Padre Fedele, tutta la verità sul complotto.
La procura di Catanzaro ha perso una buona occasione per dimostrare che ci sono ancora magistrati in grado di riconoscere i madornali errori dei colleghi. Accoppiati agli ordini ricevuti dalla massopolindrangheta che opprime Cosenza da una vita.
Padre Fedele Bisceglia non solo non ha mai pensato di stuprare una suora ma è stato vittima di un vergognoso complotto, nel quale è impelagata fino al collo la procura di Cosenza e una serie di magistrati corrotti capeggiati dall’ex procuratore Alfredo Serafini.
Prima la Cassazione e poi i giudici di Catanzaro hanno riconosciuto che l’impianto accusatorio dei giudici di Cosenza era tutto inventato. Le motivazioni hanno ritenuto suor Tania un pupazzetto in mano ai “poteri forti” della nostra città ma non è ancora bastato per mettere la parola fine a questa vicenda. E’ (quasi) un atto dovuto ma farà perdere tempo prezioso al monaco per completare la sua sacrosanta riabilitazione.
Sì, perchè dopo nove anni e mezzo di sofferenza che lo hanno messo a dura prova, Padre Fedele Bisceglia è stato ampiamente riabilitato. I processi-farsa celebrati dalla Procura di Cosenza sono stati prima clamorosamente annullati dalla Cassazione e poi anche dal nuovo processo celebrato davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro.
L’attendibilità di Suor Gaetana “Tania” Alesci (e pensare che c’è ancora chi non cita per intero il nome di questa bugiarda matricolata!) quando afferma di essere stata violentata da Padre Fedele è diventata simile a quella di Isabella Internò quando afferma che Denis Bergamini si è suicidato. E i cosentini sanno bene a cosa ci riferiamo e quante sofferenze ci sta ancora portando questa incredibile vicenda di malagiustizia. Nel breve volgere di pochi mesi, è stato smontato pezzo per pezzo il suo castello di bugie: si pensi che la suora, per avvalorare il suo atteggiamento di vittima sacrificale, aveva denunciato altri tentativi di violenza poi risultati falsi. E sono stati assolti due romeni che erano stati accusati di aver partecipato a una violenza sessuale contro di lei.
Il fatto sarebbe avvenuto nel giugno del 2005, proprio nell’ultimo giorno di permanenza della suora all’Oasi Francescana, prima della sua partenza, e mentre le consorelle preparavano i bagagli. La suora aveva raccontato che i due romeni l’avevano attirata fuori dalla struttura e, insieme a due italiani, l’avevano portata in una campagna di Donnici, dove poi uno degli italiani avrebbe abusato della suora. Che poi sarebbe stata riaccompagnata, senza che le sue consorelle notassero alcuna stranezza, presso l’Oasi Francescana. La suora non aveva saputo dire chi fossero i due romeni, che pur frequentavano la struttura, e avrebbe riferito che si trattava di alcuni cinquantenni. Poi però li aveva riconosciuti da alcune fotografie mostratele dalla polizia. Ma i due, all’epoca, non erano certo cinquantenni. Insomma, un cumulo di menzogne.
E non solo: il sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza Claudio Curreli ed il giudice delle indagini preliminari dello stesso Tribunale Francesco Branda sono stati denunciati da Padre Fedele dopo che il suo avvocato Eugenio Bisceglia aveva scoperto un fatto gravissimo: avevano occultato un fascicolo nel quale la suora raccontava ancora altre menzogne per rendersi credibile.
Quanto basta per cercare una spiegazione “politica” a quanto gli è accaduto. Perché quel delitto-peccato di cui è accusato da Gaetana Alesci, delitto di stupro singolo e di gruppo, non solo non l’ha commesso ma, come continua a ripetere da otto anni, non l’ ha mai pensato. L’indagato non è solo un semplice sacerdote: è polivalente, poliedrico e il buon Dio gli ha misteriosamente elargito un grande carisma.
Non si sta giudicando un personaggio qualsiasi, ma un uomo dato in pasto all’opinione pubblica per uno pseudo delitto serio e grave. A nessuno sfugge il clamore suscitato ancor prima che fosse condotto in carcere.
Alle 6 del mattino del 23 gennaio 2006 tutti i poliziotti comunicavano via telefonino con le rispettive mogli, fidanzate o amanti per farsi aggiornare delle notizie date dai mass media mentre gli ultrà accorsi increduli all’ Oasi Francescana erano sgomenti per queste scene.
LA MALAFEDE DEL POLIZIOTTO STEFANO DODARO.
Padre Fedele Bisceglia è stato messo in carcere perché il poliziotto Stefano Dodaro, notoriamente vicino a una bene individuata casta politica, che è quella dello squallido Ennio Morrone (tra l’altro suo suocero), tanto da aver incassato un incarico dirigenziale da parte della Giunta regionale solo pochi mesi prima di arrestarlo, ha condotto e orchestrato questa storia in modo a dir poco oscuro.
Cosa ci faceva Dodaro allo Sco di Roma a raccogliere la testimonianza della suora? Chi l’ha informato? E perché è andato proprio lui? Ha ricevuto qualche preciso ordine da parte di una classe politica che vedeva Padre Fedele come il fumo negli occhi perché aveva realizzato una struttura gioiello come l’Oasi con i soldi dei cosentini? E perché ha consegnato, misteriosamente e fuori da ogni logica, il plico che lo dipingeva come un criminale al magistrato Curreli dopo soli due giorni e contro ogni disposizione del Codice di procedura penale? E dove sta scritto che a un poliziotto, per quanto potente e “politicizzato” come il signor Dodaro, sia consentito di “invitare” un giudice (guarda caso lo stesso che ha indagato sui no global…) a emanare disposizioni restrittive? Forse perché ha scritto (o forse sarebbe meglio dire gli hanno scritto…) un libro sulla mafia? O forse perché si faceva vedere, con la gentile consorte, alle conferenze di qualche cardinale a Roma? Queste cose ancora oggi, e sinceramente non capiamo perché, non si possono sapere.
Ma il problema è che il pm Curreli non solo ha ascoltato il signor Dodaro ma ha anche prodotto una lunga requisitoria al gip Ferrucci, che poi ha firmato l’ arresto. Un’ altra brillante operazione scatenata dalle stesse logiche politiche che avevano animato il can can contro i no global. Perché la Procura di Cosenza, notoriamente porto delle nebbie quando c’è da indagare sui potenti, diventa eccezionalmente attiva quando c’è da perseguire la sinistra antagonista. Questo processo è passato alla storia come il processo dell’ infamia, il processo diabolico incentrato su una suora bugiarda, imbeccata da personaggi squallidi di una certa inqualificabile ma sicuramente ben definita lobby di potere, nella quale la Chiesa ha giocato un ruolo fondamentale. La Chiesa non è questa ma è ben altra cosa. La gente ama la Chiesa dei veri pastori, dei santi, dei saggi e dei martiri. La Chiesa dei Giuda bisognerebbe smascherarla, combatterla e vincerla. E prima o poi ci sarà qualcuno che chiederà un conto salatissimo. Padre Fedele si è reso conto soltanto dopo quanto gli è accaduto di aver toccato questioni troppo delicate per la politica e per la Chiesa. Voleva aiutare l’ Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’ Aiello, voleva tirarlo fuori da una tragica storia ben prima che venisse fuori quello che oggi sappiamo tutti.
Ha difeso i bambini rom della famosa inchiesta “Spezzacatene”, di cui è stato l’ ispiratore principale. Ma soprattutto ha creato il “miracolo” dell’ Oasi francescana, nata dalla collaborazione con gli ultrà del Cosenza. Sono riusciti a metterla su in un anno e mezzo. Una struttura unica nel suo genere, che per funzionalità dei servizi è stata definita la più interessante d’ Europa.
Questi motivi hanno scatenato il complotto ai suoi danni, affidato chiaramente a quei “servitori” dello Stato che pensano soltanto ai loro sporchi interessi….
http://www.iacchite.it - 18/09/2015.