battaglie depone l'ascia, sconfitto dalla sfida forse meno eccitante e importante della sua vita, comunque l'ultima àncora di salvezza dopo la fine dell'esperienza da governatore.
E ancora: stavolta a determinare la caduta dell'ex enfant prodige della destra calabrese non è una sentenza di tribunale, non è l'astio di una toga, non è un complotto paragiudiziario, una manovra delle lobby occulte. La condanna a 6 anni di reclusione nel processo Fallara ha provocato la sua sospensione dall'incarico di presidente della giunta e le sue dimissioni volontarie. Ma ora è diverso: a “mandarlo a casa” è una sentenza politica, il voto degli elettori. Che hanno scelto di non dargli fiducia, perlomeno non tutta quella di cui Scopelliti aveva bisogno per volare a Bruxelles.
E qualche domanda è obbligatoria. Nasce dall'analisi dei dati: il politico calabrese più votato è Mario Maiolo, capace di ottenere 44.734 preferenze in tutta la regione, contro le 31.776 dell'ex governatore. La differenza è che Scopelliti è da più di 15 anni sulla cresta dell'onda, con la possibilità di gestire un potere immenso, prima al Comune di Reggio, poi alla Regione. Maiolo, che di potere ne ha gestito davvero poco al confronto, è riuscito a surclassarlo con uno scarto di 13mila voti. Un dato su cui l'entourage di Scopelliti non potrà fare a meno di riflettere nei prossimi giorni.
Se con i 15mila voti conquistati in provincia di Reggio in qualche modo Scopelliti ha tenuto botta, è nelle altre zone calde che ha perso ogni possibilità di sorridere. I 5.700 voti ottenuti nel Cosentino e i 4.458 guadagnati nel Catanzarese dimostrano che l'ex presidente della Regione e padre padrone del centrodestra in Calabria è stato abbandonato dai suoi. Dai fratelli Gentile, in primis, che – secondo i bene informati – nella loro zona d'influenza riescono a muovere qualcosa come 20mila voti; poi dai vari Piero Aiello, Claudio Parente, Sinibaldo Esposito, per restare nel capoluogo.
La debacle è frutto di un ammutinamento corale, un "voltagabbanesimo" orchestrato per togliere dalla scena – forse definitivamente – il leader che nel tempo aveva assommato su di sé poteri immensi. Una congiura politica che in molti, tra i fedelissimi di Scopelliti, avevano subodorato, ma forse nessuno pensava sarebbe stata così cruenta. Adesso l'ex governatore è al tappeto, e senza alcuna nuova battaglia all'orizzonte. D'altronde l'esercito è andato via.
È probabilmente la chiusura di un cerchio, il percorso naturale di una parabola politica pur grandiosa. Iniziata con la militanza vera nella destra sociale reggina. Scopelliti diventa prima consigliere circoscrizionale dell'Msi a Reggio. Nel '91 è segretario provinciale del Fronte della gioventù. Due anni dopo, a Rieti, ne diventa il segretario nazionale. Sempre con la Fiamma approda come consigliere comunale a Palazzo San Giorgio. A soli 29 anni si candida alla Regione e diventa presidente del Consiglio. Subito dopo, il governatore Chiaravalloti lo vuole come assessore nella sua giunta. Arriva il 2002: il grande salto come sindaco di Reggio. Si ripete 5 anni dopo, con il 70% delle preferenze, un plebiscito confermato anche dai sondaggi successivi, che lo incoronano come primo cittadino più amato d'Italia. Infine la scalata alla Regione, nel 2010, quando batte un centrosinistra malmesso e con una guida delegittimata dalla sua stessa base, Agazio Loiero.
C'è anche un precedente. Nel '94, esattamente 20 anni fa, Scopelliti aveva già tentato di guadagnare uno scranno in Europa. Tra le fila di An risulta come il primo dei non eletti nel collegio meridionale, con 34mila preferenze. Ieri ne ha ottenute 41.758, solo 7mila in più, malgrado i lunghi anni passati nelle stanze dei bottoni; a muovere le leve del potere; a tirare i fili della vita politica cittadina e regionale; a dare imprimatur a nomine nella sanità, negli enti pubblici, nelle fondazioni; a gestire i bilanci, a distribuirne i fondi. Tutto questo non è bastato a farlo vincere, a superare in consensi Lorenzo Cesa e Filippo Piccone, due che il potere di Scopelliti forse non l'hanno mai avuto.
Poco male, perdere un'elezione non è la fine del mondo. L'ex governatore, finalmente libero da impegni istituzionali, potrà tornare a fare quello che faceva prima di entrare in politica. Già, ma che faceva?
È laureato in Economia e commercio, ma non ha mai esercitato la professione. Era un tifoso della Reggina ma, dopo la caduta negli inferi della C nell'anno del centenario, è improbabile che Scopelliti decida di tornare a fare a tempo pieno il capo-ultrà. Era un discreto giocatore di basket, ma a 47 anni il fisico non è più quello di una volta e forse anche questa velleità dovrà essere riposta in un cassetto. C'è sempre un'ultima possibilità: rivestire i panni del dj, gli stessi indossati quando Reggio ospitò le serate di Rtl sul suo Lungomare. La radio negli ultimi tempi è stata lambita da un'inchiesta della Dda perché una delle sue società satellite aveva alle sue dipendenze un presunto boss. Niente di grave, in fondo. Scopelliti sembrava davvero a proprio agio nei panni di “Peppe dj”. Potrebbe essere un'idea. (0040)
Pietro Bellantoni - http://www.corrieredellacalabria.it - 26/05/2014.
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
marcello77 ha scritto: In ogni caso, cosa farà adesso il nostro camerata Peppe???
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
Si capiva chiaramente che erano domande retorichemarcello77 ha scritto:Capisco cosa vuoi dire, ma è ugualmente assurdo :bad:abba ha scritto:eppure è semplicissimo
In ogni caso, cosa farà adesso il nostro camerata Peppe???
Sul secondo punto, io se fossi in lui arruolerei vecchi compagni(?) picchiatori e andrei a cinghiali
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
Il nostro interrogativo ha, forse, ottenuto una rispostamarcello77 ha scritto:In ogni caso, cosa farà adesso il nostro camerata Peppe???
Parente e Sarra: ora Scopelliti sottosegretario.
I due esponenti del Nuovo centrodestra chiedono una poltrona per un esponente calabrese. Si pensa all'ex governatore dopo la bocciatura alle europee ma difficilmente Renzi lascerà spazio.
Ncd in Calabria gode di buona salute e per questo motivo può ambire ad allargare il suo peso su scala nazionale. Ne sono convinti il sottosegretario alla presidenza della Regione Alberto Sarra e il consigliere regionale Claudio Parente, che vorrebbero un posto di sottosegretario nel governo Renzi per un esponente calabrese del loro partito. Magari per l'ex governatore Peppe Scopelliti, che ha mancato l'elezione al Parlamento europeo, piazzandosi al terzo posto nella circoscrizione meridionale, dietro a Lorenzo Cesa e Filippo Piccone. «Riteniamo sia doveroso – sostengono Parente e Sarra – onorare quell’impegno preso da tempo di assegnare un sottosegretario di Stato al Nuovo centrodestra, venuto temporaneamente meno dopo la rinuncia del senatore Tonino Gentile, che renda merito anche sul versante dell’impegno istituzionale e di governo, alla forte mobilitazione popolare in Calabria che ha contribuito in maniera determinante a far superare la soglia minima nazionale per accedere al riparto dei seggi per l’Europarlamento».
I due esponenti fanno ricorso ai numeri ottenuti da Ncd nelle consultazioni di domenica per rendere ancora più convincenti le loro tesi: «Il risultato elettorale del Ncd in Calabria e la forte affermazione personale del presidente Giuseppe Scopelliti, cui non ha purtroppo fatto seguito l’elezione a parlamentare europeo, testimonia il forte radicamento del partito sul territorio. I consensi dell’elettorato calabrese – prossimi al 12% – al Nuovo Centrodestra, infatti, triplicano quasi la quota percentuale dell’andamento medio riscontrato su tutto il territorio nazionale. Tale traguardo è stato frutto di un intenso lavoro, senza risparmio di energie, di centinaia di iscritti e amministratori locali, che merita la massima attenzione, politica e umana, del gruppo dirigente nazionale del partito».
Attenzione che, nelle intenzioni di Parente e Sarra, dovrebbe tradursi con l'affidamento di un incarico da sottosegretario a un esponente – il maggiore indiziato è Scopelliti – del Nuovo centrodestra calabrese. Tutto legittimo se non fosse che, visti i risultati su scala nazionale, è più probabile che gli spazi per la compagine di Ncd nel governo Renzi siano destinati a ridursi.
http://www.corrieredellacalabria.it - 28/05/2014.
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
marcello77 ha scritto:
I due esponenti del Nuovo centrodestra chiedono una poltrona per un esponente calabrese.
VOILA' !!!!!
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Re: Caso Fallara: chiesti 5 anni di carcere per Scopelliti
Regione, Scopelliti deve restituire i soldi.
L'ex governatore deve quasi 10mila euro al consiglio regionale. Dopo la condanna ha percepito lo stipendio pieno. Ma doveva essere dimezzato.
Peppe Scopelliti dovrà restituire i soldi alla Regione Calabria. Non tutti, ovviamente, ma solo quelli che ha percepito dopo la condanna a sei anni rimediata nel processo Fallara. L'ex governatore ha infatti incamerato come se nulla fosse successo gli emolumenti relativi ai mesi di marzo e aprile. “Stipendi” non dovuti per intero proprio per via della sospensione scattata in seguito alla sentenza del 27 marzo, che avrebbe dovuto provocare la decurtazione del 50% degli indennizzi fino al momento delle dimissioni definitive dell'ex presidente della giunta, rassegnate il 29 aprile. E invece Scopelliti ha ricevuto quelle cifre senza alcun taglio. Adesso però la Regione rivuole indietro la differenza, circa 10mila euro. È stato il dirigente del settore Risorse umane del Consiglio, Pietro Calabrò, ad avanzare la richiesta e a spiegare che «non essendo pervenuta tempestiva comunicazione a questa amministrazione, sono stati erogati i ratei dei mesi di marzo e aprile 2014». L'importo complessivo non dovuto – si legge nel documento datato 14 maggio – «risulta di 9.501,43 euro (per il periodo relativo dal 27 marzo 2014 al 30 aprile 2014) al netto delle ritenute previdenziali e fiscali». Calabrò ricorda come le amministrazioni siano obbligate a «provvedere al recupero delle somme pagate e non dovute, in quanto l'interesse pubblico è meglio perseguibile riportando la situazione in atto allo stato di diritto». Il sollecito del Consiglio ha trovato subito disponibile l'ex governatore, che si è detto pronto a rifondare le cifre richieste. Nella replica stilata il 22 maggio, Scopelliti chiede però anche la verifica delle cifre contabilizzate e la corresponsione di un ulteriore 50% relativo alla indennità di funzione di presidente della giunta. Una richiesta che ha fatto sorgere parecchi dubbi tra gli addetti ai lavori, tant'è che Calabrò ha immediatamente chiesto un parere di legittimità al Collegio dei consulenti giuridici di Palazzo Campanella, perché «occorre accertare se le dimissioni del presidente (eletto a suffragio universale e diretto) comportano anche la decadenza da consigliere regionale». L'insolita questione posta agli esperti del Consiglio è certamente di natura politica – dato che si ipotizza un possibile mantenimento della carica di consigliere malgrado le dimissioni da governatore –, ma è anche economica: per Calabrò non è infatti chiaro se «all'onorevole Scopelliti vada riconosciuto solo il 50% dell'indennità di consigliere o gli debba essere corrisposto anche il 50% della indennità di funzione di presidente della giunta regionale come dallo stesso richiesto». Storie inedite di economia politica.
Pietro Bellantoni - http://www.corrieredellacalabria.it - 06 Giugno 2014.
Vulimu i sordi!!! :evil: :evil:
L'ex governatore deve quasi 10mila euro al consiglio regionale. Dopo la condanna ha percepito lo stipendio pieno. Ma doveva essere dimezzato.
Peppe Scopelliti dovrà restituire i soldi alla Regione Calabria. Non tutti, ovviamente, ma solo quelli che ha percepito dopo la condanna a sei anni rimediata nel processo Fallara. L'ex governatore ha infatti incamerato come se nulla fosse successo gli emolumenti relativi ai mesi di marzo e aprile. “Stipendi” non dovuti per intero proprio per via della sospensione scattata in seguito alla sentenza del 27 marzo, che avrebbe dovuto provocare la decurtazione del 50% degli indennizzi fino al momento delle dimissioni definitive dell'ex presidente della giunta, rassegnate il 29 aprile. E invece Scopelliti ha ricevuto quelle cifre senza alcun taglio. Adesso però la Regione rivuole indietro la differenza, circa 10mila euro. È stato il dirigente del settore Risorse umane del Consiglio, Pietro Calabrò, ad avanzare la richiesta e a spiegare che «non essendo pervenuta tempestiva comunicazione a questa amministrazione, sono stati erogati i ratei dei mesi di marzo e aprile 2014». L'importo complessivo non dovuto – si legge nel documento datato 14 maggio – «risulta di 9.501,43 euro (per il periodo relativo dal 27 marzo 2014 al 30 aprile 2014) al netto delle ritenute previdenziali e fiscali». Calabrò ricorda come le amministrazioni siano obbligate a «provvedere al recupero delle somme pagate e non dovute, in quanto l'interesse pubblico è meglio perseguibile riportando la situazione in atto allo stato di diritto». Il sollecito del Consiglio ha trovato subito disponibile l'ex governatore, che si è detto pronto a rifondare le cifre richieste. Nella replica stilata il 22 maggio, Scopelliti chiede però anche la verifica delle cifre contabilizzate e la corresponsione di un ulteriore 50% relativo alla indennità di funzione di presidente della giunta. Una richiesta che ha fatto sorgere parecchi dubbi tra gli addetti ai lavori, tant'è che Calabrò ha immediatamente chiesto un parere di legittimità al Collegio dei consulenti giuridici di Palazzo Campanella, perché «occorre accertare se le dimissioni del presidente (eletto a suffragio universale e diretto) comportano anche la decadenza da consigliere regionale». L'insolita questione posta agli esperti del Consiglio è certamente di natura politica – dato che si ipotizza un possibile mantenimento della carica di consigliere malgrado le dimissioni da governatore –, ma è anche economica: per Calabrò non è infatti chiaro se «all'onorevole Scopelliti vada riconosciuto solo il 50% dell'indennità di consigliere o gli debba essere corrisposto anche il 50% della indennità di funzione di presidente della giunta regionale come dallo stesso richiesto». Storie inedite di economia politica.
Pietro Bellantoni - http://www.corrieredellacalabria.it - 06 Giugno 2014.
Vulimu i sordi!!! :evil: :evil:
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!