Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Rimane il fatto che il giudice Esposito è 'nu vruacculune...un uomo di esperienza parlare al telefono di certe cosette....io manco con mamma...forse in una chiacchierata vis-à-vis....ma per telefono, dove registrano di tutto, di tutti...e si fida dell'amico...ma non sa che: AMICI AMICI, AMICI U CAZZU !
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Clamorosa marcia indietro di Berlusconi: il video in cui avrebbe dovuto annunciare il ritorno di Forza Italia e attaccare i giudici è congelato. Forse verrà mandato in onda mercoledì o giovedì
Ma no dai !!! Avevo già comprato i popcorn, i patatine e a coca-cola !
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Oramai non c'è alcun dubbio. La Cassazione è un ritrovo di pericolosi brigatisti, stalinisti e terroristi islamici
Lodo Mondadori, risarcimento Berlusconi a De Benedetti fissato in 541,2 milioni.
La Cassazione: "Responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dott. Berlusconi" prosciolto per prescrizione. Respinto il ricorso della Fininvest contro la Cir dei De Benedetti per il risarcimento per la "guerra di Segrate" (1991), durante la quale l'avvocato Cesare Previti, per conto del Cavaliere, pagò tangenti ai giudici di Roma per vincere la causa.
La corruzione del giudice Metta per il Lodo Mondadori costerà a Silvio Berlusconi 494 milioni di euro, al netto degli interessi su quanto aveva già pagato in più. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha messo la parola fine sulla guerra di Segrate respingendo il ricorso della Fininvest contro la Cir dei De Benedetti per il risarcimento del Lodo. Che rimane quindi confermato, ma con un ritocco al ribasso: il taglio è di circa 23 milioni di euro rispetto ai 564,2 milioni di euro che il Biscione aveva già versato nel 2011. Alla somma da restituire, che fissa quindi il risarcimento in 541,2 milioni, vanno poi aggiunti interessi e rivalutazioni, che portano il totale da sottrarre a quanto già pagato da Fininvest a circa 70 milioni di euro e l’esborso complessivo di Berlusconi a favore di De Benedetti a quasi 500 milioni. La decisione è emersa dalle motivazioni sul Lodo depositate dalla Terza sezione civile della Cassazione relativamente all’udienza svoltasi lo scorso 27 giugno.
Si tratta di un verdetto monumentale di 185 pagine nelle quali si legge tra il resto che “la valutazione complessiva degli elementi ed argomenti di prova, condotta ai soli fini civilistici, di ricondurre alla società Fininvest la responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dott. Berlusconi risulta correttamente motivata”. La Cassazione sottolinea inoltre che la vicenda penale del Lodo Mondadori si è ormai “irrevocabilmente” conclusa per Berlusconi, che è stato prosciolto per prescrizione.
Corretta, sempre ad avviso della Cassazione, anche la “conclusione in diritto” cui è arrivata la Corte d’appello, alla luce della quale “l’avvocato Previti doveva ritenersi organicamente inserito nella struttura aziendale della Fininvest e non occasionalmente investito di incarichi legali conseguenti alle incombenze demandategli”. Tra queste rientravano “anche l’attività di corruzione di alcuni magistrati, allo scopo di conseguire illeciti vantaggi” per la Fininvest. In proposito, i supremi giudici bocciano come inconferente la tesi della difesa Fininvest sulla “pretesa impredicabilità del necessario rischio tipico connaturato al conferimento di incarichi legali, con riferimento all’attività di corruzione”, in quanto “ben altro” è risultato “il rischio tipico cui volontariamente e consapevolmente” Previti “si era andato esponendo nello svolgere tale illecita attività, nell’evidente e non dubitabile interesse della Fininvest”.
Entrando nel dettaglio della sentenza, poi, la Suprema Corte, ha accolto solo, e in parte, uno dei motivi della difesa Fininvest, il tredicesimo, inerente il reclamo per l’eccessiva valutazione delle azioni del gruppo L’Espresso. Sul punto i supremi giudici hanno “cassato senza rinvio il capo della sentenza di appello contenente la liquidazione del danno in via equitativa, come stimata nella misura del 15% del danno patrimoniale già liquidato” e subìto con l’annullamento, nel 1991 da parte della Corte d’Appello di Roma, del lodo arbitrale favorevole a De Benedetti sul controllo della Mondadori.
In secondo grado, per i giudici, era stato stabilito che se il relatore non fosse stato corrotto, la Mondadori sarebbe andata a De Benedetti. In primo grado, il giudice Raimondo Mesiano aveva fissato un risarcimento di 749,9 milioni(poi ridotto di peso in appello) sostenendo che la Cir aveva subìto un danno patrimoniale da perdita di chance. Secondo la Cassazione (in linea con la Corte d’appello) invece, la corruzione da parte dellaFininvest del giudice romano Vittorio Metta, ha privato la Cir di De Benedetti “non tanto della chance di una sentenza favorevole, ma, senz’altro, della sentenza favorevole, nel senso che, con Metta non corrotto, l’impugnazione del Lodo sarebbe stata respinta”. Nel motivo di ricorso di Fininvest che la Cassazione ha accolto si denunciava falsa applicazione del criterio equitativo sul danno patrimoniale ulteriore. Confermata nel resto l’impugnata sentenza.
A favore della Cir, la Cassazione haanche liquidato 900.200 euro per le spese del giudizio innanzi alla Suprema Corte. E la cifra poteva essere pari al doppio se la Corte non avesse deciso di dimezzarle per “la complessità e la novità delle questioni trattate (che emergono anche dalla operata correzione della motivazione della sentenza di appello) e l’accoglimento di uno dei 15 motivi di ricorso” della Fininvest. Il verdetto è firmato dal presidente del collegio della Terza sezione civile, Francesco Trifone, e dal consigliere Giacomo Travaglino.
La notizia ha fatto fare un balzo in Borsa al titolo della holding dei De Benedetti che viaggiava in parità ed è balzato del 6,89 per cento. A seguito della sentenza della Corte d’appello di Milano depositata il 9 luglio 2011 che aveva condannato Fininvest al risarcimento del danno causato da corruzione giudiziaria nella vicenda del Lodo Mondadori, Cir aveva ricevuto da Fininvest il pagamento di 564,2 milioni, comprensivi di spese legali ed interessi.
“Tale importo, secondo quanto previsto dai principi contabili internazionali (IAS 37), non ha avuto e non avrà impatti sul conto economico del gruppo fino all’ultimo grado di giudizio – si legge nell’ultimo bilancio di Cir -. Le maggiori disponibilità, iscritte a bilancio a fronte di un debito finanziario di pari importo, non comportano alcun mutamento nella strategia cui si ispira la gestione finanziaria del gruppo”, che ora invece, fatte le debite sottrazioni, ne potrà disporre liberamente. Effetto opposto, ma più contenuto, per Mediaset che da un andamento positivo è passata a uno negativo e ha ceduto lo 0,59 per cento, mentre Mondadori dopo un iniziale sbandamento ha chiuso in semi parità a +0,09 per cento.
Il Fatto Quotidiano del 17 settembre 2013.
Lodo Mondadori, risarcimento Berlusconi a De Benedetti fissato in 541,2 milioni.
La Cassazione: "Responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dott. Berlusconi" prosciolto per prescrizione. Respinto il ricorso della Fininvest contro la Cir dei De Benedetti per il risarcimento per la "guerra di Segrate" (1991), durante la quale l'avvocato Cesare Previti, per conto del Cavaliere, pagò tangenti ai giudici di Roma per vincere la causa.
La corruzione del giudice Metta per il Lodo Mondadori costerà a Silvio Berlusconi 494 milioni di euro, al netto degli interessi su quanto aveva già pagato in più. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha messo la parola fine sulla guerra di Segrate respingendo il ricorso della Fininvest contro la Cir dei De Benedetti per il risarcimento del Lodo. Che rimane quindi confermato, ma con un ritocco al ribasso: il taglio è di circa 23 milioni di euro rispetto ai 564,2 milioni di euro che il Biscione aveva già versato nel 2011. Alla somma da restituire, che fissa quindi il risarcimento in 541,2 milioni, vanno poi aggiunti interessi e rivalutazioni, che portano il totale da sottrarre a quanto già pagato da Fininvest a circa 70 milioni di euro e l’esborso complessivo di Berlusconi a favore di De Benedetti a quasi 500 milioni. La decisione è emersa dalle motivazioni sul Lodo depositate dalla Terza sezione civile della Cassazione relativamente all’udienza svoltasi lo scorso 27 giugno.
Si tratta di un verdetto monumentale di 185 pagine nelle quali si legge tra il resto che “la valutazione complessiva degli elementi ed argomenti di prova, condotta ai soli fini civilistici, di ricondurre alla società Fininvest la responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dott. Berlusconi risulta correttamente motivata”. La Cassazione sottolinea inoltre che la vicenda penale del Lodo Mondadori si è ormai “irrevocabilmente” conclusa per Berlusconi, che è stato prosciolto per prescrizione.
Corretta, sempre ad avviso della Cassazione, anche la “conclusione in diritto” cui è arrivata la Corte d’appello, alla luce della quale “l’avvocato Previti doveva ritenersi organicamente inserito nella struttura aziendale della Fininvest e non occasionalmente investito di incarichi legali conseguenti alle incombenze demandategli”. Tra queste rientravano “anche l’attività di corruzione di alcuni magistrati, allo scopo di conseguire illeciti vantaggi” per la Fininvest. In proposito, i supremi giudici bocciano come inconferente la tesi della difesa Fininvest sulla “pretesa impredicabilità del necessario rischio tipico connaturato al conferimento di incarichi legali, con riferimento all’attività di corruzione”, in quanto “ben altro” è risultato “il rischio tipico cui volontariamente e consapevolmente” Previti “si era andato esponendo nello svolgere tale illecita attività, nell’evidente e non dubitabile interesse della Fininvest”.
Entrando nel dettaglio della sentenza, poi, la Suprema Corte, ha accolto solo, e in parte, uno dei motivi della difesa Fininvest, il tredicesimo, inerente il reclamo per l’eccessiva valutazione delle azioni del gruppo L’Espresso. Sul punto i supremi giudici hanno “cassato senza rinvio il capo della sentenza di appello contenente la liquidazione del danno in via equitativa, come stimata nella misura del 15% del danno patrimoniale già liquidato” e subìto con l’annullamento, nel 1991 da parte della Corte d’Appello di Roma, del lodo arbitrale favorevole a De Benedetti sul controllo della Mondadori.
In secondo grado, per i giudici, era stato stabilito che se il relatore non fosse stato corrotto, la Mondadori sarebbe andata a De Benedetti. In primo grado, il giudice Raimondo Mesiano aveva fissato un risarcimento di 749,9 milioni(poi ridotto di peso in appello) sostenendo che la Cir aveva subìto un danno patrimoniale da perdita di chance. Secondo la Cassazione (in linea con la Corte d’appello) invece, la corruzione da parte dellaFininvest del giudice romano Vittorio Metta, ha privato la Cir di De Benedetti “non tanto della chance di una sentenza favorevole, ma, senz’altro, della sentenza favorevole, nel senso che, con Metta non corrotto, l’impugnazione del Lodo sarebbe stata respinta”. Nel motivo di ricorso di Fininvest che la Cassazione ha accolto si denunciava falsa applicazione del criterio equitativo sul danno patrimoniale ulteriore. Confermata nel resto l’impugnata sentenza.
A favore della Cir, la Cassazione haanche liquidato 900.200 euro per le spese del giudizio innanzi alla Suprema Corte. E la cifra poteva essere pari al doppio se la Corte non avesse deciso di dimezzarle per “la complessità e la novità delle questioni trattate (che emergono anche dalla operata correzione della motivazione della sentenza di appello) e l’accoglimento di uno dei 15 motivi di ricorso” della Fininvest. Il verdetto è firmato dal presidente del collegio della Terza sezione civile, Francesco Trifone, e dal consigliere Giacomo Travaglino.
La notizia ha fatto fare un balzo in Borsa al titolo della holding dei De Benedetti che viaggiava in parità ed è balzato del 6,89 per cento. A seguito della sentenza della Corte d’appello di Milano depositata il 9 luglio 2011 che aveva condannato Fininvest al risarcimento del danno causato da corruzione giudiziaria nella vicenda del Lodo Mondadori, Cir aveva ricevuto da Fininvest il pagamento di 564,2 milioni, comprensivi di spese legali ed interessi.
“Tale importo, secondo quanto previsto dai principi contabili internazionali (IAS 37), non ha avuto e non avrà impatti sul conto economico del gruppo fino all’ultimo grado di giudizio – si legge nell’ultimo bilancio di Cir -. Le maggiori disponibilità, iscritte a bilancio a fronte di un debito finanziario di pari importo, non comportano alcun mutamento nella strategia cui si ispira la gestione finanziaria del gruppo”, che ora invece, fatte le debite sottrazioni, ne potrà disporre liberamente. Effetto opposto, ma più contenuto, per Mediaset che da un andamento positivo è passata a uno negativo e ha ceduto lo 0,59 per cento, mentre Mondadori dopo un iniziale sbandamento ha chiuso in semi parità a +0,09 per cento.
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
La sede della nuova Forza Italia.
L'ex premier dovrebbe poi inaugurare entro il fine settimana la nuova sede di Forza Italia a piazza San Lorenzo in Lucina, accompagnando l'atto con una manifestazione pubblica. In alcuni settori del Pdl c'è però malumore per questa accelerazione dei tempi voluta da Berlusconi per dare vita alla nuova Forza Italia. Ci sono problemi "tecnici" da affrontare, sostengono i critici, come il cambiamento della denominazione dei gruppi parlamentari e la destinazione del finanziamento pubblico che non potrebbe andare alla nuova Forza Italia in quanto non era presente nelle elezioni politiche dello scorso febbraio.
Entro fine mese l'inaugurazione della seconda e della terza sede di Forza Italia, rispettivamente a San Vittore e a Regina Coeli.
L'ex premier dovrebbe poi inaugurare entro il fine settimana la nuova sede di Forza Italia a piazza San Lorenzo in Lucina, accompagnando l'atto con una manifestazione pubblica. In alcuni settori del Pdl c'è però malumore per questa accelerazione dei tempi voluta da Berlusconi per dare vita alla nuova Forza Italia. Ci sono problemi "tecnici" da affrontare, sostengono i critici, come il cambiamento della denominazione dei gruppi parlamentari e la destinazione del finanziamento pubblico che non potrebbe andare alla nuova Forza Italia in quanto non era presente nelle elezioni politiche dello scorso febbraio.
Entro fine mese l'inaugurazione della seconda e della terza sede di Forza Italia, rispettivamente a San Vittore e a Regina Coeli.
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Giustizia, Brunetta attacca Letta:
"In Italia non c'è stato di diritto"
Il capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati scrive al presidente del Consiglio, tornando sul tema della magistratura italiana: "E' politicizzata", e deve "smettere" di esserlo. Il premier ieri aveva ribadito la posizione del governo: "Non ci sono persecuzioni e rispettiamo i magistrati"
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ref=HREA-1
Che faccia di.....
Dovrebbe essere utilizzata da tutti come linea difensiva....mi arriva la multa per eccesso di velocità SONO PERSEGUITATO !
Riina e Provenzano PERSEGUITATI !!!
Hannibal Lecter PERSEGUITATO !!! Non erano dita nel frigo....erano wrustel.....umani
"In Italia non c'è stato di diritto"
Il capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati scrive al presidente del Consiglio, tornando sul tema della magistratura italiana: "E' politicizzata", e deve "smettere" di esserlo. Il premier ieri aveva ribadito la posizione del governo: "Non ci sono persecuzioni e rispettiamo i magistrati"
http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ref=HREA-1
Che faccia di.....
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
L'ennesima buffonata dello psiconano...
GIGI MARULLA NEL CUORE!!! 28/08/2016 catanzaro - COSENZA 0-3
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Giusto per rinfrescarci sempre la memoria e per complimentrci con i milioni e milioni di italioti che lo hanno votato.......non più di sette mesi fa.
[youtube]WqXnpCMURg4[/youtube]
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Governo Dudù
(Marco Travaglio)
Da Il Fatto Quotidiano del 03-10-2013
Tutto è ridicolo quel che finisce ridicolo (come del resto era iniziato cinque mesi fa). Ridicolo B. che annuncia la fiducia last minute Letta Nipote dopo avergli dato dell’“assassino” e “inaffidabile” in condominio con Napolitano e aver mandato avanti il povero Sallusti a immolarsi sulla pira di Ballarò e il tapino Bondi a insultare il premier alla Camera. Ridicolo quel che resta del Pdl, che gli va dietro scodinzolando come Dudù, prima ritirando i parlamentari dalla maggioranza poi ritirando il ritiro, in seguito ritirando i ministri dal governo poi ritirando il ritiro, infine ritirando la fiducia al governo poi ritirando il ritiro. Ridicoli gli Alfanidi, che fino all’altroieri gli portavano pure i giornali e la brioche al mattino e poi hanno scoperto la resistenza contro il tiranno e i giannizzeri del metodo Boffo. Ridicoli i giornaloni come il Corriere, che ieri per la penna di Polito el Drito paragonava il presunto “parricidio” di Alfano con B. a quelli di Fanfani con De Gasperi, di Sarkozy con Chirac, della Merkel con Kohl e turibolava sul Letta-bis “sorretto da una nuova maggioranza temprata nel fuoco di una battaglia parlamentare aperta e senza rete” in vista di una mirabolante “riforma del sistema politico” e naturalmente dell’avvento “di una terza Repubblica” con Cicchitto, Giovanardi e Alfano (il gruppo “Nuova Italia”). Ridicolo il ritorno dei Monti viventi, con il loro Centrino sparito dai radar delle urne e dei sondaggi, tutti intenti a spacciarsi per gli strateghi dell’Operazione Alfetta. Ridicolo il Pd, che ormai prende tutto quel che arriva e non rimanda indietro nessuno, come se non avesse degli elettori da rispettare. Arriva Alfano, per gli amici Lodo? Ma prego, si accomodi. Arriva il piduista Cicchitto? Bentornato, compagno. Arriva l’impu- tato Formigoni con tutta la banda? Benvenuto, Celeste, carina quella giacca arancione, portaci pure Daccò. Arriva Giovanardi, quello che inneggia a chi ha ucciso Cucchi e Aldrovandi e ai torturatori della Diaz e di Bolzaneto? Per carità, è una così cara persona. Arriva Quagliariello,che insultò i presunti “assassini di Eluana”? Vai, Quaglia, sei tutti noi. Arrivano gli ex grillini, compreso quello che bivacca dalla D’Urso? Che pezzi di statisti. Arriva Augello, quello che ha copiato l’autodifesa di B. per sostenere la sua non decadenza da senatore? Avanti, c’è posto. Stomaci forti, gente di bocca buona. Ingurgitano e digeriscono tutto, anche l’onta di tenere in piedi un governo con una truppa raccogliticcia che inglobava persino l’onorevole avvocato di Gianpi Tarantini. Torna il Cainano? Ma sì, abbondiamo, chi non muore si rivede. Nessuno dissente (a parte Civati), nessuno obietta, nessuno (elettori a parte, si capisce) manifesta conati di vomito per una simile compagnia: si dividono gli altri, ma non il Pd, pronto a tutto e capace di tutto. Del maiale non si butta via niente. Ridicolo il Quirinale, pronto ad avallare l’ennesimo pateracchio pur di non alzare bandiera bianca e non ammettere che le larghe intese sono una boiata pazzesca, miseramente fallita in appena 150 giorni. Ridicolo Letta Nipote che, orgogliosamente reclutati i diversamente berlusconiani con il loro bagaglio di leggi vergogna e processi in corso, bestemmia in Parlamento evocando Einaudi e Croce che si rivoltano nella tomba. Poi, siccome non bisogna esagerare con la legalità, promette la responsabilità civile dei giudici citando la sentenza della Corte di Strasburgo che dice tutt’altro (condanna l’Italia a risarcire un imprenditore assolto, non certo a far pagare ai giudici le sentenze ribaltate nei successivi gradi di giudizio) e riesuma il programma dei saggi copiato da quello del Pdl. Avverte la giunta del Senato di guardarsi bene dai “voti contra personam”. Infine sorride, ma tace sul ritorno degli ugualmente berlusconiani: governare con un pregiudicato per frode fiscale non è, né è mai stato, un problema. Si spera che gli elettori, quando e se si voterà, conservino un pizzico di memoria
(Marco Travaglio)
Da Il Fatto Quotidiano del 03-10-2013
Tutto è ridicolo quel che finisce ridicolo (come del resto era iniziato cinque mesi fa). Ridicolo B. che annuncia la fiducia last minute Letta Nipote dopo avergli dato dell’“assassino” e “inaffidabile” in condominio con Napolitano e aver mandato avanti il povero Sallusti a immolarsi sulla pira di Ballarò e il tapino Bondi a insultare il premier alla Camera. Ridicolo quel che resta del Pdl, che gli va dietro scodinzolando come Dudù, prima ritirando i parlamentari dalla maggioranza poi ritirando il ritiro, in seguito ritirando i ministri dal governo poi ritirando il ritiro, infine ritirando la fiducia al governo poi ritirando il ritiro. Ridicoli gli Alfanidi, che fino all’altroieri gli portavano pure i giornali e la brioche al mattino e poi hanno scoperto la resistenza contro il tiranno e i giannizzeri del metodo Boffo. Ridicoli i giornaloni come il Corriere, che ieri per la penna di Polito el Drito paragonava il presunto “parricidio” di Alfano con B. a quelli di Fanfani con De Gasperi, di Sarkozy con Chirac, della Merkel con Kohl e turibolava sul Letta-bis “sorretto da una nuova maggioranza temprata nel fuoco di una battaglia parlamentare aperta e senza rete” in vista di una mirabolante “riforma del sistema politico” e naturalmente dell’avvento “di una terza Repubblica” con Cicchitto, Giovanardi e Alfano (il gruppo “Nuova Italia”). Ridicolo il ritorno dei Monti viventi, con il loro Centrino sparito dai radar delle urne e dei sondaggi, tutti intenti a spacciarsi per gli strateghi dell’Operazione Alfetta. Ridicolo il Pd, che ormai prende tutto quel che arriva e non rimanda indietro nessuno, come se non avesse degli elettori da rispettare. Arriva Alfano, per gli amici Lodo? Ma prego, si accomodi. Arriva il piduista Cicchitto? Bentornato, compagno. Arriva l’impu- tato Formigoni con tutta la banda? Benvenuto, Celeste, carina quella giacca arancione, portaci pure Daccò. Arriva Giovanardi, quello che inneggia a chi ha ucciso Cucchi e Aldrovandi e ai torturatori della Diaz e di Bolzaneto? Per carità, è una così cara persona. Arriva Quagliariello,che insultò i presunti “assassini di Eluana”? Vai, Quaglia, sei tutti noi. Arrivano gli ex grillini, compreso quello che bivacca dalla D’Urso? Che pezzi di statisti. Arriva Augello, quello che ha copiato l’autodifesa di B. per sostenere la sua non decadenza da senatore? Avanti, c’è posto. Stomaci forti, gente di bocca buona. Ingurgitano e digeriscono tutto, anche l’onta di tenere in piedi un governo con una truppa raccogliticcia che inglobava persino l’onorevole avvocato di Gianpi Tarantini. Torna il Cainano? Ma sì, abbondiamo, chi non muore si rivede. Nessuno dissente (a parte Civati), nessuno obietta, nessuno (elettori a parte, si capisce) manifesta conati di vomito per una simile compagnia: si dividono gli altri, ma non il Pd, pronto a tutto e capace di tutto. Del maiale non si butta via niente. Ridicolo il Quirinale, pronto ad avallare l’ennesimo pateracchio pur di non alzare bandiera bianca e non ammettere che le larghe intese sono una boiata pazzesca, miseramente fallita in appena 150 giorni. Ridicolo Letta Nipote che, orgogliosamente reclutati i diversamente berlusconiani con il loro bagaglio di leggi vergogna e processi in corso, bestemmia in Parlamento evocando Einaudi e Croce che si rivoltano nella tomba. Poi, siccome non bisogna esagerare con la legalità, promette la responsabilità civile dei giudici citando la sentenza della Corte di Strasburgo che dice tutt’altro (condanna l’Italia a risarcire un imprenditore assolto, non certo a far pagare ai giudici le sentenze ribaltate nei successivi gradi di giudizio) e riesuma il programma dei saggi copiato da quello del Pdl. Avverte la giunta del Senato di guardarsi bene dai “voti contra personam”. Infine sorride, ma tace sul ritorno degli ugualmente berlusconiani: governare con un pregiudicato per frode fiscale non è, né è mai stato, un problema. Si spera che gli elettori, quando e se si voterà, conservino un pizzico di memoria
GIGI MARULLA NEL CUORE!!! 28/08/2016 catanzaro - COSENZA 0-3
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
La sua storia raccolta in un calendario.........
In edicola ‘Sempre con voi’, il calendario di Berlusconi. Tra Mussolini e Padre Pio.
Dodici mesi in compagnia del Cavaliere. Una biografia piena di successi con molti omissis. Editore è Gamma 3000, autore di fascicoli su Mussolini, il Santo di Pietrelcina, animali vari e signorine nude.
Giraffe, gatti, Mussolini, Padre Pio e Silvio Berlusconi, ma anche Sofia e Cherì. E’ un’ampia scelta di calendari quella offerta da Gamma 3000 srl, casa editrice romana diretta da Simone Circi, per l’anno 2014. Dai teneri animaletti al Santo di Pietrelcina passando per il Duce (in doppia versione, con o senza cd contenente inni fascisti), senza farsi mancare le pose senza veli di due signorine che l’edicolante preferisce tenere su retro. Fino “all’imprenditore che fa miracoli“, Silvio Berlusconi da Arcore.
“Sempre con voi” si chiama il calendario di Silvio minuto per minuto: dodici mesi in compagnia dello “chansonnier” (gennaio); del “fotografo di matrimoni ma anche di funerali” (febbraio); ”dell’imprenditore condannato a vincere” (marzo); di “colui che ascolta i popoli” (aprile); del “liberale” (maggio); del politico “votato alla libertà” (giugno); dell’ottimista per definizione (luglio); del lavoratore indefesso (agosto); dell’uomo a cui la storia ha imposto la politica (settembre); del capo dell’impero (ottobre); del combattente contro il comunismo “come Churchill contro il nazismo” (novembre); dell’aggredito “verbalmente, politicamente e giudiziariamente” (dicembre).
Nessun cenno nel calendario alle vicende giudiziarie del Cavaliere. Neppure per denunciare il complotto e la persecuzione dei soliti giudici comunisti. Dei processi non si parla. La sua biografia è un’escalation di successi con molti omissis. E forse solo per lo scherzo di un tipografo burlone, ecco comparire sulla data 26 gennaio – tra un salto di carriera e l’altro – l’iscrizione “nel 1978 alla P2, tessera 1816“. Poi più nulla: i processi e le condanne spariscono come i segni della vecchiaia dalle foto, tutte antecedenti almeno agli anni ’90. Rimane solo uno sterminato elenco di vittorie umane, lavorative e politiche.
Si parte dal giovane Silvio “cresciuto nel segno della cultura cattolica“, piccolo ma già capace di “dare una mano ai vicini di banco in cambio di merende, giochi e caramelle”. Giovanissimo ma dotato di uno “spiccato spirito imprenditoriale e una mente vivace che lo portava sia a ottenere ottimi risultati negli studi sia a interagire con gli altri in modo intelligente e creativo”. Si passa dal Berlusconi appassionato di musica francese e napoletana che incontra Mariano Apicella e con lui fa un disco “tra sentimento e sensualità” al suonatore di basso, animatore, attore tra battute e barzellette “durante le traversate nel Mediterraneo con l’amico Fedele Confalonieri in cui “rafforza la sua verve artistica“. C’è il proprietario del Milan, “un affare di cuore, costoso come una bella donna”. C’è l’imprenditore in erba che costruisce Milano due “un’eccellenza urbanistica” grazie alle garanzie fornitegli dalla Banca Rasini (quella che Sindona definì la “banca della mafia”). E c’è, ovviamente, l’uomo delle tv, oltreché il tombeur de femme (Berlusconi conosce Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario dopo la messa in scena di uno spettacolo teatrale dal titolo profetico, “Il magnifico cornuto”).
Anni di storia, soprattutto giudiziaria, del nostro Paese, vengono riassunti con disarmante semplicità. La ‘guerra di Segrate’ si riduce a un “accordo” con De Benedetti, il ventennio di strapotere mediatico e politico di Berlusconi scorre mese dopo mese attraverso laconiche didascalie (da notare il contratto con gli italiani sottoscritto nel giorno di San Vittore). Sotto “nuovi amori”, escluse le Olgettine di cui si è persa traccia, compare però Francesca Pascale, ultima, giovane fiamma del Cavaliere. Non manca più nessuno, solo non si vede il cane Dudù.
di Elena Rosselli - Il Fatto Quotidiano dell'8 novembre 2013.
In edicola ‘Sempre con voi’, il calendario di Berlusconi. Tra Mussolini e Padre Pio.
Dodici mesi in compagnia del Cavaliere. Una biografia piena di successi con molti omissis. Editore è Gamma 3000, autore di fascicoli su Mussolini, il Santo di Pietrelcina, animali vari e signorine nude.
Giraffe, gatti, Mussolini, Padre Pio e Silvio Berlusconi, ma anche Sofia e Cherì. E’ un’ampia scelta di calendari quella offerta da Gamma 3000 srl, casa editrice romana diretta da Simone Circi, per l’anno 2014. Dai teneri animaletti al Santo di Pietrelcina passando per il Duce (in doppia versione, con o senza cd contenente inni fascisti), senza farsi mancare le pose senza veli di due signorine che l’edicolante preferisce tenere su retro. Fino “all’imprenditore che fa miracoli“, Silvio Berlusconi da Arcore.
“Sempre con voi” si chiama il calendario di Silvio minuto per minuto: dodici mesi in compagnia dello “chansonnier” (gennaio); del “fotografo di matrimoni ma anche di funerali” (febbraio); ”dell’imprenditore condannato a vincere” (marzo); di “colui che ascolta i popoli” (aprile); del “liberale” (maggio); del politico “votato alla libertà” (giugno); dell’ottimista per definizione (luglio); del lavoratore indefesso (agosto); dell’uomo a cui la storia ha imposto la politica (settembre); del capo dell’impero (ottobre); del combattente contro il comunismo “come Churchill contro il nazismo” (novembre); dell’aggredito “verbalmente, politicamente e giudiziariamente” (dicembre).
Nessun cenno nel calendario alle vicende giudiziarie del Cavaliere. Neppure per denunciare il complotto e la persecuzione dei soliti giudici comunisti. Dei processi non si parla. La sua biografia è un’escalation di successi con molti omissis. E forse solo per lo scherzo di un tipografo burlone, ecco comparire sulla data 26 gennaio – tra un salto di carriera e l’altro – l’iscrizione “nel 1978 alla P2, tessera 1816“. Poi più nulla: i processi e le condanne spariscono come i segni della vecchiaia dalle foto, tutte antecedenti almeno agli anni ’90. Rimane solo uno sterminato elenco di vittorie umane, lavorative e politiche.
Si parte dal giovane Silvio “cresciuto nel segno della cultura cattolica“, piccolo ma già capace di “dare una mano ai vicini di banco in cambio di merende, giochi e caramelle”. Giovanissimo ma dotato di uno “spiccato spirito imprenditoriale e una mente vivace che lo portava sia a ottenere ottimi risultati negli studi sia a interagire con gli altri in modo intelligente e creativo”. Si passa dal Berlusconi appassionato di musica francese e napoletana che incontra Mariano Apicella e con lui fa un disco “tra sentimento e sensualità” al suonatore di basso, animatore, attore tra battute e barzellette “durante le traversate nel Mediterraneo con l’amico Fedele Confalonieri in cui “rafforza la sua verve artistica“. C’è il proprietario del Milan, “un affare di cuore, costoso come una bella donna”. C’è l’imprenditore in erba che costruisce Milano due “un’eccellenza urbanistica” grazie alle garanzie fornitegli dalla Banca Rasini (quella che Sindona definì la “banca della mafia”). E c’è, ovviamente, l’uomo delle tv, oltreché il tombeur de femme (Berlusconi conosce Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario dopo la messa in scena di uno spettacolo teatrale dal titolo profetico, “Il magnifico cornuto”).
Anni di storia, soprattutto giudiziaria, del nostro Paese, vengono riassunti con disarmante semplicità. La ‘guerra di Segrate’ si riduce a un “accordo” con De Benedetti, il ventennio di strapotere mediatico e politico di Berlusconi scorre mese dopo mese attraverso laconiche didascalie (da notare il contratto con gli italiani sottoscritto nel giorno di San Vittore). Sotto “nuovi amori”, escluse le Olgettine di cui si è persa traccia, compare però Francesca Pascale, ultima, giovane fiamma del Cavaliere. Non manca più nessuno, solo non si vede il cane Dudù.
di Elena Rosselli - Il Fatto Quotidiano dell'8 novembre 2013.
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Mafia, Riina su Berlusconi: “Ma perché si è messo dentro casa Vittorio Mangano”.
Il 20 settembre 2013 il Capo dei capi parla dei guai (non si sa se giudiziari o politici) del leader di Forza Italia con il boss pugliese Alberto Lorusso nel carcere milanese di Opera. Le conversazione registrate sono state depositate tra gli atti del processo sulla trattativa.
C’è anche il rapporto tra Silvio Berlusconi e Vittorio Mangano tra i temi toccati da Totò Riina con Alberto Lorusso. In una conversazione avvenuta il 20 settembre 2013 nel cortile del carcere milanese di Opera e captata dalle cimici della Direzione investigativa antimafia di Palermo i due parlano dei “guai” del leader di Forza Italia. Non si sa se guai giudiziari o di carattere politico.
Rispondendo alle parole del boss della Sacra Corono Unita pugliese, che lo aggiorna sulle ultime notizie su Berlusconi, il Capo dei capi condannato al 41 bis scuote la testa e dice: “Se lo merita, se lo merita. Gli direi io ma perché ti sei andato a prendere lo stalliere? Perchè te lo sei messo dentro?”. Secondo gli investigatori, Riina fa riferimento a Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, condannato per mafia, morto qualche anno fa. Sempre parlando di Mangano, Riina in quella stessa conversazione, parte della quale omissata dai magistrati della Dda, aggiunge: “Era un bravo picciotto. Mischino (poveretto, ndr), poi si è ammalato ed è morto”.
Nelle conversazioni tra i due il boss di Corleone lancia messaggi di morte al magistrato di Palermo Nino di Matteo, impegnato nel processo sulla trattativa Stato-mafia. I verbali dei dialoghi sono stati depositati tra gli atti del processo.
Il Fatto Quotidiano del 21 gennaio 2014.
Il 20 settembre 2013 il Capo dei capi parla dei guai (non si sa se giudiziari o politici) del leader di Forza Italia con il boss pugliese Alberto Lorusso nel carcere milanese di Opera. Le conversazione registrate sono state depositate tra gli atti del processo sulla trattativa.
C’è anche il rapporto tra Silvio Berlusconi e Vittorio Mangano tra i temi toccati da Totò Riina con Alberto Lorusso. In una conversazione avvenuta il 20 settembre 2013 nel cortile del carcere milanese di Opera e captata dalle cimici della Direzione investigativa antimafia di Palermo i due parlano dei “guai” del leader di Forza Italia. Non si sa se guai giudiziari o di carattere politico.
Rispondendo alle parole del boss della Sacra Corono Unita pugliese, che lo aggiorna sulle ultime notizie su Berlusconi, il Capo dei capi condannato al 41 bis scuote la testa e dice: “Se lo merita, se lo merita. Gli direi io ma perché ti sei andato a prendere lo stalliere? Perchè te lo sei messo dentro?”. Secondo gli investigatori, Riina fa riferimento a Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, condannato per mafia, morto qualche anno fa. Sempre parlando di Mangano, Riina in quella stessa conversazione, parte della quale omissata dai magistrati della Dda, aggiunge: “Era un bravo picciotto. Mischino (poveretto, ndr), poi si è ammalato ed è morto”.
Nelle conversazioni tra i due il boss di Corleone lancia messaggi di morte al magistrato di Palermo Nino di Matteo, impegnato nel processo sulla trattativa Stato-mafia. I verbali dei dialoghi sono stati depositati tra gli atti del processo.
Il Fatto Quotidiano del 21 gennaio 2014.
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Berlusconi, 20 anni fa la discesa in campo. Con la regia di Craxi e Dell’Utri.
Lacrime sotto la doccia, debiti, inchieste: così nacque il videomessaggio del 26 gennaio 1994 ("L'Italia è il paese che amo"). A spingere per la formazione di Forza Italia fu l'ex leader Psi che aveva fiutato la fine del Pentapartito. Al Cavaliere "esausto" e impaurito dalle inchieste Bettino diceva: "Serve un simbolo e un contenitore. Con le televisioni hai la potenza di fuoco per convincere tutti". Con l'avanzare di Mani Pulite, l'improvvisa accelerazione da parte del consigliere siciliano sul progetto politico.
Il sorriso davanti alla telecamera addolcita da una calza da donna (“L’Italia è il Paese che amo”) nasce da un pianto sotto la doccia. Domenica 4 aprile 1993, pomeriggio. Ad Arcore c’è una riunione cruciale. Presenti Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Bettino Craxi, ormai raggiunto da dieci avvisi di garanzia e non più segretario del Psi. La racconta Ezio Cartotto, il democristiano milanese assunto già un anno prima come consulente da Dell’Utri, con l’incarico segreto di studiare nuove forme d’intervento in politica. “Bisogna trovare un’etichetta, un nome nuovo, un simbolo, un qualcosa che possa unire gli elettori moderati che un tempo votavano per il pentapartito”, dice Craxi quel pomeriggio di primavera. “Con l’arma che tu hai in mano delle televisioni, attraverso le quali puoi fare una propaganda martellante, ti basterà organizzare un’etichetta, un contenitore. Hai uomini sul territorio in tutta Italia, puoi riuscire a recuperare quella parte di elettorato che è sconvolto, confuso, ma anche deciso a non farsi governare dai comunisti, e salvare il salvabile”.
Secondo il racconto di Cartotto, Craxi ha già capito che il Psi e l’intero pentapartito sono finiti, inservibili. Il leader ferito da Mani pulite spinge l’amico a creare una nuova sigla, un nuovo “contenitore” da imporre con la potente “arma” delle tv. Berlusconi invece, almeno secondo il racconto di Cartotto, è ancora disorientato: “Sono esausto. Mi avete fatto venire il mal di testa. Confalonieri e Letta mi dicono che è una pazzia entrare in politica e che mi distruggeranno, che faranno di tutto, andranno a frugare tutte le carte. E diranno che sono un mafioso. Che cosa devo fare? A volte mi capita perfino di mettermi a piangere sotto la doccia…”. Nei mesi successivi, avviene l’accelerazione che porterà a Forza Italia. Dell’Utri liquida i più blandi piani di Cartotto e impone il suo “Progetto Botticelli”: un partito fatto in casa. Convince l’amico Silvio che non c’è alternativa. E l’amico Silvio smette di piangere sotto la doccia e accetta di “bere l’amaro calice”. Così, il 26 gennaio 1994, pronuncia le parole fatidiche: “L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare”.
Con una videocassetta autoprodotta e poi distribuita alle tv annuncia la sua “discesa in campo”. Il biennio 1992-93 è, oltre che il più drammatico per la storia politica recente della Repubblica, anche il più duro nella storia imprenditoriale di Berlusconi. Finita la fase espansiva degli anni Ottanta, il mercato della pubblicità televisiva entra per la prima volta in affanno. Più in generale, per la prima volta si manifesta all’esterno la gravissima situazione debitoria in cui versano le aziende del gruppo Fininvest. Cominciano a circolare indiscrezioni giornalistiche. Un commentatore autorevole come Giuseppe Turani scrive che la Fininvest è addirittura in situazione prefallimentare. Dopo tante voci, nel 1993 la pubblicazione del tradizionale rapporto di Mediobanca sulle principali società italiane offre per la prima volta sull’argomento qualche cifra considerata attendibile. I debiti del gruppo Berlusconi, secondo Mediobanca, raggiungono nel 1992 quota 7.140 miliardi: 2.947 a medio e lungo termine, altri 1.528 di debiti finanziari a breve e 2.665 di debiti commerciali.
Cifre pesanti, e certamente peggiorate nel corso del 1993, anche per gli alti tassi d’interesse e la fine dell’aumento degli introiti pubblicitari (gli investimenti nel settore fanno registrare, nel primo semestre 1993, la prima “crescita zero” dopo lunghi anni di boom ininterrotto e di incrementi annui a due cifre). Ma anche fermandosi ai 4.475 miliardi di indebitamento finanziario calcolato da Mediobanca e mettendoli in rapporto con i 1.053 miliardi di capitale netto, si arriva facilmente alla conclusione che la Fininvest, nel 1993, ha 4,5 lire di debiti per ogni lira di capitale. La situazione d’allarme è immediatamente avvertita dalle banche più esposte con il gruppo Fininvest – Comit, Cariplo, Bnl, Banca di Roma, Credit – che intervengono su Berlusconi chiedendo il risanamento del gruppo. La prima risposta (di fatto imposta dalle banche) è la nomina di un manager con la fama di “duro”, Franco Tatò, ad amministratore delegato della Fininvest, con pieni poteri per andare a “mettere ordine” (testuali parole di Tatò) nella gestione e nelle finanze del Biscione. Di fatto, è un commissariamento. Dal punto di vista del contesto politico è anche peggio. Nel 1992-93, l’inchiesta milanese di Mani pulite avvia quel processo che finisce con il mettere fuori gioco tutti i protettori e sostenitori di Berlusconi: innanzitutto Bettino Craxi, ma anche una parte della Dc e i “miglioristi” del Pci.
Salta tutto il sistema di relazioni dentro cui Berlusconi ha potuto costruire e mantenere la sua posizione dominante sul mercato della tv e della pubblicità. Il rischio immediato è che venga messa in discussione la sua possibilità di detenere tre reti televisive. C’è poi un terzo ordine di problemi. Il pool di Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo sta scoperchiando i rapporti di corruzione che legano politica e affari e Berlusconi sa che prima o poi arriveranno anche a lui. Anzi: le indagini di Mani pulite hanno già cominciato a lambire le sue aziende e i suoi uomini. Già nel 1992 il pool di Mani pulite indaga sugli appalti della Coge di Parma, un’impresa partecipata dalla famiglia Berlusconi. Nello stesso periodo, Paolo Berlusconi ammette di aver pagato una mazzetta di 150 milioni di lire a un dirigente della Dc per la gestione delle discariche lombarde. Il nome Fininvest viene fatto per la prima volta nelle indagini di Mani pulite dal senatore Dc Augusto Rezzonico, a proposito di una possibile tangente pagata nella capitale. Poi si aprono a Milano e a Roma inchieste sui palazzi venduti dalla famiglia Berlusconi al fondo pensioni Cariplo e ad altri enti pubblici.
A Torino s’indaga sull’apertura di un centro commerciale alla periferia della città. Altri procedimenti giudiziari vengono aperti sul budget per la campagna pubblicitaria tv anti-Aids del ministero della Sanità; sul piano delle frequenze televisive assegnate alle reti di Berlusconi; sui finanziamenti irregolari concessi dalla Fininvest ai festival e ai congressi di partito; sulle false fatture e i fondi neri di Publitalia, la concessionaria di pubblicità guidata da Dell’Utri… Insomma: Berlusconi sente il fiato delle procure sul collo. I suoi uomini e le sue aziende sono già oggetto di inchieste giudiziarie da parte di tre procure: Milano, Roma e Torino. Sa che prima o poi toccherà anche a lui. Ecco allora lo scatto. È in questo clima terribile – fine dell’espansione pubblicitaria, debiti galoppanti, caduta dei protettori politici, inchieste giudiziarie incombenti – che Berlusconi matura le decisioni più clamorose della sua vita. Come un giocatore di poker sull’orlo del tracollo, rilancia, rischia tutto, osa pensare l’impensabile. Invece di farsi prendere dal panico o di tentare qualche piccola reazione, punta tutta la posta, progetta le mosse che possono farlo tornare a vincere: “L’Italia è il Paese che amo…”.
Gianni Barbacetto - Il Fatto Quotidiano del 20 gennaio 2014.
Lacrime sotto la doccia, debiti, inchieste: così nacque il videomessaggio del 26 gennaio 1994 ("L'Italia è il paese che amo"). A spingere per la formazione di Forza Italia fu l'ex leader Psi che aveva fiutato la fine del Pentapartito. Al Cavaliere "esausto" e impaurito dalle inchieste Bettino diceva: "Serve un simbolo e un contenitore. Con le televisioni hai la potenza di fuoco per convincere tutti". Con l'avanzare di Mani Pulite, l'improvvisa accelerazione da parte del consigliere siciliano sul progetto politico.
Il sorriso davanti alla telecamera addolcita da una calza da donna (“L’Italia è il Paese che amo”) nasce da un pianto sotto la doccia. Domenica 4 aprile 1993, pomeriggio. Ad Arcore c’è una riunione cruciale. Presenti Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Bettino Craxi, ormai raggiunto da dieci avvisi di garanzia e non più segretario del Psi. La racconta Ezio Cartotto, il democristiano milanese assunto già un anno prima come consulente da Dell’Utri, con l’incarico segreto di studiare nuove forme d’intervento in politica. “Bisogna trovare un’etichetta, un nome nuovo, un simbolo, un qualcosa che possa unire gli elettori moderati che un tempo votavano per il pentapartito”, dice Craxi quel pomeriggio di primavera. “Con l’arma che tu hai in mano delle televisioni, attraverso le quali puoi fare una propaganda martellante, ti basterà organizzare un’etichetta, un contenitore. Hai uomini sul territorio in tutta Italia, puoi riuscire a recuperare quella parte di elettorato che è sconvolto, confuso, ma anche deciso a non farsi governare dai comunisti, e salvare il salvabile”.
Secondo il racconto di Cartotto, Craxi ha già capito che il Psi e l’intero pentapartito sono finiti, inservibili. Il leader ferito da Mani pulite spinge l’amico a creare una nuova sigla, un nuovo “contenitore” da imporre con la potente “arma” delle tv. Berlusconi invece, almeno secondo il racconto di Cartotto, è ancora disorientato: “Sono esausto. Mi avete fatto venire il mal di testa. Confalonieri e Letta mi dicono che è una pazzia entrare in politica e che mi distruggeranno, che faranno di tutto, andranno a frugare tutte le carte. E diranno che sono un mafioso. Che cosa devo fare? A volte mi capita perfino di mettermi a piangere sotto la doccia…”. Nei mesi successivi, avviene l’accelerazione che porterà a Forza Italia. Dell’Utri liquida i più blandi piani di Cartotto e impone il suo “Progetto Botticelli”: un partito fatto in casa. Convince l’amico Silvio che non c’è alternativa. E l’amico Silvio smette di piangere sotto la doccia e accetta di “bere l’amaro calice”. Così, il 26 gennaio 1994, pronuncia le parole fatidiche: “L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare”.
Con una videocassetta autoprodotta e poi distribuita alle tv annuncia la sua “discesa in campo”. Il biennio 1992-93 è, oltre che il più drammatico per la storia politica recente della Repubblica, anche il più duro nella storia imprenditoriale di Berlusconi. Finita la fase espansiva degli anni Ottanta, il mercato della pubblicità televisiva entra per la prima volta in affanno. Più in generale, per la prima volta si manifesta all’esterno la gravissima situazione debitoria in cui versano le aziende del gruppo Fininvest. Cominciano a circolare indiscrezioni giornalistiche. Un commentatore autorevole come Giuseppe Turani scrive che la Fininvest è addirittura in situazione prefallimentare. Dopo tante voci, nel 1993 la pubblicazione del tradizionale rapporto di Mediobanca sulle principali società italiane offre per la prima volta sull’argomento qualche cifra considerata attendibile. I debiti del gruppo Berlusconi, secondo Mediobanca, raggiungono nel 1992 quota 7.140 miliardi: 2.947 a medio e lungo termine, altri 1.528 di debiti finanziari a breve e 2.665 di debiti commerciali.
Cifre pesanti, e certamente peggiorate nel corso del 1993, anche per gli alti tassi d’interesse e la fine dell’aumento degli introiti pubblicitari (gli investimenti nel settore fanno registrare, nel primo semestre 1993, la prima “crescita zero” dopo lunghi anni di boom ininterrotto e di incrementi annui a due cifre). Ma anche fermandosi ai 4.475 miliardi di indebitamento finanziario calcolato da Mediobanca e mettendoli in rapporto con i 1.053 miliardi di capitale netto, si arriva facilmente alla conclusione che la Fininvest, nel 1993, ha 4,5 lire di debiti per ogni lira di capitale. La situazione d’allarme è immediatamente avvertita dalle banche più esposte con il gruppo Fininvest – Comit, Cariplo, Bnl, Banca di Roma, Credit – che intervengono su Berlusconi chiedendo il risanamento del gruppo. La prima risposta (di fatto imposta dalle banche) è la nomina di un manager con la fama di “duro”, Franco Tatò, ad amministratore delegato della Fininvest, con pieni poteri per andare a “mettere ordine” (testuali parole di Tatò) nella gestione e nelle finanze del Biscione. Di fatto, è un commissariamento. Dal punto di vista del contesto politico è anche peggio. Nel 1992-93, l’inchiesta milanese di Mani pulite avvia quel processo che finisce con il mettere fuori gioco tutti i protettori e sostenitori di Berlusconi: innanzitutto Bettino Craxi, ma anche una parte della Dc e i “miglioristi” del Pci.
Salta tutto il sistema di relazioni dentro cui Berlusconi ha potuto costruire e mantenere la sua posizione dominante sul mercato della tv e della pubblicità. Il rischio immediato è che venga messa in discussione la sua possibilità di detenere tre reti televisive. C’è poi un terzo ordine di problemi. Il pool di Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo sta scoperchiando i rapporti di corruzione che legano politica e affari e Berlusconi sa che prima o poi arriveranno anche a lui. Anzi: le indagini di Mani pulite hanno già cominciato a lambire le sue aziende e i suoi uomini. Già nel 1992 il pool di Mani pulite indaga sugli appalti della Coge di Parma, un’impresa partecipata dalla famiglia Berlusconi. Nello stesso periodo, Paolo Berlusconi ammette di aver pagato una mazzetta di 150 milioni di lire a un dirigente della Dc per la gestione delle discariche lombarde. Il nome Fininvest viene fatto per la prima volta nelle indagini di Mani pulite dal senatore Dc Augusto Rezzonico, a proposito di una possibile tangente pagata nella capitale. Poi si aprono a Milano e a Roma inchieste sui palazzi venduti dalla famiglia Berlusconi al fondo pensioni Cariplo e ad altri enti pubblici.
A Torino s’indaga sull’apertura di un centro commerciale alla periferia della città. Altri procedimenti giudiziari vengono aperti sul budget per la campagna pubblicitaria tv anti-Aids del ministero della Sanità; sul piano delle frequenze televisive assegnate alle reti di Berlusconi; sui finanziamenti irregolari concessi dalla Fininvest ai festival e ai congressi di partito; sulle false fatture e i fondi neri di Publitalia, la concessionaria di pubblicità guidata da Dell’Utri… Insomma: Berlusconi sente il fiato delle procure sul collo. I suoi uomini e le sue aziende sono già oggetto di inchieste giudiziarie da parte di tre procure: Milano, Roma e Torino. Sa che prima o poi toccherà anche a lui. Ecco allora lo scatto. È in questo clima terribile – fine dell’espansione pubblicitaria, debiti galoppanti, caduta dei protettori politici, inchieste giudiziarie incombenti – che Berlusconi matura le decisioni più clamorose della sua vita. Come un giocatore di poker sull’orlo del tracollo, rilancia, rischia tutto, osa pensare l’impensabile. Invece di farsi prendere dal panico o di tentare qualche piccola reazione, punta tutta la posta, progetta le mosse che possono farlo tornare a vincere: “L’Italia è il Paese che amo…”.
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Ma è vero che Dudù è capolista per Forza Italia alle Europee 2014?
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
arese, la madre dell'evaso dal pm:
"Domenico è libero, sono contenta"
Maria Antonietta Lantone, madre di Domenico Cutrì, in Procura a due giorni dal blitz che ha portato all'evasione dell'ergastolano e che è costato la vita all'altro figlio della donna, Antonino
Lo leggo dopo
Varese, la madre dell'evaso dal pm: "Domenico è libero, sono contenta"
Domenico Cutrì (ansa)
SSono contenta che Domenico sia libero. Se ci fosse un giusto processo sono sicura che si costituirebbe". Maria Antonietta Lantone, madre di Domenico Cutrì, il detenuto evaso due giorni fa, ha pronunciato queste parole parlando con i giornalisti al termine di un breve incontro con il pm Raffaella Zappatini, titolare delle indagini, in Procura a Busto Arsizio.
Certo...se si candidava a senatore non aveva bisogno di fare tutto 'sto casino....
"Domenico è libero, sono contenta"
Maria Antonietta Lantone, madre di Domenico Cutrì, in Procura a due giorni dal blitz che ha portato all'evasione dell'ergastolano e che è costato la vita all'altro figlio della donna, Antonino
Lo leggo dopo
Varese, la madre dell'evaso dal pm: "Domenico è libero, sono contenta"
Domenico Cutrì (ansa)
SSono contenta che Domenico sia libero. Se ci fosse un giusto processo sono sicura che si costituirebbe". Maria Antonietta Lantone, madre di Domenico Cutrì, il detenuto evaso due giorni fa, ha pronunciato queste parole parlando con i giornalisti al termine di un breve incontro con il pm Raffaella Zappatini, titolare delle indagini, in Procura a Busto Arsizio.
Certo...se si candidava a senatore non aveva bisogno di fare tutto 'sto casino....
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Nasce club Mamme per la libertà, la presidente: ''Mia figlia ad Arcore? La manderei''
Tra i club Forza Silvio è nato a Roma anche quello delle "Mamme per la libertà". "Mia figlia ad Arcore? La manderei senza problemi" risponde la presidente Francesca Crispino. Giudizio positivo anche su Matteo Renzi: "È una persona capace, speriamo che continui così" (video di Angela Nittoli)
http://video.repubblica.it/politica/nas ... f=HRESS-31
Tra i club Forza Silvio è nato a Roma anche quello delle "Mamme per la libertà". "Mia figlia ad Arcore? La manderei senza problemi" risponde la presidente Francesca Crispino. Giudizio positivo anche su Matteo Renzi: "È una persona capace, speriamo che continui così" (video di Angela Nittoli)
http://video.repubblica.it/politica/nas ... f=HRESS-31
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Re: Berlusconi, storia dell’evasore-corruttore
Nonostante tutto, c'è chi lo rivoterebbe.
Federica Gagliardi, arrestata “dama bianca” di Berlusconi. Aveva 24 chili di cocaina.
Era nella delegazione italiana che accompagnava l'ex presidente del Consiglio per il G8 di Toronto nel 2010. E' stata fermata dalla Guardia di finanza di Napoli all'aeroporto di Fiumicino. "Mi hanno fregata", ha detto ai militari. Il gip ha convalidato l'arresto e si trova nel carcere di Civitavecchia.
Era la “dama bianca” di Silvio Berlusconi. E nel 2010 lo aveva accompagnato in Canada in occasione del G8, perché faceva parte della delegazione italiana. Ma Federica Gagliardi è stata fermata a Fiumicino dalla Guardia di Finanza di Napoli. Aveva con sé con 24 chili di cocaina, che trasportava all’interno di due bagagli a mano: 12 panetti chiusi con cellophane e nastro adesivo in un trolley e 9 in uno zainetto. Tornava da Caracas, meta notoriamente a rischio per le importazioni di droga. ”Mi hanno fregata”, ha detto ai militari della finanza quando hanno trovato l’ingentissimo quantitativo di droga che a un primo esame è risultata di ottima qualità e sarebbe stata destinata ad alimentare le piazze di spaccio romane e campane. Data la considerevole quantità, si presume che lo stupefacente fosse destinato a un clan della camorra.
Gli investigatori del nucleo di polizia tributaria, coordinati dal colonnello Nicola Altiero, stanno verificando se la donna abbia fatto altri viaggi in Sudamerica. Lei sostiene di essere stata incastrata da qualcuno che a sua insaputa le ha nascosto la cocaina nei bagagli. Dopo l’arresto è scoppiata in lacrime e ha chiesto di poter contattare il sul avvocato. È stata portata nel carcere di Civitavecchia dove nel pomeriggio il gip ha convalidato sia l’arresto in flagranza sia il sequestro della droga.
E’ la seconda volta che una donna vicina a Berlusconi viene coinvolta in fatti legati alla droga. Prima era successo con Marysthell Polanco, l’ex olgettina il cui fidanzato è finito in prigione perché trovato in possesso di 12 chili di cocaina, poi condannato a gennaio 2011 a otto anni per narcotraffico. Al summit di Huntsville, Gagliardi ricopriva il ruolo di ”responsabile della segreteria del segretario generale della Regione Lazio”. Ha fatto parte del comitato elettorale di Renata Polverini e durante la campagna ”aveva avanzato la richiesta di partecipare ad una missione all’estero in caso di vittoria elettorale”. Cosa avvenuta. L’ex governatore della Regione Lazio giustificò la trasferta della sua collaboratrice: “È in permesso non retribuito”. Prima ancora, però, aveva detto che era in ferie. La scelta di portarla in Canada, sottolineavano dalla delegazione italiana, nasce dall’assenza di una delle segretarie che non era potuta venire per un “impedimento”. La Gagliardi – bionda, fisico atletico e bella presenza – era stata notata anche dalle delegazioni stranieri presenti al vertice. “Era seduta dietro il presidente Berlusconi in occasione del rinfresco offerto dalla presidenza del G8 la sera dell’arrivo delle delegazioni a Huntsville”, riferiva un diplomatico europeo. E molti, aggiungeva la stessa fonte, si erano chiesti “chi fosse”.
Dal Canada, Gagliardi aveva seguito il Cavaliere anche in Brasile e a Panama. E a San Paolo incontrato Valter Lavitola. Nella città brasiliana Berlusconi partecipa a un seminario del Forum Italia-Brasil, sulle relazioni industriali e commerciali tra i due paesi. Lavitola compare nella foto-ricordo finale, alle spalle del premier. Mentre la Gagliardi viene ripresa nel ricevimento ufficiale della sera. Entrambe le immagini sono sul sito del quotidiano Estadao di San Paolo. È lo stesso giornale che dava notizia della serata organizzata da Lavitola per Berlusconi con sei ballerine di lapdance, attirate con il miraggio di un provino per Mediaset, in una suite dell’Hotel Tivoli. Diceva allora la Gagliardi: “Sì alloggiavamo tutti al Tivoli, ma a quella serata non ero presente”. Poi la donna proseguiva: “Il video l’avete visto tutti, c’era anche Lavitola sull’aereo per Panama. Siamo partiti da San Paolo. Mi è stato presentato ma non ricordo più con quale ruolo, mi scusi ma è passato un anno e mezzo. Il mio giudizio su di lui? Preferisco tenerlo per me”.
La cocaina a un primo esame è risultata di ottima qualità e sarebbe stata destinata ad alimentare le piazze di spaccio romane e campane.
Il Fatto Quotidiano del 13 marzo 2014.
Federica Gagliardi, arrestata “dama bianca” di Berlusconi. Aveva 24 chili di cocaina.
Era nella delegazione italiana che accompagnava l'ex presidente del Consiglio per il G8 di Toronto nel 2010. E' stata fermata dalla Guardia di finanza di Napoli all'aeroporto di Fiumicino. "Mi hanno fregata", ha detto ai militari. Il gip ha convalidato l'arresto e si trova nel carcere di Civitavecchia.
Era la “dama bianca” di Silvio Berlusconi. E nel 2010 lo aveva accompagnato in Canada in occasione del G8, perché faceva parte della delegazione italiana. Ma Federica Gagliardi è stata fermata a Fiumicino dalla Guardia di Finanza di Napoli. Aveva con sé con 24 chili di cocaina, che trasportava all’interno di due bagagli a mano: 12 panetti chiusi con cellophane e nastro adesivo in un trolley e 9 in uno zainetto. Tornava da Caracas, meta notoriamente a rischio per le importazioni di droga. ”Mi hanno fregata”, ha detto ai militari della finanza quando hanno trovato l’ingentissimo quantitativo di droga che a un primo esame è risultata di ottima qualità e sarebbe stata destinata ad alimentare le piazze di spaccio romane e campane. Data la considerevole quantità, si presume che lo stupefacente fosse destinato a un clan della camorra.
Gli investigatori del nucleo di polizia tributaria, coordinati dal colonnello Nicola Altiero, stanno verificando se la donna abbia fatto altri viaggi in Sudamerica. Lei sostiene di essere stata incastrata da qualcuno che a sua insaputa le ha nascosto la cocaina nei bagagli. Dopo l’arresto è scoppiata in lacrime e ha chiesto di poter contattare il sul avvocato. È stata portata nel carcere di Civitavecchia dove nel pomeriggio il gip ha convalidato sia l’arresto in flagranza sia il sequestro della droga.
E’ la seconda volta che una donna vicina a Berlusconi viene coinvolta in fatti legati alla droga. Prima era successo con Marysthell Polanco, l’ex olgettina il cui fidanzato è finito in prigione perché trovato in possesso di 12 chili di cocaina, poi condannato a gennaio 2011 a otto anni per narcotraffico. Al summit di Huntsville, Gagliardi ricopriva il ruolo di ”responsabile della segreteria del segretario generale della Regione Lazio”. Ha fatto parte del comitato elettorale di Renata Polverini e durante la campagna ”aveva avanzato la richiesta di partecipare ad una missione all’estero in caso di vittoria elettorale”. Cosa avvenuta. L’ex governatore della Regione Lazio giustificò la trasferta della sua collaboratrice: “È in permesso non retribuito”. Prima ancora, però, aveva detto che era in ferie. La scelta di portarla in Canada, sottolineavano dalla delegazione italiana, nasce dall’assenza di una delle segretarie che non era potuta venire per un “impedimento”. La Gagliardi – bionda, fisico atletico e bella presenza – era stata notata anche dalle delegazioni stranieri presenti al vertice. “Era seduta dietro il presidente Berlusconi in occasione del rinfresco offerto dalla presidenza del G8 la sera dell’arrivo delle delegazioni a Huntsville”, riferiva un diplomatico europeo. E molti, aggiungeva la stessa fonte, si erano chiesti “chi fosse”.
Dal Canada, Gagliardi aveva seguito il Cavaliere anche in Brasile e a Panama. E a San Paolo incontrato Valter Lavitola. Nella città brasiliana Berlusconi partecipa a un seminario del Forum Italia-Brasil, sulle relazioni industriali e commerciali tra i due paesi. Lavitola compare nella foto-ricordo finale, alle spalle del premier. Mentre la Gagliardi viene ripresa nel ricevimento ufficiale della sera. Entrambe le immagini sono sul sito del quotidiano Estadao di San Paolo. È lo stesso giornale che dava notizia della serata organizzata da Lavitola per Berlusconi con sei ballerine di lapdance, attirate con il miraggio di un provino per Mediaset, in una suite dell’Hotel Tivoli. Diceva allora la Gagliardi: “Sì alloggiavamo tutti al Tivoli, ma a quella serata non ero presente”. Poi la donna proseguiva: “Il video l’avete visto tutti, c’era anche Lavitola sull’aereo per Panama. Siamo partiti da San Paolo. Mi è stato presentato ma non ricordo più con quale ruolo, mi scusi ma è passato un anno e mezzo. Il mio giudizio su di lui? Preferisco tenerlo per me”.
La cocaina a un primo esame è risultata di ottima qualità e sarebbe stata destinata ad alimentare le piazze di spaccio romane e campane.
Il Fatto Quotidiano del 13 marzo 2014.
ODIO ETERNO AL CALCIO MODERNO!!!