Mafia, il magistrato Gratteri: “Troppa omertà nella Chiesa”.
La liaison tra ‘ndrangheta e alcuni apparati deviati della Chiesa dura purtroppo da decenni. È la denuncia contenuta nell’ultimo libro del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria Nicola Gratteri, scritto assieme allo storico delle organizzazioni criminali Antonio Nicaso, “Acqua santissima. La Chiesa e la ‘ndrangheta: storia di potere, silenzi e assoluzioni” (Mondadori, Strade blu), presentato all’Archivio storico di Milano in occasione di Bookcity 2013. Ad essere messa nero su bianco è un tipo di infiltrazione che in pochi si aspettano, ma che purtroppo è reale. “Del resto il rapporto tra ‘ndranghetisti e religione è molto forte”, sottolinea Gratteri che aggiunge: “Questi criminali si sentono un’élite e prima di uccidere pregano la MARONNA, chiedono protezione, anche se sanno di essere nel giusto. Nel giusto delle regole della ‘ndrangheta”. Gartteri e Nicaso citano diversi esempi. Come il caso controverso di Don Giovanni Stilo, l’anziano sacerdote della Locride che venne processato e condannato per mafia, ma poi assolto in Cassazione. Nei rapporti tra ‘ndrangheta e Chiesa ci sono state tante ombre, ma anche delle luci. Sacerdoti coraggiosi non hanno voluto sottostare alla legge dell’omertà o peggio ancora a quella della criminalità organizzata. Gli autori ricordano don Antonio Polimenie don Giorgio Fallara, uccisi nel 1862 ad Ortì di Reggio Calabria, perché avevano denunciato il boss locale. Un esempio che si dovrebbe ricordare e che invece è finito nell’oblio.
di Fabio Abati - http://tv.ilfattoquotidiano.it - 24 novembre 2013.
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Mafia, il magistrato Gratteri: “Troppa omertà nella Chiesa”
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Re: Mafia, il magistrato Gratteri: “Troppa omertà nella Chie
Uppete!!!
Al boss l'appalto per la "Villa della Gioia" di Natuzza. Il prete: «Ci assicurava una "tutela ambientale"».
Ascoltato dalla guardia di finanza, il sacerdote che fu guida spirituale della mistica di Paravati ammette di aver accettato l'indicazione fornita da Pantaleone Mancuso nella scelta di una fornitura per il cantiere: «L'ho fatto per riuscire a realizzare l'opera».
VIBO VALENTIA - Padre Michele Cordiano, direttore della Fondazione "Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime" e confessore di Natuzza Evolo, ha ammesso, rispondendo alle domande della Guardia di Finanza, di aver scelto di «assecondare il suggerimento» di un boss della 'ndrangheta, Pantaleone Mancuso, e concedergli un appalto, con lo scopo di assicurare una «tutela ambientale» sui cantieri ispirati dalla mistica di Paravati di Mileto, in provincia di Vibo Valentia.
Il verbale che riporta le dichiarazioni del sacerdote della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea risale al lontano 27 marzo del 2003, ma è stato dissecretato solo recentemente, inserito agli atti dell'enciclopedica inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, chiusa appena il 30 ottobre scorso e convenzionalmente denominata "Black money - Overseas - Purgatorio". Indagati 46: capi, luogotenenti, accoliti e teste di legno del clan Mancuso di Limbadi. Contestazioni di reato 44: dall'associazione mafiosa all'usura, passando per le estorsioni, le armi, il riciclaggio, l'intestazione fittizia di beni. L'atto contenente le dichiarazioni di padre Michele è utile al procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli ed ai suoi sostituti Pierpaolo Bruni e Simona Rossi per dimostrare la caratura del boss Pantaleone Mancuso alias "Vetrinetta", sul quale, sin dal 2002, investigava anche l'antimafia di Trieste. E proprio dal Friuli partivano tre marescialli del Gico delle Fiamme gialle che raggiungevano gli uffici della Fondazione di Paravati, frazione di Mileto, che sovrintendevano i lavori di costruzione della "Villa della Gioia", imponente complesso architettonico di tipo religioso e assistenziale sorto sulla scorta di una visione di Natuzza.
E ai finanzieri padre Cordiano ha ammesso: «Nella scelta di assecondare il suggerimento di Mancuso Pantaleone ho inteso anche garantire quella che io consideravo una "tutela ambientale" al raggiungimento dello scopo finale nella realizzazione dell'opera e pertanto appariva superfluo un confronto con altre proposte di fornitura di calcestruzzo».
Pietro Comito - Il Quotidiano della Calabria del 05/12/2013.
Al boss l'appalto per la "Villa della Gioia" di Natuzza. Il prete: «Ci assicurava una "tutela ambientale"».
Ascoltato dalla guardia di finanza, il sacerdote che fu guida spirituale della mistica di Paravati ammette di aver accettato l'indicazione fornita da Pantaleone Mancuso nella scelta di una fornitura per il cantiere: «L'ho fatto per riuscire a realizzare l'opera».
VIBO VALENTIA - Padre Michele Cordiano, direttore della Fondazione "Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime" e confessore di Natuzza Evolo, ha ammesso, rispondendo alle domande della Guardia di Finanza, di aver scelto di «assecondare il suggerimento» di un boss della 'ndrangheta, Pantaleone Mancuso, e concedergli un appalto, con lo scopo di assicurare una «tutela ambientale» sui cantieri ispirati dalla mistica di Paravati di Mileto, in provincia di Vibo Valentia.
Il verbale che riporta le dichiarazioni del sacerdote della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea risale al lontano 27 marzo del 2003, ma è stato dissecretato solo recentemente, inserito agli atti dell'enciclopedica inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, chiusa appena il 30 ottobre scorso e convenzionalmente denominata "Black money - Overseas - Purgatorio". Indagati 46: capi, luogotenenti, accoliti e teste di legno del clan Mancuso di Limbadi. Contestazioni di reato 44: dall'associazione mafiosa all'usura, passando per le estorsioni, le armi, il riciclaggio, l'intestazione fittizia di beni. L'atto contenente le dichiarazioni di padre Michele è utile al procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli ed ai suoi sostituti Pierpaolo Bruni e Simona Rossi per dimostrare la caratura del boss Pantaleone Mancuso alias "Vetrinetta", sul quale, sin dal 2002, investigava anche l'antimafia di Trieste. E proprio dal Friuli partivano tre marescialli del Gico delle Fiamme gialle che raggiungevano gli uffici della Fondazione di Paravati, frazione di Mileto, che sovrintendevano i lavori di costruzione della "Villa della Gioia", imponente complesso architettonico di tipo religioso e assistenziale sorto sulla scorta di una visione di Natuzza.
E ai finanzieri padre Cordiano ha ammesso: «Nella scelta di assecondare il suggerimento di Mancuso Pantaleone ho inteso anche garantire quella che io consideravo una "tutela ambientale" al raggiungimento dello scopo finale nella realizzazione dell'opera e pertanto appariva superfluo un confronto con altre proposte di fornitura di calcestruzzo».
Pietro Comito - Il Quotidiano della Calabria del 05/12/2013.
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Re: Mafia, il magistrato Gratteri: “Troppa omertà nella Chie
povero... lo ha fatto per riuscire a terminare l'opera...marcello77 ha scritto:Uppete!!!
Lode a te
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Re: Mafia, il magistrato Gratteri: “Troppa omertà nella Chie
Leggi bene, si dice "tutela ambientale"abba ha scritto:povero... lo ha fatto per riuscire a terminare l'opera...marcello77 ha scritto:Uppete!!!
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Re: Mafia, il magistrato Gratteri: “Troppa omertà nella Chie
e voi sciacalli gli date pure contromarcello77 ha scritto:Leggi bene, si dice "tutela ambientale"abba ha scritto:povero... lo ha fatto per riuscire a terminare l'opera...marcello77 ha scritto:Uppete!!!
Lode a te