Vilienza ha scritto:un vecchio articolo che ben spiega il legame con la squadra della propria città quando si è lontani
Back home. Time, Memory and Football
Redazione Futbologia
di Roger Bromley
Molti anni fa la scrittrice Ella Winter aveva detto all’oramai dimenticato romanziere americano Thomas Wolfe, «Non lo sai che non puoi più tornare a casa?». Wolfe usò questa frase come titolo del suo ultimo romanzo, pubblicato postumo nel 1940. Nella parte finale del romanzo, George Webber, il protagonista, arriva alla conclusione che: “Non puoi tornare alla tua famiglia, tornare alla tua infanzia… tornare ai sogni di gloria e fama di giovane uomo, tornare ai luoghi di origine, tornare alle vecchie forme e organizzazione delle cose che un tempo sembravano eterne e che invece continuano a cambiare… rifuggire il Tempo e i Ricordi”.
Tutto questo mi è tornato alla mente pochi giorni fa quando la squadra della mia città, l’AFC Bournemouth, ha raggiunto la promozione nella English Championship League (la seconda serie del campionato inglese) per la seconda volta nell’arco di centoquattordici anni, e dopo un’assenza di ventitré. Durante una cupa e gelida giornata dell’inverno 1950 assistevo alla mia prima partita a Dean Court a Boscombe (sobborgo di Bournemouth dove si trova lo stadio, NdT).
Il nome ufficiale del club era Bournemouth and Boscombe Athletic Football Club, ma tutti lo chiamavamo Boscombe. Di recente il nome è stato cambiato in AFC Bournemouth, per infiocchettarlo all’europea, come parte di una strategia di branding globale – senza che alcuno, nel globo, ne abbia mai davvero sentito parlare. Negli anni in cui crescevo e andavo a vedere tutte le partite casalinghe, sia della prima che della seconda squadra, il terreno di gioco si stendeva da Nord a Sud; oggi da Est a Ovest, e Dean Court è diventato il Goldsands Stadium, un altro passaggio della strategia di marketing – Glocalizzazione la chiamerebbe qualcuno oggi. Il Bournemouth salì in Terza Divisione (Sud) nel 1923. Nei giorni della mia infanzia di scolaro e della mia tarda adolescenza, sognavamo la terra promessa, la seconda divisione. Tuttavia, quando, sessantasette anni dopo l’ingresso nella Lega Calcio, infine arrivò, ero andato via da tempo (e mai più tornato sul campo). Eppure ancora sentivo quel trionfo come qualcosa di personale, un tributo ai miei anni di frustrata nostalgia.
Ho lasciato Bournemouth definitivamente nel 1966 e ho girovagato di città in città alla ricerca di quell’appartenenza perduta, di una voce che potesse una volta ancora dire “noi”, per urlare «Up the Cherries», il grido ormai sopito degli spalti di Boscombe. L’amore per il pallone mi ha portato a seguire altre squadre in altre città, talvolta a sottoscrivere abbonamenti, ma quelle squadre erano sempre “loro”, e quando anche giocavano in casa, non era la mia. Mi chiedo, è una cosa generazionale? I ragazzi oggi indossano le maglie delle maggiori squadre della Premier o europee anche se non sono mai stati neppure nei pressi dei loro stadi, mentre la maggior parte dei miei coetanei nati altrove, qui a Nottingham, cercano in maniera febbrile sui loro telefoni i risultati del Hull, o del Norwich, o del forse modesto Torquay.
Anche se non viviamo più nel posto da cui veniamo, la nostra generazione ha viaggiato molto meno da giovane, non aveva Internet o Sky (o alcuna televisione), e i nostri orizzonti erano delimitati. Forse però è più di questo, dal momento che per molti di noi le nostre squadre locali costituiscono tutto ciò che ci siamo lasciati alle spalle delle nostre origini tribali, il nostro campo – i genitori morti, i fratelli andati via, la casa di famiglia un luogo di estranei.
Chiunque mi incontri ancora oggi deve sorbirsi dei miei anni a bordocampo a Boscombe (come raccattapalle, non come riserva), del tempo speso ad allenarmi con i professionisti, dell’allenatore che mi chiamava “sunshine” – ingannevole vezzeggiativo– e dei gloriosi giorni della stagione ‘56-57, quando nella FA Cup il Bournemouth sconfisse il Wolverhampton Wanderers fuori casa, poi il Totthenham Hotspur in casa per 3-1, e perse di misura al sesto turno contro il Manchester United, pochi mesi prima del disastro di Monaco di Baviera.
1957 - Contro gli Spurs
1957 – Contro gli Spurs nella FA Cup, oltre 26000 spettatori
Dunque, la tua squadra di casa è come la Stella Polare, l’Isola che non c’è del tuo Peter Pan. Diventa l’unica casa dove tornare, poiché, pur avendo cambiato nome, le maglie, che ora sono a strisce nere e rosse (un tempo erano rosse e bianche), e il campo è ruotato, la squadra e il luogo sono eterni – unico punto fermo nel mondo che gira incessante. Mentre la vecchiaia si avvicina come unica certezza, puoi provare a immaginare – ancora una volta – come diventerai quando sarai cresciuto, con i sogni di fama e gloria ancora da sognare, e il futuro qualcosa nel tuo passato. Grazie ai ricordi, la promozione del AFC Bournemouth in Championship mi ha permesso di rifuggire il tempo e diventare immortale.
Roger Bromley
22 April 2013
http://blog.futbologia.org/2013/04/back ... d-footbal/
This Is Football
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Re: This Is Football
Via Popilia Chè!
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Re: This Is Football
http://video.repubblica.it/sport/svezia ... f=HRESS-15
ma che ne sanno i tifosi di juve, real e zio cantante
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"dunami ̶f̶u̶r̶t̶u̶n̶a̶ u cul* i Guarascio e jettami a mare" (cit. mia nonna)
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Re: This Is Football
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Re: This Is Football
roma - barcellona 3 a 0!
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Re: This Is Football
Ma poi, nella favola, la favola: DeRossi e Manolas, autori delle due autoreti dell’andata, che segnanoi due gol decisivi dell’incontro. E Dzeko, che aveva segnato il gol che dopo l’andata aveva tenuto appesa ad un filo la qualificazione della Roma, che segna e dá il là alle remuntada. Incredibile, stasera quello che è successo all’Olimpico!
Ma perché non possiamo essere semplicemente dei tifosi sereni? Ogni giorno ce n'è una nuova! Cosenza, infinita... sofferenza!
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Re: This Is Football
Io prima della partita ero convinto che la Roma se li sarebbe mangiati (chi diceva che l'impresa era impossibile non capisce nulla di calcio: il Barcellona in trasferta vale la Sampdoria, appena l'anno scorso hanno perso 4-0 a Parigi e 3-0 a Torino). Il mio solo dubbio è che, magari in seguito a un "errore" arbitrale (un rigore negato o simili) si sarebbe concretizzata la beffa: mi volevo giocare il 2-1 o il 3-1 per la Roma, avanti 2-0 o 3-0, fermata da un rigore solare non dato e poi beffata nel finale (magari mentre si riversava in avanti sul 2-0).
Poi però sul 3-o ieri ho capito che non c'era più storia. Mancavano dieci minuti più il recupero, ma la Roma era troppo superiore anche solo per rischiare.
L'unica cosa, grande partita, leggendaria, sì, epica calcistica, ma non parlerei di impresa. Come ho detto, il Barcellona in trasferta è quasi ridicolo.
PS anche al Camp Nou per quello che si è visto doveva finire 3-2 nella peggiore delle ipotesi, altro che 4-1. E se l'arbitro dà quei due rigori...
Poi però sul 3-o ieri ho capito che non c'era più storia. Mancavano dieci minuti più il recupero, ma la Roma era troppo superiore anche solo per rischiare.
L'unica cosa, grande partita, leggendaria, sì, epica calcistica, ma non parlerei di impresa. Come ho detto, il Barcellona in trasferta è quasi ridicolo.
PS anche al Camp Nou per quello che si è visto doveva finire 3-2 nella peggiore delle ipotesi, altro che 4-1. E se l'arbitro dà quei due rigori...
Vai su Amazon.it, cerca OMBRA, autore Pierfrancesco Iorio, compralo a 2,99 € e recensiscilo con 5 stelle. Se ti servissero altri motivi, sappi che vi si parla malissimo di Catanzaro.
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Re: This Is Football
Anche la Juve ha fatto l’impresa... ah, no...? Emmè...!
Iadó, c’hanu dunatu nu rigore contro aru 93º: a giudicare dalle proteste, si vede che se danno un rigore (sacrosanto, peraltro) contro chi, invece, nelle patrie arene, è abituato ad avere questi episodi a favore... vruscia, minc* cumu vruscia!
No, non mi hanno impietosito ed anzi godo che oggi soffrano più ditutti quegli italiani, quei calabresi, ma soprattutto quei cosentini che... ancora appriassu ara jumenta, jati!
Iadó, c’hanu dunatu nu rigore contro aru 93º: a giudicare dalle proteste, si vede che se danno un rigore (sacrosanto, peraltro) contro chi, invece, nelle patrie arene, è abituato ad avere questi episodi a favore... vruscia, minc* cumu vruscia!
No, non mi hanno impietosito ed anzi godo che oggi soffrano più ditutti quegli italiani, quei calabresi, ma soprattutto quei cosentini che... ancora appriassu ara jumenta, jati!
Ma perché non possiamo essere semplicemente dei tifosi sereni? Ogni giorno ce n'è una nuova! Cosenza, infinita... sofferenza!
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Re: This Is Football
Pernata storica, di quelle che rimarranno indelebili nella memoria dei gobbi. L'ennesima!Ferro da Milano ha scritto: giovedì 12 aprile 2018, 2:21 Anche la Juve ha fatto l’impresa... ah, no...? Emmè...!
Iadó, c’hanu dunatu nu rigore contro aru 93º: a giudicare dalle proteste, si vede che se danno un rigore (sacrosanto, peraltro) contro chi, invece, nelle patrie arene, è abituato ad avere questi episodi a favore... vruscia, minc* cumu vruscia!
No, non mi hanno impietosito ed anzi godo che oggi soffrano più ditutti quegli italiani, quei calabresi, ma soprattutto quei cosentini che... ancora appriassu ara jumenta, jati!
Aru cú!!!
Guarà, daspami sa bella capocchiaaaaa!!!
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Re: This Is Football
Noi tifosi del Cosenza lo sappiamo cosa si prova...
GIGI MARULLA NEL CUORE!!! 28/08/2016 catanzaro - COSENZA 0-3